Attirato e positivamente predisposto dall’intro (mi è sembrato infatti di rivivere me stesso immerso in uno scenario di molti anni addietro) ho apprezzato assai questa poesia, in primis per l'architettura dei versi e delle strofe, tutt'altro che casuale, e poi anche per le frequenti assonanze, che conferiscono un tono trasognato, rimembrante.
Versi interattivi, rivolti a una persona invisibile, che alla lunga finiscono per essere un triste monologo.
Non ci trovo nessun segno di ubriachezza, tanto meno molesta. Si percepisce, al limite, solo un lucido, consapevole acume lievemente esaltato, quel gradevole stato mentale che accompagna il primo bicchiere, o che semplicemente fa da contorno all’afflato poetico.

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Ciao Elia!
E' sempre un piacere leggere qualcosa di tuo e anche questa volta il tuo componimento mi è piaciuto molto.
L'incastro delle parole e la disposizione dei versi, così precisa e ponderata, rende il contenuto ancora più profondo e intenso.
Con questi versi sei riuscito perfettamente a farci entrare in empatia con il protagonista, consapevole dell'amore che arde nel suo cuore, ma troppo timido per provare a concretizzarlo e a farlo giungere alla persona interessata. E così, affida alla poesia i suoi tormenti interiori, che forse, un giorno, non saranno più solo sentimenti riportati su un foglio, perché lui potrebbe "esistere in altri luoghi oltre questi versi".

Non conosco questa canzone di Gazzè, andrò ad ascoltarla. Diventerà la colonna sonora di questa tua poesia.

Complimenti!

Arianna

(Recensione modificata il 06/05/2024 - 07:19 pm)