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Autore: Elisempreeli    28/04/2024    1 recensioni
Cos'ho mai visto in quel vetro? Era la realtà? Ora so che non lo era. Che tu non eri ciò che speravo. E' una breve storia, questa, che avevo dentro da tanto tempo, ma che soltanto adesso ho avuto la forza e il coraggio di far uscire dal mio cuore. Mi piace pensare che anche la vita sia come una stazione con tanti treni che partono e arrivano, e con tante esperienze da cogliere o da lasciar andare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo sento arrivare dallo sferragliare delle rotaie, al pari dello stridere che fanno i miei pensieri
ogni qualvolta cercano di aggrapparsi alle pareti della mia mente per tramortirla.

È tardo pomeriggio, porto sulle spalle il mio zaino nuovo molto più pratico di quel che pensavo
quando l’ho acquistato, credendo forse di non poter avere l’occasione buona per usarlo
davvero, ma preso solo perché economico. Anche gli oggetti ci stupiscono.

Torno a casa da un weekend molto stancante ma altrettanto rilassante, in compagnia di una
coppia di amici che mi hanno gentilmente ospitata in casa loro per la notte, in una Milano molto
più tranquilla di quel che immaginassi.

La verità è che sono scappata.
La verità è che sto scappando da quegli stessi pensieri stridenti che mi ricordano che è ora di
salire sul treno.

Trovo posto a sedere, rigorosamente lato finestrino perché anche la mia mente deve poter
viaggiare nel paesaggio là fuori, sempre alla ricerca dei luoghi in cui non è, ma in cui forse un
giorno sarà.

Il treno è ancora fermo, di fronte a me si siede una ragazza, presumibilmente della mia età,
forse qualche anno in più. Fuori c’è un ragazzo che sorride quando i suoi occhi la trovano, si
avvicina al finestrino e si mette il cellulare all’orecchio. La chiama e lei risponde. Sorridono,
ridono. Lui le dice di fare attenzione e di chiamarlo quando arriva, lei per tutta risposta fa sì con
la testa, ed è una delle rare volte in cui quando parli al telefono e fai gesti con il corpo l’altro ti
vede e può capire.
In quel momento lui mette una mano sul finestrino, lei fa altrettanto, e ora le loro mani, prima
unite, sono separate da un vetro.

Mi ricorda noi.
Mi ricorda che, se prima le nostre mani potevano aver avuto un contatto, un intreccio, ora c’è
qualcosa in mezzo che le divide.
Quel vetro tra di noi è la realtà. Tutto ciò che potevo credere reale in te, in noi, e in me, non era
altro che il riflesso che io volevo vedere in quel vetro, molto più appannato e scheggiato di quel
che credevo.

Nella mia mente aleggiano frammenti delle nostre conversazioni che, come pezzi di un puzzle,
sembrano incastrarsi alla perfezione, ma poi ti allontani e no, vedi che non sono i pezzi giusti.
Eppure sembrano combaciare così bene. Noi lo sembravano. Eppure.
Moltissime situazioni mi hanno portata a credere che quel vetro tra noi non esistesse,
rendendomi cieca a chi tu fossi davvero, o magari per chi credevo di essere io.

 
 
Mi sentivo libera con te, coraggiosa, sì, indipendente e padrona di me stessa, tutte sensazioni
che da tanto tempo non provavo più, e che mi ubriacavano di vita come non mai. Sentivo di
potermi lasciare andare in un modo forse troppo intenso per me, ma che stava cominciando a
piacermi, come una dipendenza. E infondo, una parte di me ne dipende ancora. Intendo dal
sentirmi disinibita, senza imbarazzo, sicura di poterci provare e ottenere qualsiasi risultato
avessi voluto.

Ora è tutto cambiato, e la cosa più assurda è che non ho nemmeno capito come siamo arrivati
a questo punto, io totalmente fuori di testa e logarata dentro, giorno dopo giorno, e tu
sostanzialmente intoccato da tutto, che continui la tua vita come io non ci fossi mai stata,
come non avessi mai significato nulla, quando tu per me hai significato così tanto.

È troppo da digerire. Più cerco di mandare giù questo nodo, più le lacrime lo riportano a galla,
anzi lo spingono fuori dal mio cuore in modo violento e iracondo, senza ritegno, senza cura,
come tu hai investito i miei sentimenti senza prestare alcun soccorso.

Forse una parte di me, quella più testarda che pretende e spera che una qualche giustizia divina
possa compiersi almeno una volta in questo mondo, ecco questa parte fa più resistenza ad
andare avanti perché, essendosi anche illusa, spera che un giorno potresti tornare, anche solo
per chiedere come stai. Ma l’altra parte di me, quella che quando ti stava vicina iniziava a
tremare ma non per il freddo, che se adesso per sbaglio vede una tua foto gli occhi le diventano
improvvisamente lucidi, che ha perso il sonno e anche la più piccola briciola di sicurezza in se
stessa, lei è talmente ferita che non sa più cosa sia reale o meno, e si sente pure in colpa e in
difetto a starci talmente male, perché “è esagerato”, e “vuoi stare male per un tipo così? Ma vai
avanti!”

Non penso che chi dice questo si sia mai sentito desiderato e poi nel giro di pochi giorni
rifiutato, o peggio, evitato perché alla fine sei stato solo un passatempo, una follia del
momento, un bel modo per rivendicare la propria posizione di potere e fascinazione.
E ti fai molto male se vai a sbattere contro quel vetro di piena faccia, scontrandoti con una botta
di freddo che non pensavi potesse essere così rovente al suo contatto, tale da provocarti una
seria scottatura. Sul cuore.

Cos’ho mai visto in quel vetro?
Cosa hai visto tu in me?
Ti bastava il fatto che semplicemente non fossi lei?

Ripenso a quel bacio, tenero e dolce, rubato ed ambito, ma subito dopo sento riecheggiare
“non ne vale la pena”, “mettiamoci una pietra sopra”. Sentire queste parole, per chi per tutta la
vita si è considerata una nullità, una senza valore, un peso più greve di quella pietra, sono delle
nette stilettate al petto che ad ogni colpo vanno sempre più nelle profondità dell’anima.
 
 
Non si può obbligare una persona ad amarti, e di certo l’amore non si elemosina né si supplica,
ma allo stesso tempo non ci si può aspettare che una persona possa superare tutto questo, nel
breve o nel lungo termine.

Semplicemente non si può.

Mi risveglio da questo improvviso scrosciare di pensieri, che come sempre mi colgono alla
sprovvista, e il treno è appena partito.
Fuori dal finestrino il paesaggio comincia a sfrecciare, e sul vetro ora vedo solo il riflesso della
ragazza e il mio. Il ragazzo è sparito.

Siamo rimaste sole.
   
 
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