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Autore: felinala    30/04/2024    7 recensioni
Tutti volevano bene a Milly, perché Milly era la bambina perfetta: solare, gentile, disponibile, abilissima e bellissima, ed era impossibile non volerle bene.
Siamo proprio sicuri che sia così?
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Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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TRA IL TORTO E LA RAGIONE 
 



Milly era la bambina perfetta.
il suo ricordo è ancora impresso indelebilmente nella mia mente, anche ora che sono passati così tanti anni da quando eravamo compagne di scuola: aveva un volto angelico e perfetto da bambola, gli occhi erano di un azzurro fiordaliso dalle lunghe ciglia dorate e sembravano emanare sempre dolcezza, entusiasmo e tranquillità e i capelli, biondi e lunghissimi, le scendevano sciolti come una cascata fino alla vita sottile. 
Tutti volevano bene a Milly, aveva un carattere così solare! Era sempre disponibile ad aiutare i compagni di scuola, era brava in ogni materia e sempre rispettosa dei compagni, delle maestre e del materiale; adorava poi correre e fare sport di squadra dove era sempre tra i giocatori migliori, davvero non c’era nulla che non le piacesse o riuscisse! I bambini erano tutti un po’ innamorati di lei e le bambine la seguivano come un esempio perché, anche se troppo brava, era sempre umile e disponibile ed era impossibile trovarla antipatica o detestarla.
Anche io ero tra loro: una timida ragazza della quarta b, sua compagna di classe fin dalla prima elementare; non mi era mai pesato essere la migliore amica della bambina più perfetta della scuola, anzi ero orgogliosa di essere la sua vicina di banco e di essere spesso invitata a casa sua, o, viceversa, di averla ospite a casa mia, per fare insieme i compiti.
Era tutto perfetto e le giornate proseguivano tra lezioni, impegni, giochi, risate… Finché Milly non si mostrò ai miei occhi diversa.

Era una giornata fredda e umida e nessuno aveva voglia di uscire con quel tempo; avevamo appena finito i compiti (un tema di italiano, un problema di matematica, il ripasso delle piante per scienze) quando Milly lo vide: grande pochi centimetri da chiuso, rotondo e rosa con glitter colorati sulla facciata superiore, quel piccolo specchio a ribalta, al cui lato opposto era racchiusa una piccola spazzola a scomparsa, era un dono di una zia che non vedevo da tanto ma che adoravo: più ancora che un oggetto utile (anche se lo era e lo usavo spesso per pettinarmi i capelli castani e ondulati) era un ricordo affettuoso.
Lei se ne innamorò all’istante.
“Che bello! posso averlo?” Mi chiese entusiasta dopo averlo preso dalla scrivania, dove lo avevo dimenticato,e averlo guardato e maneggiato a lungo.
Dispiaciuta (Le volevo bene e di solito non avevo problemi a regalare o prestare dei miei oggetti, soprattutto se mi fidavo delle persone) le dissi di no, spiegandole che cos’era per me, perché era importante e non potevo darglielo.
Si mostrò molto delusa, posò il mio prezioso specchio e in breve ci mettemmo a giocare a stai calmo, nell’attesa che la mamma di Milly venisse a prenderla.
Tra la prima e la seconda partita però, dovetti andare in bagno. Quando tornai nelle stanza, vidi Milly fissare il pavimento poco distante dai suoi piedi con aria imbronciata; curiosa seguii il suo sguardo e restai di sasso: a terra, aperto, giaceva il mio prezioso specchio che ero certa di aver riposto nel cassetto della scrivania poco prima. E non solo era per terra ma anche visibilmente rotto: il delicato perno che faceva da congiunzione tra lo specchio e la piccola  spazzola aveva ceduto e ora i due pezzi stavano sul pavimento a poca distanza l'uno dall'altro ma inequivocabilmente disgiunti.

Sussultai, ricordo, e forse lanciai anche un piccolo strillo; lei si girò.
Mi fissò per qualche secondo, poi spalancò gli occhioni e: 
“Non l’ho fatto apposta…” mi sussurrò.
Sembrava contrita e, poco dopo, davanti alle nostre mamme, mentre mostravo loro lo specchio infranto, si mise anche a piangere, affermando che lo aveva voluto vedere di nuovo mentre io non c'ero, e che quindi aveva aperto il cassetto dove mi aveva visto metterlo, l'aveva preso, aperto e che però, avendo sentito un rumore, aveva cercato di riporlo in fretta e l'oggetto le era caduto di mano, rompendosi.
Plausibile ma… Non le credevo.
L'aveva rotto di proposito e, anche se non ne avevo le prove ne ero certa: io l'avevo visto in quei pochi secondi in cui mi aveva fissato quel lampo di malizia e trionfo.
Ma perché un gesto così cattivo ed estraneo a lei?

La affrontai il giorno dopo, durante l’intervallo tra una lezione e l'altra e, benché all'inizio avesse negato con forza insistetti:
“... Lo hai fatto di proposito! Eppure sapevi che ci tenevo, perché…?”
“Perché se non potevo averlo io uno specchio tanto bello, che sono perfetta e splendida, non lo potevi avere nemmeno tu…” Ammise con un sorrisino quasi cattivo e così diverso dal suo solito sorriso, aperto e solare con cui si rivolgeva a tutti, che pensai non potesse essere la stessa persona che avevo conosciuto fino a quel momento.
Ma fu la sua stupida, crudele, superficiale,  risposta che mi ferì più di qualunque altra cosa, perché le ero sempre stata amica, le avevo voluto bene e, dove possibile, l'avevo sempre ascoltata, supportata, assecondata e con lei avevo condiviso tante cose.
Lei invece mi aveva pugnalato alle spalle in quel modo per un semplice no dettato dall'affetto per un oggetto in particolare.
La rabbia crebbe in me per quello che ritenevo un gesto orribile e privo di senso, e si accumulò di giorno in giorno.
Vendetta.
Ma come?
“... Non potevi averlo nemmeno tu…”
“...io che sono splendida…”

Splendida lo era davvero, e forse era ora di renderla un po' meno… Scintillante.
Ma non volevo farle del male, non avrei mai potuto, sia perché i miei genitori mi avevano insegnato che non si risponde alla violenza con la violenza, sia perché, in fondo, le volevo ancora bene e in quel mese di rabbia mi ero sforzata di restare comunque in buoni rapporti con lei, di comportarmi come al solito.
Però qualcosa dovevo e potevo fare, e così scelsi di colpirla nel suo punto più debole.

Una mattina come tante passata nella tranquillità delle lezioni: avevamo fatto esercizi di grammatica (Milly ne aveva risolto uno particolarmente difficile alla lavagna) ginnastica (la mia squadra aveva vinto ma me lo aspettavo, perché ero in squadra con Milly) e un nuovo argomento di geografia; stava per suonare la campanella dell'ultima ora, quando misi discretamente in bocca un chewing-gum, diedi un paio di morsi, giusto per attingere al gustoso sapore fruttato e poi, con discrezione, lo feci scivolare sul palmo della mano lo strinsi tra il pollice e l’indice e lo applicai con delicatezza al centro delle morbida, perfetta cascata bionda che erano i capelli di Milly.
Lei, accorgendosi dei miei movimenti, mi lanciò un’occhiata strana ma, credendo fosse una carezza o uno sfioramento casuale, non sospettò nulla.
Non seppi mai di preciso cosa successe quando a casa scoprì il mio piccolo scherzetto.
La rividi il giorno dopo a scuola però: gli occhi color dei fiordalisi arrossati di pianto e cupi di rabbia, il bel volto da bambola non più calmo e solare ma una maschera di furia, i bei capelli dorati che le arrivavano alla vita ora erano acconciati in un caschetto alle spalle che comunque le donava molto ma che non era più la chioma in stile principessa sfoggiata fino al giorno prima.
“Tu! È tutta colpa tua!” Sbraitò una volta giunta al suo banco come sempre accanto al mio.
“A cosa ti riferisci? Non ho fatto nulla…” ricordo che replicai cercando di simulare indifferenza.
Gli occhi di tutta la classe erano rivolti a noi, o meglio a lei, che mai si era mostrata così alterata e il silenzio aveva sostituito il consueto brusio.
“Non ti credo, sei stata cattiva cattiva!” Ricordo che la lasciai sfogare e che quello sfogo, oltre a durare molti minuti e a contenere parecchie imprecazioni, fu la fine della reputazione angelica di Milly: no, non era perfetta e non era sempre un raggio di sole pronto a splendere e ora chiunque lo avrebbe saputo.
“Cattiva come te…” Le sussurrai molto più tardi.
Da quel momento finì anche la mia amicizia con lei, in breve prendemmo strade diverse e la persi di vista. Non vado orgogliosa dell'intera faccenda, ma so che entrambe imparammo l'importante lezione su ciò che il rispetto reciproco o la mancanza di esso comporta.

 
FINE



NA le amicizie sono belle se si trovano animi affini, ma ogni tanto credo che i rapporti siano anche sensibili a grandi cantonate o mancanze di rispetto nei confronti dell'altro. Si resta uniti solo se ci si viene in contro dopotutto ;)
Questo episodio è frutto di fantasia così come le persone narrare (ovviamente, ma sempre meglio specificare)
Ringrazio come sempre i lettori e ancor di più gli eventuali recensori.
P. S.  Per la figura di Milly credo dobbiate ringraziare i deliri sulle Mary-sue di Fiore di giada ;)
A presto spero!
Nala
  
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