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Autore: Bab1974    02/05/2024    0 recensioni
Fic partecipante alla Challenge Le leggi del caso indetto da RomaryW sul Forum Ferisce la Penna.
Jessi, su invito della madre, decide di andare ad aiutarla con il fratello Sal. Il ragazzo, a causa del rapporto difficile con la donna, decide di portarsi dietro tutti gli amici del NOT, a partire da Cynthia. Quando la ragazza scopre di essere già stata lì e di aver rimosso la cosa, decide che la madre deve dire a Jessi le scomode verità che gli ha tenuto nascosto.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'New Okland Times (NOT)'
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Un luogo sicuro
Questa fiction partecipa alla Challege - Le leggi del caso - indetto da RomaryW sul Forum Ferisce la Penna.

Un luogo sicuro




Jessi non amava visitare la madre. La zona in cui abitava, in mezzo al nulla, non lo aveva mai attratto e il fatto che la donna accudisse suo fratello maggiore in coma vegetativo da più di dieci anni, non aiutava a riallacciare i rapporti.
Forse perché era stata la donna ad autoaccusarsi del suo stato, dopo averlo denunciato più volte di violenza domestica.
O forse perché lei lo aveva sempre tenuto lontano anche prima onde evitare che la violenza dell'uomo investisse anche lui.
Probabilmente proprio il fatto che lei si fosse annullata per loro, lo aveva sempre messo a disagio.
Quindi, quando la genitrice lo avvisò di essere molto malata e di non poter più occuparsi a tempo pieno di suo fratello, si decise che qualcosa doveva fare.
Pensò di chiedere aiuto a Cynthia. Lei era una specie di oracolo e anche se non le aveva mai parlato della sua situazione, era certo che lei sapeva già tutto. Non si sarebbe stupito se sapesse anche più di lui.



Dopo averle spiegato la situazione, attese una risposta. Che non arrivò subito come si era aspettato. La vide pensierosa come non mai. Dovette pazientare parecchio prima che lei prendesse parola.
"Se il problema è che tua madre non può più occuparsi di tuo fratello attivamente, non si deve preoccupare. Posso trovarle una struttura che lo accolga in un attimo. Altrimenti, se preferisce, potrei farle avere un aiuto in casa. Scommetto che non ha molto da parte, occupandosi di Salinas. Deve aver avuto poco tempo per lavorare."
"Ha coltivato da sola la nostra terra e solo dio sa come ha fatto. Finché Salinas era in salute e quando non era in giro a lavorare per altri, la aiutava, ma da più di dieci anni non ha che me e, a parte qualche aiuto durante le mie ferie, non ha mai voluto che mi fermassi da lei. Diceva sempre che non ero destinato a fare il contadino e l'allevatore."
"Ha mai chiesto cosa ne pensassi?"
"Non proprio. Ha preteso che studiassi fuori casa, in collegio e quando non andavo a scuola, vivevo da sua sorella, Reign. Praticamente è stato come se fosse lei mia madre. Da quello che ho capito, le sue intenzioni sarebbero quelle di smettere di alimentarlo e farlo morire."
"Sapevo che in realtà tua madre non è proprio da sola." commentò Cynthia, andando a memoria su ciò che sapeva di lui. "Ha una specie di figlio adottivo, anche se non è mai stato formalizzato."
"Già, Chang!" esclamò Jessi, con una nota di disgusto, come se parlasse di uno scarto. "Non ho mai sopportato che la mamma si sia tenuto lui e non abbia voluto occuparsi di me."
Cynthia si fermò ancora a pensare, poi sorrise e quello lo tranquillizzò.
"Sai, per quanto sulla carta sappia tutto sulla tua famiglia, credo che dovrò incontrarla per farmene un'idea più completa. Cosa ne dici se tu, io ed i ragazzi, andiamo a fare una scampagnata da quelle parti?" Jessi la abbracciò, sentendosi come sempre felice di essere amico di quella rara perla.
"Mi sembra un'ottima idea."


La settimana seguente, dopo aver espletato la maggior parte dei compiti e rimandato quello che si poteva, si misero in viaggio. Non capitava spesso che avessero occasione di uscire tutti insieme. Il NOT aveva sempre bisogno di essere accudito e, per fortuna, rimaneva ancora qualcuno per le emergenze.
Jessi, Cynthia, Claude, Marco, Karl e Doug si avviarono verso il piccolo aeroporto in cui i gemelli avevano un jet privato che li avrebbe condotti in un altro stato in pochissimo tempo. L'uomo osservò la comitiva, sempre sorridente e pensò che in fondo erano loro la sua vera famiglia. Non certo la donna che lo aveva tenuto lontano per tanti anni.
Misero più tempo ad arrivare all'isolata fattoria della madre. Ore e ore dentro un enorme fuoristrada preso a noleggio. Però il morale era sempre alto. Appena scorsero segni di una abitazione cominciarono a festeggiare.
"Davvero," intervenne Marco "come fa tua madre a occuparsi di tutta questa terra, degli animali e a controllare anche tuo fratello?"
"Non credo dorma molto." ammise l'altro "Vorrà auto punirsi per non essere riuscita a mantenere unita la famiglia."
Poi gli chiesero cosa sapeva del padre, ma lui era totalmente allo scuro. Non gli aveva mai raccontato nulla. Cynthia, in tutto questo, era stranamente silenziosa e mortalmente seria.



Giunti davanti a casa, Jessi suonò il campanello e un uomo di circa trent'anni, di origine cinese, si presentò alla porta. Quando riconobbe Jessi fece una smorfia, non tanto diversa da quella che aveva fatto l'altro solo al nominarlo. Anche i più ignoranti delle dinamiche famigliari avrebbero capito che non c'era un buon rapporto tra di loro.
"Che ci fai qui?" chiese scortese e non salutò nessuno. Non aprì neppure la zanzariera, sperando che gli ospiti sgraditi se ne andassero.
"La mamma ha bisogno di aiuto. Mi ha fatto chiamare lei."
"Non mi ha detto nulla. Perché avrebbe dovuto tenermi allo oscuro?"
"Non l'avevo avvertita che sarei venuto oggi. Volevo farle una sorpresa" poi si voltò all'indietro "e presentarle i miei amici. Le ho parlato molto di loro e credo fosse l'ora."
"Umph, questi sarebbero quelli di cui ci parli sempre."
Per approfittare dell'osservazione, Claude decise di farsi avanti e si presentò, poi fece lo stesso con il resto della compagnia. Non rese Chang, come lo aveva chiamato Jessi, più amichevole. Allora chiese di poter accedere alle stanze del fratello e quello s'irritò parecchio. Cynthia era rimasta indietro ed era strana per lei quella ritrosia. Addirittura si era nascosta dietro la sagoma imponente di Doug, come se non volesse farsi notare, ma non poté fare a meno di intervenire a quella discussione che si stava di mano a mano accendendo.
"Tu non hai alcun diritto su di lui! Non sei stato qui ad accudirlo giorno dopo giorno." Il tono rotto del ragazzo non aiutò affatto.
"La mamma non mi ha mai voluto qui e non mi ha mai spiegato perché sopportavate."
"Ragazzi!" intervenne Cynthia, uscendo dall'ombra di Doug "Non credo che faccia bene a nessuno discutere qui fuori in piedi. Perché non continuiamo dentro."
Lo sguardo di Chang, quando la vide, fu di puro terrore.
"Tu... tu... che ci fai qui?" chiese con voce tremolante il ragazzo.
"Lo conosci?" chiese Claude, mentre la sorella negava scuotendo la testa.
"Non che ricordi almeno." E il fatto di non ricordare spaventava anche lei. Aveva una memoria fotografia ed endemica. Ricordava, parola per parola, qualsiasi cosa detta o letta o sentita anche solo una volta. Di certo non dimenticava mai un viso.
"Tu non sei Vanessa Reading?" chiese ancora Chang, anche se già respirava meglio. Questa Vanessa doveva essere proprio un cattivo soggetto per spaventarlo così.
Cynthia non rispose. Si portò una mano alla testa e si lamentò di sentire un dolore improvviso.
"Come se qualcuno mi frugasse nel cervello con uno spillone arroventato." Cercò di spiegare ai propri amici. Rischiò di accasciarsi a terra e, al contrario del solito, fu lei, questa volta, ad avere bisogno di essere sorretta. Il fratello le avvolse un braccio sulla vita e Marco fece cenno a Jessi di sbrigarsi ad entrare.
"La mia amica ha bisogno di aiuto!" abbaiò verso il ragazzo, che ancora sconvolto si dimenticò di essere arrabbiato con Jessi e li fece accomodare. Portarono la ragazza a sedersi su un vecchio divano e Chang corse a versarle un bicchiere d'acqua. Non era successo spesso che Cynthia si fosse sentita così male e ogni volta era a causa di un disagio psichico che di un vero malanno fisico.
"Accidenti, che hai fatto, cara." le chiese Jessi "La scorsa settimana ti è esplosa in faccia una bomba ed eri fresca come una rosa."
"Vedo delle cose." Fu la risposta. Non che ci fosse nulla di nuovo in tutto ciò.
"Dovresti essere più specifica. Tu vedi cose in continuazione." ribatté Claude. Lei lo fulminò con lo sguardo, ma poi dovette immaginarsi che avessero ragione, perché si rilassò.
"Vedo come dei flash." cercò di spiegarsi lei "Delle immagini..."
Venne interrotta dall'apparizione nella stanza di una donna che assomigliava a Jessi. Era logico che fosse la madre.
"Chang, a chi appartiene la jeep qui fuori?" chiese, prima di accorgersi che il salottino su cui si apriva la porta principale era gremito. Si osservò in giro spaesata, almeno finché non vide il figlio e gli gettò le braccia al collo.
"Jessicump!" gridò e lui le fece fare un paio di giri i aria prima di lasciarla andare "Perché non mi hai detto che stavi arrivando, birbante? Mi sarei fatta trovare a casa."
"Oh, non preoccuparti. Sapevo che non saresti stata mai troppo tempo lontana da Sal."
E intanto Karl borbottava "Mi fa ancora specie che tu ti chiami davvero così."
"Sono felice che tu abbia portato i tuoi amici con te. C'è anche la tua ragazza fra loro?" Venus, la madre di Jessi, con un largo sorriso sulle labbra, fece una panoramica dei presenti. Si bloccò davanti a Cynthia e anche lei sussurrò "Vanessa!"
"Lo sapevo che era lei, ma nega, mamma." s'intromise Chang.
"Credo che non ricordi." disse la donna, gentilmente. Jessi stava per intervenire, ma la madre gli mise una mano sulla bocca "Quindi tu sei Cynthia Carter? Sono stata felice quando seppi dai giornali che ti avevano ritrovata viva. Il dubbio che tu fossi morta affogata nel fiume mi ha angosciata per parecchio tempo."
"Non è così facile uccidermi." L'espressione di Cynthia sembrava meno sofferente, ora.
"I ricordi stanno tornando?" L'altra annuì e Venus le prese la mano "Lo immaginavo che era successa una cosa del genere, che avevi perso la memoria. Anche se sei fuggita quando te l'ho detto, sapevo che non eri tipo da lasciare le cose a metà."
"Quando mi sono risvegliata sul greto del fiume senza memoria, sapevo che doveva essere successo qualcosa di troppo grave da sopportare. E non ho indagato, anche se avrei dovuto."
"Ora. Io. Pretendo. Delle. Spiegazioni." Jessi sembrò molto sicuro nel parlare e molto, molto arrabbiato. Venus capì che non poteva nascondergli nulla. Anche se avrebbe fatto male. La donna si diresse verso un quadro, lo staccò dal muro e aprì una cassaforte. Ne trasse fuori un pacco che mise sul tavolino del salotto.



"Qui ci sono alcune foto e video girati in quel periodo. Purtroppo non ho un video registratore. Non più." Cominciò la donna, prima di aprire la busta. Sparse le foto e tutti le fissarono. Claude ne prese una in mano e osservò un ragazzo, probabilmente Salinas, sorridente, un Chang non meno serio di quanto lo era in quel momento, anche se molto più giovane e una ragazzina che dimostrava di avere poco più di dieci anni.
"Cazzo!" commentò "Questa sei tu senza dubbio." Voltò la foto e lesse la data "E' del periodo in cui sei scomparsa per quasi un mese."
"Già." fu la laconica risposta di Cynthia.
"Ora ti ricordi cos'è successo?"
"E' successo tutto perché avevo tentato di rinunciare alla mia sensibilità." Annuì la ragazza.
"Ci sei riuscita davvero?"chiese Doug, mettendole un braccio sulle spalle.
"Oh, ci sono riuscita benissimo." Cynthia appoggiò la testa sul largo petto di Doug, come se avesse bisogno di protezione e lui sorrise e la baciò sulla testa, felice di essere per una volta lui a doverla consolare. Sapeva che non era una cosa che si sarebbe ripetuta facilmente. "Tanto bene che non vedevo nulla attorno a me, neppure le evidenze."
"Mi sembra di conoscerlo, questo tipo." disse Claude, indicando Salinas.
"Ha lavorato qualche settimana al ranch, ad addestrare i cavalli." ricordò Cynthia, godendosi la coccola. "Passavo molto tempo a chiacchierare con lui. Poi un giorno mi ha chiesto di fuggire assieme e l'ho accontentato."
"Insieme alla sensibilità avevi perso anche il buonsenso, direi. Sei fuggita con uno che aveva trent'anni."
"Avevo undici anni, e mi ero chiusa l'unico canale con cui guardavo il mondo." si giustificò Cynthia, mettendo il muso come una bambina.
"Cos'è questa cosa che chiami sensibilità?" chiese Venus e tutti tacquero, nonostante ormai conoscessero in pieno il suo segreto.
"La capacità di capire con una sola occhiata chi ho davanti." rispose semplicemente Cynthia.
"Quindi..." cominciò la donna, ma non riuscì a finire la frase.
"Quindi sì, se non avessi chiuso quel canale, che logicamente ho forzato di riaprire appena mi sono risvegliata senza memoria, avrei saputo che Salinas era un pedofilo del cazzo!" esclamò la ragazza irritata "Che era una cosa logica, visto che io dovevo compiere ancora undici anni e Sal ne aveva quasi trenta. E avrei dovuto ragionare anche senza la mia sensibilità, visto che non ero ignorante, avevo già quattro lauree e stavo studiando per la quinta. Ma il mio cervello era spento. Anche se vi avevo rinunciato perché non riuscivo più a sopportare tutto quello che vedevo, forse per farlo avevo rinunciato anche ad altro senza accorgermene."
"Fa così male?" gli chiese dolcemente il fratello, appoggiandosi al suo fianco libero e posandole un bacio su una guancia."
"Ho scoperto che sto peggio senza, ma non è una passeggiata." Rispose, poi si rivolse ancora a Venus "Io tengo sempre d'occhio chi entra in contatto con me, perciò conoscevo la situazione di casa vostra. Se non sono intervenuta prima, è solo perché il maggior pericolo era stato neutralizzato. Quando Chang mi ha riconosciuto, però, mi sono resa conto di essere già stata qui e visto che l'unico periodo che non ricordo è quello in cui sono scomparsa, non è stato difficile collegare tutto."
"Che cosa avresti letto in noi?" sbottò Chang, irritato.
"Che tu sei un masochista?" Fu la sua risposta sarcastica. L'uomo scattò indietro, soprattutto quando vide che Cynthia, abbandonando la protezione delle braccia di Doug, si dirigeva verso di lui  "Eri talmente affamato d'amore che avresti fatto qualsiasi cosa pur di accontentarlo. Eri tremendamente geloso di me, temevi che ti avrei portato via dalle sue cure. Detto fra noi, sarebbe stato meglio. Linda!" chiamò a voce alta. Prese la sua borsa e tirò fuori il portatile. Lo aprì, rendendolo quattro volte più grande, e lo appoggiò accanto alle foto. Poi prese le mini cassette e gliele appoggiò sopra. "Scannerizza queste immagini, ci sono molte cose interessanti dentro."
"Cynthia, cosa vuoi fare?" chiese Jessi "Non sono certo di voler vedere."
"Oh, alcune cose non te le farò vedere, stanne certo. Posso solo immaginare cosa ci sia sopra del periodo precedente il mio arrivo." E si rivolse a Venus "Altra cosa che avrei dovuto vedere, se avessi avuto tutto a posto, era il rapporto di amore/odio che ti legava a lui. Lo amavi perché era tuo figlio, ma lo odiavi perché ti costringeva ad essere sua complice e vittima. Scommetto che non era la prima volta che portava a casa qualche fanciullo innocente. E anche se non sai che fine abbiano fatto, scommetto che lo immagini."
"Oddio, ti prego, non dirmi che Sal ha ucciso qualcuno, mamma." La donna, chinò il capo e scosse la testa debolmente, ma non per negare.
"Sono almeno tre i bambini che ha portato qui prima di Chang e Vanessa. E non so che fine abbiano fatto, ma ho sempre temuto per la loro sorte. E non so che abbia combinato quando non era a casa."
L'aria si fece pesante, ma Cynthia non aveva ancora finito.
"E credo che il resto debba essere tu a dirglielo."
"Oh, mamma, ti prego, che c'è di peggio dell'essere fratello di un assassino di anime innocenti?" La voce di Jessi sembrava disperata. Si chiedeva se era giusto che Cynthia avesse tenuto il segreto per sé. Forse il fatto che quando aveva conosciuto Salinas (la seconda volta?) era già in stato vegetativo da parecchio tempo e non poteva fare del male a nessuno, l'aveva convinta che non potesse fare più del male a nessuno. Però quel segreto faceva male.
Venus guardò il figlio e poi si rivolse agli altri.
"Potete lasciarci soli un attimo?" chiese e quelli guardarono verso l'unica donna del gruppo che annuì. Uscirono all'esterno e costrinsero Chang a seguirli.



"Mamma, forza,  spiegami quello che mi hai nascosto per tutti questi anni." La voce di Jessi era ancora dura, ma si sforzò di renderla più dolce possibile.
"Tuo fratello non è mai stato un ragazzo normale." cominciò la donna "All'apparenza sembrava tutto a posto. Come studente era uno dei migliori, nei rapporti con gli altri sereno, ma sapevo che era una specie di posa. E non so neppure chi glielo avesse insegnato, visto che suo padre era morto che non aveva che pochi mesi e io ero sempre al lavoro, assieme agli uomini che mi erano rimasti fedeli, alla fattoria. C'era solo una ragazzina che gli faceva da bambinaia, Francy, credo che tu la conosca, quella della tavola calda." Jessi fece un cenno positivo con il capo. "Suo padre lavorava per noi, ed era per questo che avevo scelto lei. Oltre al fatto che si accontentava di pochi dollari all'ora. Un giorno lei se ne andò a studiare fuori casa e all'improvviso mi resi conto che avrei avuto bisogno di altra babysitter. Non ce ne fu una che resistette più di due giorni. Si lamentavano che lui le picchiava e che tentava approcci intimi, perciò finì che me lo portai dietro in mezzo ai campi, quando non era occupato con la scuola. E fu lì, all'età di otto anni, che mi resi conto che si divertiva a torturare animali di qualsiasi tipo. Persino un agnello che dovevamo macellare. Quando lo ritrovai coperto di sangue e quel poveretto agonizzante, capii che c'era molto che non andava e mi chiesi cosa gli aveva fatto quella ragazza per ridurlo così, perché solo lei frequentava. Mi disse che tanto sarebbe morto comunque, tanto valeva divertirsi."
Lo sguardo orripilato di Jessi e la sua smorfia disgustata fecero sorridere Venus, che gli accarezzò una guancia.
"Tu sei così diverso da lui. A parte la somiglianza fisica, non c'è un'ombra della sua cattiveria. Ti ho tenuto lontano dalla sua influenza più che ho potuto e mi dispiace se ti sei sentito messo da parte, ma sarebbe stato peggio se fossi rimasto qui. Non avrebbe avuto pietà per te."
"Perché non lo hai denunciato?"
"Ci ho provato un paio di volte, ma nessuno ha mai fatto nulla. Venivano a controllare, lo trovavano tranquillo a lavorare e, quando loro se ne andavano, mi picchiava più forte di prima. Noi donne siamo sempre passate per pazze in occasioni come queste. Ma non è solo per questo che lo avevo denunciato, la prima volta. Solo due giorni prima di quella denuncia, lui mi aveva violentato." Jessi a questo punto si ritrasse scuotendo la testa, incredulo. "Purtroppo nessuno mi credette. O forse credevano che fossi io la prima ad averlo voluto. Mi hanno lasciata da sola con lui e dopo due settimane continue di violenze, decisi che non volevo rischiare la vita di nessuno che non fosse la mia e licenziai tutti. Mi accontentai di lavorare per mantenerci."
Però Jessi ormai non l'ascoltava più.
"Lui ti violentava?" chiese rabbrividendo "Ma come hai potuto permetterlo? Insomma, eri sua madre!"
"Lui non ha mai avuto nessuna remora. Passavamo tutto il giorno in mezzo ai campi e a rigovernare gli animali. Cercavo di tardare il più possibile, sperando che almeno una sera mi lasciasse stare, ma ogni speranza era vana. Dai dodici anni in sù, non mi lasciò stare nemmeno una notte e quando non aveva voglia di scoparmi, mi picchiava a sangue. Mai sul viso, a patto che non se ne sentisse costretto, ma il resto del mio corpo ha subito tutto." Si abbassò la camicetta sulle spalle e mostrò un reticolato fitto di cicatrici, che erano solo l'anticamera di ciò che aveva subito. "Dopo che mi ebbero costretto a ritirare la denuncia, tentai per due volte di suicidarmi, e ogni volta riuscì a salvarmi per un pelo. La terza volta fu l'ultima che ci provai. Mi dissero che ero incinta di quattro mesi."
"Ma come hai fatto, in tutto questo, a conoscere mio padre?"
"Non hai ancora capito? Salinas non è solo tuo fratello, è lui tuo padre." Jessi, che pensava di aver ascoltato il peggio, fece un passo indietro e Venus non fece nulla per fermarlo. L'uomo corse fuori e lì c'erano gli amici ad attenderlo. Tutti videro la sua espressione sconvolta, ma attesero che fosse lui a parlare.




Jessi si sentì mancare il respiro ed ebbe la sensazione di dare di stomaco. La giornata era afosa per ciò il meteo non era proprio a suo favore. Si sedette sui gradini esterni della casa colonica e si mise la testa fra le mani. Non pianse, non seppe neppure perché dopo tutto quello che gli aveva raccontato la madre. Sentiva dentro una tale rabbia contro tutti che non sapeva come sfogarla senza fare del male a qualcuno. Guardò verso Chang e si chiese se lui sapesse che Salinas era suo padre o se, alla fine, fosse solo una vittima. Il pensiero di sua madre che per salvare il proprio figlio sacrificava un altro ragazzino alla violenza casalinga, gli diede ancora la nausea.
"Mi dispiace, Chang." disse alla fine, sentendosi un pelo più leggero. Lo aveva odiato per così tanto tempo, pensando che avesse preso il suo posto nel cuore della madre mentre, in realtà, era quello che prendeva le botte e probabilmente... Cazzo! "Lui... lui abusava anche te?" gli chiese in un sussurro, senza giri di parole.
L'uomo continuò a guardarlo con astio.
"Lui mi amava." La sua sicurezza fece scuotere la testa a tutta la compagnia "E questa puttana me l'ha portato via." E indicò Cynthia, che se ne stava tranquilla appoggiata al suv.
"Umph, dovresti ringraziarmi, piuttosto." ribatté la ragazza, che sembrava essersi ripresa completamente.
"Di cosa?" sbottò il cinese "Mi hai portato via l'unica persona che mi abbia voluto. Se non ti ho denunciato, è solo perché Venus mi avrebbe cacciato di casa se lo avessi fatto e non avrei neppure avuto la possibilità di prendermi cura di lui in questi anni." Si mise a piangere, senza riuscire a smettere.
"Possiamo sapere qualcosa anche noi?" chiese Marco, abbassandosi gli occhiali da sole "O è qualcosa che deve rimanere tra di voi?"
Cynthia guardò verso Jessi e lasciò a lui il compito di spiegare la situazione. E lui lo fece. Non che ci fosse molto da dire.
"Ho sempre saputo, da che ho ricordo, che mia madre mi ha tenuto lontano da qui perché Salinas era violento, ma non è stato tutto qui." Fece un profondo respiro e continuò "Salinas è mio padre."
"Non è tuo fratello, quindi?" osò chiedere Karl, visto che nessun altro parlava. Marco, che aveva capito un po' più di lui, gli diede una gomitata, facendolo lamentare per il dolore.
"E' anche mio fratello." confermò Jessi.
"Oh, porca troia!" esclamò Karl, poi tacque, dimentico del dolore al costato. Si ritirò e non aggiunse nulla.
Il silenzio sembrò ristagnare nell'aria per un tempo indefinibile e alla fine Jessi, per spezzare quella situazione che lo metteva a disagio, ricominciò lui a parlare.
"Da quello che ho capito, sei stata tu a ridurre Sal in coma." disse, rivolto a Cynthia. "Com'è successo? Tu di solito non sbagli mai a giudicare qualcuno. Perché sei fuggita con lui."
"Ho avuto un periodo, intorno ai dieci anni, che ho cercato di rinunciare alla mia sensibilità, come vi ho detto prima." cercò di spiegare la ragazza "Ero stanca di vedere tante cose e avevo trovato maniera per interrompere il flusso di sensazioni. Riuscivo, bloccando qualcosa nella mia testa, a guardare negli occhi gli altri senza leggervi nulla. Pensavo che sarei stata meglio così." Si fermò un attimo, prima di continuare "Logicamente mi sbagliavo. O forse, semplicemente, ero talmente abituata a farci affidamento che non mi riuscivo a vivere senza. Non riesco a vivere senza. Comunque, mi presi una cotta per Salinas e decisi di seguirlo. Io lo feci nella maniera più innocente in cui può farlo una ragazzina di quasi undici anni. Lui, di certo, aveva piani precisi per me. Quando arrivammo qui, io continuai a non usare i miei sensi, perciò non leggevo nulla negli occhi degli altri. Né l'angoscia in quelli di Venus, costretta a vedere il figlio a portare bambini che di certo facevano una brutta fine, né la paura di non essere amato che Chang nascondeva, e nasconde ancora, dietro un brutto carattere."
"Quindi, se Salinas fosse stato vivo, lo avresti portato in galera, una volta conosciuto me."
"Di certo non avrei lasciato un mostro del genere libero. Per fortuna, l'ho neutralizzato lo stesso e punito come in una galera non sarebbe stato possibile." Sorrise in maniera inquietante e rispose alle mute domande di spiegazioni che leggeva negli occhi degli amici. "Lui è in coma vigile, molto vigile. Praticamente sente tutto che gli accade attorno e sente anche tutto quello che gli viene fatto. Hai capito bene, Chang. Lui si accorge di tutto." Informò il cinese che era impallidito.



Dopo pochi minuti erano tutti nella stanza dove Salinas fissava il vuoto, gli occhi sbarrati. Non si muoveva da più di dieci anni e se non aveva piaghe da decubito ed era sempre pulito, era merito della madre e di Chang, che se ne prendevano cura. La tv era accesa in un canale che dava a ripetizione vecchie serie televisive che lui adorava.
"Tu dici che lui sente tutto? Se si dovesse risvegliare, ricorderebbe quello che gli è stato detto e fatto?" chiese timidamente Venus.
"O quello che non gli è stato fatto." confermò Cynthia "Non è detto che ricordi tutto, ma c'è possibilità di sì. Spera per te che non si ricordi cosa gli hai fatto tu, Chang." L'uomo si ritirò in un angolo e cominciò a tremare.
"Sono curioso e allo stesso tempo ho paura di quello che potrebbe dire." commentò Doug "Ma ti ha riconosciuto?"
"Oh sì. Sono anni che lotta per svegliarsi e in questo momento, se lo facesse, mi si getterebbe addosso e tenterebbe di strozzarmi."
Un movimento a scatto della mano li spaventò e saltarono tutti quanti indietro, esclusa Cynthia che scosse la testa.
"Non riesco a credere che tu ti stia svegliando ora che hai visto me e non con quello che ti ha fatto Chang. Forse, sotto sotto, ti piaceva."
La faccia di Salinas, dopo anni di inattività, cominciò a trasfigurarsi in una espressione irata e cattiva.
"Pu... tta... na." esce dalla sua bocca.
"Hai deciso di uscire dal coma solo per me?  Ma che onore!" lo canzonò Cynthia "Non c'è più posto dove potrai nasconderti e fare del male ad altri ragazzini. Sei certo di non volere rimanere qui, coccolato e riverito?"
Con uno sforzo immane alzò le braccia verso il suo collo, ma lei gli sfuggì di pochi centimetri.
"Venus, credo che sia il caso di chiamare un medico. Doug, tu prendi il suv e porta le immagini e i video via di qui. Portali fino al NOT. Noi rimaniamo qui a dare una mano a Venus. Hai qualche lavoro urgente?"
"Questa fattoria sta cadendo a pezzi, a fatica ci ricavo il necessario per non morire di fame." commentò lei. "Ma non vi preoccupate, ci sono abituata."
"Se non vuoi dirci nulla, faccio fare un giro a Linda." E infatti ordinò e un insetto si alzò in volo ed eseguì.
"Lei è sempre stata così... attiva." disse Venus a Jessi "Anche nel periodo che è stata qui, una settimana prima che Sal cercasse di farle del male, non dormiva mai, se non ogni tanto."
"Non ti preoccupare, mamma." la consolò lui "E' tutto nella norma." intanto Salinas, digrignando i denti e lanciando improperi a destra e a manca si era porto fino a cadere dal letto, dove, invece di chiedere aiuto, continuava a infamare chi aveva attorno.
"Io lo lascio lì. Si arrangerà chi verrà quando lo chiamerai. Intanto vado da Cynthia a vedere se ha trovato qualcosa per cui possiamo iniziare a fare qualche lavoro." Fece per andarsene, poi tornò sui suoi passi "Mamma, non ti devi preoccupare per Salinas. Ora che è sotto controllo di Cynthia, non potrà più fare del male a nessuno, anche se si dovesse riprendere completamente."
"Lui è così bravo a fingere di essere un bravo ragazzo."
"Ora che Cynthia è nel pieno dei suoi poteri, non la potrà più ingannare." Lei sorrise tristemente. Almeno uno dei suoi figli era davvero un bravo ragazzo.
"E tu? Non mi presenterai mai qualcuno?" chiese al figlio minore.
Jessi ci pensò su un po', per trovare la risposta giusta poi disse.
"Mamma. Io sono bisessuale, spero che questo non ti disturbi. E, quando troverò un uomo o una donna, con cui riesca a rapportarmi più di un mese, giuro che te li faccio conoscere." E finalmente uscì dalla stanza, ridendo.





Note:
Questa fic partecipa è stata scritta per la challenge sul Forum Ferisce la Penna. Nata dalla sfida che mi è stata lanciata da mystery_koopa. La sfida riguardava il Prompt Famiglia/Found Family collegato al numero 6 della mia lista, Jessi. Ho deciso di accettare questa sfida per scrivere questa storia che avevo in mente da tempo. Infatti è proprio per sfidare me stessa a scrivere che ho voluto partecipare a questa challenge.
Probabilmente c'è molto di non detto o che andrebbe spiegato in questa fic, ma appunto è troppo e non credo di avere abbastanza spazio o tempo per farlo. A chi si lamenterà che in questa Family c'è poco Jessi e che il personaggio di Cynthia è troppo invadente, posso rispondere anticipatamente: la storia è così e lei è dappertutto, anche dove non sembra.




  
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