Una lettera di Gerard a Frank.
Avevo creduto che insieme fossimo eterni, indistruttibili. Che avremmo vissuto per sempre se tu avessi avuto il tempo.
Ti vedevo come perfezione, anche se perfetto non lo eri, ma tu eri bellissimo nella tua umanità e nelle tue imperfezioni. Erano quelle che ti rendevano giusto per me.

A volte, dare a qualcuno una seconda possibilità è come dargli un’altra pallottola per la sua pistola. Perché la prima volta ti ha mancato.
“Mi hai tolto la droga, mi hai tolto l’alcool. Mi hai dato l’amore. E poi mi hai tolto anche quello.
Ora non ho più nulla, se non me stesso.
Spero tu capisca che questo è un grosso problema.
-Mi manchi. -"
[Frerard] [Sequel di "I'm not drunk or anything. I'm a little stoned. a sua volta seguito di "Hey You"]

Frank, dopo la scomparsa di una figura importante nella sua infanzia, ha imparato a vivere a modo suo, giorno dopo giorno, anno dopo anno, ma qualcosa sta per cambiare le carte in tavola. Lentamente la vita di Frank si tinge di nuovi colori, sensazioni, che lo allontanano sempre di più da ciò che era stato fino a quel momento.

"Rosso. Rosso Ariel."

Frank non conosce il suo vero cognome, conosce solo il cognome della famiglia che l'ha adottato. Ha due fratelli che in realtà non sono nemmeno suoi lontani parenti ed è follemente innamorato di uno dei due.
Credete che la sua esistenza sia complicata? Avete perfettamente ragione.
/dal prologo/
« Sai una cosa, Frank? » aveva cominciato a dire il piccolo Way avvicinandosi; « A me piacerebbe che tu venissi a casa con noi. »
Sorrido semplicemente, quel piccoletto mi piace sempre di più. [...] Sono passati dieci minuti e io sono ancora fuori dalla porta di legno scuro fredda della dottoressa, ancora appoggiato di schiena e ancora affannato, non ho corso eppure il mio cuore batte a mille.
E chi l’avrebbe mai detto? Sono stato adottato!

Dal Prologo:
"Si avvicinò a me, lasciandomi senza fiato, e posò esattamente le labbra sul mio orecchio, tanto che le sentivo muoversi.
" Tu sei così buono, e lo so.. non rovinarti la vita per uno come me, non farlo." aveva ragione, avrei dovuto dargli ascolto da quel momento, ma non lo feci. Trattenni il respiro, finché non si staccò e mi guardò con quegli occhi imploranti.. bellissimi.
Mi posò una mano sulla guancia, e sorrise prima di stampare un bacio su di essa e dire : "ciao dolcezza!" avrei voluto urlargli di smetterla con quei nomignoli stupidi, ma non lo feci, lo salutai con il capo e lo guardai andare via, chiudersi la porta alle spalle e lasciarmi li, con la mano sulla guancia, rosso come un peperone. Avrei dovuto lasciarlo andare per davvero, ma non lo feci.
Chiamatela stupidità umana, sbaglio del destino, come volete, ma io non dormì per settimane, ore, secondi, minuti, giorni, mesi.."

L'amore non è sempre tranquillo, a volte, quando ci si ama molto si rischia di rovinare tutto.
Gerard quasi sempre ubriaco nell'ultimo periodo sta esagerando, non mantiene le sue promesse rovinando il rapporto che ha con Melanie. Cosa decideranno di fare? Sapendo che le loro vite stanno per cambiare? Lo scoprirete solo leggendo.

Era così bianco. I suoi occhi verdi risaltavano sul quel viso particolare, incorniciato dai suoi capelli corvini, tinti e disordinariamente ordinati. Gli zigomi evidenti, evidenziavano l’aria della bocca. I denti piccoli ed ingialliti dal fumo di quelle Marlboro, rigorosamente rosse, che fumava sempre, le sue labbra rosse e sottili che sembravano così appetitose ed invitanti.

"E ricorda quell'hotel a New York City.
È l'ultima cosa che ti chiedo di ricordare.
Ricorda quell'hotel a New York City in cui siamo stati semplicemente dei santi annegati nei nostri dolci peccati."

“Voices hearing you loud, we’re taking the sound back with us.
Now I’m hearing you loud, we’re coming around.
Just give us more.”
Gerard cantava sul palco, il suo habitat naturale, davanti ai suoi fedeli fan, quelli che gli erano rimasti fedeli anche dopo lo scioglimento, che lo avevano perdonato anche se aveva distrutto i sogni di moltissime persone.
Vedere persone che lo applaudivano, che piangevano, che ballavano, che cantavano a squarciagola i testi delle sue canzoni e che lo sostenevano anche se non cantava in modo perfetto, lo aveva sempre reso felice, anche se magari non erano tantissimi come una volta. I sorrisi quando cantava, erano quelli il suo carburante per andare avanti.

//“Ugh, noiosi.”
Sparò due colpi nello stesso momento verso i due.
“Non mi avete nemmeno fatto divertire.”
Gerard ruppe il vetro dell’unica finestra in quella stanza, prese il borsone e fece per uscire, quando si soffermò un attimo a guardare ciò aveva appena compiuto.
Si girò, guardo le pozze di sangue ovunque, gente accasciata a terra, qualcuna ancora con qualche spasmo.

Si passò una mano sul viso e notò la grande quantità di sangue al di sopra di essa, e con la manica destra, pulì quel poco che poté.
Gli allarmi iniziarono a suonare e fu interrotto dai suoi pensieri.

Diede un’occhiata per l’ultima volta e finalmente si sentì fiero.

Se li eri tolti tutti dai piedi.

Rise, rise più forte che mai mentre si dirigeva verso il vetro rotto della finestra, e prima che potesse lasciare l’edificio, diede fuoco ad un piccolo pezzo di stoffa che buttò dietro di se.//

Non provava più dolore durante quei momenti di violenza, era abituato a sentirsi prendere per i capelli, ormai il suo viso era abituato ad andare a sbattere contro i mobili, il suo petto era abituato a scontrarti accidentalmente, sia chiaro, contro il muro, era abituato a ricevere gli sputi e infine a sentirsi scopare.
Gerard allungò timidamente la mano verso il ragazzo, era un esserino strano, non molto alto, vestiti scuri, la maglia dei Black Sabbath spuntava da sotto la camicia, anch'essa nera, aperta, aveva le mani tatuate, come il collo, ed era bello, aveva gli occhi di un nocciola chiaro, i capelli neri con un ciuffo che gli cadeva sugli occhi, un sorriso buono e tanta gioia.
Gerard sorrise dopo tanto tempo.

"Era quindi il momento di sapere il nome della fottuta band che sicuramente gli avrebbe svelato parti di sé che ancora non conosceva.
leATHERMOUTH.
Gerard sospirò. Non se ne rese conto, ma lo fece. E lo fece esattamente con un’aria sognante degna delle ragazze innamorate e che si sentono un poco sfigate."
[Frerard - AU!]

Dal testo:
""I'm not o-fuckin'-kay", come canterebbe quella voce."
Fan fiction Frerard ambientata nel periodo dopo lo scioglimento, un viaggio nei sentimenti di ognuno.