Tamburi

di Feel Good Inc
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Tamburi ~

 

 

 

 

 

È sempre notte. Da qualche parte, sopra quelle foglie enormi e lontanissime, deve esserci un po’ di luce, ma il buio quaggiù resta fitto, tanto più spaventoso quando li sente masticare e quando nei punti più indefiniti echeggiano spari di fucile e quando piove forte e i tuoni lo fanno rabbrividire fin dentro lo stomaco e quando – soprattutto – rombano i tamburi.

Sempre.

 

{ nella giungla dovrai stare }

 

Ha dovuto imparare ad accendere un fuoco e a cercare sempre il punto più asciutto e più nascosto, non solo per via della pioggia. Il fuoco tiene lontano quelli che masticano, ma attira gli spari. Invece a loro, ai tamburi, le fiamme non fanno proprio niente. Gli manca Sarah. Gli manca la mamma. Gli manca suo padre.

Forse è morto e non lo sa.

 

{ finché un cinque o un otto non compare }

 

È sempre notte, non c’è mai silenzio, e Alan Parrish è solo, solo con i tamburi.

Benvenuto a Jumanji.

 

 

[ 161 parole ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Seconda flash scritta per tentinyfandoms, tabella uno, prompt ‘suono’.

Questo film mi fa... mi fa una tale paura. Non scherzo. È a dir poco agghiacciante l’immagine del piccolo Alan sperduto in quella giungla, per ventisei anni, circondato da rumori che non può identificare e che lo tengono sempre sveglio e all’erta – con lo spettro di suo padre che gli ricorda di crescere. La metafora è spaventosa. Penso che i bambini abbiano bisogno soprattutto di sapere che siamo lì per loro.

Spero davvero che vi piaccia; non so perché ma mi sono subito affezionata a questo pezzo.

Aya ~





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