Amor vincit omnia (dipende dal tipo di amore... ne esistono diversi!)

di slytherin ele
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C’era un ragazzo di quattordici anni  con i capelli biondi e gli occhi grigi per le strade affollate di Diagon Alley. Era solo, senza il padre, che di solito lo accompagnava. In quei giorni suo padre era strano, aveva cominciato a comportarsi in modo diverso con lui, a fare cose che precedentemente non si sarebbe mai sognato di fare: mentiva.  Difatti gli aveva detto di aver del lavoro importante da sbrigare e di voler essere lasciato solo. Il giovane non aveva obbiettato e si era limitato ad imitarlo, mentendo a sua volta. Di certo sua nonna non si trovava a Diagon Alley! Ma tanto suo padre non lo avrebbe mai scoperto…

Colse di sfuggita il profilo di due uomini, seduti al tavolino di un bar, che sorseggiavano quelle che dovevano essere un paio di Burrobirre. Inizialmente non prestò loro molta attenzione, perlomeno fin quando capì che non erano due uomini qualunque. Sbarrò gli occhi, si trattava di Draco Lucius Malfoy-suo padre- e Harry James Potter!

Studiò le due figure, silenzioso.

“Sparirai come gli altri…”, pensò, sfiorando con la mano sinistra la cintura ornata dalle quindici borchie simboleggianti i precedenti fidanzati di suo padre, fuggiti dopo che si erano incontrati. O forse sarebbe meglio dire scontrati?

Incuriosito, il ragazzo si sedette su una panchina, dirimpettaia al piccolo bar, quasi in attesa. Si guardò attorno, sospettoso: non era un posto molto frequentato. Evidentemente Potter non voleva che si sapesse in giro o forse era proprio suo padre che temeva un possibile incontro. Ma ormai l’unica cosa veramente importante era una: ora sapeva.

Qualche minuto dopo i due uomini uscirono, e dopo essersi scambiati un veloce bacio di saluto, presero direzioni completamente opposte.

Degnò suo padre di poca attenzione e scrutò, accorto, Harry; che si apprestava a girare l’angolo, in modo piuttosto guardingo.

 “Ti senti spiato… eh?” pensò il ragazzo, seguendo l’ombra della schiena ampia dell’uomo.

«Scusi, potrei parlarle un attimo?», chiese, avvicinandosi a lui, e sfoderando il tono più innocente di cui era capace.

Harry si girò e lo scrutò, prima che un guizzo attraversasse i suoi occhi verdi.

«Ehm… certo», borbottò, leggermente spiazzato. C’era un tarlo nella sua mente che…

«Salve, io sono Vegida Draco Abraxas Malfoy e volevo chiederle: da quanto tempo abusa di mio padre?».

Harry sobbalzò, sorpreso. «C-cosa? T-tu saresti il figlio di Draco…. ma lui è…»

«Omosessuale, assolutamente… io non posso che definirmi un affare. Un semplice definito chiaro affare ben pianificato dai miei genitori…».

«Un che… affare »

Ghignò, tutti ci erano rimasti male, sapendolo. Evidentemente quel bamboccio imbambolato davanti a lui era esattamente come tutti gli altri. Illuso e patetico. Bah!

«Sì, mio nonno voleva un’erede, i parenti di mia madre volevano un erede… Eccomi qui! Ecco l’erede! Frutto di un semplice definito chiaro affare»

«Io… io non sapevo che Draco avesse un figlio… Sono tornato poco tempo fa in Inghilterra ma lui… lui non mi ha detto nulla!»

Il ragazzo ghignò, soddisfatto!

Illuso!, pensò.

«Forse non sei così importante per lui… O forse ha paura che io non ti reputi adatto!».

L’uomo sobbalzò, incredulo.

«Credevo che fosse come tutti gli altri, ma mi sbagliavo! Lei non è neanche degno di essere una borchia!» sputò, acido.

Harry tossicchiò appena e mosse un passo in avanti, minaccioso. «Se stai cercando di impaurirmi, sprechi il tuo tempo! Ora purtroppo ho degli impegni importanti da sbrigare, ma sarà un vero piacere riprendere questo discorso venerdì sera, a cena, quando ci sarà anche tuo padre. Sono molto curioso di conoscere il suo parere a riguardo… tu no?».

Eccolo. Eccolo il guanto di sfida lanciato da Harry James Potter.

Guanto che lui, da bravo Malfoy, non si sarebbe mai sognato di rifiutare.

Mai.

 





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