aspetto
....
Camminavo.
Pensavo.
Osservavo.
Sentivo.
Ascoltavo, ci provavo.
Adesso son seduta su una sedia di vimini e legno. E' scomoda.
Guardo lo schermo del computer, completamente bianco, come la pagina di Word aperta davanti ai miei occhi.
Aspetto.
Mi ripeto in
continuazione che è stupido aspettare, stupido starsene seduti a
fissare uno schermo sperando che succeda qualcosa. So che l'unica cosa
che può succedere da un momento all'altro è che lo
schermo si spenga definitivamente a causa di una batteria stanca di
aspettare con me. Poi aspettare cosa? Sto sempre qui ad aspettare, mi
siedo e aspetto. Ogni tanto alzo lo sguardo e mi chiedo cosa sto
aspettando, sarà per due o tre secondi, poi torno a fissare lo
schermo e ad aspettare.
Oggi invece ho smesso. Ho
riaperto quella pagina bianca, questa pagina bianca, e ho cominciato a
battere qua e la qualche tasto. Ho scoperto la meravigliosa sensazione
di sentire la testa svuotarsi di tutto, un tutto che credo
capirò solamente alla fine, con voi.
Oggi mi chiedo di nuovo cosa stessi aspettando e per la prima volta credo di saper rispondere, o almeno ci provo.
E' difficile trovare le
parole giuste, prima di scrivere penso a quali siano quelle più
adatte, quelle che suonano meglio, quelle che l'una accanto all'altra
ti fanno meravigliare semplicemente perchè son belle
visivamente, ma sinceramente non ci riesco. Insomma, questa non
è una storia; vorrei che lo fosse, a volte penso sia più
facile raccontare favole piuttosto che raccontare la propria vita. E'
difficile scoprirsi, mettere a nudo i propri pensieri e le proprie
paure. E' difficile anche semplicemente raccontare chi si è,
spesso ho difficoltà anche a pronunciare il mio nome, come se
non fosse adatto, come se lo trovassi riduttivo, a volte invece mi sono
ritrovata a pensare di essere troppo piccola per un nome così.
Se uno non si trova
adatto nemmeno al suo nome si dovrebbe fare qualche domanda. E me le
sono fatta queste domande, me ne sono fatte tante fino a quando non ho
capito che quello era il nome che abbracciava perfettamente la mia
personalità.
Uno si pensa sempre
piccolo, piccolo, come un nome di quattro lettere, poi scopre di avere
dentro un mondo e si sorprende di trovare perfette quelle quattro
lettere anche per quel mondo così..intimo..e spaventosamente
vasto.
Non so quante volte prima
di capire che quel nome, il mio nome, mi calzasse per bene ho pensato
di cambiarlo. Centinaia probabilmente. Spesso ho pensato di chiamarmi Hubert.
Non so perchè, credo per quella disperata voglia di vita che
cerco in continuazione, quella vita che ai tempi di Hubert, il mio
Hubert, brulicava nei campi neri del Missisipi; dinci chiunque si
sarebbe sentito vivo ascoltando una voce nera come la pece cantare, ma
che dico, urlare, gridare..soffiare parole più dure di un
rimprovero, più intime del sesso e più sconvolgenti
dell'amore.
Hubert. Bel nome. Ma non potevo chiamarmi Hubert!
Non so quante volte mi sono ritrovata sulle mani nomi scritti con l'inchiostro blu
della biro. Un fiume di nomi. Ogni volta che ne provavo uno lo spuntavo
dalla lista, lo vivevo per un pò poi scoprivo che non era quello
giusto e passavo al successivo.
Sono stata vicina innumerevoli volte dal pensare di averlo trovato, innumerevoli.
Quando mi sono guardata
il braccio; quando ho visto tutti quei nomi spuntati; quando mi sono
resa conto di non avere più un nome sulla lista; mi sono chiesta
perchè diamine mi stessi cercando un altro nome, come ero
arrivata al punto da dubitare nel mio e..BAM. La risposta mi è caduta come un macigno sulle spalle.
Io aspetto una persona,
una, in continuazione. Aspetto qualcuno che mi soprenda. Aspetto una
storia che mi si apra davanti, che mi sconvolga. Diamine ognuno di noi
almeno dieci volte al giorno spera che accada qualcosa che gli
rivoluzioni la giornata. Ognuno di noi cerca qualcosa, anche nelle
più piccole e misere manifestazioni, che ci permetta un sorriso,
che ci permetta di non prenderci sul serio. Io aspetto ogni giorno,
davanti allo schermo, il nome di quella persona.
Sono disperatamente ossessionata dalle storie e dagli occhi. Dinci quanto mi fregano gli occhi!
E le parole! Quanto colpiscono le parole, le persone migliori le ho conosciute dietro la pagina di un libro.
Le foto!
Vogliamo parlare delle foto? Credo potrei passare ore a guardare una
foto pur di trovare qualcosa di mio, qualcosa che mi colpisca dritta
nel petto. Di solito quel qualcosa è l'autore dello scatto, lo
scopro dietro ai suoi soggetti non soggetti. Le foto ti fregano sempre,
più ci penso e più ne sono convinta; lo hanno scritto
tutti, ci sono passati tutti gli artisti e in un modo o nell'altro ci
passiamo anche noi, ogni volta che tentiamo di raccontare una storia
finiamo per metterci in mezzo un pezzo di noi e ci si può
impegnare quanto si vuole ma quello che arriverà sempre è
la nostra storia mischiata, confusa, satura, della storia del nostro
soggetto.
E quindi, finisco per innamorarmi di un nome, della sua storia, delle sue emozioni, dei suoi occhi e dei suoi colori.
M'innamoro almeno una volta al giorno, non m'importa ne il sesso ne la razza, m'innamoro di un nome, di un'idea, di una lettera.
Oggi ho aperto la pagina
di Word e per la prima volta ho letto il mio nome. Ho letto una storia,
ci ho trovato la mia storia e mi sono innamorata del suono di quelle
quattro lettere affiancate l'una con l'altra.
Forse era me che stavo aspettando, forse ero io la persona che mi doveva sorprendere.
Ed ecco come ora, in ogni
foto, dietro ogni pagina di un buon libro, dentro un paio di occhi e
dentro una storia, riesco a trovare me stessa, leggo il mio nome e
incontro i miei colori.
M'innamoro di un nome che porta con se una parte di me.
M'innamoro di pezzi di me stessa andati persi.
Diamine. Sono innamorata di me stessa!
....
|