Disclaimer.
0.E’
il secondo giorno della Black Week! Chiedo venia per non aver postato ieri, ma
proprio non potevo.
1. Non ho
minimamente tempo per stare appresso a una fanfic,
non ho idea di come fare a postarla, non ho idea di quale sarà la trama.
2.
E’ estremamente corta e fatta maluccio (per capire seriamente qual
è il mio problema, ritorna al punto 1); l’ho riletta appena una
volta.
3.Odio la
socia (e il fatto che io sia amministratrice di un forum, ehm).
4.L’ho
ideata ieri sera per puro caso e ci penso su fra un autobus e l’altro,
andando e venendo dalla mia maledetta facoltà.
5.Perciò,
se dopo questi quattro mirabolanti (e incoraggianti) punti siete ancora qui,
grazie di cuore.
Mi
astengo da qualsiasi responsabilità su questa fanfic.
Posterò (o almeno è quella l’intenzione) un capitolo al
giorno, ma, dato l’enorme mole di roba che devo studiare, con più
probabilità uno ogni due.
Buon
Black Week a tutti. <3
***
Una luce.
Una timida luce.
Una fottutissima luce gli stava perforando gli occhi…
Il ragazzo sbraitò, tentò di girarsi, ma
inutilmente; qualcuno non aveva abbassato del tutto quella maledetta serranda
(che naturalmente era davanti al suo
letto) e aveva lasciato il solito sottilissimo spiraglio che lui tanto odiava
vedere di prima mattina e che l’aveva dannatamente svegliato…
Imprecò e si girò ancora; ma era inutile… dannazione, gli
scoppiava la testa… oh, ma gliene avrebbe suonate a sua sorella, ah!
Sicuramente l’aveva fatto apposta, sì, si divertiva sempre con
quegli scherzi idioti… Gaara non era stato, no, lui era piuttosto
scrupoloso e d’altra parte –
Guuaaaun.
Ecco, ora aveva anche fame. Era strano, per essere mattina
così presto, che avesse tanta fame; ed era strano che avesse anche tanto
mal di testa… se il buon giorno si vede
dal mattino, beh, quella doveva essere una giornata terribile… ma a
proposito, che giorno era?
Gaara si mosse, accanto a lui; batté una mano sul
basso comodino, mugugnando una qualche strana forma di saluto. Ma lui ancora
ragionava; gli scoppiava il cervello… Oh, sì, la guerra,
sì. La guerra era finita, precisamente… sì, i suoi lividi e
i tagli e i denti saltati e le ossa rotte poi riparate gli ricordavano
decisamente qualcosa… e poi, dopo aver passato due buone settimane in
ospedale, i Kage e gli accompagnatori erano stati
invitati a Konoha per celebrare l’inizio della pace (o qualcosa del
genere, eh)… ah, quindi erano a Konoha ora! Ecco perché non
c’era quel caldo appiccicaticcio cui era tanto abituato…
«Kankuro.»
Quasi non sentì il fratello; era troppo impegnato a
tenergli il broncio per non aver chiuso del tutto la serranda, ma che diamine,
che cosa gli sarebbe costato accostarla quel tanto in più che gli
consentisse di non svegliarsi con il cervello trapanato…
«Kankuro, ma hai idea di che ore siano?»
Naturalmente non ce l’aveva, ed era ben deciso a non
dirglielo; si girò dalla parte opposta al letto del fratello (che
naturalmente, essendo l’Onorevole Kazekage, dormiva su un suntuoso matrimoniale, altro che il
suo povero tatami) per avere dalla sua parte la carta vincente, colei che come ogni volta avrebbe decretato il
vincitore o il vinto nelle solite litigate fra fratelli; ma vide il terzo letto
della camera vuoto. Kankuro sbuffò; dannazione, con lei dalla sua parte
avrebbe costretto Gaara a fare penitenza per ciò –
«O meglio ancora, hai qualche ricordo di ieri sera?
Perché io ce ne ho parecchi.»
Deglutì. Ieri
sera…? Il giorno prima, beh, naturalmente era… era… beh,
era un giorno della settimana, e loro erano andati a mangiare qualcosa fuori,
sì, con mezza Konoha probabilmente, perché ricordava parecchia
gente… Era però strano che Gaara fosse tanto loquace e gli facesse
tante domande, e tutte di seguito; perciò mise da parte il broncio e
rispose:
«Bo, abbiamo mangiato qualcosa?»
«Kankuro, ieri era Venerdì.
Quel venerdì famoso della pace.»
Oh, merda. Il Venerdì… quel venerdì… ora capiva, capiva tutto; capiva il mal
di testa, il sonno, il fatto che non ricordasse nulla (anche se pian piano,
stuzzicati da quell’infimo particolare, i ricordi stavano facendo
capolino nella sua mente confusa)… era naturale che Gaara fosse
così puntiglioso; lui non
aveva bevuto così tanto…
«Ok, quindi?» domandò Kankuro,
(fintamente) noncurante.
«Quindi sono le cinque di pomeriggio, sto morendo di
fame, ho un’emicrania terrificante» fu interrotto da un lungo
sbadiglio, cui il fratello maggiore si accodò «…e dobbiamo
partire per Suna entro stasera…»
Be’, era una brutta situazione, per carità, ma
ne avevano passate di peggio, specialmente dopo quella lunga guerra,
perciò egli non vedeva il problema; sbadigliò di nuovo e si
stiracchiò, mentre piacevoli ricordi della serata passata affluivano
nella sua mente.
«E allora, fratellino? Ti» ma qui si
bloccò per l’ennesimo sbadiglio «…ti fai troppi
problemi… ora mangiamo, ringraziamo chiunque per la bella serata e ce ne
andiamo… non vedo il motivo di essere –»
«Il problema, Kankuro» sbottò il minore,
scattando a sedere sul suo suntuoso letto, dopo aver retto fin troppo
«è che c’è un
letto dannatamente vuoto in questa stanza!»
Last
Friday
Night
Last Friday
night
Yeah I think we broke the law
Always say we're gonna stop
Oh-whoa-oh…
[Katy Perry,
Last Friday night]
Alzata la (maledetta) serranda, rifatti i letti, sbarbatisi,
lavatisi, e dopo aver dato fondo a tutte le risorse della cucina di quella
lussuosa pensione che Tsunade aveva procurato loro,
appurarono la tremenda verità: Temari nel suo letto non c’era.
Ma c’era un enorme, annoso, angosciante e ben
più grave problema: non c’era perché si era stancata di vedere
i fratelli dormire a quell’ora, o non c’era perché non
c’era mai stata, quella notte, in quel letto? «Be’, naturalmente…»
mormorò Gaara, non appena entrambi (ma soprattutto Kankuro) avevano
riacquisito l’aspetto proprio di un ambasciatore e di un Kage « potrebbe anche darsi che sia uscita a farsi
una passeggiata all’ora di pranzo, insomma…»
Ma Kankuro dubitava fortemente: il suo letto era intatto e
giaceva come la ragazza l’aveva lasciato la sera prima, poco prima di
andare a quella dannata festa.
Quella sera prima, in effetti, era stato il Venerdì tanto atteso da tutti,
grandi e vecchi, Kage e Genin,
di Konoha o di Suna o di Iwa;
avevano deciso che avrebbero festeggiato in grande la fine della guerra e il
ritorno a casa di tutti gli shinobi che avevano
partecipato a quel lungo e sanguinolento conflitto. Dopo circa due settimane di
cure per tutti, erano stati invitati a rifocillarsi e a riposarsi a Konoha (il
villaggio più vicino), cosa che chiunque aveva appoggiato con grande
entusiasmo; ma quei giorni erano finiti con l’enorme banchetto della sera
precedente, e tutti erano pronti a ritornare a casa entro il giorno successivo;
gli altri di Suna erano probabilmente già in
viaggio…
Perciò, con questi sentimenti di malinconia e di
addio, da varie settimane a quella parte erano iniziati i preparativi per la
festa; la Foglia era un tripudio di fiori, di manifesti, di facce allegre, di
barili e barili di sakè e di liquori; erano tutti ansiosi di sfogare la
propria vitalità repressa con tanta abnegazione e per tanto tempo; ed
era per questo motivo che entrambi i fratelli Sabaku No si erano svegliati
così tardi, così storditi, e così tranquilli. I
festeggiamenti erano incominciati circa alle sei del pomeriggio, per poi
proseguire fino a mattina inoltrata, e senza che nessuno obiettasse nulla;
avevano iniziato con uno splendido ed enorme banchetto, un’unica tavolata
fatta ai piedi della montagna su cui erano scolpiti le facce degli Hokage, e
avevano proseguito nelle viuzze del Villaggio con fiere, animazioni e musica.
Kankuro stesso ricordava assai poco… solo una splendida biondina in
kimono con cui aveva trascorso la maggior parte della serata… e tanto
sakè, risate, musica; persino uno spensierato Gaara che rideva…
Ma di sua sorella aveva il più totale vuoto. Sapeva
che a cena era seduta accanto a lui, ma ignorava totalmente dove avesse
trascorso la serata (o, per meglio dire, notte) dopo il banchetto; poteva
essere ovunque. Dovevano partire per Suna, e alla
svelta, ma non potevano andare via senza di lei: non avevano mai viaggiato
soli, e ognuno dei tre voleva tornare alla loro casa dopo tanto tempo con la
presenza degli altri due; mancavano da così tanto tempo…
Fra i due fratelli, nel frattempo, era calato un lungo e
pensieroso silenzio, interrotto da qualche sbadiglio; erano oramai le sei di
sera.
«In ogni caso, direi di aspettare qui»
mormorò Kankuro, mentre si stiracchiava «è grande e grossa,
sa badare a se stessa… e comunque sapeva
che dovevamo tornare a Suna… perciò
tornerà…»
Gaara annuì; era naturalmente la cosa più
saggia da fare.
I due attesero.
Ma di Temari nemmeno l’ombra.
«Ma lei ha parecchie amiche qui a Konoha, no?»
tentò il Kazekage dopo un’ora.
L’altro deglutì.
«Sì, ma non possiamo andarla a cercare, non
è una ragazzina!»
«Kankuro, dobbiamo tornare a Suna
entro dopodomani, io sono il Kazekage!» sibilò l’altro.
Era vero anche questo, si disse Kankuro, mordicchiando un
labbro.
«Sarà uscita all’ora di pranzo.»
«Certo.»
«Avrà incontrato qualcuno e non si sarà
resa conto dell’ora.»
«Probabile.»
«D’altra parte domani partiamo, dovrà
dire addio ai suoi amici e… magari, a qualcuno
che ha partecipato alla battaglia.»
Si fermarono entrambi, ed entrambi si scambiarono una
speculare occhiata; evidentemente collegarono i puntini allo stesso tempo,
poiché ad entrambi venne in mente, fra tutti, un nome.
«Ma… fa caldo qui dentro, no? Che ne dici
di…» mormorò Kankuro, grattandosi la testa e sbuffando(perché
quella era una situazione del tutto paradossale e completamente, completamente
folle); ma neanche finì che Gaara, piuttosto entusiasta, esclamò:
«Certo! Usciamo un po’ per… dire addio a
Konoha… e se poi la incontriamo, be’…»
Sicuramente Temari era uscita per pranzo, sicuramente ora
stava amabilmente chiacchierando con qualcuno, sicuramente quella notte non
aveva bevuto neanche un goccio di sakè; ma d’altra parte, era
sempre meglio accertarsene…
Ed entrambi uscirono.
*****
Ogni
riferimento a fatti, luoghi, personaggi (o Venerdì 8D) presenti in
questa fan fiction è puramente non voluto.
E
sì, noi del forum The Black Parade siamo totalmente pazze e masochiste.