HAI
ANCORA PAURA DI MORIRE?
Hemingway: Hai mai
fatto l'amore con una vera meraviglia di donna?
Gil: Be', ecco, la
mia fidanzata è parecchio sexy!
Hemingway: E quando
fai l'amore con lei,
senti una vera e bellissima passione che almeno per quel momento
dimentichi la paura della morte?
Gil: No, no...
Questo non succede.
Hemingway: Io penso
che l'amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte;
la vigliaccheria deriva dal non amare o dall'amare male, che
è la stessa cosa,
e quando un uomo vero e coraggioso guarda la morte dritta in faccia
come certi cacciatori di rinoceronti
o come Belmonte che è davvero coraggioso,
è perché ama con sufficiente passione da fugare
la morte dalla sua mente,
finché lei non ritorna, come fa con tutti.
E allora bisogna di nuovo far bene l'amore.
Devi pensarci.
[Woody Allen, Midnight in
Paris]
L’odore di
alcool era forte ed impregnava completamente la stanza.
Il grande salone del
maniero di Blaise Zabini appariva ben diverso dal solito, quando era
lucido e splendente, illuminato a giorno anche di notte dai grandi
lampadari di cristallo appesi all’alto soffitto. Quella sera
era immerso nella penombra, volute di fumo che si alzavano dai
gruppetti di maghi sistemati sui sontuosi divani, una musica lenta e
passionale che si diffondeva in ogni antro, l’odore di alcool
deciso, impregnante ogni cosa.
Spogliastreghe che
definire vestite era un eufemismo, coperte soltanto da completini di
pizzo rossi e neri, si strusciavano lascivamente su ogni uomo che si
avvicinava loro, lasciandosi andare in balia delle note sensuali che le
avvolgevano.
Era l’addio
al celibato del rampollo di casa Malfoy: Draco, il mattino seguente, si
sarebbe sposato con Asteria Greengrass.
Il ragazzo in
questione se ne stava comodamente sdraiato su di una poltrona in
velluto verde, beandosi dell’aroma della sigaretta alla menta
che stava fumando e seguendo distrattamente i giochi di luce creati
dalle fiamme del caminetto sul seducente corpo della Spogliastrega che
stava in tutti i modi tentando di attirare la sua attenzione.
Una bottiglia di
Scotch invecchiato giaceva rovesciata sul tavolino lì
accanto, mentre un bicchiere più vuoto che pieno le faceva
compagnia.
- Ehi,
amico… ti stai divertendo?
Blaise Zabini, con
decisamente troppo alcool in circolo nelle vene, si sedette sul
bracciolo della poltrona di Draco, rischiando di cadere a terra.
- Da morire, Zabini,
da morire… non si nota? – rispose con voce
ironica, o almeno così gli sembrò: al momento, le
sue percezioni e sensazioni erano decisamente alterate.
- È il tuo
addio al celibato, devi godertelo! La tua ultima serata di
libertà, prima di venire ufficialmente rinchiuso in quella
che sarà la tua prigione per il resto della vita!
- Accidenti, Zab,
parlare con te sì che è rincuorante…
- Confermo, Draco,
confermo! È un incubo… ventiquattro ore su
ventiquattro rinchiuso dentro quattro mura con tua moglie che ti
comanda a bacchetta!
Theodore Nott si
intromise nella conversazione, gettando il mozzicone di sigaretta nel
camino ardente.
- Si può
sapere a che pensi, invece di goderti i vezzi di queste fantastiche
donzelle? – gli domandò Blaise, emettendo volute
di fumo denso dalle narici.
Draco ci
pensò. Come dirglielo? Come spiegare ai suoi amici che
quella non era la vita che desiderava? Come far capire che quello che
sembrava il sogno di chiunque in realtà era il suo incubo?
- Alla m0rte.
– rispose infine, dicendo una mezza verità.
Ci pensava spesso,
alla Signora di nero vestita e alla sua venuta.
- Ne hai paura?
- Blaise, trovami una
persona che non ha paura della morte.
Il giovane Zabini
aveva due modi di gestire la sbornia: o diveniva tremendamente stupido
ed inopportuno, oppure sfoderava un lato saggio del quale in molti
dubitavano l’esistenza. Quella sera, la saggezza sopita di
Blaise prese il sopravvento.
- Draco, hai mai fatto
l’amore con una donna veramente stupenda? E non parlo di
squallido sesso, ma di amore proprio.
- Beh, Asteria sai
bene che è piuttosto focosa…
- E quando fai l'amore
con lei, senti una vera e bellissima passione che, almeno per quel
momento, ti fa dimenticare la paura della morte?
- No, non direi
proprio…
Draco faticava a
capire dove l’amico volesse andare a parare. Theodore era
sparito, al seguito di una delle ragazze seminude, e Blaise era ora
seduto sul suo tappeto persiano, a guardare l’amico
dal basso verso l’alto, uno sguardo strano a conferirgli
un’aria quasi folle.
- Io penso che l'amore
vero, quello autentico, crei una tregua dalla morte. La vigliaccheria
deriva dal non amare o dall'amare male, che è la stessa
cosa, e quando un uomo guarda la morte dritta in faccia è
perché ama con sufficiente passione da fugarla dalla sua
mente, finché lei non ritorna, come fa con tutti. E allora
bisogna di nuovo far bene l'amore. Devi pensarci, Draco.
Finendo
così il suo discorso improvvisato, Blaise si
attaccò alla bottiglia di Firewishkey che teneva in mano e
poi si accasciò a terra, russando sonoramente.
Draco rimase a fissare
le fiamme brillare nel caminetto, ad osservare i loro riflessi dorati,
i loro bagliori rossastri rimbalzare sui lampadari.
Amava Asteria?
Sì. Stava per sposarla, doveva amarla.
Se Blaise aveva
ragione, se il fare davvero l’amore poteva fugare la paura
della morte, lui l’aveva mai sperimentata, questa fuga? No.
Forse, Asteria non era
la donna capace di ciò.
Forse, la donna che
sarebbe stata in grado di fargli dimenticare la morte, anche per un
breve istante, era un’altra.
Forse era lei.
Non lo sapeva con
certezza, in realtà non ne era sicuro per niente, ma di
certo valeva la pena tentare.
Si alzò di
scatto dalla poltrona e afferrò il mantello gettandoselo
malamente sulle spalle, poi si Smaterializzò fuori da
lì, a qualche miglio di distanza.
Quando riapparve, era
davanti ad un massiccio portone di legno, decorato con ferro nero.
Al suo bussare, il
portone si aprì ed una piccola Elfa Domestica fece capolino.
- Oh, signor Malfoy.
Il signor Nott è a casa del signor Zabini, questa sera.
- Lo so, Molly, ma
stasera ho bisogno di parlare con Pansy.
- La signora dorme da
molto tempo, signore. È molto tardi.
- Lo so, ma non sarei
qui se non fosse davvero importante. Puoi farmi entrare, per favore?
L’Elfa ci
pensò un momento, poi si fece da parte per far passare Draco.
Lo condusse lungo il
vasto ingresso, poi su per una sontuosa scalinata ricoperta da soffice
moquette rossa, per arrivare infine nell’anticamera di Pansy
Parkinson.
- Aspetti qui, signor
Malfoy. Molly andrà a chiamare la signora.
Draco si
sistemò su un divanetto addossato al muro, guardandosi
attorno mentre aspettava.
La stanza, sebbene
fosse solo un’anticamera, era piuttosto vasta. Decorata sui
toni del verde, per non dimenticare il passato da Serpeverde, offriva
due divanetti e una poltrona, un tavolino in mogano sul quale era
poggiato un servizio da tè e un confortevole caminetto, che
al momento era spento. La luce della luna, debole, filtrava attraverso
i pesanti tendaggi verde scuro della grande finestra.
Pochi minuti dopo,
Pansy apparve davanti a lui, congedando l’Elfa con poche
parole sussurrate.
Era esattamente come
la ricordava, la solita Pansy. Non era bella, specie in quel momento,
eppure comprese ancora una volta per quale motivo, diciassettenne, si
fosse innamorato di lei. Minuta di corporazione, la vita sottile e le
gambe lunghe. I capelli, portati in un morbido caschetto, erano
spettinati e le davano un aspetto morbido e più dolce del
solito, senza il pesante trucco a modificarle i tratti del viso.
Con un gesto secco,
lei annodò sul fianco la vestaglia di seta e accese con un
cenno di bacchetta il fuoco nel caminetto.
- Cosa ci fai qui,
Draco? – domandò, scrutandolo con i suoi profondi
occhi verde petrolio.
- Buonasera anche a
te, Pansy.
- Mio marito dovrebbe
essere al tuo addio al celibato. Come mai il festeggiato non
è lì con lui?
Era rimasta sempre la
stessa, niente giri di parole: fredda e distaccata, dritta al punto.
Draco si
alzò in piedi con lentezza e la raggiunse, prendendole le
mani tra le sue.
Era quello, che
più gli piaceva di Pansy: le sue mani. Piccole e fredde,
anche d’estate, con dei leggeri calli dovuti
all’impugnatura troppo forte della bacchetta, a causa della
paura e della tensione che sempre avevano albergato in lei.
- Dovevo vederti prima
di domani. – le rispose, stranamente sincero.
- E per quale motivo,
sentiamo?
L’espressione
di Pansy era seria, lievemente scettica.
Cosa doveva fare, a
quel punto? Dirle che stava provando a seguire il consiglio di un
Blaise Zabini che aveva in circolo nelle vene più alcool che
sangue? Non sarebbe stata una buona idea, chiunque l’avrebbe
preso per un pazzo, e non avrebbe avuto tutti i torti nel farlo.
Abbandonando ogni
tentativo di dare una risposta razionale, Draco si avvicinò
a Pansy e posò le labbra sulle sue, delicatamente.
Sentì la
donna irrigidirsi mentre le carezzava con la lingua.
- Perché,
Draco? Perché ora? – domandò,
allontanandosi appena.
- Perché
non voglio più aver paura di morire.
La risposta fu poco
più di un sussurro, un alito di vento. Poi, le loro labbra
si incontrarono di nuovo.
Carnose e appena
screpolate quelle di lei, sottili e fredde quelle di lui.
Le mani di Pansy si
aggrapparono alla sua camicia, stringendone i lembi tra le dita
affusolate, mentre Draco la stringeva a sé, smanioso di un
contatto più forte, più intimo.
In ben poco tempo, la
vestaglia e la camicia da notte di raso di Pansy giacevano abbandonati
sulla poltrona, in compagnia dei pantaloni di Draco e della sua
camicia, mentre la biancheria di entrambi era sparsa sul lucido parquet.
I due amanti giacevano
sul tappeto davanti al caminetto, abbandonati al languore
l’uno dell’altra, in totale balia di emozioni ed
istinti primordiali.
Un bisogno ancestrale
si era fatto lentamente strada in loro, e li aveva condotti a ricercare
quell’armonia che, in fondo, c’era sempre stata.
Insieme,
ritrovarono quell’incastro perfetto tra le anime, e non solo
tra i corpi, che era semplicemente parte di loro, del loro essere.
Draco, nel momento in
cui entrò in Pansy, si sentì completo.
Non aveva mai sentito alcun vuoto dentro di sé, eppure in
quel momento sentì qualcosa che tornava al suo posto,
qualcosa che in lui si riempiva come non mai.
Raggiunsero insieme
l’apice, in un vortice di colori e suoni.
Esausti, sdraiati sul
tappeto, avvinghiati come se fossero l’uno l’unica
ancora di salvezza dell’altra, si guardarono a lungo negli
occhi, un flusso di parole non dette tra di loro.
- Ha funzionato,
Draco? – domandò Pansy, dopo un prolungato
silenzio.
- Cosa?
- Hai ancora paura di
morire?
Dal momento in cui le
sue labbra avevano toccato quelle della donna, quello della morte era
stato l’ultimo dei pensieri di Draco.
Ipnotizzato da Pansy,
dalle sue mani, dal suo tocco, dai suoi respiri, dai suoi gemiti, si
era sentito perfetto ed invincibile, come se nulla potesse fargli del
male.
- No…
Quella notte, Draco
Malfoy dimenticò cos’era la paura di morire.
Durò poco:
la mattina seguente, durante la celebrazione delle sue nozze, la falce
tornò ad infestare i suoi pensieri, annidata in angoli
remoti del suo animo.
Tuttavia, il ricordo
di quella notte con Pansy rimase sempre gelosamente serbato nel suo
cuore, come un appiglio al quale aggrapparsi per non cadere, come un
luogo nel quale rifugiarsi e sentirsi al sicuro.
***
Vavvina'
Corner ^^
Hola
a tutti, gente!
Questa è la prima Draco/Pansy che scrivo, in
realtà, sebbene abbia letto abbastanza su di loro e sia un
pairing che mi piace parecchio, ed è nata per il primo turno
del contest, indetto da MedusaNoir, 'Gli eredi di Serpeverde',
classificandosi quarta. Il dialogo iniziale, quello in corsivo,
è tratto dall'ultimo film di Woody Allen, 'Midnight in
Paris', che ho letteralmente adorato e che mi ha dato lo spunto per
questa storia. La conversazione tra Draco e Blaise è,
ovviamente, liberamente ispirata a questo.
Detto ciò, anche se non sono convinta di quello che
è venuto fuori, spero che apprezzerete... u commento
è sempre gradito!
Qui sotto, il giudizio di MedusaNoir, che ringrazio ancora!
Joie,
Vavvina ^^
Hai ancora paura di
morire? – Vavvina
Grammatica e
punteggiatura: 9.3/10
Forma e stile: 9.3/10
Originalità: 9/10
Caratterizzazione: 10/10
Gradimento personale: 9/10
Punti bonus: 3.5/4
Totale: 50.1/54
Tu la chiami Asteria. Bene. Benissimo,
direi!
La storia mi è piaciuta moltissimo, ho apprezzato
l’introduzione anche di altri personaggi, è
originale anche il fatto che Pansy sia sposata con Theodore (lo
è meno il triangolo Pansy/Draco/Asteria, ed è
questo che ti ha penalizzata); bellissimo anche il termine
“Spogliastrega”, ma non ho potuto darti il massimo
nel Gradimento personale perché nel finale lui sposa Asteria.
Ci sono due errori di distrazione (“domando” e
“penso”) e due di punteggiatura (va tolta la
virgola in “un servizio da tè, e un confortevole
caminetto” e in “Era quello, che più le
piaceva”, che contiene anche l’errore
“le” al posto di “gli”). Mi
piace molto lo stile, ti ho segnato solo due ripetizioni
(“sentito/sentì” e “in lui/in
lui”), l’uso di due frasi che si susseguono
introdotte dal gerundio (“beandosi” e
“seguendo”) e la forma della frase
“Blaise era ora seduto sul suo tappeto persiano, che lo
guardava” (anche se è logico che non ti stai
riferendo al divano, comunque il “che” si
riallaccia all’ultima parola della frase).
Mi rimane solo da dire che la caratterizzazione è ottima!
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