bucata
Autore:
Lethe
Titolo:
Tutto
per una tela bucata
Prompt:
Anafora
Raiting:
Verde
Avvertimenti:
Nessuno
Genere:
Introspettivo
Introduzione:
Quando
rimanere alla luce è troppo doloroso, quando le grida soffocano il
vento, quando si perde tutto per una tela bucata. Scappare da un
dipinto distrutto e sperare nell'abbraccio delle tenebre.
IX
classificata al contest “Drabble di Stile” includo alla fine la
valutazione di Marge.
TUTTO
PER UNA TELA BUCATA
Non
vedo altro che i tuoi occhi bruciarmi la pelle.
Non
vedo altro che le tue labbra, che mangiano le sue.
Non
vedo altro che i miei piedi, che stracciano la luce dei lampioni e
bucano la nebbia.
Corro
con il vento alle spalle, con la tua risata nelle orecchie,
accompagnata dalle tue parole, che tagliano la pelle, con il segno
delle tue dita sul fianco, che mi spingono via.
Non
sento i suoi
passi dietro i miei. Non sento le sue
braccia che mi avvolgono. Non sento il suo
calore quando mi stringe a sé.
Sento
solo la mia voce gridare il tuo nome.
*
* *
9°
posto: Lethe “Tutto per una tela bucata”
La
tua storia mi ha dato procurato qualche perplessità. È sicuramente
ben scritta, non ho trovato errori di grammatica né di stile, il
lessico è preciso e ben scelto e le immagini che evochi sono
suggestive. Mi sembra uno scritto di alta qualità.
La
mia domanda quando l’ho letta è stata: ma il titolo –e
l’introduzione- cosa c’entrano?
Leggendola
più volte, io l’ho così interpretata: una persona scappa dopo
aver visto qualcuno, che probabilmente ama, baciare un altro/a.
Durante la sua fuga ha negli occhi le immagini dei due e di ciò che
l’amato ha fatto: ridere, forse di lei, parlarle (forse per
rifiutarla), spingerla via. Qualcun altro la sta rincorrendo,
probabilmente per consolarla, ma lei non lo sente o comunque non
vuole accettarlo, e continua ad invocare il nome dell’amato. Fin
qui va tutto bene, è sicuramente un po’ “ermetica”, come
storia, ma ha un suo senso (se l’ho capita bene). Il particolare
della tela bucata e del dipinto proprio non l’ho capito, perché
nella storia non c’è alcun riferimento ad esso, ed una storia
dev’essere comprensibile senza l’aiuto dell’introduzione.
Mi
sono forse persa qualcosa?
L’anafora
c’è ed è ben utilizzata, la frase “non vedo altro che”
ripetuta per tre volte sottolinea l’affastellarsi delle immagini
nella mente del/della protagonista, così dolorose e così
inevitabili, quindi sull’utilizzo del prompt non ho nulla da dire.
La
spiega ^^
In
primo luogo, grazie per il 9° posto, per essere il primo contest su
17 mi sembra una buona posizione. Ecco poi la spiega.
So
di essere stata un po' troppo ermetica, spesso e volentieri commetto
questo errore, essendo io abituata a scrivere poesie brevi e ricche
di significato, magari lascio come non chiaro cose che nella mia
mente non hanno problemi, mentre invece potrebbero crearne nel
lettore. è una mia mancanza, ma con la pratica vedrò di migliorarla
:D
Per
il titolo poi. Io l'ho inteso come un buttare del tempo, degli sforzi
e dei sentimenti per un uomo che non vale niente, come un quadro
rotto, una tela bucata insomma. So che non c'è un rifermento alla
tela nella storia, ma il titolo richiama un po' questa cosa, aver
speso tutto per una cosa che non vale niente... L'introduzione, so
che era un po' sibillina, ma volevo rendere l'idea di una sensazione
di difficoltà quasi fisica nella scoperta del proprio errore, di
aver fatto affidamento su qualcuno che non sarebbe riuscito a darti
quello che volevi, che non ti avrebbe reso niente che delusioni. Per
questo "rimanere alla luce è troppo doloroso" o "sperare
nell'abbraccio delle tenebre", per scacciare questo sentirsi
stupida, per aver creduto in qualcosa a cui non valeva la pena
credere.
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