Fight for this love (Prologue)
Fight for this love
It's like I'm finally awake,
and you're just a beautiful mistake.
{Taken - One Direction
Le migliori storie d'amore nascono con un semplice sguardo, a volte
nascono dall'odio, altre volte dall'amicizia e altre sono semplicemente
scritte nelle stelle. Non si può scappare dal destino ed
è esattamente ciò che cercai di fare io.
La mia storia non è triste, ma non è neanche felice. E'
appagante, ma non è il massimo che una persona può
desiderare.
L'amore è come la matematica: ci sono sempre problemi da
risolvere, equazioni da comprendere, operazioni da fare.. ma alla fine
potrebbe anche non esserci soluzione. Ed ecco che entra in gioco la
parola impossibile.
Una parola che mette paura, una parola che ha segnato un anno importante della mia vita, una parola che significa anche segreto. Perchè dietro l'impossibile c'è sempre un segreto, un tocco, uno sfioramente, una parola nascosta.
E io correvo. Correvo verso l'infinito, correvo verso il mio impossibile con le gambe e il cervello che gridavano: "Dove vai? Fermati prima che combini un altro errore!".
Era il mio bellissimo errore che speravo di non cancellare mai dalla
mia complicata equazione. Il mio cuore invece mi suggeriva di correre
verso quello che era scritto nel mio destino, quello che era
impossibile ed era giusto ed era amore.
Il vento mi graffiava la pelle e ululava nelle mie orecchie, ma non mi importava. Dovevo raggiungere il mio obiettivo.
Mancava poco.
Girai dietro un angolo e mi scontrai con il mondo, pronto a deridermi e a giudicarmi.
Gridai il suo nome con quel poco di fiato che era rimasto nei miei
polmoni. Si girò e, anche se da lontano, riuscii a vedere i suoi
bellissimi occhi.
Mi vide, mi sorrise e corremmo l'uno verso l'altra come due calamite che si attraggono.
Mi scontrai con il suo corpo, con le sue labbra, con la sua anima e mi sentii finalmente completa del mio essere.
«Ciao Harry», sussurrai appoggiando la guancia sulla sua spalla.
«Mary che ci fai qui?», la sua voce mi accarezzò le orecchie.
Presi un respiro profondo: «Voglio augurarti un buon viaggio e
una buona permanenza in America. E voglio dirti che ti amo e che mi
mancherai».
«Lo sai che ora che ho sentito queste parole sarà più difficile partire?».
«Sì, ma almeno sarà più facile quando tornerai».
«Ti amo».
«Ti amo anch'io».
E partì alla volta dell'America con i suoi quattro migliori
amici per quattro mesi. Mi mancherà, ma il ritorno sarà
molto meglio dell'andata. Ne sarebbe valsa l'attesa, anche se sarebbe stata lunga.
Sono Maribeth Potter, nullafacente diciassettenne, sorellastra da parte
di madre di Caroline Flack e questa è la mia storia.
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