Against
the Sky
Sasuke
odiava Naruto.
Lo
detestava così disperatamente che avrebbe fatto qualsiasi
cosa
perché sparisse dalla sua vita.
Era
rimasto immerso nella sua oscurità accogliente, protettiva,
avvolgendosi su se stesso come la crisalide nel bozzolo, prima che
quel ragazzino fastidioso squarciasse la sua corazza e lo obbligasse
a guardare di nuovo il mondo. Aveva cercato di aggrapparsi con le
unghie ai suoi ricordi, al viso di Itachi, a quel nero denso e
soffuso che ne circondava l'immagine, all'odio che gli corrodeva il
cuore.
Eppure,
nulla aveva potuto contro l'azzurro arrogante e beffardo degli occhi
di Naruto.
Lo
colpì con tutte le sue forze. Sentì la pelle
cedere, le ossa
spezzarsi sotto le sue dita e il calore molliccio degli organi
interni tutto attorno al suo polso, mentre la mano, fradicia di
sangue, aveva bucato la tuta arancione sulla schiena.
Naruto
era lì, appeso a lui, lui che bruciava di odio e rancore e
vedeva
nero nero nero e nient'altro. Sasuke lo
sentì respirare a
fatica, gli occhi socchiusi. Sorrise, del tutto soverchiato da una
sensazione di rabbia folle e al contempo lucida che gli impediva di
ragionare.
Guardava
Naruto e vedeva Itachi.
Guardava
l'azzurro e vedeva soltanto oscurità.
«Non
puoi usare il tuo braccio destro, adesso. Dev'essere difficile
persino respirare».
"Per
ottenere il mangekyou sharingan devi uccidere il tuo migliore amico".
«Non
puoi più fare sigilli o usare quella tecnica».
Sasuke
non seppe mai perché avesse sprecato così tanto
tempo a parlare, a
commentare l'ovvio. Perché non riuscisse a stringere un po'
di più
la mano sul collo di Naruto e farla finita lì, diventare il
ninja
che avrebbe finalmente potuto sconfiggere Itachi.
Eppure,
il suo cuore era pieno di oscurità. Non poteva essere
così
difficile, anche per uno come lui.
Non
seppe mai perché aspettò.
All'improvviso
sentì soltanto il bruciore di un chackra inatteso,
potentissimo, che
lo costrinse a ritirare il braccio. Sentì un rimbombo cupo,
simile
al ringhio di un leone di montagna, e vide l'enorme belva a nove code
ergersi sull'acqua, il muso di volpe che lo fissava con la fame
predatoria e folle che soltanto un demone poteva possedere. Vide le
sue code agitarsi nell'aria, tutte intorno al corpo esile, martoriato
di Naruto.
L'oscurità
era così accogliente, nel baratro del suo cuore. Poteva
proteggerlo
anche da quello.
Poi,
come in un sogno, Naruto sollevò la testa, piano. E aveva
gli occhi
di un rosso scarlatto simile a quello delle fiamme, e le pupille
verticali dei serpenti. Sasuke percepì la paura, fino a quel
momento
covata nel fondo del suo stomaco, esplodergli nel petto con la forza
di una detonazione.
Più
di tutto, però, fu uno il particolare che lo fece vacillare.
Naruto
stava piangendo.
Sasuke
amava Naruto.
Lo
amava perché era stato l'unico in grado di guardarlo
davvero, di
scorgere la persona fragile e bisognosa d'aiuto dietro la sua corazza
di indifferenza. Lo amava per tutte le volte che avevano litigato, si
erano pestati, avevano mangiato insieme dopo la fine di una missione.
Sin
dalla prima volta in cui si erano visti, e lui era seduto sul molo a
fissare l'acqua, se ne era accorto.
E
aveva avuto paura.
Paura
che il suo animo nero non fosse abbastanza per sopportare la bellezza
del cielo.
_Angolo
del Fancazzismo_
Ho
fatto l'immenso errore di rileggere qualcuno dei vecchi capitoli del
manga - prima che Kishimoto si pigliasse una botta in testa, per
intenderci - e... oh, mio, Dio. Erano fantastici.
Ragazzi,
non so se vi ricordate il fumetto dei volumi 25-26, il pathos, le
inquadrature cinematografiche, i fiumi di lacrime che qualcuno di voi
avrà versato guardando Naruto piangere mentre combatte con
Sasuke...
voglio dire, non ho potuto non scrivere. Quello
è il manga di
cui mi sono innamorata, che ti incolla alla tastiera e riaccende in
te il sacro fuoco della fanfiction, non quella pappardella shonen che
il Kishi ci sta attualmente propinando.
Spero
di aver risvegliato in voi tanti bei ricordi.
See
you soon,
Roby
ps.
Ho usato il promp #018 della Big Damn Table, "Nero".
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