So di essere in ritardo, anzi, in tremendo ritardo, ma mia madre ha avuto problemi e le sono rimasta accanto per aiutarla.
Chiedo umilmente scusa per avervi fatto attendere! *si porstra a terra*
Perdonate anche i possibili errori!
Capitolo V
FINALMENTE...UNA FAMIGLIA
Holmes sembrava solare. E questo a Watson faceva piacere.
Quando la bimba si alzò dalle gambe del padre, il dottore la seguì con lo sguardo, finchè non la trovò in piedi di fronte a sè.
-Posso sedermi qui con lei?- domando lei tranquillamente.
-Dammi pure del tu- rispose lui. A quel punto, decise di buon grado di prenderla in braccio e poggiarla sulle sue gambe; notando quanto fosse leggera la piccola.
Mrs.Hudson e Mary decisero di scendere al piano di sotto per preparare tè e biscotti da portare in stanza. Sherlock le seguì sostenendo di voler imparare a fare il tè ora che aveva una figlia.
In camera rimasero solo Jonh e Irene. Ad un tratto la bambina si girò verso Watson e , con occhi pieni di curiosità, fece la più semplice delle domande:
-Ami papà?-
-C-Cosa?- fece lui interdetto.
-Ami papà?- gli ripetè la piccola.
-NO! Oh cielo, no!...Voglio dire...no...non è una cosa giusta, ecco!- rispose lui con tono incerto e imbarazzato.
-Gli adulti rispondono sempre così, quando sono innamorati...- disse lei con tono divertito.
Il viso del povero dottore assunse una sfumatura color lampone.
-Va bene, hai ragione...contenta?- chiese in tono sconfitto lui.
-Certo! Sai, papà mi ha raccontato la sua storia e devo dire che tu, senza offesa, sei sempre stato l'ombra di mio padre. E comunque puoi stare tranquillo. Non dirò a nessuno del nostro piccolo segreto- disse facendogli l'occhilino -Spero tu riesca a confessarti!- concluse sorridendo.
-Perchè dovresti sperare una cosa simile?- chiese lui esterrefatto.
-Perchè non voglio una matrigna. Ma un patrigno non mi dispiacerebbe, soprattutto se fossi tu- finì lei.
Holmes e le due dame tornarono nella stanza in quel preciso istante; ma solo il detective si accorse dell'imbarazzo presente sul viso del medico.
-E' accaduto qualcosa che dovrei sapere?- chiese innocentemente alla figlia.
-No! Cioè...sì! No,no, proprio niente,...magari ne riparleremo dopo in privato- rispose Watson al posto della piccola.
Sherlock, stupito dalla risposta del suo ex collega, alzò un sopracciglio ma non continuò.
Mentre le donne chiaccheravano con la piccola Irene sul divano, i due uomini si ritirarono nell'ufficio di Holmes a discutere riguardo ciò che era accaduto tra la bimba e Jonh.
-Così mia figlia ha capito immediatamente i suoi sentimenti, amico mio?- chiese orgoglioso il detective.
-Esattamente, e mi ha spronato a confessarli, oltretutto!- rispose divertito il dottore -Io la amo, o meglio, io TI AMO, SHERLOCK HOLMES!- disse poi tutto d'un fiato.
-Non è un scherzo? E sua moglie?- chiese spiazzato il neo-genitore.
-No, non è uno scherzo, ti amo da...SEMPRE. E dammi del 'tu'! Comunque non ho mai toccato Mary, quindi non vi sono problemi; anche Irene ne sarebbe felice: parole sue- concluse Watson.
-Accetto volentieri i TUOI sentimenti e ti dico che li ricambio. Non pensavo che mia figlia volesse un patrigno- disse più a se stesso che al dottore.
I due si sguardarono per qualche secondo, dopodichè scoppiarono entrambi a ridere.
-Siamo due stupidi, eravamo innamorati l'uno dell'altro e nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di confessarlo!- disse tra le risate Sherlock.
-Già! Siamo due stupidi!!- confermò l'altro.
*****
Dopo una settimana, Watson era divorziato e abitava con Holmes e la piccola Irene nell'appartamento 221B di Baker Street.
Mrs. Hudson li aiutava quando entrambi dovevano uscire per risolvere un nuovo caso tenendo con sè la bimba.
E nessuno di loro era mai stato più felice di vivere.
Siamo arrivati alla fine di questa mia amata fanfiction!
Grazie a tutti coloro che mi hanno seguito ed hanno portato pazienza! Un bacione a tutti/e!
<3 Vi voglio bene <3
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