The only one

di Vahly
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Note dell’autrice: flashfic scritta per la “Coppa delle lande” su Maridichallenge. Ambientata dopo la fine della terza stagione, è un po’ la mia idea di come dovrebbero andare le cose. E chissà, magari Jeff Eastin riuscirà ad essere perfino più slash di me, conoscendo White collar xD insomma, spero vi piaccia. Mi scuso in anticipo per la lentezza con cui rispondo ai commenti *si prostra in ginocchio* ma sappiate che mi fanno sempre molto piacere… buona lettura!

 

 

The only one

 

 

“Di tutte le persone della mia vita… Mozzie, perfino Kate… tu sei l’unico.”
Quelle parole risuonavano nella sua mente, impossibili da fermare. 
Era l’unico di cui Neal si fidasse. L’unico che avrebbe potuto fargli cambiare idea, quando aveva deciso di partire. Era la persona per cui Neal aveva deciso di restare, nonostante avrebbe potuto vivere la vita che aveva sempre sognato, con il tesoro. 
Eppure, Peter non era mai riuscito a dire a Neal quanto tenesse a lui, quanto fosse grato che l’altro lo ritenesse così importante… quanto fosse grato che gli avesse chiesto un’opportunità, tre anni prima.
Quanto lo amasse.
Non era mai riuscito a dirlo, e anche se una parte di lui era sicura che Neal lo sapesse anche senza bisogno di parole, quel rimpianto lo stava uccidendo.


Neal era partito da un anno. 
Era una mattina come tante altre, quando arrivò una chiamata per lui.
«È un certo Victor Moreau,» annunciò Jones, «dice di aver bisogno di vederti. È per un caso, e vuole parlare con te, da solo.»


Peter non sapeva perché, eppure sentiva una strana euforia addosso, mentre percorreva la strada, come un presentimento. Ma di tutte le cose che avrebbe potuto immaginare, quella era senz’altro l’ultima della lista. 
Quando entrò nel capannone che gli era stato indicato, sentì il cuore fermarsi per un attimo, e poi riprendere a battere all’impazzata.
Neal era di fronte a lui. Sorridente, in uno dei suoi soliti completi italiani. Bellissimo.
Fu una questione di attimi, prima che l’agente si ritrovasse a stringerlo a sé più stretto che poteva. 
«Ehi, sembra quasi che tu non mi veda da mesi,» ridacchiò il giovane, stringendolo a sua volta.
«Già. Che cosa assurda, vero?» Peter sentiva le lacrime premere per uscire. «Neal, io…»
«Sì, lo so» lo interruppe lui. «Lo so,» ripeté, allontanandosi un poco, e lo baciò. Fu un bacio delicato, a fior di labbra, ma Peter si sentiva ugualmente elettrizzato. Per la prima volta da mesi, si sentiva vivo.
«Non posso stare a lungo. Sai, c’è gente che vorrebbe mettermi dietro le sbarre… chi lo avrebbe mai detto?» il suo sorriso nascondeva un velo di tristezza, e Peter avrebbe dato qualunque cosa per poterla cancellare. Ma non poteva, e ne era consapevole. «Però… volevo rivederti. Sono contento di averne avuto l’occasione.»
«Sei tornato qui solo per questo?»
Neal fece un’alzatina di spalle. «C’è chi mi definisce un inguaribile romantico. Forse ha ragione.»
Peter gli diede un altro bacio, questa volta più appassionato. Ora Neal era lì, tra le sue braccia. Era tornato per lui, così come era rimasto per lui un anno prima. E anche se sapeva che presto avrebbe dovuto lasciarlo andare di nuovo, quello che contava era essere lì, in quel momento. Quello che contava era il sentimento che c’era tra di loro, e che non si sarebbe mai affievolito. Mai.

 





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