CAPITOLO 1.
Amore. Il più bello dei sentimenti, la
più intensa delle sensazioni.
Amare e essere amati.
Amore è tenere ad una persona più che a qualunque
altra cosa, Amore è sentirsi bene con se stessi e con gli
altri, Amore è sentirsi liberi, Amore è sentirsi
felici, Amore è svegliarsi la mattina con lui e
addormentarsi con lui.
L'Amore ti fa sentire più bella, più sicura; ti
fa sentire unica, ti fa camminare sollevata da terra, ti fa dimenticare
le cose spiacevoli, ti fa sorridere... Ma anche piangere.
Qualcuno, una volta, disse che amare e essere amati è vedere
sempre il Sole.
Altri sostengono che amare sia solo una perdita di tempo.
Ma voi come vi sentireste, a sapere che su sei miliardi di persone
proprio LUI ha scelto di trascorrere una parte della sua vita proprio
con TE?
Lusingate, forse.
Ed è quello che è successo a me, e ve lo voglio
raccontare. Vorrei che attraverso la mia storia, la storia di Andy
Steed, voi riusciste a farvi la vostra idea personale di amore.
Insomma, lo faccio per aiutarvi.
Badate bene: sto parlando di amore vero, quello sincero, quello in cui
si crede davvero.
Altrimenti, l'Amore è tutta una dannata fregatura...
***
L'incontro fra due
personalità è come l'incontro fra due sostanze
chimiche: se c'è qualche reazione, entrambe si trasformano.
Ho sempre
odiato risistemare l'archivio, ma una volta ogni due settimane sono
costretta a farlo, fa parte del mio lavoro.
Faccio la bibliotecaria a tempo pieno, in una piccola e vecchia
biblioteca di Londra.
La cosa che mi consola è sapere che non sono quel tipo di
bibliotecaria vecchia e racchia, una di quelle con le rughe, gli occhi
piccoli e che arricciano le labbra quando vedono i bambini.
Nel complesso non sono male: ventisette anni, statura media, capelli
lisci e neri, occhi azzurri cerulei, la carnagione chiarissima in
qualsiasi stagione dell'anno, un fisico normale, forse non tanto
atletico.
E senza un fidanzato da quattordici mesi, sessantasei giorni e quindici
ore. Sì, è passato più di un anno da
quando è finita la mia ultima storia.
Un vero disastro.
La mia migliore amica Wendy dice che è a causa del mio
lavoro che non riesco a trovare un uomo, forse è vero...
Guardatemi ora: sono quasi le sette e oggi è sabato, invece
di essere a casa a prepararmi per uscire mi trovo in un polveroso
archivio a catalogare libri scritti il secolo scorso.
Questo è il trentaduesimo sabato sera che trascorro in
solitudine. Non il primo e di certo, non l'ultimo.
Niente potrebbe spezzare questo noioso equilibrio, soprattutto
perché mi trovo nell'archivio di una biblioteca,
è quasi orario di chiusura e sono l'unica anima viva
nell'edificio.
-Mi scusi...-
Oddio! E' questo chi è? Cosa ci fa qui? E come diavolo ha
fatto a trovarmi?
Ora mi sente: fuori dalla porta c'è scritto a lettere
cubitali che fra dieci minuti la biblioteca chiude. E perché
vuole un libro il sabato sera?
Mi volto verso questa persona, infastidita, pronta per dirgliene
quattro.
-Ma cos...?- non faccio nemmeno a tempo a finire la frase che mi
blocco, con la bocca semi-aperta.
Di certo non è il primo uomo che vedo, ma è
così...
-So che state per chiudere, ma avrei un disperato bisogno di un libro.-
continua lui, con un tono di voce quasi supplichevole.
-Posso solo immaginare quanto sia urgente!- esclamo, sarcastica e
irritata.
E' triste ammetterlo, ma mi sento davvero stupida: non riesco a
guardarlo in faccia, non ci riesco, è più forte
di me; oserei dire che sono quasi imbarazzata.
Lui è lì, impalato, che mi fissa con quei suoi
occhi azzurro cielo, con quell'aria da cane bastonato, con i capelli
biondo scuro umidi di pioggia.
-Le ruberò pochissimo tempo...- aggiunge, accennando a un
piccolo sorriso.
-In realtà, starei per chiudere.- ribatto, mentre sistemo
alcuni consunti libri in ordine alfabetico.
-La prego...- mormora, a denti stretti, puntandomi addosso quegli occhi
chiarissimi.
-E va bene!- acconsento, ormai esasperata -Mi dica cosa le serve...-
-Storie,
Erodoto.- mi risponde.
Mi rifiuto di crederci. Questo sconosciuto è venuto di
sabato sera, perché aveva un disperato bisogno di uno
storico vecchio di millenni!
E' assurdo, credo che quest'uomo sia pazzo.
-Attenda un attimo qui.- faccio io, uscendo dalla stanza dedicata
all'Archivio e dirigendomi nel reparto di Storia Antica.
Mentre cammino, scuoto la testa, con disappunto.
-Ecco a lei.- dico, per nulla cortese, porgendo all'uomo alcuni pesanti
volumi.
-La ringrazio davvero tanto!- esclama lui, sinceramente.
Il rumore della pioggia che batte sui vetri si sente in modo distinto,
così come il rombo di alcuni tuoni.
-Potrei rimanere qui a consultarlo? Sono venuto a piedi e...- mormora
ancora lui, timidamente, forse perché teme una mia reazione.
-Io ho del lavoro da sbrigare, e dovrei chiudere.- protesto, sbuffando.
-E' questione di poco tempo, non le creerò alcun
fastidio...- inizia lui, lo interrompo e faccio cenno di sì
con la testa.
Lo sconosciuto esce dalla stanza, e si siede ad uno dei tavoli
illuminanti dalla fioca luce delle lampade; sono nuovamente sola,
nell'archivio.
Non mi piace dover lavorare in presenza di altre persone.
Benché lo sconosciuto non faccia alcun rumore, mi sento
osservata, e questa non è un delle mie sensazioni preferite.
Tutta questa situazione è parecchio insolita: sono in un
archivio buio e polveroso, fuori piove a dirotto, e nella stanza
accanto c'è un uomo che non ho mai visto che legge Erodoto!
E se fosse un killer? Un pazzo? Un maniaco?
Nel tornare nella stanza passo davanti ad uno specchio, mi accorgo di
essere un mostro: il viso impolverato, le gote rosse, la fronte sudata,
i capelli spettinati.
Non me la sento di farmi vedere da lui; non lo conosco, questo
è vero, ma è così... Non riesco
nemmeno a descriverlo.
Affascinante.
Decido di rimanere in Archivio, seduta su una pila di libri; come se
fossi una ragazzina che si vergogna di farsi vedere dal ragazzo
più bello della scuola.
Sono le nove e lui è ancora seduto lì, non si
è mosso, non ha fatto una parola, temo anche che abbia
smesso di respirare.
Sfoglia solo quelle stramaledette pagine, e io sono ancora bloccata in
Archivio.
Un rumore mi fa sobbalzare dalla mia posizione in bilico sulla pila di
libri; guardo l'orologio, manca un quarto a mezzanotte.
Santo Cielo mi sono addormentata!
Veloce come una furia mi fiondo nella Biblioteca, ma lui ormai non
c'è più. Ha lasciato la luce accesa e il libro di
Erodoto aperto alla pagina dove probabilmente era arrivato.
Ho fatto davvero una figuraccia!
Ora è meglio che torni a casa, e che non pensi
più allo sconosciuto...
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