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Angolino dell'autrice
più pervs del mondo: Prima Percabeth, e prima oneshot a
rating arancione.
Quest'idea malsana e poco casta è nata da questa canzone
molto molto, mh, ispiratrice. (Skin, di Rihanna.)
Vi consiglio di ascoltarla
prima di leggere la storia o nel mentre, secondo me renderebbe di
più!
Questa fanfiction, devo ammettere, è una delle
più belle che abbia mai scritto.
Si, ne ho scritte tante ma non ne pubblico nessuna.
Adesso basta dai, leggete e recensite mi raccomando!
Tutti i tipi di critiche sono ben accetti, voglio sapere cosa ne
pensate!
Baci, A.
Wanna feel your skin.
The
mood is set,
So
you already know what’s next.
TV
on blast,
Turn
it down.
Ero
sul mio letto. Pensavo a tutto quello che era successo in quei tanti
anni al campo.
E per 'tutto',
intendevo proprio tutto.
Pensai a Luke, al suo sguardo carico d'odio e disprezzo.
Pensai a Grover, il mio migliore amico. Quella persona su cui potevo
sempre contare, senza aver paura di essere giudicato.
Pensai a come la mia vita fosse cambiata, dal momento in cui avevo
scoperto di essere un semideo.
Pensai a mia madre, che aveva dovuto sopportare di tutto pur di tenermi
al sicuro.
Pensai a mio padre, a quanto dicesse di volermi bene, e a quanto fosse
stato poco presente nella mia vita.
Poi mi venne in mente lei, il suo sorriso, i suoi capelli biondi che
risplendevano alla luce del sole.
Lei, Annabeth.
Avevo il televisore acceso, un regalo sentito da parte di mio padre.
Stavano trasmettendo una soap
opera banalissima, una di quelle in cui si scopre che il figlio del
vicino è in realtà il figlio della mamma del
papà
della sorella del cugino del nonno dello zio.
Per gli dei, che cretinate che
mandavano sul tubo catodico. Avevo bisogno di un po' d'aria, quindi
feci per uscire, ma appena aprii la porta, mi scontrai con la figlia
d'Atena.
Annabeth.
«Per tutti gli dei dell'Olimpo, Annabeth!»
esclamai, tutto d'un fiato.
La osservai. I capelli erano
tutti arruffati, come se si fosse appena svegliata, cosa molto
probabile. Gli occhioni grigi erano accesi da una scintilla.
Non riuscivo però a capire da cosa fosse determinato.
«Cos'hai da guardare, Testa d'Alghe?» mi chiese,
inarcando un sopracciglio.
Arrossii violentemente, mentre lei mi spinse di lato per entrare.
«Che ci fa una televisione nella tua camera?»
chiese scrupolosamente Annabeth.
«Che ci fai tu nella mia
camera?» le chiesi, guardando altrove. Ero profondamente
imbarazzato, lei era seduta sul mio letto e mi guardava.
Indossava una canotta di cotone leggero ed un paio di pantaloncini.
Quei pantaloncini mettevano in risalto le sue gambe.
Le sue gambe, bianche come la luna e dannatamente sensuali.
Mi andai a sedere accanto a lei.
«Percy...» sussurrò.
Non riuscivo a distogliere gli occhi dal pavimento. Se l'avessi guardata
negli occhi, avrei mandato all'aria tutto.
Nel frattempo, la televisione gracchiava una stupida canzoncina di una
pubblicità per bambini.
«Percy, per favore, guardami.»
Cosa avrei dovuto fare in quel momento?
Come avrei potuto togliermi dalla mente tutte quelle cose che mi aveva
detto? Tutto l'amore che provava per Luke?
Ero geloso, inutile negarlo.
Ero gelosissimo del sentimento profondo che Annabeth provava per Luke.
Anche se lei non mi aveva mai affermato ciò che pensavo, ero
sicuro che i miei pensieri non fossero sbagliati.
Lei era innamorata di Luke, lo sapevo nel profondo.
Ed io ero innamorato di lei, lo sapevo nel profondo.
«Io... io sono venuta qui perchè dovevo parlarti
di una cosa importante.»
La guardai.
I suoi occhi grigi erano colmi
di lacrime. Non volevo vederla così. Non volevo vedere le
sue
lacrime, e non volevo che lei piangesse a causa mia.
Gliene asciugai una che scorreva sulla guancia con il dorso della mano,
ma lei si ritrasse.
«Non credere che
perchè io sia venuta qui a piangere da te, tu possa
permetterti
di consolarmi. Non ho bisogno di essere consolata.»
Si alzò dal letto, e fece per andarsene, ma io la trattenni
per il polso.
Poi la tirai a me con uno strattone, e l'abbracciai da dietro. Lei
rimase immobile per tutto il tempo, poi si giro verso di me.
«Annabeth...» sussurrai, ma non ebbi il tempo di
finire ciò che stavo per dire.
Le sue labbra s'impadronirono delle mie. Erano morbide, soffici.
Fu un bacio molto corto. E molto casto.
Mi guardò, con il fiato corto. Aveva ancora quella scintilla
negli occhi.
Poi mi
ribaciò, e questo fu decisamente uno dei baci più
belli che io avessi mai ricevuto.
Giocò con
la mia lingua, poi mi morse il labbro. Gemette.
La spinsi dolcemente
sul letto, e continuammo ad assaporarci. Lei si mise a cavalcioni su di
me.
Devo dire che le sue
labbra avevano un ottimo sapore, sapevano di ciliege. Forse proprio
perchè erano rosse come ciliege.
Tracciò una
scia
incandescente sulle mie labbra con la lingua, poi spostò
l'attenzione sul collo, che iniziò a mordicchiare.
Ribaltai la posizione,
volevo avere il controllo della situazione. Odiavo non averlo,
soprattutto in situazioni come queste.
Aveva le guance
leggermente arrossate e il fiato corto. Miei dei, era così
eccitante.
Le mordicchiai il
collo, lasciandole un segno inequivocabile.
Lei gemeva, e tra un
gemito e l'altro sussurrò «Percy... spegni il
televisore.»
Lo spensi, pigiando il tasto
d'accensione/spegnimento sul telecomando, poi lo lanciai dall'altra
parte della stanza.
Baby
strip down for me,
Go on take em off.
Don’t worry
baby,
Imma meet you half way,
Cause I know you
wanna see me.
Lui
mi tolse la canotta. Era così bello, bello come un dio
greco.
Che ironia.
Le sue braccia muscolose erano tese, accanto al mio busto. Volevo che
toccasse ogni singolo centimetro della mia pelle, ma sembrava esitare.
«Percy... c'è qualcosa
che non va?» gli chiesi. Il labbro inferiore
incominciò a tremarmi un
po'. Avevo paura che avesse intenzione di abbandonarmi.
Non volevo che qualcun altro mi abbandonasse, mi sfruttasse. Avevo
già ricevuto troppe batoste nella mia misera vita.
Ma da Percy, non ne volevo ricevere nessuna.
Lui era troppo importante. Troppo.
«Annabeth...»
mormorò.
Presi
il suo viso fra le mani, e lo avvicinai al mio. Ci baciammo, come se
fosse naturale. Come se lo avessimo fatto altre mille volte.
La sua lingua giocava
con la mia, impetuosa. Era così dannatamente sensuale.
Lo spinsi via. Non
volevo risultare troppo debole, troppo... umana? Mh.
In preda ai miei
istinti ormonali?
Ecco.
Sorrisi
maliziosamente, e mi alzai dal letto. Avevo voglia di giocare un po'.
Feci cadere al suolo
il mio pantaloncino. Restai solo con gli indumenti intimi.
Mi
abbassai verso Percy, e gli sfilai la t-shirt. Lui mi
guardò, i suoi
occhi azzurri come il mare s'immersero nei miei grigi come il cielo
burrascoso.
Decisi d'immergermi
anche io in quegli occhi. Mi prese
per la vita e incominciò a baciarmi i seni, ancora
leggermente coperti
dal reggiseno.
Mi rivolse uno
sguardo, uno sguardo così ansioso, come per dire 'posso?'
Sorrisi, e lo aiutai a
sfilarmi il reggiseno.
And
now
you want it like,
Want
you to feel it now.
I
got a secret that I wanna show you, ou.
I got a
secret, imma drop em to the floor.
Immersi
il viso fra quei seni così perfetti. Lei inarcò
la schiena, e per paura
che potesse cadere, la tenni stretta per la vita.
Lasciai una
piccola scia di baci su entrambi i seni, poi presi a morderne uno e lei
gemette.
Era il suono più dolce che avessi mai sentito.
Continuai, mentre lei mi stringeva le spalle. Le sue mani scesero verso
la schiena, che iniziò a graffiare.
Improvvisamente, come a voler precisare di essere Annabeth,
scivolò dalle mie braccia, si alzò e si
chinò su
di me.
Un bacio.
Le sue labbra soffici fra le mie.
Due baci.
Il suo corpo caldo disteso sul mio.
Tre baci.
Le sue mani sui bottoni dei miei jeans.
Era
la cosa più inspiegabile che Annabeth avesse mai fatto, ma
d'altro
canto non le dissi mai di fermarsi. Era ciò che volevo da
quando
avevamo entrambi compiuto diciotto anni.
Lei ne parlava ogni tanto,
ma non avevamo mai affrontato seriamente l'argomento, dato che non
stavamo neanche insieme. Non ci eravamo mai sfiorati, quindi dubitavo
che lei potesse avere pensieri del genere.
Ovviamente, come ogni volta che si trattava di Annabeth, mi sbagliavo.
Mi sfilò il jeans, e li lanciò sul pavimento.
poi con l'indice
tirò l'elastico dei boxer.
Trattenni il fiato.
Lei rise, ma lasciò perdere i miei boxer e si
concentrò sul mio petto, che iniziò a baciare.
Le strinsi i glutei, mentre lei, mettendosi a cavalcioni su di me,
muoveva il suo corpo verso di me.
Quel gesto involontario, mi fece capire in modo così
semplice e conciso quanto mi desiderasse.
Le sfilai l'intimo. Mi guardò, con quei suoi occhioni.
Avrei potuto affogarci nei suoi occhi, e nessun tipo di magia di
Poseidone avrebbe potuto salvarmi.
Era un tipo molto, molto diverso di magia.
Era quel tipo di magia per il quale la gente sorride come ebeti senza
motivo.
Era quel tipo di magia per il quale regali qualcosa, senza pretendere
nulla in cambio.
Solo per il gusto di vedere sul viso dell'altra persona un'ombra
impercettibile di un sorriso.
Era quel tipo di magia per il quale avevo rischiato più
volte la vita.
Lei mi sfilò i boxer, con tutta la dolcezza del mondo, senza
pretendere di essere sexy.
Voleva solo amore. O forse, mi sbagliavo.
All I’m
in is just skin.
No
jeans,
Take em off,
Wanna feel your
skin,
«Tutto
ciò che voglio, è la tua pelle. Voglio sentire la
tua pelle.» sussurrai al suo orecchio.
E con un gesto
così repentino da sembrare irreale, entrò dentro
di me.
Chiusi gli occhi,
mentre lui mi accarezzava una guancia.
Lo guardai.
Le sue labbra
cercavano le mie, d'altronde come le mie cercavano le sue. Ci baciammo
per altre due, tre, quattro, cinque volte.
Poi
appoggiò la sua fronte sulla mia, e accadde.
Tutto
il mondo incominciò a roteare vorticosamente, il mio
pensiero era
concentrato su Percy, su i suoi occhi azzurri che mi avevano rapita sin
dalla prima volta che li vidi.
Sulle sue labbra,
così piene di bramosia.
Sul fatto che fosse
diventato mio, e che io fossi diventata sua. Lo sentivo, come una
certezza.
Come quel qualcosa che
sei sicuro che accada, quelle cose belle che sai che ormai fanno parte
di te.
Lui ormai faceva parte
di me.
Lo avevo lasciato
entrare dentro me, Annabeth, dentro al mio cuore e dentro ai miei
sentimenti.
Avevo
lasciato che vagasse fra il mio corpo, assaporandolo centimetro per
centimetro, ed era stata la scelta più giusta della mia vita.
Mise
la testa accanto alla mia, mi baciò una guancia e ci
addormentammo, con
le mani intrecciate e un sorriso sulle labbra che custodiva il nostro
segreto più grande.
...I got a secret that I wanna show you, ou.
I
got a secret, imma drop em to the floor.
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