Piccola
precisazione:
Il titolo è
preso da una canzone dello "Stato sociale" :)
Se andate su Youtube
c'è, ovviamente la canzone e a mio modesto parere merita. :)
l'AMORE AI TEMPI
Si
avvisano le gentili lettrici {Anche i gentili lettori che sono specie
protetta come il Dodo - No, non è estinto -} che
questa storia potrebbe provocare:
1) Attacchi di mal di pancia;
2) Voglia di disdire la connessione internet;
3) Voglia di sapere sia come mi chiamo sia dove abito così
da uccidermi a sprangate in testa;
4) Niente punto quattro ù_ù
I personaggi non mi appartengono, non mi ritengo una scrittrice e l'ho
scritta solamente per strapparvi
una risata\sollevarvi il morale perché si, c'è
qualcuno che è messo peggio di voi {IO}.
L'amore
ai tempi dell' Ikea.
La
domenica mattina, per Frank, non esisteva,
era una credenza popolare, un'entità metafisica che i
nullafacenti si erano inventati di sana pianta, una sorta di Infero mai
esistito realmente. Non aveva mai provato il brivido di svegliarsi
così
presto e testarne la veridicità, aveva sempre preferito
dormire fino al
tardo pomeriggio e rimanere con la convinzione della sua non esistenza.
Ma,
come voi saprete, c'è una prima volta per tutto.
Una domenica di Maggio, una domenica estremamente
calda ed afosa, si
era ritrovato di fronte all'ingresso dell'Ikea senza sapere
né
come vi era arrivato né chi l'avesse accompagnato. Aveva
ricordi
vaghi e confusi della sera precedente, lui ed i suoi compagni di Band
si erano dati alla pazza gioia per via del successo riscosso dal loro
ultimo album, quindi avevano alzato leggermente il gomito. Ma era
impensabile che, ubriaco com'era si fosse messo a guidare fino al
parcheggio dell'Ikea, quindi era, decisamente, un ipotesi da scartare
in partenza. Inoltre, la maglietta che indossava era sicuramente
diversa da quella della sera precedente, non si sarebbe mai azzardato
ad uscire con una t-shirt sgualcita, soprattutto se
Gerard_Decido_Io_Come_Si_Veste_Il_Mio_Ragazzo_Way era nei
paraggi.
«
Che cazzo ci faccio qui? » aveva chiesto rivolto a
chissà chi.
«
Che vuol dire cosa ci fai qui? Non ti ricordi? Ieri sera mi hai giurato
che saresti venuto qui con me. »
Frank si era voltato incontrando gli occhi
ridenti del suo ragazzo.
«
Ieri sera ero ubriaco, Gee. » aveva ringhiato assottigliando
gli occhi fino a ridurli a due fessure «
Non ho potuto giurare una cosa simile! »
«
Quisquilie, mio caro, l'hai giurato ed
hai anche firmato questa qui. » aveva pigolato indicando un
piccolo fazzoletto di carta sul quale vi era scritto ' Io sottoscritto
Frank Iero giuro di accompagnare il mio ragazzo
Gerard_Dio_Del_Sesso_Way all'Ikea domani
mattina, partendo non prima delle otto e non dopo le nove'.
«
Primo non ti reputo un Dio del Sesso. Secondo, le otto son della sera,
vero? » aveva chiesto in un rantolio.
«
Certo che no,
scemotto! Del mattino... »
Un urlo raccapricciante si era espanso per tutto
il parcheggio dell'Ikea.
«
Tu, tu, tu! Mi
hai rigirato, mi hai estorto quel giuramento prendendomi in un attimo
di incoscienza! Ero ubriaco, quel giuramento non ha alcuna
validità! Ti trascino in tribunale se non mi riporti subito
a
casa! »
Gerard si era acceso una sigaretta, ostentando la
sua faccia tosta ed il suo miglior sorriso sadico.
«
Leggi qui dietro, Frankie. » aveva detto con un ghigno
malefico.
' Nel caso io non presti fede al giuramento,
Gerard potrà osservare dai tre ai cinque mesi di assoluta
castità nei miei
confronti'
Era sbiancato.
«
Perché hai sottolineato più volte
'miei'? »
«
Perché credi veramente che io
riesca a non fare sesso per cinque mesi? Cioè, insomma,
guardami! La mia pelle è così splendente
perché
faccio tanto sesso, Mon Amour... Allora? Cosa decidi? Vuoi davvero
tornare a casa? »
L'idea di tornare nel suo bel letto caldo, di
poggiare la testa sul
cuscino e di dormire profondamente fino al tardo pomeriggio era
allettante, ma non si poteva dire lo stesso dell'idea del suo ragazzo
che scopava con un perfetto sconosciuto. Quindi, nonostante amasse da
morire il suo letto e intrattenesse con lui una relazione 'possessiva
ed ossessiva', aveva preferito seguire il ragazzo nelle sue compere.
«
Quanto tempo pensi di impiegarci? » aveva chiesto alzando un
sopracciglio.
«
Beh, devo comprare poche cose, quindi non
credo più di un'ora. » aveva risposto l'altro,
sorridendo
amorevolmente.
«
Allora entriamo, no? Se non ci muoviamo comincerà
a crearsi la fila... »
Gerard gli aveva schioccato un bacio
sulla bocca prima di dirigersi a
grandi falcate verso l'ingresso del negozio, aveva dipinta sul volto la
migliore espressione soddisfatta che gli avesse mai visto.
«
A proposito, che devi comprare? » aveva chiesto pentendosene
subito dopo.
«
Uhm, vediamo. Dei comodini nuovi, quelli
vecchi non si intonano alla perfezione con lo scendiletto. Un
lampadario nuovo per la cucina, quello vecchio Mikey l'ha usato come se
fosse stato una liana ed è davvero messo male... Poi una
nuova
vasca da bagno, l'altro giorno ho provato l'idromassaggio e devo per
forza averlo in casa. Non puoi neanche immaginare quanto era morbida la
mia pelle dopo averlo fatto e, poi, anche io ero abbastanza rilassato.
Un armadio per il corridoio, quello vecchio si è rotto dopo
che Ray si è nascosto dentro, sai per quella storia di
gelosie e
corna con Bob.... Ah, ricordami di prendere anche un nuovo divano di
pelle nera... ed anche un nuovo servizio di pentole e ... »
Frank si era fermato al ' vediamo', il suo
cervello si era rifiutato di
seguire il discorso che l'altro stava ancora facendo, soprattutto
perché il seguirlo comportava anche l'accettare che non
sarebbero mai rientrati a casa in un'ora, anzi, forse non sarebbero mai
più tornati a casa.
{
L-a-a-t-d-i}
Trecentocinquanta comodini, duecento vasche da
bagno e settecento divani dopo,
era ancora lì, rinchiuso nel negozio dell'Ikea con il
proprio ragazzo che osservava con occhio critico tutta la merce in
esposizione.
Erano passate due ore da quando erano entrati ed
il ragazzo non aveva ancora scelto niente,
giusto il lampadario della cucina che si trovava già alle
casse.
- Sia mai che qualcuno me lo rubi!- aveva
cinguettato il ragazzo trascinandosi dietro lo scatolone con la merce.
Avrebbe, davvero, voluto dirgli che nessuno gli
avrebbe mai rubato
quel coso, non tanto perché ve ne erano altri trenta
scatoloni
pieni, ma perché era davvero un pugno nell'occhio. Una serie
di
piccole roselline colorate - oscenamente- esposte a raggiera intorno ad
un palo d'oro. Un vero scempio.
«
Che ne dici di quei comodini? »
aveva chiesto indicando due mobiletti neri che somigliavano
più
a delle piccole casseforti che a dei comò.
«
Fai quello che vuoi, Gee. Hai già sforato di un'ora...
»
L'altro aveva sbuffato, segnando su un piccolo
foglietto il codice di
quei due comodini. Poi si era diretto verso il lato dell'esposizione
riservato alle vasche da bagno, trascinandosi dietro un furente e per
niente sveglio, Frank.
Si era messo ad ispezionare minuziosamente ogni
singola vasca da bagno,
entrandovi dentro completamente vestito e con le scarpe inzaccherate,
sporcando la ceramica bianca.
«
Perché non entri anche tu? Si...
insomma, questa vasca la useremo insieme quindi bisogna vedere se in
due centriamo, no? » nonostante lo sguardo pieno di malizia e
perversione del ragazzo, lui aveva declinato l'offerta.
Primo perché non pensava realmente che
si potesse entrare
vestiti nelle vasche in esposizione, secondo c'era una vecchietta che
era una mezzora buona che li seguiva, storcendo il naso ad ogni loro effusione pubblica.
Quella domenica era già iniziata male, non voleva che
finisse anche peggio.
«
Quanto sei musone? Comunque prendo
questa... » aveva commentato alzandosi in piedi ed uscendo
con un
balzo dall'enorme vasca da bagno.
Inutile dire che era grande quasi quanto il bagno
che avevano in casa e
che, quindi, non ci sarebbe mai entrata. Erano parole dette al vento,
non le avrebbe ascoltate, non le avrebbe calcolate.
Tutto fiato sprecato.
Da lì si erano, nuovamente, diretti
verso i divani.
Gerard li aveva provati tutti, trovando per
ognuno di essi un piccolo
difetto, un piccolo ed insignificante neo. Almeno lì non
comprò
nulla.
Poi fu la volta della libreria, scelse la
più bella - Dio sia lodato- ma anche la più
difficile da montare.
' Tanto la monterà qualcuno dell'Ikea,
no?' aveva pensato speranzoso il povero Frank.
Il letto era stata l'ultima parte di quel viaggio
lugubre, anche la più divertente.
Alla fine si era lasciato trascinare dal ragazzo
in quel gioco perverso
del 'proviamo il letto'. Si erano lasciati andare in delle cose
leggermente perverse, così tanto da lasciare basita la
tenera
vecchietta che li seguiva come una stalker e che, alla fine, voleva
soltanto un autografo per la nipote.
«
Mi scusi per quello che ha visto,
signora. » aveva commentato imbarazzato Frank mentre firmava
il
pezzo di carta alla signora. Quella l'aveva ringraziata prima di
eclissarsi con un'espressione di pieno terrore in volto.
Si erano diretti verso la cassa.
«
Frankie Candy.. ho dimenticato il portafogli a casa... non è
che? »
Aveva sbuffato, tirando fuori la carta
di credito e lasciandola
tra le mani del ragazzo, pur sapendo che, una volta tornata nelle sue
tasche, non sarebbe servita più a niente dato che i soldi
all'interno sarebbero spariti 'magicamente'.
Qualche
minuto più tardi erano,
finalmente, in macchina diretti verso casa e al loro seguito un
furgoncino preso a noleggio con i mobili che Gee aveva comprato.
{L-a-a-t-d-i}
La visione del letto era stata paradisiaca. Poteva
immaginarsi la soffice morbidezza delle lenzuola di seta, il tenero
affossamento del cuscino e, soprattutto, il dolce tepore del piumone.
« Amore? Amore! Scendi! »
« Perché? »
« Come perché? Credi
veramente che la roba si monti da sola?! »
Un nuovo, potentissimo, urlo si era espanso per
la casa, seguito da un altro urlo non appena aveva scoperto che le
istruzioni - rigorosamente senza figure - erano scritte in Finlandese...
Ma
questa è un'altra storia...
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