Anemos Me Kineì

di _Nightshade_
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«È una bambina, mister MacKenzie…»
«Una femmina! Una maledettissima femmina, ecco cos’è! Che me ne dovrei fare io?»


Non sono proprio le parole che ci si aspettano da un padre impaziente di fronte alla nascita della sua prima creatura, ma sono proprio queste ad essere uscite dalle labbra di Alexander MacKenzie quando, dopo spinte, grida e sangue, sua moglie Kathleen gli ha partorito una figlioletta bella e sana.
Brianna Ailith MacKenzie Fraser, erede del patrimonio accumulato dalla purissima famiglia scozzese dei MacKenzie, generazione dopo generazione, e destinata adesso ad estinguersi per colpa di questa sciagurata nascita che ha l’incredibile difetto di avere il sesso sbagliato.
Invano s’è atteso l’arrivo del legittimo erede di quel cognome, che non s’è mai degnato di nascere e fare compagnia a quella bambina che, a dispetto delle mille maledizioni del padre, cresceva ogni giorno più bella, viziata e vezzeggiata come una piccola principessa ed educata come una gran dama nella grazia dei modi, resa elegante padrona di casa e brillante conversatrice, colta in più d’un campo. Perché se non si può avere un figlio a portare avanti il nome della famiglia, l’unica cosa che resta da fare è cercare di combinare un matrimonio che sia il più vantaggioso possibile, e perché no, che avvicini la famiglia a quella nobiltà che è l’unica cosa che manca ai già più che facoltosi MacKenzie.
Il fortunato pretendente alla mano della quasi tredicenne Brianna è presto trovato in Dougal Adams, nientemeno che Conte di Applecross, un gran bell’uomo dai capelli e barba rossi e dagli occhi azzurri, più grande di lei di almeno una quindicina d’anni, rimasto incantato dalla visione di quella che al tempo era solo una bambina dai lunghi boccoli biondi e dagli occhi profondamente blu, e dall’indole indomita e ribelle nascosta sotto una maschera forgiata dall’obbedienza e dalle buone maniere.




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