AUTORE:
Akane
TITOLO: Nuova
nascita nuova identità
SERIE:
Supernatural
GENERE:
introspettivo
TIPO: one shot,
slash, spoiler settima stagione
RATING: verde
PAIRING:
DeanXCastiel (Destiel)
DISCLAMAIRS: i
personaggi non sono miei ma degli aventi diritti, scrivo senza far
niente di male a nessuno.
NOTE: il titolo
è la traduzione italiana del titolo dell’episodio di riferimento, il
7x17. Il famoso 7x17! Che bello vederlo finalmente! Stavo morendo!
Insomma, ritorna Castiel per chi non lo sapesse, episodio fantastico
anche se finisce con l’amaro in bocca perché devono di nuovo
momentaneamente separarsi poiché Castiel dopo aver ricordato chi era ed
essere tornato sé stesso grazie a Dean, non riesce a salvare Sam dalla
follia in cui ormai è caduto e allora devia il suo stato mentale in sé.
Praticamente si prende la sua follia e le sue allucinazioni su
Lucifero. Povera stella… del resto doveva rimediare in qualche modo il
gran casino che ha fatto!
Dean in
extremis, intanto che cerca un modo per aiutarlo e nel frattempo se la
vede coi Leviatani, lo interna in un ospedale psichiatrico sorvegliato
da Meg, un demone momentaneamente in accordi con loro. Come andrà non
si sa ma quando ho visto la puntata non ho potuto che vedere tutto il
grande amore di Dean per Castiel. E viceversa. Speriamo risolvano tutto.
Io ho scritto
su un momento successivo all’episodio in questione che però non è
chiaramente inserito nella serie, potrebbe succedere ma non c’è
riferimento. Si tratta principalmente di considerazione di Dean alla
luce di quel che è accaduto e finalmente si decide ad essere onesto con
sé stesso.
Spero che
piaccia, è una shottina con poche pretese nella speranza di avere
presto tanto bel buon materiale su questi due!
Buona lettura.
Baci Akane
NUOVA NASCITA NUOVA
IDENTITA’
Era come un
tormento, da quando Sam era tornato a posto ed il suo problema si era
completamente risolto ed avevano ripreso ad occuparsi ‘solo’ di quei
maledetti Leviatani, Dean si era ritrovato a sostituirsi alle notti
insonni di suo fratello che aveva finalmente ripreso a dormire.
Lui non ci era
riuscito.
Del resto come
poteva? Era successo tutto in fretta, tutto così dannatamente in
fretta… tanto che si era ritrovato ad accettare l’aiuto di Meg!
Meg, il demone
che in passato li aveva cercati prima di uccidere, poi li aveva aiutati
e successivamente era sparita!
Riapparire così
di punto in bianco perché sulle tracce di Castiel, convincerlo a dirgli
tutto e poi stargli appresso per sorvegliarlo… insomma, era proprio
disperato oppure estremamente confuso.
O magari solo
impazzito.
Aveva cercato
di spiegarlo a Sam ma non ci era riuscito bene, l’aveva liquidato con
un assurdo accordo di mutua distruzione.
I casi poi si
erano susseguiti uno dietro l’altro, aveva cominciato a telefonare a
Mag nell’ospedale psichiatrico di Castiel di continuo e a pensarci in
maniera ossessiva.
Alla fine aveva
ragione Sam… era follia pura aver accettato l’aiuto di un demone, sia
pure disperato e contro lo stesso nemico, uno dei tanti che avevano
loro: Crowley.
Quel maledetto
dava la caccia sia a lei che a loro, di conseguenza allearsi non poteva
essere una poi tanto pessima idea. Se non si considerava il passato…
Ruby era sembrata disperata quanto Mag, ma poi li aveva traditi alla
grande scatenando l’Inferno nel senso più vero del termine.
Dean ci
ripensava di continuo, forse doveva andare a tirarlo fuori da là e
portarselo dietro… ma era anche vero che sarebbe stato più in pericolo,
poi.
Se gli angeli
ed i demoni avrebbero sentito che Castiel era ancora vivo l’avrebbero
cercato e ammazzato seduta stante. Era probabilmente l’essere più
ricercato in assoluto. Anche Crowley gli dava una spietata caccia,
tanto per cambiare, sospettando il suo ritorno.
Ma non era
quello il punto.
Era tutt’altra
cosa…
Dio, come
poteva dimenticare come si era sentito quando l’aveva rivisto vivo?
Non aveva mai
osato piangere per la sua scomparsa, si era concentrato sul suo
tradimento e sul male che gli aveva fatto, specie facendo crollare il
muro di Sam. Però la verità era che si era portato dietro il suo
impermeabile e non glielo aveva mai lavato o sistemato, l’aveva tenuto
così come l’aveva lasciato e non solo. Aveva dovuto cambiare tutto,
nella sua vita.
Tutte le sue
identità che usavano solitamente, scordarsi dei rifugi soliti
precedenti, specie casa di Bobby, smettere di vedere chiunque vedessero
prima. Avevano cambiato l’Impala perché troppo pericoloso usarla. Aveva
dovuto sbarazzarsi di tutto ciò che aveva sempre avuto ed usato. Ma di
quell’impermeabile no, non se ne era mai sbarazzato. Mai.
Non l’aveva
dimenticato, mai lasciato da qualche parte al sicuro per non
scorazzarselo insieme alle armi. L’aveva sempre avuto ossessivamente
nel bagagliaio.
Il tradimento
di Castiel, per quanto fosse stato fatto in modo disperato, gli era
bruciato come quello di nessun altro in vita sua. Quello di Sam era
stato atroce ma diverso da quello di Castiel. Non poteva dire che era
peggiore o migliore, semplicemente un’altra cosa perché Castiel aveva
sempre rappresentato la sua salvezza, la sua ancora, la sua scialuppa,
il suo sostegno, la sua via giusta in ogni istante, soprattutto quando
Sam era uscito di testa per il sangue di demone. C’era stato nel
momento peggiore della sua vita, il tradimento di suo fratello, quando
si erano lasciati, quando erano stati peggio che mai.
Castiel c’era
sempre stato costantemente ribellandosi a tutto ciò in cui aveva sempre
creduto, al paradiso, ai suoi simili, al mondo intero. Si era
sacrificato innumerevoli volte, per lui. Sempre.
Per questo la
sua alleanza con Crowley alle sue spalle l’aveva fatto uscire tanto di
testa, per non parlare del crollo del muro di Sam e dei suoi miliardi
di conseguenti problemi delle allucinazioni e dei crolli psicotici.
Sospirò
rigirandosi nel letto per l’ennesima volta.
Non sapeva più
come fare per non pensarci, se non lavorava aveva la testa
costantemente lì, a lui.
Castiel era
stato tutto per lui, lentamente, da quando era arrivato nella sua vita
e si erano legati con una lentezza esorbitante ma in maniera indelebile.
Era stato
malissimo, per lui, quando avevano litigato e quando si erano separati
ma era stata insostenibile la sua morte. Per questo aveva preferito
concentrarsi sulla parte in cui Cass l’aveva tradito, per superare
tutto quanto, per non impazzire dal dolore. E poi non ci aveva più
pensato, si era ostinatamente sforzato ed impegnato a non pensarci e a
fulminare chiunque nominasse Castiel.
Aveva litigato
con Bobby, quando aveva parlato di lui.
Era sempre
stato argomento tabù ed ora l’aveva ritrovato e cosa aveva fatto,
quando aveva ritrovato la memoria?
Gli aveva detto
che sapeva sarebbe tornato da lui!
Erano cose da
dire?
Avvampò e si
premette il cuscino sulla faccia, non era normale, era assurdo, era
malato!
Si alzò a
sedere irrequieto senza saper come fare a quel punto.
Non poteva
dormire, non poteva continuare così, non aveva niente su cui lavorare
perché coi Leviatani erano ad un punto morto ed i rimorsi per aver
mollato Castiel a Meg in un ospedale psichiatrico lo stava ammazzando
letteralmente.
Non voleva
lasciarlo là anche se sapeva che era la cosa migliore, viste le
allucinazioni di Lucifero -un tempo di Sam- che ora aveva. Se le era
deviate per salvarlo e rimediare ai suoi guai e non ci aveva pensato un
secondo… l’aveva fatto subito senza nemmeno salutarlo o dirgli niente,
niente.
Perché faceva
sempre tutto così senza consultarlo e prepararlo? Lo faceva impazzire,
ogni volta… ed erano sempre modi per salvarlo, comunque, o aiutarlo.
Come aveva
fatto a non piangere quando l’aveva rivisto?
Quello che
aveva provato non l’avrebbe più dimenticato, perciò nervoso come non
mai alla fine si alzò e rivestendosi in fretta uscì dal motel lasciando
un messaggio scritto a Sam che dormiva della grossa.
‘Vado a
controllare Cass. Se serve chiamami!’
Era assurdo
stare lì a pensare a lui e non vederlo quando invece moriva dalla
voglia.
Dopo il momento
in cui l’aveva rivisto vivo ed aveva capito che aveva perso la memoria
e non si ricordava niente, specie di lui, ed essersi sentito
ulteriormente male, Dean ripensò, guidando, a quando la memoria l’aveva
recuperata cacciando quei demoni maledetti.
Non ci aveva
nemmeno sperato veramente, Meg l’aveva convinto a dirgli tutto e
mandarlo a battersi coi demoni perché comunque per loro sarebbero stati
troppi ed impossibili. Però mandare un angelo che non si ricordava chi
era e quindi di come si esorcizzavano i demoni, era davvero da idioti.
L’aveva
guardato da lontano avvicinarsi a loro ed aveva pensato, con lo stomaco
atrocemente chiuso in una morsa allucinante, che ora l’avrebbe perso di
nuovo.
Alla fine però
il miracolo era accaduto e proprio come l’aveva visto fare mille altre
volte in passato, l’aveva rifatto.
Li aveva
esorcizzati tutti, la sua luce era riapparsa mentre li aveva mandati
via dai corpi di quelle persone e la sua sicurezza, la sua freddezza
nei movimenti, la sua essenzialità era tornata con lui e con la sua
luce.
E di nuovo
aveva trattenuto a stento le lacrime.
Era stata la
cosa più bella che aveva visto dopo… boh, forse troppo tempo, forse da
sempre. Non ricordava nemmeno quando era stata l’ultima cosa bella…
bella da togliere il fiato e far venir voglia di piangere dalla gioia,
dalla sorpresa, dalla meraviglia.
Castiel che
riotteneva la sua memoria, la sua anima, la sua essenza. Castiel che
tornava sé stesso.
Un angelo che
esorcizzava dei demoni.
Castiel che
tornava da lui.
Immerso in quei
ricordi, si riscosse di nuovo con le lacrime agli occhi.
Per un momento
ci aveva creduto.
L’aveva pensato
realmente, dannazione, e non si era mai sentito meglio.
“Con
lui al mio fianco ce la farò!”
Convinto che ce
l’avrebbe potuta fare a risolvere tutto, sia la storia di Sam che dei
Leviatani che di Crowley ancora a piede libero.
Ci aveva
creduto che avrebbe finalmente risolto tutto e si era sentito bene,
semplicemente bene.
Poi però era di
nuovo crollata ogni cosa e dall’euforia di una gioia totale ed
inaspettata, una gioia pazzesca e ubriacante, la dolorosa e brutale
sconvolgente realtà che di nuovo si abbatteva su di lui.
L’aveva appena
ritrovato e già di nuovo perso.
Per sistemare
il suo guaio e ridargli Sam, colui a cui teneva di più in assoluto,
Castiel si era rovinato. Di nuovo.
Come poteva
sopportarlo con l’unica blanda consapevolezza che magari in qualche
modo l’avrebbero potuto salvare poi?
Dio, come
poteva?
Dalle stalle
alle stelle e di nuovo alle stalle… insomma, un disastro.
Ci aveva messo
un po’ a rendersi conto che non gli bastava, questa volta, stargli
lontano e fingere che non fosse successo niente.
Castiel non era
morto, era vivo e si era fatto carico della follia di Sam, delle sue
allucinazioni, ed ora toccava a lui resistere. L’unica cosa che lo
confortava era sapere che lui era un angelo e che aveva resistito ad un
numero esorbitante di anime dentro di sé e, ovviamente, anche a tutti i
Leviatani.
Poi era
sembrato morto, ma ce l’aveva fatta.
Dio, perché non
l’aveva cercato?
Chiamò Meg in
modo che lo facesse passare, era piena notte e non erano concesse le
visite, ma ovviamente lei lo aiutò. Si parlarono, nulla di nuovo.
Perché era lì?
Cazzi suoi.
Voleva vederlo.
Non riusciva a dormire.
L’espressione
della donna demoniaca era stata fin troppo eloquente ed allusiva. Non
la colpì con un pugno solo perché poi non avrebbe più potuto fare
quello che voleva, ovvero vedere Castiel.
Entrò nella sua
camera e si chiuse la porta alle spalle.
Finalmente di
nuovo davanti a lui.
Era stato tutto
così strano… aveva passato quei giorni come sospeso in un sogno che non
si decideva a trasformarsi in incubo. Poi si era svegliato e la nebbia
si era dissipata ma molto lentamente.
Ripensare a
tutto di continuo l’aveva aiutato a far mente locale e a focalizzare i
vari problemi e le varie considerazioni.
La prima era
che doveva assolutamente recuperare Castiel.
La seconda era
che non era mai stato più felice di ritrovare qualcuno come con lui.
Sam era a parte, tutte le volte che era tornato c’erano sempre state
delle condizioni gravi da sostenere, delle conseguenze da affrontare.
Sospirò.
Ovviamente non
dormiva.
Per lui era
diverso, gli angeli non avevano bisogno di mangiare o dormire o fare le
cose degli umani, tecnicamente il suo problema era puramente
allucinatorio, non fisico come poi lo era diventato per Sam che
l’insonnia l’aveva rovinato e quasi ucciso.
Però era brutto
comunque perché Castiel vedeva quel maledetto Lucifero in chiunque
venisse da lui e nonostante sapesse che erano allucinazioni, non
riusciva a razionalizzare fino a quel punto e a sostenerle, però le
gestiva piuttosto bene.
Si stupì di
vederlo seduto sul letto in posa neutrale e composta. Mani in grembo,
schiena leggermente ricurva, sguardo fisso davanti a sé, piedi sul
pavimento.
Chissà cosa gli
succedeva…
Sam si
dimenava, si agitava, parlava, era davvero come un pazzo… lui era
catatonico.
Forse le
gestiva meglio di quanto pensasse. Sapendo che erano allucinazioni ed
essendo comunque un angelo con resistenze e capacità diverse c’era da
crederlo.
Si avvicinò
sperando che non facesse scenate nel vederlo come Lucifero, quando i
suoi meravigliosi occhi blu si alzarono stralunati su di sé, per un
momento non vide molta differenza dalle volte precedenti. Aveva sempre
avuto uno sguardo particolare, un po’ sull’allucinato andante. Come se
non capisse la stragrande maggioranza delle cose che vedeva e lo
circondavano, come se cercasse di continuo di capirle senza molto
successo. Sempre un po’ spaesato e confuso, corrucciato e… bè, un po’
così com’era ora.
Sorrise a quel
pensiero.
Dubitava che
indipendentemente da come apparisse, se la passasse bene anche perché
in quanto angelo i tranquillanti non gli facevano effetto ma non
sembrava gli servissero… era così calmo da spaventare, considerando che
sapeva cosa vedeva e che non erano cose belle.
Senza parlare,
conscio che avrebbe sentito altro, si sedette accanto a lui.
Castiel
continuava a fissarlo in modo ossessivo, squadrandolo, cercando di
capire, forse, chi era lì con lui perché sapeva in cuor suo che non
poteva essere veramente Lucifero.
Voleva
toccarlo, improvvisamente, ma aveva paura che si ritraesse percependolo
come un atto di aggressione.
Non sapeva cosa
fare, ecco perché non era venuto prima. Era completamente inutile, in
fondo.
- Chi sei? -
Chiese Castiel piano, la sua voce bassa e roca, rimaneva calmo.
Dean si chiese
cosa avrebbe sentito…
- Dean… - Dalla
sua espressione ferma ed impassibile, non capì ma provò a toccarlo, a
quel punto tanto valeva.
Gli prese la
mano e lo sentì irrigidirsi ma non si mosse e non si ritrasse. Doveva
essere cosciente anche del fatto che non era esattamente come percepiva
lui le cose.
Fu strano
toccargli la mano, era fredda e non si muoveva. Gliela prese con
entrambe sistemandosi meglio in modo da guardarlo e quando lo fece fu
come se una porta si aprisse ed un’ondata incredibile lo investisse
tipo onda d‘urto.
Continuava a
sforzarsi di stare fermo e non reagire e sapeva che probabilmente lo
stava torturando di più così, ma come poteva andarsene e basta?
Lui aveva
bisogno di toccarlo, di guardarlo, di… parlargli… ed improvvisamente si
rese conto che poteva dirgli qualunque cosa che tanto non l’avrebbe
sentita né capita. Poteva parlare liberamente e dire quello che gli
pareva, aprirsi senza remore e vergogne, essere per una maledetta volta
sé stesso.
Fu
sconvolgentemente dolce, farlo.
- Mi dispiace
per come è andata… - Cominciò stupendo sé stesso, la verità era che non
sapeva nemmeno lui cosa voleva dirgli, cosa aveva bisogno di dirgli. -
So che ora ti sembra io sia quel bastardo di Lucifero che ti sta
facendo del male, ma non posso fare a meno di… - La voce si incrinò e
gli occhi gli bruciarono. Era difficile. - dirti ciò che avrei sempre
voluto se ti avessi ritrovato. Non ne ho avuto tempo. - Castiel era
ancora immobile ma lo fissava assottigliando gli occhi, era davvero
difficile per lui trattenersi. Come ci riusciva? Sam era veramente
impazzito, alla fine… - Mi dispiace per come è andata… non volevo che
ci lasciassimo in quel modo, che finisse tutto così… e nemmeno che
dopotutto pagassi tu. Ti ho odiato tanto perché… - Esitò. Poteva? Dallo
sguardo di Castiel non capiva… e lui ne aveva bisogno. Non sapeva di
cosa ma ce l’aveva. Stava per esplodere. - perché ti amavo tanto. E
penso che puoi dare l’interpretazione che ti pare, di questo, perché
tanto non stai capendo un cazzo di quello che ti sto dicendo ed io non
sapevo di pensarla così. Ma l’averti così mi fa uno strano effetto.
Perché ho bisogno di parlare, tutti hanno bisogno di parlare. Ma con
chi, cazzo? Chi può ascoltare senza che poi gli peggiori la situazione,
senza che li preoccupi, che mi rompano le palle… - Si stava
giustificando da solo. Erano tutte cose vere, ma fondamentalmente si
trattava proprio di Castiel. - Penso di aver sempre voluto dirti che ti
volevo bene. Ti ho detto che ti consideravo un fratello e forse non hai
mai capito cosa io intendessi. Forse nemmeno io, prima che morissi a
quel modo e che vivessi senza di te stando fottutamente male. Ma penso
che fosse di più. Dannatamente di più. Ed ora che ti ho ritrovato posso
avere l’onestà di ammetterlo perché so cosa vuol dire il rimorso di non
averlo mai detto ed ammesso. Ho vissuto con questo maledetto rimorso.
Cass… - A quel punto lui stesso smarrito per la sensazione confusa che
provava fra il sollievo e la disperazione, gli mise sul viso una delle
due mani che stringevano le sue, glielo carezzò, lo sentì irrigidirsi
ma non si ritirò. Dio solo sapeva cosa pensava gli stesse facendo, come
poteva non ritrarsi? Magari sperava fosse lui e che gli stesse facendo
altro rispetto a quel che vedeva? - mi sei mancato così tanto che ora
lasciarti qua così mi fa impazzire… vorrei solo che tu tornassi da me
come un tempo. Che tutto tornasse come un tempo. Tutto. Noi due per
primi. Perché non può più essere come allora? Vivrei diversamente…
senza sprecare le occasioni… - A quel punto gli venne naturale non
farlo più, anche se sapeva che l’avrebbe vissuto come la cosa peggiore
della sua vita, forse.
Ma non poteva
più non farlo.
Dopo aver
capito il modo in cui era legato a lui, il perché era stato tanto male
e cosa voleva, non poteva più evitare.
Si allungò
ulteriormente e gli sfiorò le labbra rigido a sua volta ed impacciato.
Era un
desiderio diverso da quello che normalmente aveva provato. Non era
fisico e basico, non c’era niente a sfondo erotico e sessuale sebbene
probabilmente avrebbe potuto fare tutto e subito.
Era un
desiderio interiore di avere Castiel, il suo Castiel.
Era stranissimo.
Gli sfiorò solo
le labbra, lo fece con una dolcezza unica, poi sentendo che tratteneva
il fiato e che stringeva gli occhi, capì che l’aveva davvero torturato
come forse ancora nessuno aveva fatto.
Se ne pentì e
con di nuovo le lacrime agli occhi che premevano per uscire, pentito di
quel suo egoismo e di sentirsi comunque meglio per aver fatto uscire
quell’enorme rospo che aveva dentro da tempo, si alzò lasciandolo
andare.
Lo vide
rilassarsi subito e capendo che era meglio per lui non vedesse nessuno,
lo guardò un ultima volta.
- Giuro che ti
salverò io, questa volta. - Perché era consapevole che anche il suo
riportarlo alla sua vita originale era stato comunque un puro atto
egoistico e non certo un vero aiuto. Specie in virtù di quel che era
successo poi.
Improvvisamente
riuscirci era la cosa che più contava sopra ogni altra.
Avrebbe riavuto
il suo Castiel, in un modo o nell’altro.
FINE
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