Note
di Trick (non
me ne frega
niente se le saltate, tanto io non verrei comunque a saperlo).
Questa
fan ficton
assolutamente demenziale mi è venuta fuori dopo un attacco
isterico
dovuto all'eccesso di fyccine con cui il poveri siti di fan fiction
sono ricolmi. Non so se diventerà una cazzata a capitoli.
Non credo,
ma giusto perché ho un sacco di cose da fare e un piffero di
tempo
per farle, in 'sto periodo.
Nel
frattempo, volevo dedicare questa cosa da niente a tutte quelle
fan-writer serie che davanti a certe amenità della
scrittura
amatoriale si sentono prese per il culo.
***
Era
una notte buia,
molto buia. Così buia, che in tutto quel buio pareva
impossibile
poter vedere la più piccola traccia di qualsivoglia elemento
interessante ai fini della storia. Ma non importa, questo è
il mio
epico incipit drammatico e voglio che entriate nel contesto.
Era
buio e il mondo era
un posto tanto, tanto cattivo. Così cattivo, che in tutta
quella
cattiveria le tapine e misere forze del Bene stavano ormai svanendo a
causa dell'inumana perfidia di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte.
Ahimè,
come spiegarvi
le circostanze che ci hanno condotto a ciò?
Intanto,
partiamo dal
presupposto che siano tutti deficienti e teniamolo bene stretto fino
alla fine di questa sclerotica e dozzinale epopea. Apparentemente,
ben sette grossi libri farciti di fallimenti e umiliazioni da parte
di quei dementi dei Mangiamorte, infatti, non erano bastati
all'Ordine della Fenice per capire quanto fossero effettivamente
incapaci i sopracitati tizi cattivissimi e perfidi. Nel corso
del
Fu Potter Canonico perduto nei secoli (quello in cui
ancora
venivano narrate le epiche prodezze di uno sputacchio d'ossa con gli
occhiali tondi, un allocco col naso lungo e i capelli carota e una
tizia con un cespuglio in testa e i dentoni, per intenderci), i
Mangiamorte sono talmente pirla che verrebbe da chiedersi come abbia
fatto Lord V. a mantenere il potere così a lungo.
Ma
questo alla Somma
Autrice non interessa. Cioè, gente, seriamente: chi se ne
fotte di
come cavolo facciano dei simili idioti a conquistare il mondo.
No,
non la Gran Bretagna. Se si deve fare una cosa, la sia fa come si
deve: qui, Lord V. conquista il mondo, la galassia, l'universo,
Narnia e la Terra dei Ghiottoni. Avete visto quanto è
cattivo, no?
Era
davvero una notte
molto buia e a noi, del come Lord V. abbia
conquistato il
globo, non ce ne frega niente. A noi interessa soltanto che qualcuno
faccia luce sul destino dei nostri sopracitati (dove?) personaggi.
Quindi,
sì: era una
notte buia e tempestosa, fin quando Albus Silente non ha acceso gli
interruttori sul più mirabolante sipario che abbiate mai
immaginato.
Ragazze.
Ragazzi. Compagni. Amici. Parenti. Vicini. Il mio gatto.
Benvenuti
a Hoguort.
INSERIRE
QUI IL TITOLO
perché
fa un sacco figo
«Carissimi
studenti!»
strilla con ambigui versi acuti il Preside Albus Silente dall'alto
del suo sommo leggio. Sì, acuti. Anche in questa storia, il
Preside
Silente è sotto l'effetto di potenti barbiturici: non dite
alle
vostre mamme che sono stata io, a rivelarvelo. «Come sapete,
Lord
Voldemort è tornato e tempi assai bui e tempestosi ci
attendono.
Dubito che qualche membro delle famiglie che avete lasciato a casa
possa stare tranquillo e sperare di sopravvivere, ma voi siete qui, a
Hoguort, l'ultimo posto in cui mi aspetto di vedere ambientato un
epico duello mortale fra Harry Potter e Lord Voldemort, quindi
rasserenatevi e comportatevi come se niente di tutto ciò vi
interessasse».
Hermione
Granger,
sedicenne studentessa di Grifondoro dall'impeccabile e ossessivo
rendimento scolastico, aprì la bocca con espressione confusa
e
scosse appena la criniera di incontrollabili e ben poco affascinanti
capelli crespi. Si voltò verso i due amici, seduti di fronte
a lei e
con la stessa faccia perplessa. Ron Weasley storse il naso lungo e
mostrò i palmi delle grandi mani con l'aria di chi non vuole
immischiarsi in alcuna faccenda misteriosa. Harry Potter, mingherlino
e dalla folta zazzera nera, fece le spallucce.
«Avete
ascoltato
almeno una parola di quello che ha detto il
professor
Silente?».
Harry
e Ron si
scambiarono un'occhiata in tralice che fece sbuffare alla ragazza:
«Ovviamente
no. Se lo
aveste fatto, avreste capito che c'è qualcosa che non torna.
Non vi
sembra strano che Silente ci inciti a fingere che Tu-Sai-Chi non
esista?».
«Forse
soffre di
demenza senile e se l'è scordato»
scherzò Ron, picchiettandosi la
tempia con l'indice. «Non sarebbe affatto male se si
scordasse pure
gli esami di fine anno».
Mentre
Harry
ridacchiava sotto i baffi, Hermione lo liquidò con
un'occhiata
boriosa.
«Detto
ciò, è tempo
di presentarvi i vostri nuovi compagni di scuola» proruppe
nuovamente la voce leggiadra di Silente. «Ma, visto che a
nessuno di
voi interessano i mocciosi per nulla interessanti del primo anno, li
Smisteremo a caso e non li nomineremo mai più. Sono qui per
presentarvi una ragazza davvero molto, molto speciale. È
originaria
delle lontane Americhe, ma a causa dei cazzi dell'Autrice, di un
trasferimento di residenza e di un viaggio temporale
frequenterà
Hoguort solo da oggi!».
Le
mandibole di
Hermione si spalancarono in maniera tragicomica.
«Di
che sta
parlando?».
«Ma
della nuova
studentessa, no?» esclamò una
ragazza seduta vicino a
Lavanda Brown. «Cos'è, sei sorda?».
Harry,
Ron e Hermione
si sporsero verso di lei. Era una sedicenne particolarmente bella,
con i lunghi boccoli dorati elegantemente acconciati sulle spalle, la
pelle nivea e i grandi occhioni dorati dalle
lunghissime
ciglia scure.
«Secondo
me, Hermy, un
Ippogrifo le ha sputato in un orecchio!» rise un ragazzo
dall'aria
prestante seduto di fronte a lei. Aveva le spalle larghe e muscolose,
il profilo fascinoso da bravo ragazzo di campagna (non so cosa sia,
ma la Somma Autrice mi ha detto che è
così), una
fiammeggiante chioma rossa e gli occhi azzurri più
splendenti che
qualcuno avesse mai visto. L'angelica apparizione era stata, ahinoi,
brutalmente distrutta dalla scadente battuta di poco prima, ma
l'amico dai capelli neri più dell'ebano e della pece e del
carbone e
della notte seduto accanto a lui non pareva della stessa opinione.
Scoppiò a ridere, mostrando la dentatura perfettissima e
sollevò il
viso verso di loro. Attraverso un paio di occhialini estremamente
raffinati, i suoi occhi sembravano due smeraldi lucenti
nell'oscurità. I capelli gli ricadevano in ciocche
ordinatamente
scomposte attorno al bel viso.
Harry,
Ron e Hermione
si guardarono con sguardi persi.
«Voi
li avevate mai
visti, questi?» chiese confuso Ron.
Hermione
scosse il capo
e fece cenno ai due amici di ignorare i tre sconosciuti studenti di
Grifondoro. Stava per dire qualcosa di profondamente intelligente (si
suppone), quando Silente riprese nuovamente a strillare.
«È
un onore per me
presentarvi Lilian Amanda Jasmine Amber Serena Alexandra
Serena
Matilde Martina Charlotte Elizabeth Selene Megan Cassiopea Samantha
Haley Sarah Helena Ophelia Mary Cornelia Sophia Marilisa Elenoir
Chanel Thiana Clotilde Amaranta Amarena Scrivania Giumenca Riddle».
Seduto
all'altro lato
della panca accanto a Ginny Weasley, Neville Paciock si sporse verso
Harry e si grattò una guancia paffuta.
«Ehi,
ma quante
sono?».
La
giovane sconosciuta
(che, per ovvi motivi tecnici, chiameremo da qui in avanti Nomea)
si erse in tutto il suo splendore da qualunque posto fosse nascosta.
I suoi capelli avevano il colore delle notti più stellate,
blu a
pois argento, e i suoi occhi avevano la stessa tonalità del
blu
brillante (quindi, abbiamo supposto fossero proprio blu brillante),
ma più blu, più belli, più speciali,
più unici. E brillavano un
sacco, il che la rendeva davvero cool. Era alta e
meravigliosa
e, sebbene non sia ancora chiaro dove dovesse avere le curve, lei le
aveva proprio al posto giusto. Cioè, avete capito? Lei non
aveva una
tetta sul ginocchio, no! Lei ce l'aveva proprio lì, dove si
suppone
debba stare la tetta.
Che
figa.
Indossava
un vestito
azzurro che... no, questo non fatemelo fare.
Nomea
Riddle fece
sfavillare la sua specchiante dentatura perfetta in un larghissimo
sorriso gentilmente sfrontato e ringraziò Silente
dell'ospitalità.
«Mia
carissima
ragazza, l'onore è nostro!» esclamò il
drogatissimo Silente,
incurante del fatto che i suoi professori erano probabilmente stati
mangiati da Hagrid, visto che nessuno li aveva ancora citati.
«E
ora, procediamo con lo Smistamento».
Il
Cappello Parlante le
scivolò con raffinatezza sulla chioma stellata.
«Oh,
ma cosa vedo,
qui. Una giovane nuova arrivata! Fantastico! Fantastico!».
Il
Cappello Parlante
doveva aver fumato gli aromi esalati da qualunque altra cosa avesse
assunto Silente. Questa fan fiction sta diventando un pessimo,
pessimo esempio per i più piccoli. Ricordatemi di metterci
un rating
altissimo.
«Sì,
il mio nome è
Lilian Amanda Jasmine Amber Serena Alexandra...».
«Buon
Dio, basta!»
strillò un disgraziato Corvonero di cui non ci
frega niente fra
le lacrime.
«...Riddle»
terminò incurante Nomea.
«Riddle?»
ripeté con
interesse il Cappello. «Mmh... ho già sentito
questo nome».
Ma
che mistero
misterioso, verrebbe da dire! E invece no, nessuno a parte
Harry,
Ron e Hermione (quello mingherlino, quello col naso lungo e quella
con i capelli crespi) sembrava capace di collegare la bellissima
Nomea al temibile Tom Riddle. Secondo gli appunti lasciati dalla
Somma Autrice, Tom Riddle è... aspettate un attimo, devo
cercare
meglio. Allora... il superpotere degli occhi non ci interessa ancora,
decisamente no... no, il fatto che è una Vampira Mannara
Elfa è lo
scoop geniale del terzo capitolo, questo bisogna proprio tenerlo
segretissimo... ah! Ecco! Lei è la figlia di Tom
Riddle, Lord V.,
Oscuro Signore.
«Sì,
Riddle è mio
padre. Tom Riddle» informa con estrema
professionalità la
fanciulla.
Ora,
io avevo supposto
che sarebbe stata come minimo emarginata da tutti i suoi compagni di
scuola, resa vittima di bullismo e, probabilmente, strangolata. Ci
sono cose che la gente dovrebbe imparare a tenere per sé,
tipo che
sei la figlia del mago più Oscuro di tutti i tempi o che hai
le
verruche nei piedi. E invece no, non si sta mai zitti.
Ginny
Weasley, con i
capelli rossi regolarmente legati dietro la testa, gli occhi di un
comune nocciola e la faccia ricoperta di lentiggini, scattò
dalla
panca e fissò con improvviso astio la ragazza. Poi, il suo
sguardo
da adolescente incavolata con il mondo intero si posò sul
delirante
Silente.
«Lei
è la figlia di
Tu-Sai-Chi!» urlò indignata al resto della scuola.
«Tom Riddle è
il vero nome di Tu-Sai-Chi!».
Dai
quattro tavoli si
levarono boati di grida. Chi strillava terrorizzato, chi inneggiava
al massacro e chi, giustamente, accusava Silente di essere del tutto
rincoglionito. Eh, dai, facciamoci delle domande.
«Voldemort
ha una
figlia?» chiese nel caos Harry.
«Mai
sentito niente
del genere!» gli rispose Hermione.
«Devo
vomitare!»
commentò Ron.
«Smettetela!»
gridò una voce femminile dal tavolo dei Grifondoro.
Una
ragazza dai
lunghissimi e scintillanti capelli di fuoco (Charizard, possibile?)
si levò in piedi e fissò tutti con i suoi occhi
azzurrissimi.
«Come
potete
comportarvi così? È forse colpa sua, se suo padre
è un maniaco
omicida e ha cercato di ucciderci tutti innumerevoli volte?
È forse
colpa sua, se non ha amici e nessuno le vuole bene? È forse
colpa
sua, se il buco dell'ozono si sta espandendo e noi moriremo tutti?
È
forse colpa sua, se le Spice Girls si sono sciolte?».
La
Sala Grande era
ammutolita di colpo ed io, vi giuro, sto seguendo alla lettera gli
appunti della Somma Autrice.
Ginevra
Weasley (così
si chiamava la paladina dei deboli) alzò fiera il capo e
lanciò uno
sguardo carico di comprensione verso Nomea Riddle. Tutti i personaggi
della storia presenti che avevano già perso la ragione si
accorsero
del meraviglioso sodalizio mai pronunciato instauratosi d'un tratto
fra le due giovani streghe. Quegli altri ancora normali, invece, le
presero per pazze.
«E
tu chi saresti?»
chiese Ginny.
«Il
suo nome è
Ginevra» disse il ragazzo dai capelli rossi di poco prima,
alzandosi
eroicamente al suo fianco. «Ed io sono Ronald Weasley, ma
potete
chiamarmi Ron».
Di
nuovo, epocale
silenzio. Come questo potesse accadere all'interno di una sala che
dovrebbe contenere centinaia e centinaia di ragazzi, questo non ci
è
di nuovo dato saperlo.
Ron
Weasley, quello con
il naso lungo, si alzò a sua volta.
«Maledizione,
ma che
stai dicendo? Io sono Ron Weasley».
«Non
ti permettere di
rispondergli con quel tono!» s'intromise la giovane dai
boccoli
dorati. «Io sono Hermione Granger».
«Sì,
ma tutti la
chiamiamo Hermy» aggiunse con una smorfia saccente Ginevra
Weasley,
quella con la testa che andava a fuoco. «Hermy
Granger».
«No,
no, no»
sentenziò con ferrea decisione Hermione, quella con i
capelli crespi
e i dentoni. «Io sono Hermione Granger e loro sono Ron e
Ginny
Weasley» indicò l'amico al suo fianco e la
sorellina dietro di
lui. «E questo qui è Harry Potter».
L'avvenente
ragazzo dai
capelli neri seduto in mezzo all'improbabile gruppetto di Grifondoro
si alzò a sua volta e sollevò orgogliosamente il
mento.
La
Somma Autrice dice
di inserire dei cori di ragazzine strillanti, ma non troppi,
perché
ne servono di più per l'arrivo maestoso di Draco Malfoy. No,
non
quello pallido e dal viso a punta, quello figo con i pettorali.
«GRIFONDORO!»
strillò nel silenzio il Cappello Parlante.
Nomea
Riddle sfilò il
magico copricapo, ringraziò con un inchino il demente
Preside e
s'incamminò con aria fieramente timida verso il tavolo rosso
e oro.
Giunta esattamente nel mezzo dei due gruppetti di litiganti (e non ho
ancora capito se qualcuno o meno si fosse accorto di loro, ma
tant'è
che la Somma Autrice ha detto che non importa), li scrutò
con i suoi
carismatici occhi e mormorò ferocemente:
«Non
dovete litigare.
Ho già sofferto così tanto nel corso del mio
passato... mio padre
mi ha tenuta rinchiusa fino ad oggi: mi ha concesso di frequentare
Hoguort dopo averlo tanto implorato solo pochi giorni fa. Ha ucciso
mia madre per timore che il suo amore mi rendesse troppo debole e
devo a lui tutta la mia forza. È mio padre e gli devo molto,
ma lo
odio profondamente e desidero che muoia con atrocità. Ha
ucciso mio
madre e mi ha resa la persona meravigliosa che sono. Potrei
desiderare forse altro?».
Hermy
e Ginevra avevano
le belle guance rosee velate di lacrime e perfino Ron, quello bello,
si tratteneva a stento. Harry Potter, quello figo, si alzò e
le tese
la mano.
«Benvenuta,
Nomea.
Spero ti troverai bene».
Quegli
altri, invece,
osservavano la scena con sguardo vagamente terrorizzato. Negli
appunti della Somma Autrice non c'è scritto altro, se non: vanno
tutti nei Dormitori a dormire, perché domani Lilian Emilia
Jessica
Alexandra Romualda Bla-Bla-Bla deve raccontare a tutti la sua
mirabolante storia di vita passata. Mi raccomando, ricordati di
quando ha sconfitto il temibile Stregone Briccone e quando ha
addomesticato il suo primo Dorsorugoso di Norvegia. Domani
indosserà
una T-shirt rosa e risponderà malissimo a Draco, che si
innamorerà
di lei. Però poi litigherà con Hermy, che
è gelosissima.
Che
dite, dovrei dire
alla Somma Autrice che inizia a darmi qualche problema?
Firmato
con reale e realistico amore,
il
Vostro Canon
|