PROLOGO
Una notte fonda, senza luna, incombeva sul lugubre villaggio
di Little
Hangleton.
La cittadina sembrava addormentata. I vicoli erano deserti. Le uniche
luci ancora accese erano quelle dei lampioni lungo il vialone
principale che attraversava l'intero villaggio; diramandosi infine ai
piedi della collina che sovrastava il piccolo paese.
Il sentiero destro scendeva fino al cimitero; mentre il sinistro, a
malapena visibile sotto lo spesso strato di erbacce che lo ricopriva,
serpeggiava fino alla sommità della suddetta collina, dove
s'innalzava
l'imponente figura della vecchia, tetra, apparentemente disabitata Casa
Riddle.
Qui dentro, in una remota stanza nascosta alla vista esterna dalle
finestre sbarrate, si consumava l'unico fuoco ancora acceso nel raggio
di chilometri; le cui fiamme crepitanti scoppiettavano allegre,
riflettendo le loro ombre sul viso pallido e seminascosto da una lunga
cortina di capelli unticci dell'uomo inginocchiato sul pavimento.
A pochi metri da lui, nella zona più buia della stanza, la
luce del
focolare lasciava intravedere solo il contorno indistinto di un'ampia
poltrona nera.
Il suo occupante era quasi interamente avvolto
nell'oscurità; ad
eccezione della mano sinistra che sporgeva in avanti quel tanto che
bastava per essere investita dal fiotto di luce.
Una mano bianchissima, dalle dita innaturalmente lunghe, che
accarezzavano con delicatezza la testa squamosa di un enorme serpente
appostato lì vicino.
All'improvviso, proveniente da un punto imprecisato nel buio, la voce
della persona seduta ruppe il silenzio:
- Mi auguro, Severus, che tu abbia dei validi motivi per giustificare
questa tua inattesa visita.
Era una voce maschile gelida e acuta, somigliante al sibilo di una lama
che viene estratta dalla fodera.
L'uomo chiamato Severus lasciò passare qualche istante prima
di
replicare,come se stesse valutando quali parole fosse più
opportuno
utilizzare.
- Mio Signore, imploro il vostro perdono per il disturbo recatovi... ma
vedete... se mi permettete di esprimere la mia modesta opinione sul
vostro piano io...
- Permesso non concesso, - lo interruppe bruscamente l'uomo dalla voce
gelida. - E ti avverto, Severus, non tollererò ancora a
lungo questa
tua irritante mania di intrometterti nelle mie decisioni. Ti ho messo
al corrente del piano perchè, da quando hai assassinato
Silente... -
fece una pausa, come se il silenzio gli permettesse di assaporare
meglio quel delizioso ricordo.
Sul volto pallido del suo servo affiorò l'ombra di un
ghigno.
- Dal giorno del glorioso evento, ti ho concesso
l'onore di
essere informato dei piani più significativi... mi sembra
opportuno
rammentarti, però... - continuò con una punta
minacciosa ben
percettibile nella voce sibilante - Che tra i molteplici privilegi che
ti ho riconosciuto, non rientra il diritto di contestare i miei ordini.
Le sue lunghe dita continuavano inesorabilmente ad accarezzare la testa
del serpente.
Dal canto suo, Severus abbassò lo sguardo a osservare il
rettile;
mormorando poi la sua risposta con voce bassa ma ferma:
- La mia unica domanda, Mio Signore, era se magari potesse esserci una
possibilità che voi prendiate in considerazione la mia idea
di far
pattugliare il ragazzo da alcuni Mangiamorte...
- Sarebbero solo d'impiccio. - ribatté il suo padrone con
voce, se
possibile, ancor più fredda.
- Tutto procederà esattamente come io, Lord Voldemort,
comando. Quali
che siano le tue questioni private che ti rendono tanto ansioso di
partecipare al piano non mi interessano. D'ora in avanti esigo che tu
rimanga al tuo posto, Severus.
- Sia come comandate, Padrone. - si affrettò a rispondere
quest'ultimo,
chinando il capo.
Lord Voldemort smise di accarezzare Nagini, si alzò dalla
poltrona e
compì alcuni passi verso il suo servo; permettendo alla luce
del fuoco
di illuminare i suoi tratti disumani.
I suoi enormi, lividi occhi rossi riflettevano il baluginio delle
fiamme, e osservavano il Mangiamorte inginocchiato animati da una luce
perfida.
Con un ghigno crudele che gli increspava la bocca priva di labbra, Lord
Voldemort sentenziò: - Il nostro incontro è
terminato, mio fedele
servo.
Sempre mantenendo il capo chino, come se un incantesimo gli impedisse
di sollevarlo, Severus Prince Piton si alzò lentamente, e,
dopo un
ultimo reverente inchino al suo padrone, uscì in tutta
fretta dalla
stanza.
Continua...
|