Ashes to ashes
Ashes to ashes, Dust to dust.
Se ne stava fermo sul letto
da troppo tempo. Conosceva ogni crepa del soffitto come fossero le
increspature della sua cicatrice, che per lungo tempo aveva accarezzato
distratto, percorrendone le linee con i polpastrelli foderati di pelle
scura.
«Hai comprato la cioccolata?»
Se n'era dimenticato di nuovo. Non avrebbe più avuto alcun cane a trotterellare sotto i suoi ordini.
Avrebbe dovuto dimenticare la vita che era solito conoscere.
Come se costasse una fatica
insopportabile, inspirò. Trattenne per un secondo l'aria nei
polmoni, ed espirò. Non riusciva a capire che senso avese quella
successione di azioni.
Pesantemente, si alzò dal
letto, trascinando distrattamente con sè le lenzuola bianche e
lasciando che crollassero sul pavimento. Si spogliò ancora
più lentamente, realizzando quanto freddo potesse essere lo
scorrere dei vestiti sul corpo quando non erano le mani di quella sola
persona a lasciarti nudo.
S'infilò sotto la doccia calda.
Le gocce che gli rigavano il viso, arrivando sulle labbra, gli ricordavano quelle di Mail.
Il calore sulla schiena rimandava
alla sua memoria il corpo del rosso adagiato sulla sua schiena nel
letto. Si strinse le braccia intono al petto, per sentire un po' meno
quella triste assenza.
Chiuse l'acqua, si posò un asciugamano in testa, e tornò nella stessa posizione di prima.
Immobile, insensibile, sul letto.
Doveva dimenticarsene, era morto.
«Ne troverò altri mille come lui.» asserì con rabbia alle crepe, e si voltò su un fianco.
Sul comodino, un rettangolo polveroso con il logo della Nintendo lo attendeva.
Allungò il braccio, l'afferrò e ci soffiò sopra.
In mezzo a quei piangenti ricordi di polvere, iniziò a premere i tasti pigolanti.
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