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Angolo autrice: Okay, non so cosa sia questa
cosa, ma questa ennesima pausa mi sta facendo impazzire. Ho scritto
questa one-shot perchè dopo il primo della 319 il mio cuore Delena è
impazzito!
Ahahah, sicuramente non succederà niente di tutto ciò
che ho scritto, ma mi piace sognare...e se la Plec non ci vuole dare il
Delena, almeno siamo liberi di sognare e immaginare!
Ho scritto
questa one-shot ascoltando questa canzone --->
http://www.youtube.com/watch?v=PBAbgZMfj2c&feature=related unendo
il suono della pioggia, (http://www.youtube.com/watch?v=QP_ZCssCySw) e
vi consiglio di fare lo stesso! :)
Bacioni e spero vi piaccia! :D
I do.
POV ELENA
Ci eravamo fermati in
piccolo motel, appena fuori Mystic Falls. Era un luogo tetro, quasi spettrale.
La pioggia scrosciante rendeva tutto più tenebroso e cupo, e il cielo grigio
cenere di certo non migliorava la situazione.
Damon era dietro di me,
sentivo i suoi occhi addosso mentre cercavo di aprire la porta della camera che
avevamo prenotato per qualche ora, almeno fino a che il temporale non si
sarebbe calmato un po’.
Spalancai gli occhi
quando aprii la porta della camera. Mi bloccai di colpo, e provai ad elaborare.
C’era un letto matrimoniale, un solo letto matrimoniale. I brividi mi
attraversarono la schiena, provocandomi una strana sensazione.
«Sta tranquilla,
è tutto per te…»
Damon si accorse della
mia reazione e non aspettò a stuzzicarmi, come era suo solito fare.
Sbuffai, poggiando la
borsa sul letto. Tolsi la giacca, e non esitai a infilarmi sotto le coperte.
I
tuoni fuori si facevano sempre più rumorosi, la pioggia non accennava a
cessare.
Chiusi gli occhi per un istante, e quando li riaprii, Damon se ne
stava di fronte a me intento a sbottonarsi la camicia. Che diavolo sta facendo?
Cercai di contenere i
miei pensieri, e lo fissai. La camicia scura cadde a terra e rimase a petto
nudo. Avevo visto il suo petto marmoreo decine di volte, tuttavia non riuscivo
mai a fare l’indifferente,
e la cosa mi infastidiva, parecchio. I miei occhi lo
scrutarono parecchie volte, poi si voltò improvvisamente verso di me e quasi
sussultai, distogliendo lo sguardo per un istante.
«Riesci a non cacciarti
nei guai per 10 minuti?» disse guardandomi con un sorriso sarcastico. «Ho
bisogno di fare una doccia…» continuò, slacciandosi la cintura dei pantaloni,
come se io non ci fossi.
Ignorai la sua battuta, e
sospirai. «Potresti, gentilmente… continuare a spogliarti in bagno? » risposi,
fissandolo. Lui ridacchiò e sparì chiudendosi la porta del bagno alle spalle.
Sprofondai tra le
coperte, le palpebre si socchiusero e mi bastarono pochi minuti per
addormentarmi.
POV DAMON
Uscii dal bagno, con
l’asciugamano tra i capelli e la camicia ancora sbottonata.
Mi avvicinai al letto e
notai che Elena si era addormentata. Sorrisi, fissandola.
Il suo viso era beato, la
sua mente immersa nel mondo dei sogni. Lasciai l’asciugamano ai piedi del letto
e mi distesi cautamente, accanto a lei.
Potevo stare a guardarla
per ore, potevo stare ore a sentire il suo cuore battere e il suo respiro
regolare…
Il profumo che emanava la
sua pelle mi inondava le narici, la bellezza e l’innocenza del suo viso,
i lineamenti delicati
incorniciati dalle ciocche di capelli, comunicavano un delizioso senso di pace
a chiunque lo contemplava.
Le sfiorai la
mano scoperta, delicatamente, ma Elena si mosse, e aprì gli occhi.
POV ELENA
Aprii
gli occhi, e mi ritrovai quelli di Damon a fissarmi, intensamente. Il mio cuore
perse un battito, era dannatamente vicino, e il cuore voleva quasi uscirmi dal
petto.
«Scusa, non volevo svegliarti…» sussurrò dolcemente.
La sua mano stava ancora
accarezzando la mia, con una dolcezza quasi innaturale, tanto da farmi
rabbrividire.
Lui cercò di ritrarla, ma
gliela strinsi quasi senza accorgermene. I suoi occhi di ghiaccio mi
infondevano un senso di pace assoluto,
era impossibile distogliere lo sguardo.
Cercai di ignorare i battiti impazziti del mio cuore, socchiusi gli occhi e feci qualcosa che non
mi sarei mai aspettata di fare.
«Resta con me…»
sussurrai, con gli occhi chiusi.
«Sono qui, Elena…» fu
l’ultima cosa che sentii prima di sprofondare nelle braccia di Morfeo.
Quando mi risvegliai, le
nostre mani erano ancora unite. Il mio cuore ricominciò a battere
freneticamente.
Cercai di sfilare la sua
mano della sua, piano, e mi alzai dal letto.
«Buongiorno…»
La sua voce mi fece
sussultare e mi girai di scatto. A volte dimenticavo di avere a che fare con i
vampiri, che non avevano le nostre esigenze,
che avevano sensi supersviluppati
e non potevano essere presi in giro da un’inutile e impacciata umana come Elena
Gilbert.
«B-Buongiorno…» borbottai.
Quella fu l’ultima nostra
‘conversazione’, perché il viaggio di ritorno fu quasi completamente nel
silenzio più totale.
Un’ora dopo, l’auto di
Damon si fermò davanti casa Gilbert, aprii lo sportello e feci per salutare, ma
lui era già sceso dall’auto e mi stava accompagnando fino al portico.
«Grazie per il passaggio fino a casa, Damon…» mormorai voltandomi verso di lui.
«Non c’è di che...» rispose lui, fissandomi.
La serata sembrava finita
lì, ma non smettevamo di fissarci, e mi decisi a parlare.
«Stefan pensa che provi
qualcosa per te.. » sussurrai guardandolo,
con le mani tremanti e il cuore in gola.
Damon, a un passo
da me, si bloccò quasi di scatto, intrappolando il mio sguardo con i suoi
magici occhi azzurri.
Dio, non guardarmi in quel modo.
«E’ così?» Fu un sussurro, quasi impercettibile,
così lieve, ma pieno di tenerezza, dolcezza, speranza.
I suoi occhi
azzurri mi fissavano, così intensamente da avere quasi male al cuore.
Se ne
stava li, immobile, teso, in attesa che io dicessi qualcosa di razionale, di
sensato, di vero.
Ma ciò che
provavo per lui non era razionale, era qualcosa che era nato giorno dopo
giorno, sguardo dopo sguardo,
sorriso dopo sorriso, che non ero mai riuscita a
capire, né a soccombere. Era qualcosa di troppo profondo, e sbagliato.
Qualcosa
che non sarebbe mai dovuto esistere, e che non avevo mai voluto affrontare.
Ed ero lì, di
fronte a lui, su quel portico che aveva custodito i nostri momenti più fragili.
Ero lì, di fronte
a lui e alla verità che avevo da sempre saputo ma da cui ero sempre fuggita.
La verità che non
potevo più negare, né a me stessa, né a nessun altro.
«E’ così.»
Sputai fuori,
dopo tanto, troppo tempo.
«Credo di essermi
innamorata di te… »
«Sono innamorata di te,
Damon.» ribadii, con voce tremante.
Lo sentii deglutire, i
suoi occhi non smettevano di fissarmi, il cuore batteva come non aveva mai
fatto.
Noi eravamo
questo, uno scambio di sguardi intriso di passione, complicità, irrazionalità,
magia, amore.
Si lo amavo, lo
amavo come non avrei mai dovuto, ma tanto abbastanza a complicare tutto, a
farmi vacillare.
Ormai c’ero
dentro con tutta me stessa, non potevo più tirarmi indietro. Una lacrima
solitaria solcò il mio viso,
e mi sentii terribilmente vulnerabile davanti ai
suoi occhi di ghiaccio.
La tensione che ci
avvolgeva era assoluta, e tutto precipitò quando si avvicinò di più a me.
La sua mano mi cinse la
vita e un brivido mi percosse la schiena.
In un istante le sue
labbra furono sulle mie e il mondo sembrò fermarsi.
Le sue mani bruciavano
sui miei fianchi, le sue labbra impazienti e lisce come il vetro cominciarono a
muoversi in modo sensuale e passionale sulle mie.
Mi baciò in un modo in cui nessuno mi aveva mai baciato prima.
Improvvisamente, bruscamente.
Un bacio di quelli che ti lasciano senza fiato.
Un bacio che racchiudeva tutto, amore, passione,
desiderio.
Un bacio durante il quale capii quanto pazzamente fossi innamorata
di lui.
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