“Diario
di una psicopatica”
Capitolo
2
“Uncle,
sister, cousin: who’s the craziest one?”
Zayn
voleva bene ad Harry, davvero: sapeva essere un ottimo amico, era
divertente,
intelligente – non sempre, okay, ma quando voleva sapeva
esserlo – e, a volte,
dava ottimi consigli. Quando aveva di quelle uscite, però,
avrebbe voluto
ammazzarlo.
Perciò
gli scoccò un’occhiata in tralice, come ad
ammonirlo di starsene zitto, ma
Harry sembrava completamente intenzionato a metterlo in imbarazzo, quel
giorno.
Stava per parlare una seconda volta, quando Lottie lo interruppe.
«Meno
male che ci sei tu, con l’aria da grande
intellettuale.» disse, con quella voce
dolce e morbida.
Louis
scoppiò a ridere, subito seguito dal resto dei ragazzi. Zayn
scambiò
un’occhiata complice con Lottie, che gli fece un occhiolino,
mentre Harry si
limitò a boccheggiare per qualche istante, completamente
senza parole. Non gli
capitava tanto spesso, che una ragazza lo zittisse in quel modo.
«Charlotte
Marie Gaillard! Cosa fai ancora qui? Non ti pago per importunare i
nostri
ospiti!»
Zayn
notò
subito il modo in cui le spalle di Lottie si contrassero, di fronte
all’evidente rimprovero di quello che sembrava, a tutti gli
effetti, il
principale della libreria. Era strano, seppur la conoscesse da poco
più di
dieci minuti, vederla così tesa. Insomma, era la stessa
persona che aveva dato
della psicopatica da internare alla cugina? Poi, Lottie prese un
respiro
profondo, si voltò verso il nuovo arrivato e gli sorrise,
gelida.
«Si
dà il
caso che mi paghi il minimo necessario, e che il mio compito non sia
portare i
caffè come una cameriera. E non importuno proprio
nessuno!» sibilò. La mascella
dell’uomo si irrigidì.
«Tra
due
minuti siete attesi. Charlotte, saluta.» intimò.
Lottie
sospirò. «È stato un
piacere.» sorrise debolmente ai ragazzi, poi seguì
l’uomo
fuori dalla stanza.
I
ragazzi
rimasero un po’ in silenzio, senza sapere bene che cosa dire.
L’uscita di
Lottie gli aveva lasciati un po’ perplessi.
«Sarà
meglio andare.» affermò Liam, dando una pacca
sulla spalla a Zayn, che annuì e
seguì il resto del gruppo verso il palco che era stato
allestito apposta per
loro.
Per
tutta
la durata dell’incontro, si guardò intorno, nella
speranza di incrociare Lottie
e il suo sguardo color cioccolato, da qualche parte. Ma niente,
sembrava
sparita. Eppure aveva detto di lavorare lì.
«Potresti
sorridere almeno un po’?» gli sussurrò
Harry, sporgendosi all’indietro. Zayn si
scusò, poi si costrinse ad apparire davvero felice di
trovarsi lì e salutò una
fan – una ragazzina che aveva all’incirca tredici
anni – con un sorriso
mozzafiato che la fece arrossire fino alla radice dei capelli.
Un’ora
dopo, sentiva male alla mascella e non ne poteva più di
trattenere quel sorriso
finto. Era stancante, dopo un po’, fingersi interessati a
tutte le stronzate
che gli chiedevano. Era di vitale importanza, sapere cosa mangiava a
colazione?
Tuttavia,
si sforzò di rispondere.
Al
termine dell’incontro, i ragazzi salutarono le fan con calore
e imboccarono di
nuovo il corridoio che gli avrebbe portati allo studio.
Si
lasciarono andare ad un sospiro stanco, ma soddisfatto. Forse non si
sarebbero
mai abituati a tutta quella fama. Zayn, poi, che di carattere era
piuttosto
riservato, trovava particolarmente difficile raccontare i fatti suoi
come se
niente fosse.
«Ho
una
fame che mangerei anche il tavolo.» si lagnò
Niall, suscitando le risatine
rassegnate dei ragazzi, ormai abituati al pozzo senza fondo che il loro
amico
aveva al posto dello stomaco.
«Credo
di
avere qualcosa di meglio.» la voce allegra di Lottie li
raggiunse
improvvisamente. Zayn, che era sul punto di addormentarsi, si riprese
di
soprassalto.
Lottie
lasciò una busta gigante del McDonald’s sul tavolo
dove poco prima aveva
dimenticato il diario e i ragazzi ci si avventarono sopra come
avvoltoi.
Soprattutto Niall.
«Buon
appetito.»
sorrise.
«Aspetta!
Rimani qui con noi, dai.» la invitò Liam,
facendole posto sul divano.
«Solo
cinque minuti, poi devo proprio andare a casa.»
acconsentì Lottie, afferrando
un toast – la cosa più
“dietetica” che trovò in mezzo a quel
porcaio di roba
fritta – e iniziando a mangiucchiarlo con aria distratta.
Zayn
continuò ad osservarla di nascosto. Non sapeva proprio
cos’avesse di tanto
speciale, quella ragazza, fatto sta che gli sarebbe piaciuto conoscerla
un po’
meglio. E poi, era strano come fosse apparentemente rilassata in loro
presenza.
Di solito le ragazze non stavano tanto tranquille, con loro.
C’era quella che
scopriva una generosa porzione di gamba, quella che faceva scivolare la
spallina della canottiera. Ma lei niente. Si limitava a mangiare il suo
toast
con aria assorta, una minuscola ruga di preoccupazione a solcarle la
fronte,
nonostante l’aria apparentemente serena.
«Il
principale è tuo padre?» chiese, curioso di
saperne qualcosa di più su di lei.
Qualunque cosa, sarebbe stata ben accetta.
«Chi,
quel coglione? No, è mio zio. Da parte di madre, ovviamente.» si
affrettò ad aggiungere Lottie. Non ci teneva un
granché ad essere accomunata alla famiglia Stevenson.
Perciò, quando sua madre
le diceva di continuo “sei proprio
figlia
di tuo padre” con il preciso intento di offenderla,
lei si sentiva tre
metri sopra il cielo.
“Sono anche figlia di puttana”
avrebbe
voluto rispondere, anche se si era sempre trattenuta. Dopotutto, era
sempre sua
madre. Ed anche se era un po’ zoccola, lei non aveva certo il
diritto di
giudicarla, no?
«E
Tiffany…» continuò Louis, anche lui
curioso.
«Tiffany
è figlia di quello.»
«Non
sembra che ti piaccia un granché.»
commentò Zayn. Lottie gli rivolse
un’occhiata divertita, anche se quella piccola ruga in mezzo
alla fronte non
accennava a voler sparire.
«Che,
scherzi? Li adoro. Sono così simpatici…
intelligenti… adorabili.» mormorò,
evidentemente sarcastica. I ragazzi ridacchiarono, divertiti, poi Harry
fece
per dire qualcosa, ma la sua frase venne bloccata sul nascere dalla
porta che
veniva bruscamente aperta.
Una
ragazza con i capelli biondo platino, occhi azzurri e un fisico da
modella si
guardò intorno con aria di sufficienza, fino ad incrociare
lo sguardo di Lottie,
che cercava il più possibile di nascondersi dietro la
schiena di Liam.
Era
bella, ma la sua era una bellezza gelida, perfetta per una copertina,
ma fin
troppo costruita per essere reale.
«Butta
quel coso che stai mangiando, Charlotte.» ordinò,
puntandole contro un dito.
Lottie inarcò un sopracciglio, poi sbuffò e
alzò gli occhi al cielo. Zayn notò
che la ruga sulla sua fronte si era accentuata ancora un po’.
«Dico
sul
serio, Lottie. Stai ingrassando troppo e non puoi certo permetterti di
ingozzarti come un animale.» sibilò. Anche la voce
era gelida. Quasi
disinteressata.
«Senti
un
po’, Celine. Perché non te ne vai a fare in
culo?» propose Lottie, amabile,
prima di addentare il suo toast con una foga esagerata. La ragazza
bionda
fremette di rabbia e le rivolse un’occhiata disgustata.
«Sei
proprio come papà.» berciò, con il
chiaro intento di offenderla.
«E
tu sei
proprio come mamma. Il che, credimi, è molto
peggio.» replicò Lottie, con tutta
la tranquillità del mondo. Ormai si era abituata ad essere
la pecora nera della
famiglia. Non era nemmeno tanto male, in fin dei conti. E poi, sapeva
perfettamente cosa stava succedendo.
«Mi
chiedo come faccia mamma a sopportarti.» aggiunse Celine,
portandosi una ciocca
di capelli biondi dietro alle orecchie. Poi guardò verso la
porta con la coda
dell’occhio. Lottie colse al volo il suo sguardo,
perciò si affrettò a
rispondere.
«Hai
ragione, Celine. Non lo so neanche io. Posso cambiare, e
cercherò di farlo al
più presto, te lo prometto.»
«Molto
meglio.» mormorò Celine. Diede le spalle a tutti
quanti, poi si affacciò
velocemente sul corridoio, per controllare che non ci fosse nessuno, e
tornò
dentro.
«Scusa,
piccola. Ma quello stronzo di zio Max mi sta pedinando.»
disse, avvicinandosi a
Lottie per lasciarle un bacio sulla fronte. Zayn, che nel frattempo
aveva
osservato la scena a bocca aperta, notò che
l’espressione della ragazza era
molto più distesa e rilassata.
Poi
Celine si voltò verso i ragazzi e sorrise. Improvvisamente,
sembrava molto meno
gelida di quanto era apparsa pochi minuti prima.
«Sono
Celine, la sorella di Lottie. Piacere di conoscervi.» strinse
la mano a tutti i
ragazzi e, quando fu il turno di Liam si immobilizzò. Liam
la osservò
perplesso, senza capire cosa diavolo le fosse preso.
«Io
ti
odio.» proferì, poi, facendo scoppiare a ridere
Lottie, che si abbandonò sullo
schienale del divano, con una mano sullo stomaco.
Quando
poi si rese conto che nessuno riusciva a comprendere cosa stesse
succedendo, si
asciugò una lacrima con il dorso della mano e si
affrettò a spiegare.
«Celine
si sorbisce tutte la boiate di Tiffany.»
«E
Tiffany ti ama alla follia. E quando dico follia, intendo
dire»
«Delirio,
ho capito.» la interruppe Liam, con un sorrisetto di scuse.
«Non
puoi
capire quante volte mi ha parlato di quella cazzo di voglia che hai sul
collo.
Dio, non puoi coprirla con un po’ di fondotinta? Le camicie
anti-stupro non
arrivano fino a li!» lo supplicò Celine.
«Ca-camicia
anti-stupro?» balbettò Liam, in
difficoltà.
«Guarda
lì! Ma ce la fai almeno a respirare?»
continuò Celine, tranquilla, additando il
colletto della camicia a scacchi blu di Liam, effettivamente
abbottonata fino
al collo. Liam arrossì, poi slacciò
frettolosamente il primo bottone, facendo
ridacchiare le due ragazze.
«Meglio?»
propose.
Celine
annuì. «Decisamente.»
Poi
Maximilian Stevenson fece il suo ingresso e l’aria si fece
improvvisamente più
pesante.
«Muoviti,
Charlotte. Non ho tempo da perdere con una nullità come
te.» sbottò Celine,
trasformandosi nuovamente nella ragazza gelida e altezzosa di poco
prima.
Lottie
sbuffò, poi, senza dire nemmeno una parola, si
alzò, afferrò il cappotto ed
uscì.
Quella
sera, più tardi, Zayn si ritrovò a leggere quelle
poche pagine in cui Lottie
aveva riposto tutto il suo sarcasmo – non sempre tanto velato
– e tutto il
disprezzo – quello celato quasi alla perfezione –
nei confronti della cugina
Tiffany.
Si
sorprese parecchio, quindi, quando svoltando l’ultima pagina,
ne ritrovò una
che ancora non aveva letto.
“Ho
scoperto che la parte della psicopatica da internare mi riesce
piuttosto bene,
perciò ho deciso di portarla avanti fino in fondo. Anche se,
in effetti, non so
nemmeno affermare con certezza se si tratti di una parte. Potrei essere
psicopatica sul serio, chi lo sa. Dopotutto, il mondo è
pieno di pazzi.
Quindi,
Zayn, ti lascio il mio numero di telefono, non si sa mai che ti venga
la voglia
di fare due chiacchiere. Prometto che non ti costringerò a
leggere nessun
libro.
Sai,
non è una cosa che faccio spesso; intendo lasciare il mio
numero di telefono,
ma tu sei così silenzioso e così riservato ed io
non capisco come sia possibile
essere tanto pacati. Ti incazzi, ogni tanto?
Insomma,
non sono proprio abituata a frequentare persone normali, senza nessuno
squilibrio emotivo o chissà che. Ora, non sentirti obbligato
a richiamare e non
farti idee strane: non si tratta di un appuntamento. Semplicemente, voi
ragazzi
non mi siete sembrati affatto male.
E
poi, non so, mi sento davvero realizzata, al pensiero che Tiffany si
stia
facendo un sacco di seghe mentali perché non vi ha
conosciuto, mentre io invece
si!
Capisci?
Scusa
ancora se ti sembro una pazza. Ti assicuro che a volte sono anche una
persona
seria. Non sempre, certo.”
Ecco
qua il secondo capitolo!
Spero
che vi sia piaciuto e se vi và, fatemi sapere che ne
pensate! Lo so che ancora non si capisce un granché e che
sia Celine che Lottie sembrano due esaurite, ma è una cosa
assolutamente voluta. Pian piano le cose si spiegano!
Ringrazio
di cuore le tre fantastiche ragazze che hanno recensito lo scorso
capitolo! GRAZIE <3
Ora
un pò di pubblicità:
per chi volesse, su
Facebook mi trova qui!
questa, invece,
è l'altra mia storia, se vi và passate:
Like an
Hurricane.
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