romanticusagi1
Romantic Usagi
Autore:
ellephedre
Disclaimer:
i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
Insieme?
One-shot ambientata nei momenti successivi alla
riconciliazione tra Usagi e Mamoru, in seguito alla loro rottura nella
seconda serie dell'anime. Dalla fine dell'episodio 77.
"Potremo di nuovo uscire insieme?"
Mamoru aveva cercato di accarezzarle la testa e lei si era ritratta.
"Sì" le aveva detto mesto lui.
Stringendogli forte la mano sinistra, Usagi aveva cercato di tenere
sempre vivo il contatto tra loro, senza farsi sopraffare dalla sua
presenza. Voleva mettersi a saltare, a ridere, a gridare come una
ragazzina pazza e innamorata. Ma la loro riconciliazione era stata
troppo frettolosa, un bacio meraviglioso e poi lui era tornato
silenzioso.
Lei gli aveva stretto forte le dita grandi, quelle stesse mani che si
erano rifiutate di toccarla per settimane.
"Potrò di nuovo abbracciarti quando voglio?"
Mamoru era triste. "Usako, sì."
Usako, no.
"Non chiamarmi così." Non ancora, era troppo presto, troppo.
"Vorrai abbracciarmi anche tu?"
"Usagi." Mamoru l'aveva fatta sedere sulle panchine in pietra che
costeggiavano il lungomare. "In tutto questo tempo, ho sbagliato."
Lei ne sapeva il motivo, ed era disposta a perdonare ogni cosa, a
dimenticare tutte le sofferenze. Ma se lui dopo un bacio si voltava
dall'altra parte e si comportava come se lei non ci fosse... "Non farmi
più stare male, per favore."
Mamoru rimase in silenzio. Lei pensò di ingoiare il dolore e
farsi forza, farsi allegra. Erano tornati insieme, le cose si sarebbero
sistemate. Doveva solo avere pazienza, sopportare un pochino. Mamoru
era stato tanto tempo senza di lei, forse si era abituato a stare in
pace.
"Non so se sarà facile perdonarmi" disse lui.
Usagi scosse la testa. "Non è questo..."
"Non parlavo di te. Intendevo, perdonare me stesso. Non voglio farlo."
Usagi rimase a guardarlo seduto davanti a lei, le spalle incurvate
nella giacca, la testa china. Il suo grande Mamo-chan era piccolo in
quel momento.
"Era giusto volerti tenere al sicuro" deglutì lui. "Non mi
pento di aver cercato di proteggerti con tutte le mie forze, ma... mi
detestavo tutte le volte che ti giravo le spalle e ti rispondevo male.
Era colpa mia, ma ce l'avevo con te."
"Io?" fece incredula lei.
"Continuavi a tornarmi davanti. Volevo stare lontano da te e tu
continuavi a..." Si interruppe, guardò i suoi occhi e
trovò un appiglio. "Ti ringrazio per non aver mai smesso."
Lei volle mettersi a piangere. "Ci ho sempre creduto." Era riuscita a
ridere e vivere come sempre solo pensando che i brutti momenti erano un
incubo da cui si sarebbe svegliata prestissimo. Presto, si era
detta piangendo nei frangenti peggiori, ripetendoselo all'infinito per
non crollare. "Non farrmi più stare male, Mamo-chan." Aveva
una vocina da bambina sciocca! Davvero lui la amava? Sul serio?
Mamoru deglutì e le afferrò le spalle, una presa
intensa da cui lei non fece in tempo a scansarsi.
"Te ne farò ancora. Io non sono capace di-... Ti amo.
Veramente, con tutto quello che sono."
Sopraffatta, le scappò un singhiozzo. "Non girarti
dall'altra parte."
"Ti penso anche quando lo faccio."
"Ma guardami negli occhi!"
Lui annuì veloce. "Sì. Lo farò
più spesso di prima, tutte le volte che me lo
ricorderò, ma tu non devi pensare che-"
"Non ti è mancato guardarmi?"
Di nuovo, Mamoru non rispose.
"Perché non parli?" sussurrò lei.
"... non so come spiegarlo."
"Che cosa?"
"Ho... una foto di noi due. Sul comodino, la foto che abbiamo fatto
quel giorno."
La foto di loro due al parco con dietro il laghetto. Lei lo aveva
trascinato di forza sotto l'albero, chiedendo una mano con la macchina
fotografica a una signora di passaggio. Mamoru si era vergognato da
morire, ma le aveva messo il braccio intorno alle spalle. Nello scatto
finale, lei rideva e lui non era imbarazzato. Era sereno, la foto era
venuta benissimo.
"L'ho guardata talmente tante volte che..." Mamoru inspirò
forte. "Mi è mancato toccarti, sì. Abbracciarti,
stringerti. Non mi è mancato guardarti. Ti ho guardata tutti
i giorni."
La troppa felicità non la fece piangere: la spinse a premere
due dita sulla propria bocca e a posarle sulle labbra di lui, lo stesso
gesto che gli aveva regalato ogni mattina, usando come sostituto il
Mamo-chan di un'altra loro foto insieme. Continuerò a volerti
bene fino a che vivrò, giuro.
"Un piccolo bacio come questo tutti i giorni" mormorò a lui,
"e non mi potrai mai più fare male, anche se mi ignori per
una settimana. Io voglio solo..." Amami.
Lui prese le sue mani unite, baciò insieme tutti i
polpastrelli e glieli poggiò sulla bocca. Spostò
l'ostacolo, le sfiorò le labbra con le sue, premette un
poco. Si staccò appena, lo fece di nuovo, le palpebre che si
rifiutavano di chiudersi. "Sarò..."
Mio, lo
abbracciò lei.
"Migliore. Prometto."
Le sfuggì un sorriso, l'allegria resa possible solo dai loro
respiri che si mischiavano. "Come Tuxedo Kamen sei bravissimo..."
"Hm?"
"A parlare. Perché con me...?"
"E' una regola" ammise lui e, quando tentò di nuovo di
accarezzarle i capelli, Usagi accolse il tocco, vi affondò
dentro.
"E' più facile parlare di cose che non contano tanto per me."
Quindi...
Mamoru la strinse forte, avvicinandosi fino a superare disordinatamente
l'ostacolo delle loro gambe che si scontravano e delle loro braccia che
non sapevano come intrecciarsi. "Prendilo come un complimento." Rise
piano contro il suo orecchio. "Il silenzio significa..."
Lei gli tappò la bocca con un dito.
Allora silenzio,
gli chiese.
E gli domandò di donarle tutto il resto.
NdA:
flashfic frutto di un lampo di ispirazione fulminea. Considerata
l'ambientazione nella seconda serie, la metto come capostipite di tutto
quello che mi verrà da scrivere su Sailor Moon R. Devo
ancora riguardarmi per bene i DVD che ho comprato, di sicuro le idee
per storielle come questa non mi mancheranno.
Con questa flashfic ho voluto rendere una serie di sentimenti
contrastanti presenti tra Usagi e Mamoru nel ritrovarsi,
sostanzialmente d'improvviso, di nuovo l'una tra le braccia dell'altro.
Non commento altro, capirò se sono riuscita a comunicarmi
qualcosa da quello che mi direte voi.
ellephedre
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