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Capitolo Unico
Cosa ci
può essere di sbagliato nell’essere se stessi?
Cosa ci
può essere di così dannatamente sbagliato nel prendere la vita in quella maniera
spensierata?
Cosa…
cosa c’era di sbagliato nell’essere lui?
Perché
quei suoi occhi, per lui dannatamente normali, erano ritenuti tanto… schifosi?
Rannicchiato nell’angolo di quella stanza, le gambe attaccate al petto e
circondate da quelle braccia forti.
Scosso
dai singhiozzi e dai tremiti.
Odiava
quel tempio… odiava quei bonzi che non sapevano nemmeno cosa voleva dire
sorridere… vivere per qualcun altro oltre che per se stessi.
Il tempio
di Cho’an… una sottospecie di prigione per quel suo carattere allegro… veniva
richiamato, sempre, incessantemente… e li vedeva lì, quegli occhi che lo
disprezzavano, che gli facevano credere di non essere nemmeno degno della stirpe
umana.
Un
mostro, questo si sentiva ogni volta che quegli sguardi incontravano il suo… e
quella sua allegria spariva, quella sua ingenuità tanto ostentata.
Il mondo
perdeva un raggio di sole ogni sorriso mancato da quel ragazzino.
Perché
erano luce quei sorrisi senza motivo, era vita quella vivacità continua… era
fragile quella piccola trottola.
Bambino
che non ricorda il suo passato… bambino che non ricorda la sua colpa.
La colpa
che aveva dovuto scontare per cinquecento anni.
Si
strinse più a se… ricordando quella grotta… rivedendo quelle sbarre… guardando
la neve che cadeva lenta sul terreno.
E tutto
scompariva… in quel candore ovattato… non riusciva più a muoversi.
Freddo
pungente, difficoltà anche solo nell’alzare quella pensate mano.
Odiava le
sue catene, odiava la sua grotta… ma mai, mai si era ritrovato a sperare di non
vivere… aveva sempre sperato, in qualcosa, qualcuno.
Ingenuo
in quella sua totale fedeltà… un cane che aspetta il proprio padrone, seduto
scodinzolando.
Ma ogni
giorno passava e quella coda smetteva di fare avanti ed indietro… stanca… ma non
quel suo cuore, quella sua speranza così tanto radicata in lui.
Aspettava
invano forse… ma quel sole che ogni giorno l’illuminava gli dava calore, gli
dava coraggio.
Quante
volte aveva desiderato toccarlo, ringraziarlo per tutto… arrivare da lui e
rimanergli accanto per sempre.
Proteggerlo da tutto quello che poteva fargli male… proteggerlo da quella luna
ingorda che l’oscurava.
Amare un
astro… si poteva davvero?
Eppure il
suo era amore, incondizionato.
Un amore
impossibile per lui che solcava la terra, che non sapeva volare.
Ma poi
sembrava che l’avesse sentito, che qualcuno avesse ascoltato quelle preghiere… e
quel sole personale l’aveva liberato dalle tenebre…
Ed era
solo per lui che viveva in quel tempio, che evitava quegli sguardi… non ci
pensava, evitava di soffermarcisi.
Li
odiava.
Ed era un
sentimento difficile da provare per lui che, in realtà, non lo sapeva nemmeno
cosa fosse l’odio.
Ma il
petto gli bruciava… gli occhi con lui e la testa pulsava, pericolosamente… come
se qualcosa gli chiedesse di uscire.
E lui
sapeva cosa era questo qualcosa.
Vedeva
quel ghigno sadico e perfetto, vedeva quella lingua che lussuriosa che leccava
le labbra cercando sangue… non trovandolo nel buio della sua mente.
E
ricacciava indietro quel desiderio di vendetta…
Avevano
tentato di abusare di lui…
Dicevano
che dovevano “purificarlo”, quel corpo lurido, quell’anima sporca ed indegna…
eretica, una parola che ormai conosceva fin troppo bene.
Il
piccolo Goku non aveva pensato mai, mai, che avessero altre intenzioni se non
questa, che era pure spregevole.
Non
poteva fare a meno di fidarsi anche di coloro che più volevano sfruttarlo.
Cosa?
Cosa poteva esserci da purificare in quel giovane corpo… in quell’anima così
candida da sembrare quasi lavata.
Troppo
aveva sofferto quel giovane ragazzo… troppe colpe aveva espiato con quella
reclusione per poter avere un animo sporco.
Unica e
sola verità che quei bonzi sembravano avere intuito… istintivamente… e, accecati
da tutta quella purezza, volevano sporcarlo, renderlo più simile a loro…
sentirsi meno sporchi, meno colpevoli.
E
trovavano scuse… infime, inutili, insignificanti.
Cercavano
scuse mentre con ferocia inaudita gli stappavano la fine maglietta.
Vigliacchi… vigliacchi che agivano quando il grande Genjo Sanzo era in viaggio.
Ma Goku,
seppur bambino, aveva una forza ed un istinto superiore al loro… aveva sentito
un disagio che mai aveva provato.
Aveva
spalancato gli occhi e con paura aveva spinto tutti lontano da se… una bestia
che si difende, guardandoli terrorizzato.
E
l’avevano insultato, tenendosi a distanza, temendo anche loro una possibile
reazione di quell’essere perfetto.
Ma lui
non aveva fatto niente… aveva incassato… e aveva aspettato che se ne andassero.
Orgoglio,
quell’orgoglio che fieramente ostentava, quella sua forza caratteristica
derivata da troppe sofferenze.
Ma appena
solo si era sfogato.
Prima che
Sanzo tornasse… prima che Sanzo potesse vederlo.
Non
voleva, non voleva farlo… preoccupare?
Il suo
freddo e glaciale mentore avrebbe davvero mai potuto preoccuparsi per lui?
Era
venuto a salvarlo dalla neve… non l’aveva lasciato lì, fregandosene,
andandosene… anche lui aveva dei sentimenti… poteva anche preoccuparsi un po’.
Forse un
sogno utopico, ma comunque possibile.
Ma cosa
significa amare se non sognare ogni singolo secondo?
Sognare
attimi che mai si presenteranno, sognare che tutto vada per il meglio, sognare
di avere finalmente qualcosa per cui sorridere realmente.
No,
questo non era vero.
Lui
l’aveva un motivo per sorridere… anche la sola vicinanza con il biondino gli
creava allegria, adrenalina.
E lui
sarebbe tornato entro poco… avrebbe dovuto sorridergli, non fargli pesare la sua
presenza.
Timore,
di essere abbandonato, di perdere anche quell’ultima ragione per sorridere.
Forte,
determinato, ma innamorato.
Forse era
questo il suo reale punto debole… se Sanzo gli avesse chiesto di uccidersi… si,
lui lo avrebbe fatto.
Sentì
passi frenetici, parole sconnesse e capì che era appena tornato, scattò fuori
dalla porta sicuro di non esser visto e camminò per i corridoi lunghi e freddi.
Aveva
voglia di vederlo, di ricordare perché quel sorriso nasceva spontaneo anche al
suo solo pensiero.
E corse
più veloce… evitando qualche mobile di troppo o uno di quei bonzi.
Non
importava nulla ora… se non quel glaciale biondino che stava varcando la soglia.
“SAAAANZOOOOOO”
Un urlo
che sembrava più appartenere ad una papera che ad una scimmia.
Sanzo
voltò lo sguardo e guardò quei lineamenti infantili… e vi vide semplicemente
finzione.
Per la
prima volta poteva affermare di vedere quasi costrizione in quel sorriso.
Non
capiva, non capiva cosa potesse essere successo a quella mini batteria.
Ma
specialmente, non capiva cosa potesse interessare a lui di quella baka saru con
complessi di madre Teresa.
Il
piccolo si avvicinò a lui cominciando a raccontargli mille e mille fesserie…
Sanzo lo guardò scocciato per poi andare avanti.
Le parole
del giovane demone non lo toccavano minimamente… o almeno, questa era
l’impressione esterna, nessuno avrebbe mai potuto sospettare che quel bonzo
dall’aria così menefreghista stesse registrando tutto quello che diceva un
petulante ragazzino.
Eppure
era così… ma come faceva ad ignorare quell’impiastro tanto rumoroso?
Come
faceva ad ignorare quel ragazzino che continuamente gli veniva dietro, gli
parlava, lo guardava…
Era quasi
impossibile… e lui lo sapeva.
Si era
reso conto che, ormai, gli dava quasi fastidio non sentirlo accanto a se.
E questo
non andava bene.
Perché
lui non doveva avere legami, perché lui non doveva tenere a nessuno.
Perché
lui era Genjo Sanzo Hoshi e tanto bastava.
Doveva,
quindi, almeno lasciar credere di essere menefreghista come sempre, di ignorare
semplicemente quel piccolo uragano.
Forse non
si rendeva conto di fingere così bene da lasciare basito anche il ragazzino che
continuava a seguirlo, che continuava a parlare consapevole di non essere
ascoltato.
Ma
fingeva anche lui… fingeva di essere ascoltato, di essere certo di quel sole
troppo lontano da lui.
Persi
entrambi in quelle maschere troppo ben formate, persi in quel mondo che si era
faticosamente creati… chissà perché poi.
[…]
Guardava
con sguardo annoiato tutte quelle scartoffie, non era tornato nemmeno da tre
giorni e già era stato riempito di seccature…
E in più…
si guardò un attimo in giro… non c’era nessuno stupido ragazzino che disegnava,
che urlava… niente, solo silenzio… ed era così da quando era tornato… certo,
quando Goku era davanti a lui era il solito di sempre… ma l’aveva notato, quel
suo volere sempre allontanarsi dal tempio, quel desiderio incalzante di
andarsene… allontanarsi da lì…
Ed era
strano… non riusciva a capire… in quel silenzio non riusciva a pensare così
abituato ormai a quella voce acuta e vivace…
Era
arrabbiato… con quel ragazzino che stava cambiando, con quegli stupidi bonzi che
non facevano altro che fargli inchini e affibbiargli scartoffie e poi… era
arrabbiato con se stesso… per quella dipendenza che stava dimostrando da quel
ragazzino… quel giovane eretico che ormai era abituato ad avere accanto.
Guardò il
vaso dove c’era quel piccolo fiorellino che Goku gli aveva regalato il giorno
che era tornato… erano caduti tre petali ma il fiore era ancora lì, un girasole…
il ragazzino l’aveva puntato verso di lui ridendo… ripetendo mentalmente quella
frase che ormai conosceva fin troppo bene… e allora aveva lasciato cadere quei
suoi pensieri, quelle sue riflessioni strane…
Le aveva
archiviate… non erano state nulla, si era immaginato tutto… doveva per forza
essere così… per forza.
Ma ora…
ora non sapeva più cosa pensare.
“Sanzooo!!!”
Ed eccola
quella giovane voce che l’avvisava dell’arrivo del ragazzo che, correndo come
suo solito, faceva una strana e rumorosa apparizione alla porta.
Tutto
trafelato, il respiro veloce e gli occhi che brillavano… come se tutto quello
che avesse preoccupato il biondo fosse solo stato frutto di una preoccupazione
troppo grande.
Ma Sanzo
sapeva, sapeva di non esserselo immaginato quel viso basso che alcune volte
scorgeva, quei sorrisi forzati e quelle fughe al limite dell’impossibile.
Ma ora,
chi ci avrebbe creduto, vedendo il Goku di sempre… con quel sorriso genuino e
quell’aria allegra?
Ma non
potè pensare ancora mentre il viso di Goku si trovava ormai a tre centimetri dal
suo viso… cosa diamine voleva fare la scimmia?
Mille
possibilità gli attraversarono la mente ma… l’unica possibile era quella… gli si
raggelò il sangue nelle vene.
Avrebbe
dovuto respingerlo, avrebbe dovuto provare ribrezzo anche solo a quel pensiero e
invece nulla… era come se non aspettasse altro che Goku chiudesse quella
distanza che li separava… come se non avesse mai aspettato altro…
“Danno
una festa in paese ci andiamo??”
Raggiante
il viso, gli occhi il bambino guardava il suo sole caduto a terra… non capiva,
cosa era successo?
Aveva
saputo della festa in paese che si sarebbe svolta quella sera…e aveva pensato di
andarci con Sanzo… lo aveva evitato un po’ in quei giorni… non per sua scelta…
ma aveva avuto bisogno di pensare un po’, di stare lontano da quei monaci…
Ora era
tutto passato… e aveva pensato che magari anche al suo glaciale tutore avrebbe
fatto piacere passare del tempo con lui… si aspettava qualsiasi reazione… anche
la shoreju puntata in fronte… ma… cosa voleva dire quello?
Vide una
mano nivea aggrapparsi saldamente alla scrivania e poi il volto del bonzo
alzarsi lentamente con un’espressione… come definirla… ecco un miscuglio di
delusione e ribrezzo…
“S…sanzo…?”
Stava per
completare la frase, per dirne una nuova… non sapeva nemmeno lui perché stava
dando fiato alla bocca…
Ma si era
fermato… raggelato da quello sguardo, da lui, lui che, nonostante tutto, aveva,
inconsapevolmente, libera facoltà di scegliere della sua vita.
“Scordati
che vengo con te… scimmia ingorda!”
E Goku…
una parte di quel piccolo ragazzino, capiva, capiva che era un no diverso dagli
altri… non era uno di quei no detti tanto per dire, per farsi forte, desiderato,
importante, per ostentare la sua differenza no, era uno di quei no decisi… uno
di quei no che lo ferivano perché irreversibili.
Ma come
sempre lui doveva interpretare la parte del tonto ferito per la sua ingenuità…
avrebbe dovuto fare uscire la sua migliore faccia da cucciolo e ripetere lo
spettacolo di sempre, cosciente però, che questa volta, non si sarebbe concluso
con un’occhiata e un’alzata di spalle.
Ma cosa
poteva fare se non soffrire, prendere quella maschera che ormai si era
sostituita all’istinto di normale comportamento e recitare… recitare ciò che, la
maggior parte di lui, chiamava realtà.
“Oh
Avanti Sanzo, non fare lo scorbutico e vieni! Ci divertiremo, ci saranno tante
cose da mangiare… e anche altre cose e poi i fuochi, i fuochi di artificio che
sono ancora più belli se si mangiano con…”
Perso
nelle sue fantasticherie sul cibo, convinto di stare elencando quelle
caratteristiche fondamentali, non si accorse di quei pugni tremanti, di quei
denti stretti e non sentì quel basso sibilo simile ad uno “smettila”.
“… E poi
ci saranno anche Gojio e Hakkai probabilmente… avanti vieni Saaanzoo, non mi
lascerai andare da solo, sarebbe crudelt…”
“ADESSO
BASTA! Ho detto che non ci vengo, se proprio ci tieni muovi quel tuo
stupidissimo cervello e vacci da solo, sei abbastanza grande per non dovermi
stare sempre appiccicato!”
Goku era
rimasto spiazzato… peggio di mille sventagliate, peggio di mille caricatori…
quel viso pieno di insofferenza verso di lui…
Anche il
suo sole…
Come
loro…
Lo
pensava anche lui…
“Sei
un essere ignobile… sei un eretico… fai schifo e lo pensa anche il tuo adorato
Sanzo… non ci credi? Te ne accorgerai… oh si…”
Effettivamente… ora se ne era accorto… lampante… come poteva ignorare quelle
ametiste?… oh semplicemente come ignorava quei monaci… ci poteva riuscire…
poteva continuare a recitare… vero?
“Ma… non
è lo stesso se non ci sei tu… io… c…ci volevo andare… con te…”
Lo
sguardo basso, gli occhi rivolti verso quella piccola mattonella un po’ alzata,
i capelli marroni lasciati sbarazzini sul suo viso… a coprire quel dolore.
Sanzo lo
guardò e mormorò uno “Tsk” a mezza bocca… sapeva che era un si… in quel suo modo
strano di comunicare… ma come poteva essere felice?
Gioirne
anche solo quel minimo tale da rendergli il sorriso?
Non
poteva… perché era sicuro di avere ottenuto il disprezzo di colui che,
nonostante tutto, gli aveva dato una seconda chance… aveva… deluso tutti, aveva
fallito… di nuovo.
Quel di
nuovo, violento come un treno in corsa, pungente come la rosa che ora andava
appassendo vicino la casa del falegname.
Ma
sorrise e con una faccia tosta che non sapeva nemmeno di avere saltellò per la
stanza… urlando, parlando… scherzando, ridendo… vivendo una vita che aveva
lasciato pochi minuti fa.
Ma ora
non era importante, la festa…. Solo quella importava… la festa, si…
Sarebbe
stata tra quattro ore… doveva prepararsi, voleva mettersi lo yukata… c’era
caldo… voleva mettersi quello yukata corto che gli aveva regalato quella
bambina…
Arrossì
al pensiero… si, aveva lineamenti femminei, ma quella volta aveva quasi toccato
il ridicolo… eppure li aveva sentiti, gli sguardi ammiranti degli altri per la
sua ingenua bellezza… per quel vestito leggero e soffice… li aveva sentiti i
suoi occhi che, nonostante tutto, erano contenti… cosa avrebbe dato ora per
riaverli.
La sua
dignità, il suo orgoglio maschile nel vestire quell’indumento che era quasi
prettamente femminile… non importava nulla… se non quel sole che ora non lo
voleva più…
Sanzo dal
suo canto era… sconvolto?
Oh
avanti… si era rivolto alla scimmia in maniera quasi… animalesca appunto.
Come una
belva che, scoperta, non può far altro che uscire gli artigli… ma era quel
calore, quel fuoco ardente a renderlo così… voleva spegnerlo… farlo tacere… ma
non ci riusciva… e gli faceva male.
Non aveva
respinto il moro, non aveva provato ribrezzo all’idea di baciarlo… e ora… si
sentiva… scoperto mentre quel ragazzo gli mostrava la sua idea, ed insisteva…
per farlo andare con lui, felice… come un bambino a cui hanno appena dato la
luna.
E non
capiva… come quel bambino potesse essersi affidato tanto a lui? Come potesse
sorridergli dopo quello che aveva detto? Come poteva essere lui felice solo per
il fatto di sapere di non averlo perso, quel sorriso che era come il sole.
Davvero?
Davvero
lui poteva essere il sole di qualcuno?… non la notte? L’eclissi di una vita di
luce… nemmeno della luna era degno… nemmeno di quel candido pallore.
Perché
lui era ombra… tenebra… nulla… e trascinava tutto con se… era quello il suo
destino, forse per questo, inconsciamente, si comportava male, freddamente con
lui, voleva allontanarlo, salvarlo… salvarlo da quella fine di nulla… perché,
nonostante tutto quel ragazzino era la vita… il tutto… per lui stesso Goku era
tutto.
Perché
l’aveva salvato… perché senza quei sorrisi ora sarebbe davvero nel nulla.
E mentre
il ragazzino correva urlacchiando qualcosa riguardo a cosa doveva mettersi lui
si chiedeva perché l’aveva capito così tardi… ormai che era tutto fatto, che non
si poteva tornare indietro…
Perché
non l’aveva capito prima?
Avrebbe
potuto fermarlo… questo sentimento, bloccarlo sul nascere, ucciderlo, sradicarlo
e dimenticarlo.
Ma
ormai…. Era lì… prepotente, spavaldo e forte.
Perché
era vero…
Perché lo
amava.
[…]
“Sanzo!
Nikumaaan!!”
Correva
il ragazzino incurante degli sguardi che provocava, dei languori, calori lì dove
l’istinto animalesco si fa più forte.
Ricoperto
dall’elegante yukata, leggero e fino, che ricadeva composto sulle sue spalle per
estinguersi a metà della coscia, e quel colore del sangue che si disperdeva
leggero, in contrasto con il calore che emanava il suo corpo mentre le piccole
girandole gialle spezzavano quella muta sete di rosso…
Le snelle
e piccole gambe lasciate allo sguardo e le braccia totalmente scoperte…
Lussuria
e sensualità fatte ingenuità.
Perché
con quei movimenti fluidi, leggeri, naturali del suo corpo lui provocava… e li
provocava con quel suo sorriso velato, ai loro occhi, di malizia, con quello
sguardo che sembrava voler esprimere quell’irraggiungibilità, quella purezza che
aspettava solo di essere sporcata e tutti loro eretici, che l’ammiravano
estasiati, sperando di essere i peccatori, di essere loro ad averlo…
Ma si
nascondevano poi, a quello sguardo glaciale, a quella figura di astio, odio e
gelosia… a quel contrasto di emozioni quali il desiderio e la ritrosia…
Mettevano
le mani avanti, si allontanavano spaventati…
Di essere
fulminati… uccisi da quelle ametiste.
Ma Sanzo
si soffermava poco su quei poveri sciocchi… per passare a guardare ancora
quell’arzilla scimmia che lo chiamava con quel dolce sorriso.
E lui
sbuffava camminando, mostrando quella parte scocciata che da sempre esibiva in
quelle occasioni…
Ma era
pace nel suo sguardo e serenità nel tratto rilassato del suo viso.
Come
sempre fingeva, come sempre viveva come, ormai, si aspettavano tutti da lui.
Se si
fosse dimostrato… felice, se avesse anche accennato ad un minimo sorriso…
probabilmente il mondo si sarebbe fermato, capovolto, strizzato e poi, forse,
sarebbe tornato normale.
Lui era
freddo, insensibile e, possibilmente, stronzo.
E lo
sapeva… ci si era proprio messo d’impegno per avere questa fama…
Alzò gli
occhi per cercare colui che ormai occupava i suoi pensieri e, probabilmente, le
fantasie sessuali di tutti quegli assatanati… ma non c’era nessuno.
Non
vedeva una testolina bruna spintonare la folle per arrivare da lui, non vedeva
quel kimono che, doveva ammetterlo, gli stava divinamente… non lo vedeva… e
sentiva semplicemente ansia.
Paura.
Terrore.
La
consapevolezza di essere solo.
Morto.
Senza di
lui…
Cominciò
a camminare più velocemente… cercando tracce del suo passaggio… nascondendo al
mondo la preoccupazione che lo rodeva.
Troppo
difficile da mostrare, troppo grande da ammettere.
Perché se
l’avesse ammessa avrebbe dovuto affrontarla… e non era come fare fuori qualche
demone… era forte, significava tante cose… tante altre cose… se l’avesse
affrontata non avrebbe potuto fermasti all’amore… a quell’amore aveva capito di
provare.
Perché la
parola amore non basta a spiegare tutto quello che ti passa per la testa al solo
vedere la tua vita.
Quando
guardi colui che tu ormai consideri il tuo futuro, il tuo passato e il tuo
presente, non basta la parole amore… non basta questo semplice verbo…
restrittivo… una semplice parola… una serie di lettere una dopo l’altra che non
voglio dire nulla… a cui siamo noi che attribuiamo un significato.
Ma quello
che provano gli innamorati… non è solo un ammasso di lettere, non è un qualcosa
a cui tu dai un significato… sono queste stesse emozioni che danno a te un
significato.
Senza di
esse non vivi…
Perché
tra esistere e vivere c’è una sostanziale differenza.
E per lui
era un ragazzino dalla chioma mora e dal cervello microscopico.
Ma ora
non lo vedeva… non sentiva nessuna luce, nessun calore.
Abbandonato… proprio lui che non aveva niente…
Ma
davvero?
Davvero
lui non aveva mai avuto niente?
Perché
era sempre stato attaccato a qualcosa… irrimediabilmente, prima al suo maestro…
poi al ricordo di quest’ultimo, a quella colpa non espiata, a quella pioggia
incessante del suo animo… e ora…
Ora…
Alzò gli
occhi e lo vide… fermo davanti ad un albero, la testa china e le mani che
accarezzavano l’erba fine e umida… sperduto come un bambino che ha perso la
mamma.
“Tsk…
eccoti baka saru”
Stupida
scimmia… si… stupida e dolce.
Che alza
gli occhi verso di lui… che gli sorride raggiante, con due piccole lacrime
ancora sugli occhi… sperduto… spaesato, con la spallina del kimono un poco
abbassata.
Ed era
lampante… ovvio… normale…
Sospirò
Perché
non sapeva cosa fare… non sapeva come reagire… non sapeva… e basta.
“Ciao
Sanzo… io sono andato avanti… non ti ho visto più… così mi sono messo qua ad
aspettarti…”
Avrebbe
voluto continuarla quella frase?
Ricordare?
Ricordare
quei monaci... quei ragazzi…
Perchè
non era così scimmia… o forse… non era così umano da comprendere quegli istinti
repressi… quegli occhi ricolmi di pazzia, folle e desiderosa.
Ma quel
contatto sulla testa… caldo, avvolgente… così strano… da quel sole che gli era,
quel pomeriggio, sembrato così lontano.
“… Sono
venuti quattro ragazzi… mi hanno chiesto se mi fossi perso… pensavo che magari
sapessero dove fossi ma…”
Non
continuò… era evidente… però stava bene, era forte… lui era un demone, loro solo
quattro stupidi umani.
Ma il
trauma non sta nel fisico… sta in quella parte che si chiama anima, in quella
parte che l’uomo ormai non ascolta più…
O che
forse, ha solo dimenticato come si ascolta.
“Andiamo
a casa…”
Sanzo si
incamminò, interrompendo il loro contatto… lasciandolo lì, al freddo… a
guardarlo che avanzava un poco, piano, elegante, sinuoso, magnifico.
Ammirava
quelle calamite dorate che ballavano finemente in contrasto con il nero della
sera… e guardava quella schiena… irraggiungibile… che nonostante tutto era
sempre stata davanti a lui.
“Sai… io…
vedo sempre e solo la tua schiena…”
L’aveva
realmente detto? A che scopo?
Solo per
impietosirlo con un’altra delle sue odiose lagne…
Non
bastava la storia del sole?
Doveva
rendersi ancora più ridicolo?
Doveva
dire quella piccola considerazione da bambino, da bambino che cerca di afferrare
il suo desiderio più bello.
“Hn?”
E ora
doveva semplicemente spiegare… quella sua frase… quel suo… amore.
“Qualunque cosa io faccia… non riuscirò mai ad arrivare alla tua schiena…”
Alzò la
mano leggera… cercando di sfiorarlo, gli occhi persi… adoranti e malinconici.
“… tu sei
perfetto… sei sempre davanti a me… e io corro… e corro… ma vedo sempre e solo la
tua schiena… e… e… è veramente bella… però… mi chiedo cosa ci sia davanti.”
Lacrime.
Piccole.
Cristalline.
Pure.
Da cosa
erano causate? Dalla malinconia? Dalla solitudine?
Dalla
gioia?
Mentre la
mano del biondo si andava ad intrecciare con la sua… mentre sentiva quella bocca
calda posata sulla sua… piccolo, dolce segno di appartenenza…
Piccola
violazione delle sue difese.
Ne
volevano di più.
Entrambi
affamati.
Entrambi…
uniti.
Mentre le
lingue si cercavano e le loro mani si stringevano fra loro, quasi a cercare di
fermare l’altro… per paura di essere abbandonati.
Vissero
in quel bacio… e morirono quando si separarono.
I loro
respiri ansanti, vicini… incuranti di quei bisbigli… incuranti di quegli
sguardi… solo loro due… e quell’acero sopra di loro.
“Uno
stupido pensiero da stupida scimmia…”
Si alzò
in piedi, costringendo l’altro ad alzarsi, sorreggendolo con la mano ancora
stretta in quella dell’altro.
Mentre
gli teneva ancora la mano nella sua e lo trascinava con se, accanto a se.
Non
dietro… ma accanto… e ora vedeva, vedeva il piccolo Goku, quelle ametiste viola,
quei raggi di sole biondi e quel calore che era tutto intorno… si, gli piaceva
tanto la sua schiena ma quello…
“Sai… è
bello per una volta non essere indietro…”
La
stretta si rafforzò mentre i loro corpi si sfioravano inconsapevolmente,
cercandosi…
“Non
abituatici scimmia… non ho intenzione di venirti a recuperare ogni volta…”
Goku
sorrise… conscio che, quelle parole, non erano reali.
“E allora
resterò accanto a te… per sempre”
Ma cosa sono questi se non
pensieri di qualcuno esterno…
Che non fa altro che
raccontare ciò che succede…
Ciò che è successo e ciò che
succederà…
In fin dei conti… chi può
sapere cosa pensa un cuore innamorato?
Può solo ipotizzare… cercare
di comprendere quello che traspare dalle azioni… dagli occhi…
Cosa pensarono davvero Sanzo e
Goku sulla vicenda narrata non mi è dato saperlo…
Non è dato saperlo nemmeno a
voi…
Perché è uno dei segreti del
cuore.
Che conoscono solo gli
innamorati.
Owari
Note: La prima non AU che faccio da tempo O__O almeno se
non consideriamo la song-fict U_U ma quella è un caso a parte… infinitamente
dolce… avete notato?? -___- all’inizio era partita un po’ più
depressiva/strappalacrime e ora dove siamo arrivati?
Ormai scrivo un sacco di cose che sono il tripudio del
miele e che finiscono, sistematicamente, delegate >.< odio le cose troppo
mielose –O-
Si era notato? XD
No eh? >.<
Come detto prima ormai… finisco solo per fare cose smielate
O.o
Sono un essere immondo çOç lo ammetto >__< ç_ç ma mi sono
rifatta con la song-fict no? *-* oh se mi ispirassero tutti sangue come il
seiten *ç*
Ma purtroppo sono tutti così coccolosi ç__ç che mi
costringono a fare abuso di miele >__<””” è COLPA LORO MALEDETTI!!
S:
Ehi è__é non prendertela con
noi!!
C:
>_<””” io me la prendo con chi
cavolo mi pare e piace è__é e ora toglietevi dalle scatole che già vi odio con
tutta la fatica che sto facendo nel rifare lawyers >_>
S:
stupida >_> se tu avessi
scritto la storia in modo decente ora non dovresti rimodernarla…
C:
è__é al tempo scrissi come
meglio potevo…
S:
appunto U_U
C:
maledetto -__-“””
Danke a tutti
^O^
See you soon
*-*
|