mymyminemine
Sunrise
C’era
qualcosa in lui che lo rendeva diverso, e non
dipendeva dal fatto che fosse un bambino: si comportava quasi come un
adulto,
sempre educato e rispettoso, sempre obbediente.
Non
gli aveva disobbedito neppure quando lo aveva
costretto a dormire al freddo e a morire di fame. Era così strano.
Adesso
che piangeva di meno si era accorto di quanto a
Gohan piacesse parlare. Lui, però, era un tipo di poche parole.
Ogniqualvolta
lo vedeva sorridere con la fiducia del bambino, certo che tutto sarebbe
andato per il meglio, troncava le sue speranze ed evitava di parlargli.
Una
sera, però, Gohan gli aveva fatto una domanda.
“Piccolo-san,
tu ce l’hai una famiglia?”
Erano
inginocchiati intorno ad un piccolo fuoco che
Gohan stesso aveva acceso ferendosi le mani con le pietre, ma,
nonostante
tutto, sembrava felice di starsene lì a scaldarsi con lui. Sorrideva.
Piccolo
chiuse gli occhi per fingere che le sue parole
si fossero perse nel crepitio del fuoco e non rispose. Non gli
competeva
conoscere i fatti suoi e non aveva affatto voglia di ricordare
l’umiliazione
che lui e suo padre avevano subito a causa di Goku.
Gohan
esitò per qualche attimo, poi continuò allungando
le mani al fuoco: “Tu conosci la mia mamma, non è vero? Non capisco
perché lei
non voglia incontrarti, forse non le sei simpatico, secondo me si
sbaglia.”
Com’era
ingenuo e insistente. Piccolo aprì per un
attimo gli occhi e lo fissò, penetrante. Il sorriso di Gohan sembrava
sincero.
Voltò la testa.
“Faresti
meglio a non parlare, così disperdi calore.”
“Va
bene!” esclamò il bambino annuendo con entusiasmo,
e gli sorrise di nuovo. “E’ bello parlare con te, Piccolo-san.” mugugnò
poi,
felice, affondando la testa nel calore del fuoco “Non mi manca neanche
tanto
papà.”
Mentre
se ne stavano finalmente in silenzio, Piccolo
alzò gli occhi al cielo nero, pensieroso. In quel momento Gohan non
aveva nessuno
con cui parlare, aveva solo lui, soltanto i suoi silenzi ostinati e
pieni di
rancore verso suo padre, ma non si
arrendeva. Non era colpa di Gohan se era figlio di Goku, lo sapeva,
anche se
cercava in continuazione di dimenticarlo quando il bambino gli
sorrideva come
avrebbe fatto con un amico di vecchia data.
Si
alzò in piedi, facendo scricchiolare il mantello, e
gli diede le spalle. Si sentiva come ribollire il sangue.
“Disperdi
calore o ti ci abituerai. Non ci sarà sempre
un fuoco a scaldarti.” gli ordinò con voce dura. Gohan ammirò il suo
mantello
tutto emozionato, incredulo, gli occhi sgranati, mentre lui poteva solo
immaginare con quale stramba espressione lo stesse scrutando. Aveva
pochi anni,
ma non era stupido e aveva certamente capito che le sue parole
sottintendevano
molte cose, molte di più di quello che lui avrebbe voluto.
Quella notte, a differenza di tutte le altre, non se ne
andò lontano a rimuginare, rabbioso, sulla vendetta e sui suoi
castighi, ma
osservò il bambino dormire tutto rannicchiato accanto al fuoco senza
mai
muoversi. I suoi gorgoglii gli riempirono la testa fino all’alba,
un’alba per
la prima volta non invocata, giunta, al contrario, naturalmente, in
silenzio,
senza quasi farsi notare. Stava cominciando un giorno nuovo.
Sunrise,
sunrise
Looks like morning in your eyes
(Sunrise – Norah Jones)
Tanti auguri
a me!
Questo
è il mio regalo di compleanno, scritto da me e per me, così
non disturbo nessuno! XD
Erano
secoli che desideravo scrivere una storia sulla relazione
tra Gohan e Piccolo, perché si tratta di due personaggi che amo con
tutta me
stessa. Come si sarà capito, è ambientata durante l’addestramento che
va tra la
morte di Radish e l’arrivo di Vegeta e Nappa sulla Terra, più, però,
verso la
fine di questo periodo: ormai Piccolo ha cominciato a rendersi conto
che in Gohan non c'è solo l'essere figlio di Goku, ma anche
qualcos'altro. Spero che i personaggi siano IC, è la prima volta che
scrivo
di Piccolo :)
Mi
farebbe davvero piacere ricevere pareri, critiche, eccetera,
per questo vi ringrazio anticipatamente se deciderete di accontentarmi.
: )
Alla prossima!
|