Non mi hanno rapito gli
alieni, ma sono stata abbastanza incasinata.
Arriverò a
postarla fino alla fine, mancano pochi capitoli ormai.
(come sempre) Hope
you'll like it!
Si fermò per osservare l’espressione di Michael.
Durante il suo
racconto aveva evitato accuratamente di guardare verso di lui. Aveva
paura di leggere nei suoi occhi indifferenza e magari anche disprezzo.
Si era data mentalmente della vigliacca ma la paura aveva preso il
sopravvento su qualsiasi pensiero razionale. Poi si era detta che lui
era comunque il suo Michael, l’uomo che amava e che solo una settimana
prima le aveva domandato, in un modo dolcissimo, di sposarlo. Tutto
questo doveva pur contare qualcosa, non poteva credere che avergli
nascosto una cosa potesse rovinare tutto il loro rapporto.
Niente.
Non riuscì a leggere
nulla nei suoi occhi. Né rabbia, né stupore per le sue parole, aveva
un’espressione indecifrabile e lei non sapeva assolutamente cosa
pensare. Spezzò il contatto visivo con lui e deglutì per ritrovare la
voce e finire il suo racconto.
Aveva
passato la serata mangiando distrattamente solo un’insalata. Sentiva di
non essere tranquilla, nonostante Alex avesse promesso di aiutarla.
Michael aveva chiamato più tardi per salutarla.
“Ciao
tigre, come stai?”
“Bene.
Mi sento molto stanca, tutto qui. E voi?”
“Dovresti
vedere Max, sta lavorando come un matto per essere sicuro di tornare a
fine settimana da Liz. Credo sia impazzito dopo la nascita di Jason.
Pensa che durante la pausa pranzo si è messo a spiegarmi come si
cambiano i pannolini? Ti rendi conto? Io cercavo di mangiare e lui mi
faceva questi discorsi. Un vero delirio”
“Era
prevedibile. Già stravede per suo figlio e non posso dargli torto. E’
proprio un amore”
“Sì
ma dovrebbe imparare a limitarsi. Non esiste mica solo Jason al mondo”
“Parli
così perché non hai figli sennò capiresti”
“Perché
tu ne hai?”
“No
ma sono molto più sensibile di te”
Si
erano salutati poco dopo. Lo scambio di battute scherzose avevano
momentaneamente risollevato il morale di Maria e aveva rafforzato la
sua convinzione di doverlo proteggere dalle minacce di Billy.
Il
giorno seguente si era presentata allo stesso bar del giorno prima e
aveva cercato di prendere tempo con lui mentre aspettava Alex.
“A questo punto credo
sia meglio che continui tu a raccontare”
Alex annuì.
“Dopo tutto quello che
avete passato per colpa di quel bastardo non potevo permettere che si
intromettesse di nuovo, in un modo così meschino poi. Ho fatto qualche
telefonata e sono riuscito ad farmi mandare dei documenti scritti in
cui sono scritte, nero su bianco, tutte le colpe del padre di Billy.
Dopodichè non ho fatto altro che giocare al suo stesso gioco, il suo
scoop ai giornali contro il mio. Ha cercato di bluffare dicendo che non
gliene importava niente e che lui avrebbe continuato per la sua strada
ma io sono un osso duro, lo sapete, e alla fine ha perso su tutta la
linea”
Fece una pausa e Maria
non potè fare altro che ammirarlo, aveva liquidato in poche frasi il
suo ruolo, in realtà essenziale e importante. Era davvero un amico
fantastico. Si ricordò del tono tranquillo con cui aveva tenuto testa a
Billy e quando invece il suo tono si era fatta tagliente mentre gli
intimava di restituirle subito l’anello e che semmai l’avesse rivisto
vicino a qualcuno di loro lo avrebbe rovinato senza nessun rimorso. Lei
aveva notato come Billy fingesse di essere calmo ma aveva notato le sue
mani tremare. Uscito di scena lei ed Alex si erano concessi una bella
fetta di torta per festeggiare, da grandi amici. Si stava crogiolando
in questi ricordi quando la voce di Michael la richiamò alla realtà.
“Ottima mossa Alex. In
questo modo sei tu ad aver appeso una spada di Damocle sulla sua testa”
“Con certa gente
l’unico modo di trattare è abbassarsi al loro livello”
“Quello che non riesco
a sopportare è che non mi abbiate detto niente. Era mia madre la
persona coinvolta, quella che avrebbe sofferto di più. Avevo tutto il
diritto di sapere. Come hai potuto non avvertirmi Alex?”
Maria si alzò in piedi.
“Non accusare lui,
sono stata io la prima a suggerire di risolvere questa faccenda
tenendoti all’oscuro”
“Però le ho dato
ragione, quindi la colpa è di entrambi”
Michael si alzò
mettendosi dietro la sedia e puntando un dito verso Maria.
“Tu, più di tutti,
avresti dovuto dirmelo”
“Io…”
“Sapevi quanto mi ha
fatto soffrire quella storia…. C’era in gioco la vita di mia madre”
“Non volevo… Posso
spiegarti…”
“Vuoi spiegarmi come
intendevi gestire da sola una situazione in cui sono coinvolte altre
persone più di te?”
Le parole di Michael
erano taglienti come coltelli. Implicitamente la considerava meno
legata alla sua famiglia. Quest’ultima frase arrivò a Maria come una
pugnalata dritta al cuore. Si sentiva senza più fiato, senza più forze,
completamente svuotata. Con passo lento tornò a sedersi, sentiva le
gambe tremare e dubitava che l’avrebbero sostenuta qualche secondo
ancora.
“Io l’ho fatto per te”
La voce di lei era
sempre più debole al contrario di quella di lui, che aumentava di
volume.
“Non dirlo. Questa è
una grossa balla. Se veramente volevi fare qualcosa per me avresti
dovuto dirmelo”
“Io volevo
risparmiarti un dolore, è stata questa la mia motivazione”
Con un gesto della
mano, segno che non considerava assolutamente le sue ultime parole,
Michael si allontanò mettendosi a guardare fuori dalla finestra.
Con uno sguardo sia
Isabel che Alex si alzarono in piedi per lasciare che i due si
chiarissero da soli, con tutta calma. Prima di chiudere la porta Isabel
disse un’ultima cosa.
“Io credo che Maria
sia stata molto coraggiosa”
L’ultimo rumore che si
sentì fu quello della porta che si chiudeva. Maria rimaneva seduta sul
divano, immobile e fissava Michael.
“Rispondi almeno ad
una domanda”
Ovviamente lui non
reagì e rimase voltato.
“E’ bastato un piccolo
problema ad incrinare tutto il nostro rapporto? Era così fragile da
rompersi alla prima difficoltà?”
Il suo cuore battè più
forte. Non era stato facile pronunciare quelle parole e soprattutto
adesso aveva il terrore di sentire la sua risposta. Aveva paura di
ascoltare cosa ne pensava lui. Si morse le labbra sempre più inquieta.
Ma il tempo passava e
da parte di lui non arrivava nessuna reazione.
Ormai era chiaro che
Michael non aveva nessuna intenzione di chiarire il loro malinteso.
Maria decise di non prolungare ancora di più quest’agonia e si alzò in
piedi, decisa ad andarsene. Lui stava voltato, con un braccio
appoggiato alla parete e la fronte appoggiata al braccio, lei lo guardò
e, dopo aver recuperato la giacca e la borsa si girò camminando verso
la porta. Non si accorse neanche dei passi di lui che la raggiungevano.
La sua mente registrò solo la sua mano che le afferrò il polso
facendola voltare verso di lui e l’abbraccio forte che la circondò
mentre era appoggiata al suo petto. La solita sensazione di caldo e di
benessere invase Maria, essere stretta a lui era veramente un’emozione
unica. Però questa volta un semplice abbraccio non poteva risolvere le
cose, come lei aveva sbagliato a tenerlo all’oscuro di tutto, anche se
con buone intenzioni, anche lui ora doveva ammettere di essersi
comportato male. Maria puntellò le mani contro il suo torace per
staccarsi da lui.
“Lasciami”
“Ma cosa…”
Lei scosse la testa.
“Tu non capisci. Non
può bastare un semplice abbraccio per liquidare tutto quello che è
successo”
Michael aprì la bocca
per parlare ma la richiuse.
“Dobbiamo chiarirci.
Io posso aver sbagliato ad averti tenuto nascosto quello che stava
succedendo ma tu non hai aspettato un attimo a condannarmi senza
nemmeno sentire le mie ragioni. C’è voluta la mediazione di Alex per
far sì che tu mi ascoltassi. Te ne rendi conto? Io ho bisogno di capire
perché adesso. Perché hai agito così?”
Michael nel sentire
quelle parole la lasciò andare sconfortato. Quando si decise a parlare
la sua voce era poco più di un sussurro.
“Non puoi capire”
Maria gli prese il
viso tra le mani costringendolo a fissarla negli occhi e gli parlò
dolcemente.
“Provaci. Fammi capire”
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