In silenzio

di Kikka
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Tutto tace. Nessuna luce. Il silenziatore ha fatto effetto. Piano d’emergenza che non servirà. Una figura vestita di nero si muove leggera per i tetti di una New York stranamente assonnata. Un acuto silenzio l’avvolge quasi a voler sottolineare con un muto omaggio la presenza di un morto poco lontano. Che farà scalpore. Molto scalpore. Un ubriaco barcolla mimando una canzone con le labbra. Senza voce. Lui ha sempre amato il silenzio quando lavora. Troppa tensione negli ultimi giorni. Elaborare un piano di questo genere non è stato semplice neanche per uno come lui. L’assegno da 2 milioni di dollari che fino a poco prima volteggiava leggero nella sua tasca, ora è al sicuro. Un leggero sorriso appare sulle sue labbra sapendo che il capitale presto sarà raddoppiato. Se vuoi il migliore devi pagare cifre spropositate. A questo lui pensa. Quante volte ormai ha provato la stessa sensazione di indifferenza verso la gente, verso le sue vittime… Anni ed anni d’indifferenza. Si avvia verso il punto prefissato per lo scambio. Tre milioni di dollari per un dito di un cadavere che ora si trova su un divano di una suite al Ritz in una posa sconveniente per un uomo come lui. Poche parole tra lui e il mandante. Tutto fila liscio. Si avvia all’uscita di quel cantiere stupido quando sette fori rossi appaiono sulla sua schiena che ora guarda il cielo stellato. Poco lontano qualcuno ascolta musica a volume spropositato.




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