That Girl

di madbunny
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Non mi sono mai piaciute le etichette, è per questo che passeggiando tra i corridoi della scuola ignoravo i vari gruppetti e mi fiondavo sullo stare da sola.
A dire la verità, non mi è mai piaciuto proprio niente della scuola, se non lui.

Nathan Sykes e la sua mano che spostava il ciuffo folto dal viso erano seduti al tavolo di quelli "fighi/popolari/ricchi/stronzi".
Eppure, lui non era così. Bhè, non proprio.
Ricordo ancora quando arrivai al primo anno di superiori e lui, al secondo, mi aveva salutato con quel suo fare da fighetto e le parole "ciao Novellina.".
Fu la prima volta che lo vidi e mi bastò a prendermi una cotta allucinante per lui, tanto che al secondo anno seguii tutti i suoi corsi pomeridiani; tanto che, al terzo, riuscii a trovare il coraggio di aggiungerlo su Facebook -non di contattarlo, sarebbe stato troppo.
Bastò tanto che, quest'estate, convinsi mia madre a lasciarmi andare al suo stesso campeggio.
E divenne l'estate più bella della mia vita quando, la sera di ferragosto, al falò sulla spiaggia, si avvicinò a me sorridente e mi passò una birra -di cui ho conservato la bottiglia.
Ovviamente, da brava imbranata che sono, non dissi nulla, eppure quel silenzio bastò a farlo avvicinare a me col suo profumo alcolico, e a lasciarli mettere le mani nei miei jeans.
Ed ora eccomi qua, all'inizio del quarto anno, che varco i corridoi soddisfatta con una musica che gasa di sottofondo. Almeno fino a quando il disco non si rompe e fa quel fastidioso rumore come nei film.
Davanti ai miei occhi, Nathan, Sady e le loro lingue a ballare il valzer.




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