Alone. (One-Shot)
Alone.
- Vorresti diventare Cacciatrice? -
Quelle parole mi rimbombavano nella testa.
Avevo davanti a me la prospettiva
dell'eternità. Avrei potuto vivere per sempre, restando sempre
giovane, con il mio viso adolescenziale. Ma non avrei più visto
molto spesso i miei amici. Loro sarebbero invecchiati, si sarebbero
sposati, e io sarei rimasta sempre ferma, allo stesso punto.
Ma io volevo sul serio rivederli? O meglio, loro volevano sul serio che io rimanessi con loro?
Ripensai a tutti i momenti trascorsi
con loro: gli anni di fuga con Annabeth e Luke, indimenticabili. La
maggior parte dei mostri erano stati attratti da me però.
Da me che nemmeno sarei dovuta nascere. Sì, io ero il frutto di uno sbaglio di mio padre.
E quando ero arrivata al Campo...
tutte quelle creature malvagie, tutte insieme... Ade ce l'aveva con me,
e aveva ragione, in parte. Ma non era colpa mia se fossi nata. Mio
padre aveva commesso un errore, ma ormai ero lì, ed era mio
diritto viviere serenamente, per quanto potesse essere serena la vita
di un Semidio.
Una lacrima mi rigò il viso.
In pratica ero una brutta rogna per
tutti: sia per i miei amici, che spesso finivano nei guai a causa mia,
sia per gli Dei, che non capivano se fossi o meno una minaccia.
Ripensandoci, sarebbe stato meglio
se fossi rimasta un pino. Sì, il pino di Talia, che difendeva il
Campo. Un problema in meno, in poche parole.
Nessuno mi voleva, ero solo un intralcio. Ero sola.
Poi mi venne in mente di quando la
magia del Vello d'Oro mi aveva liberato dall'albero. Ricordai lo
sgaurdo di Annabeth: ormai aveva perso ogni speranza, e si era
rassegnata, capacitandosi del fatto che non sarei tornata mai
più. E invece, puff!, riapparivo dal nulla, scombussolandole, di
nuovo, la vita. Come l'avrei fatta sentire se l'avessi abbandonata
ancora?
E Chirone. Chirone, che da quando
ero tornata in vita aveva sempre fatto di tutto per proteggermi e farmi
sentire a casa, nonostante fossi un grave problema, poichè
quella della Profezia potevo benissimo essere io.
Percy? Ci conoscevamo bene ormai,
avevamo vissuto tante esperienze insieme. Eravamo amici, anche se
litigavamo spesso. Eravamo amici, perchè sapevamo che
quell'orribile destino predetto dall'Oracolo poteva riguardare sia me
che lui. Come potevo lasciare a lui, da solo, la scelta "che avrebbe
decretato la fine o la salvezza dell'Olimpo"?
Mi avrebbe odiata.
Io non sarei invecchiata mai, non
avrei mai compiuto sedici anni, e inevitabilmente sarebbe stato lui il
Prescelto della Profezia.
Cosa avrebbero pensato i miei altri
amici del Campo, che avevano sempre creduto in me? Avrei potuto
deluderli, tirandomi indietro come una vigliacca?
Sì, perchè in quel momento ero una vigliacca. O lo ero sempre stata, e me ne stavo accorgendo solo ora.
Le lacrime continuavano a colare, bagnando con il loro sapore amaro le mie labbra secche.
Quanto invidiavo Annabeth, lei sapeva sempre cosa fare, nel momento giusto.
Quanto invidiavo Percy, era sempre stato lui il solo vero coraggioso.
Quanto invidiavo Zoe, lei era un'Eroina, era morta per gli amici.
Io, invece, non valevo niente.
Ed è questo che mi spinse a pensare che fosse giusto lasciare a Percy il compito di salvare l'Olimpo.
Io sarei stata a guardare, ad essere
una tra le tante ad applaudirlo. Sarei stata sola, e probabilmente mi
avrebbero ricordato come "Quella che si è tirata indietro". Ma
non mi importava.
Questa era la cosa giusta da fare.
Avrei fatto un favore agli Dei e a Chirone, essendo un problema in meno.
Percy, Annabeth e tutti gli altri mi
avrebbero odiata, sicuramente. Ma io non ero all'altezza. Percy sarebbe
stato mille volte meglio.
- Sì. - accettai con una stretta al cuore, voltandomi, con il volto rigato, verso Annabeth e Percy.
- Mi dispiace. - mimai con le labbra, per poi iniziare a pronunciare il giuramento.
Terminata la procedura, fu come se
qualcuno mi avesse gettato addosso una secchiata di acqua gelida.
Subito mi sentii più forte, ma il dolore era rimasto,
moltiplicato però per l'eternità.
Volsi ancora lo sguardo verso i ragazzi, e vidi che Annabeth singhiozzava sulla spalla di Percy.
Ormai era fatta, non potevo tornare indietro.
Percy mi guardava con occhi
inespressivi, e, vedendolo, mi misi nei suoi panni: come mi sarei
sentita se un amico avrebbe lasciato a me un compito importante e
pericoloso come quello?
Non feci in tempo a pensarci,
perchè Artemide, tornata alle dimensioni di una bambina, mi si
avvicinò, e annunciò cupa: - E' ora di andare. -
Io la seguii fuori dalla Sala, senza
guardarmi dietro, anche se sapevo che, probabilmente, avevo appena
perso i miei migliori amici.
E d'ora in poi sarei stata sola, più di prima.
Un'altra lacrima mi rigò il viso.
Sì, sola, per l'eternità.
^^^
Shadow's Notes:
Ehilà gente! Bene, ho finito un'altra One-shot. Oddei, non
pensavo di riuscire ad appassionarmi così tanto a questo sito!
*^^*
Comunque, vorrei fare due piccole precisazioni:
1. Questo è quello che mi immagino IO che Talia abbia pensato... potete condividere o meno;
2. All'inizio volevo fare una Song-fic, con 'Boulevard of Broken
Dreams', ma poi ho cambiato idea, spero vi piaccia anche così.
Ah, e poi (ultima cosa, poi giuro che vi lascio stare), vorrei dedicare
anche questa One-shot ad una mia carissima amica (sì, sempre
quella carissima amica), perchè in un altro GdR interpreta
Talia, e secondo me è perfetta, sono pazze uguali. :D Eli, ti
voglio davvero troppo bene, non abbandoniamoci mai sennò ti
uccido. <3
Detto questo... Grazie di aver letto!
Alla prossima,
Sunshine Shadow.
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