seduto sulla panca più vicina. A volte
lui e i suoi due amici mi invitavano a studiare con loro, ed era segretamente
l'unico momento della giornata in cui mi divertissi.
Non so perchè lo avevo notato. Non era perchè fosse famoso, perchè io amo
anche i Gorbetti Lucenti, e loro non sono famosi. Ho sentito persino dire
che qualcuno crede che non esistano. Non era neanche perchè fosse bello, dato
che non lo era poi particolarmente.
Lui mi piaceva perchè non guardava ridendo i miei orecchini a ravanello, non
mi evitava quando si incrociavano le nostre strade, e forse non mi chiamava
neanche Lunatica dietro le spalle.
Insomma, mi piaceva. Mi piaceva e basta. Era un po' come nei miei libri
romantici, il cuore mi faceva bum bum quando lo vedevo e la mia faccia
diventava calda quando mi sorrideva. In quei libri, quando c'era una situazione
del genere, la protagonista di solito lo diceva al ragazzo. Gli diceva che lui
le faceva battere il cuore. Non capivo perchè dicessero così, come se il
cuore non battesse anche senza quella sensazione strana dentro.
Io comunque non volevo dirglielo, perchè avevo paura che poi anche lui
avrebbe cominciato a ridere di me come tutti. Quindi pensai semplicemente di
chiederlo a lui. Cosa c'era di male, in fondo? Era una domanda come tutte le
altre, niente di particolare, ma sapevo che molti faticavano a pronunciarla.
Gente strana.
Un giorno Hermione Granger mi invitò a parlare con loro, ormai a tardo
pomeriggio, e io feci loro compagnia senza tanti problemi. Neville diceva che
molto presto avrei potuto chiamarli amici, e io mi sentivo davvero felice. Non
avevo mai provato cosa significasse averli. Quando il sole cominciava a
cadere giù, come tutti i giorni, Hermione Granger e Ronald Weasley
rientrarono al castello, salutandomi vivacemente e gridando dietro a lui
di muoversi. Lo guardavo cercare di infilare dei libri nella sua borsa, e la
domanda mi scivolò di bocca, come se avessi sempre aspettato quel momento.
- Harry, cosa pensi di me? - dissi. Lo vidi alzare lo sguardo ,stupito.
Credevo di dover sentire imbarazzo, da quanto ne sapevo sarebbe stato normale,
ma ero assolutamente tranquilla: stavo solo facendo una domanda.Tutto qui.
Lui, però, non mi rispose. Riuscì finalmente a chiudere la sua borsa, e se la
infilò nelle spalle, senza smettere di sorridere. Non mi stava guardando.
- Luna, lo vedi quell'albero? - mi chiese, come se io non avessi parlato.
- Sì - gli risposi io, guardando l'albero che lui mi stava indicando con
sincero interesse. Era piuttosto alto, ma la chioma non era folta, anche se
sembrava sanissimo.
- Ecco - riprese lui, con un sorriso - quando cadrà l'ultima foglia, te lo
dirò. - e si avviò per il corridoio, senza voltarsi indietro.
Io mi sentii le guance andare a fuoco, e me le sfiorai con una mano. Strano,
non era neanche troppo caldo.
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Fin da quel giorno, non feci che girarmi verso le finestre che davano sul
parco ogni volta che ci passavo vicino. Sapevo benissimo che non potevo sperare
che l'albero si sarebbe spogliato delle sue foglie così velocemente, ma non
riuscivo a non sperare, illudendomi, ogni volta. Prima di andare a letto mi
mettevo sempre a ginocchioni sulla mia brandina e restavo anche mezz'ore intere
a fissare quell'albero dalla finestra, che sembrava fatta apposta per
osservarlo. Ma anche se era piuttosto lontano, potevo vedere benissimo che era
più folto che mai, con foglie di un verde intenso e bellissimo. Anche se per me
non lo era poi così tanto.
Quando anche l'ultima delle mie compagne di stanza
si era sistemata per dormire, socchiudevo la finestra che era sopra al mio
lettuccio e mi coricavo, chiedendomi se sarei stata tanto fortunata da sapere
aspettare così tanto tempo senza impazzire. O magari quell'albero era una
quercia velocina, di quelle che hanno le foglie solo per qualche
giorno...lo avrei chiesto a mio padre, lui sicuramente sapeva se ce n'erano
dalle parti di Hogwarts. Ma poi Hogwarts dove era esattamente?
Intanto passavano i giorni, e Harry continuava a sorridermi sinceramente
tutte le volte che ci incrociavamo; era strana la sensazione di felicità che
sentivo nel cuore anche solo quando mi guardava, ma a differenza di molte
ragazze non cercavo di nasconderlo. Avevo imparato molto da anni passati in un
dormitorio fin troppo pieno di ragazzine continuamente innamorate, ma non
credevo che le avrei mai capite. Quanto vorrei baciarlo, sentivo ripetere
dalle mie compagne, praticamente tutti i giorni, frase che dava il via a
numerosi urletti acuti che mi davano spesso il mal di testa. E io mi chiedevo,
perchè tutti pensano solo a unire le labbra? Quelle sono solo per
bellezza, o per non far cadere tutto il cibo che può scappare di bocca, o per
bere bibite alla cannuccia. E poi, anche a me piaceva Harry, ma io pensavo solo
a fare i compiti con lui il pomeriggio, nel parco. Volevo solo stare con
lui, non mi interessavano le sue labbra.
Un giorno ne parlai pure con Neville, di quella promessa che mi aveva fatto
Harry. Glielo avevo detto senza problemi, tanto che in quel momento lo
consideravo davvero un amico. Ma lui non mi sembrava molto felice; continuava a
guardarsi intorno senza mostrare veramente attenzione a niente, e mi faceva
domande a mitraglietta, chiedendomi come esattamente fosse iniziato il mio
interessamento per Harry. Sembrava quasi geloso...non credevo tenesse
così tanto ad Harry. Comunque, io gli dissi senza problemi che lui mi piaceva e
basta, senza grandi motivazioni. Mi piaceva perchè era lui, perchè mi
rendeva piacevole anche la trasfigurazione dei porcospini, perchè mi augurava
buona giornata quando mi vedeva scendere le scale la mattina. Neville si
rovesciò sulla divisa mezzo bicchiere di succo di zucca, sbuffando con fare
nervoso. Poi mi promise che non ne avrebbe fatto parola con Harry, o con Ron, o
con nessun altro. Perchè, poi? Se Harry mi piace, perchè non lo deve
sapere? E' una cosa vergognosa? Forse lo era, perchè molti questo sentimento
lo nascondevano. Forse è veramente una cosa brutta.
- No, Luna, non è una cosa brutta - mi disse Neville, mentre tentava di
asciugarsi bene la macchia sulla divisa. - ma molti non lo dicono,
perchè...perchè no. Si vergognano. -
- Si vergognano perchè non dovrebbe amare? E' per questo? - chiesi io,
confusa. Se la gente si vergogna di dirlo, vuol dire che è una cosa
vergognosa. Lo dice anche la parola.
- No, no - riprese lui, abbandonando il fazzoletto nel suo piatto vuoto. - è
che...non si dice e basta. Perchè se non piaci alla persona che ti piace
è...un pasticcio.-
Io sgranai un po' gli occhi. - Ma perchè? Non è un problema, no? Non puoi
stare con lei, ma si vive lo stesso, no? Non mi sembra un problema - dissi,
credendoci.
Neville mi guardò sconsolato. - Forse un giorno capiterà anche a te di
soffrire per amore, Luna. -
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Sentivo che ogni giorno faceva sempre meno caldo. Era una bella, bella
sensazione. E anche dalla mia finestra, l'albero sembrava anche solo avere una
foglia in meno tutte le sere, e non erano più neanche di quel verde intenso che
avevo imparato a non sopportare. Sembravano quasi...rosse. Strano colore
per le foglie, anche se cambiavano spesso colore. Un po' come il fuoco del
caminetto nella Sala Comune della mia Casa, che diventava sempre trasparente
durante le stagioni tiepide.
Harry era sempre gentile con me, anche se non potevamo più fare i compiti
fuori. A volte veniva a trovare me e Hermione Granger in biblioteca con il suo
amico Ron, e spesso notavo un sorriso sulle sue labbra, anche mentre studiava
Pozioni, materia che, come tutti sapevano, odiava. Neville diceva che era perchè
gli piacevo, e stava bene con me, ma io ero più propensa a credere che
ripensasse a qualche vecchia barzelletta mentre fingeva di studiare per non
innescare la furia della sua amica coi capelli crespi.
Qualche sera dopo notai che gli elfi domestici avevano cambiato le coperte a
tutti i letti a baldacchino, cambiandole con altre più pesanti. Presa da
un'euforia improvvisa trotterellai verso la finestra e puntai gli occhi su
quell'albero che ultimamente era tanto osservato, e notai che le foglie erano
davvero poche. Forse sarebbero cadute tutte nel giro di qualche notte, e io non
me ne sarei neanche accorta. Magari anche Harry si era dimenticato ciò che mi
aveva detto tante settimane prima...ma dentro di me sentivo che non era così.
Molto probabilmente era il mio angelo germillo che me lo suggeriva. E fu
sempre lui a dirmi di andare a sedere sotto quell'albero, due o tre giorni dopo.
Fuori faceva freddo, e non c'era quasi nessuno, ma io mi sedetti con la schiena
appoggiata al suo tronco e mi sentivo stranamente bene. Guardai in alto,
e vidi praticamente tutta la chioma spoglia, a parte qualche foglietta secca
sparsa in qua e là. Poi spostai lo sguardo verso terra, e vidi tutte le foglie
che avevo osservato così tanto giacere in terra, alcune secche, alcune
completamente bagnate dalla pioggia. Ne presi una manciata e cominciai a
giocherellarci, canticchiando sottovoce un ritornello per bambini. Una delle
poche foglie rimaste si staccò dal ramo e cadde a circa un metro da un piede. Un
piede che però non era mio.
- Harry! - esclamai sorpresa, dopo aver riconosciuto chi mi stava davanti.
Lui non mi rispose, ma si mise a sedere accando a me, lentamente. Io restai in
silenzio, ma non perchè mi sentissi imbarazzata; stavo semplicemente troppo bene
per rovinare tutto parlando. Fu lui, invece, ad aprire bocca, ma sentivo che
niente era stato rovinato.
- Sei qui per il mio stesso motivo? - mi chiese, guardandomi.
- Dipende, tu per cosa sei qui? - gli risposi con una domanda, seria. Vidi
un'altra foglia svolazzare verso il bosco.
Lui ridacchiò, dandomi una pacchetta sulla testa proprio come si faceva con i
cagnolini, poi prese la mano che tenevo poggiata sulla mia coscia e la strinse
con la sua. Nonostante il clima, aveva un mano caldissima, e il contatto fece
passare un brivido tiepido dentro di me. Forse per la prima volta nella mia
vita, sentii il mio cuore fare davvero bum bum.
- Non puoi dire niente, fino a quando ci sono ancora foglie su questo albero
- sottolineai io, preoccupata dal fatto che lui venisse meno alla sua promessa.
Non smise di sorridere neanche un secondo.
- Non sto dicendo niente, infatti - disse. In quel momento la vidi.
Lei, l'ultima foglia, si staccò dal suo ramo per un fiato di vento, e lentamente
si posò vicinissima alla mia altra mano, quella che Harry non mi stava tenendo e
che era ancora ben poggiata in terra. Anche lui la stava guardando, e io la
raccolsi, sorridendo, e gliela mostrai.
- Ecco, adesso però devi - dissi, lasciando la sua mano e mettendoci
sopra la foglia secca. Lui la strinse senza forza, per non rovinarla
completamente, poi la lasciò andare a terra e prese il mio viso fra le sue mani.
Lentamente posò le sue labbra sulla mia fronte, in un gesto dolcissimo. Io
chiusi gli occhi meccanicamente, sperando che quel momento durasse il più
possibile, nonostante lo strano senso di disagio che mi dava. Dopo qualche
secondo Harry si staccò da me, sorridendo, e riprese la mia mano con la sua.
Non poteva esistere qualcuno che stesse meglio di me, in quel momento.
- Però non vale, non hai detto niente - commentai io, in tono lamentoso.
Lui rise. - Non importa - disse - non importa. - E strinse la mia mano più
forte.
Occhei, scusateeee XD Be', si capisce che non convince
molto neanche me questa ff? XD Mi rendo conto che è OOC all'ennesima potenza, ma
non potevo non cambiare Harry per fargli fare la sua parte xD E va be'...se vi
va recensite ^___^!