"C’è
un posto nel
mondo dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato
per quanta emozione provi;
dove il tempo si ferma
e non hai più l’età.
Quel posto è tra le tue
braccia in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non
smette mai di sognare"
- Alda Merini
Londra come tutte le mattine si
presentava euforica e piena
di vita dinanzi ai suoi occhi. Che si trattasse della Londra babbana
non faceva
differenza.
Si scontrava con gente che correva a
lavoro con tra le mani
un fumante bicchiere di caffè. Chi camminava a passo svelto
parlando con quello
che doveva essere un cellulare. Chi si fermava ad acquistare il
quotidiano e si
bloccava dinanzi al rivenditore per leggere sommariamente le notizie in
vista.
Automobili, autobus, motociclette.
Questo caratterizzava
quella mattina Londra. Come sempre.
Da anni ormai Draco Malfoy era
abituato a quel clima, a quei
rumori, ai quei volti. Da anni si era quasi trasferito nella Londra
babbana,
nonostante fosse un noto Magiavvocato.
Affari vari lo portavano in giro per
la Londra babbana per
metà settimana. Cene con clienti, incontri con questi
ultimi, incontri con
donne varie.
Donne inutili. Donne che servivano
semplicemente a
scaldargli il letto, a scaldargli le lenzuola. Donne nelle cui carezze,
nei cui
sospiri si perdeva cercando di perdere se stesso.
Era cambiato, era cresciuto. Era
ormai lontano dal Draco
Malfoy egocentrico, malvagio e subdolo dei tempi di Hogwarts. Era
semplicemente
cambiato. La guerra aveva colmato la sua vita di dolore e colpa. La
perdita
della madre aveva creato un vuoto incolmabile. Aveva rescisso il
contratto con
quella che era stata la sua promessa sposa per anni. Aveva cancellato
tutto.
L’unica cosa che gli restava era l’amicizia di
Blaise Zabini e della sua
consorte Daphne Greengrass, e le innumerevoli proprietà dei
Malfoy.
Cosa importante, gli restava il suo
lavoro.
Era il più noto
Magiavvocato dell’intero mondo magico. A
stento, con fatica, era riuscito a cancellare quello che era
l’ignobile ricordo
di suo padre Lucius. Aveva messo da parte le sue strampalate idee sulla
purezza
del sangue. Aveva finito per innamorarsi e finire piacevolmente
intrappolato in
quello che era il mondo babbano.
Sì, non c’era
dubbio. Draco Malfoy era cambiato. Era
cambiato, sì, ma ero solo.
Si crogiolava nell’alcool e
nei profumi femminili ogni
notte. Si rifugiava tra quegli strappi di lingerie, tra quelle urla e
quei
sospiri. Ma alla fine, al mattino, quello che ritrovava tra le mani era
il
niente più assoluto.
Anche quel mattino, così,
spento, vuoto, privo di qualsiasi
cosa camminava elegantemente per le strade affollate.
Il lavoro, diceva a se stesso, era
l’unica sua
soddisfazione. Gettare in carceri criminali era quasi una sorta di
perdono
quotidiano. Perdono che di certo non purificava e guariva le sue ferite.
Guardava i visi della gente che
passavano lui dinanzi.
Scrutava gli occhi degli uomini fermi a chiacchierare. Donne lo
fissavano
quasi a volerlo
divorare con gli occhi,
donne lascive e venditrici del loro corpo. Donne prive di
moralità.
Che Draco Malfoy avesse avuto molto
donne, questo era certo.
Come era certo che nella sua vita non si fosse mai innamorato.
L’unica donna
che aveva amato era stata sua madre. Rivedeva il suo sorriso non appena
la
ricordava. Rivedeva i suoi morbidi capelli. Sentiva sulla sua fronte
ancora il
calore delle sue dolci labbra quando dopo una giornata di duro lavoro
si
posavano sulla sua pelle diafana.
La sua assenza era quello che
più lo sconvolgeva, lo
straziava.
Perso nei suoi pensieri, nei ricordi,
perso nel vuoto e
nell’assenza, Draco Malfoy si scontrò con una
piccola bambina.
La scrutò vedendola seduta
sul marciapiede di una strada
babbana.
Era seduta a braccia conserte, con
uno sguardo truce in
viso.
“Sai, sei troppo alto,
dovresti badare a dopo metti quelle
scialuppe e soprattutto dovresti guardare avanti e non i tuoi piedi.
Poi sono
anche brutte quelle scarpe!”
La bambina aveva parlato velocemente.
Lui era rimasto
strabiliato. Come potesse avere un esserino così una
padronanza linguistica del
genere, era assolutamente un mistero.
Si accovacciò dinanzi alla
bambina e porgendole una mano
l’aiutò a rialzarsi.
Dopo essersi aggiustata la gonna e
ripulito le calze, tornò
a guardare torva il biondo.
“Allora, a cosa stavi
pensando mentre camminavi?”
Il biondo accigliato guardava curioso
la bambina.
Incredibile a dirsi, ma aveva qualcosa di familiare, troppo familiare.
Un paio
d’occhi marroni lo scrutavano ancora in attesa di una
risposta. Un piedino
iniziò a battere frenetico sulla superficie del marciapiede.
Tornò a guardare
gli occhi della bambina. Erano caldi nonostante lo sguardo odioso. Una
massa di
boccoli castani ricadeva sulle piccole spalle.
Un lampo pervase la sua mente. Non
poteva essere.
“Non è
possibile..” sussurrò.
“Cosa? Allora?”
ripetè la bambina.
“Non è
possibile. Tu sei..”
“Jane!” una voce
alle spalle della bambina lo interruppe
Alzò lo sguardo restando
letteralmente a bocca aperta.
No, era
un’assurdità. La sua mente non faceva che ripetere
questo.
“Jane! Ma cosa ti passa per
la mente? Mi hai spaventata!”
“Scusami..” la
bambina chinò il capo.
“Vieni qui.” La
donna richiamò la bimba e la strinse forte
al suo petto.
“Perché sei
rimasta indietro?” domandò ancora la donna
“Per colpa sua!”
la bambina tornò a posare lo sguardo e a
posare un dito accusatore sul biondo.
La donna spalancò gli
occhi stupefatta e iniziò a scuotere
il capo.
“Non è
possibile.”
“Cosa mamma?”
Ridestandosi a quella parola, il
biondo prese a scrutare la
donna.
Non poteva essere.
Hermione Granger, si ergeva in tutta
la sua bellezza dinanzi
a lui.
C’era da ammetterlo. Era
davvero diventata una splendida
donna.
I capelli non erano più un
cespuglio incolto ma erano stati
raccolti in un piccolo chignon.
Draco lasciò scorrere i
suoi occhi sul corpo della donna.
Indossava un tailleur beige, ai piedi
delle scarpe nere col
tacco. Sul viso solo un velo di trucco oltre quello sguardo truce. Lo
stesso
che pochi minuti prima campeggiava sul volto della figlia.
Tale madre tale figlia
pensò.
Le curve erano ai posti giusti.
Sì, quel topo di biblioteca
doveva essersi trasformato davvero in un bello e singolare cigno.
La voce della piccola Granger lo
risvegliò nuovamente.
“Mamma?” le
domandò
“Malfoy?”
“Mamma, lo conosci? Non mi
ha vista e mi ha fatta cadere.
Guarda qua, mi ha fatto sporcare le calze!”
“Tranquilla, le sistemeremo
a casa. –rispose la donna senza
davvero dare attenzione alle parole della figlia. Il suo sguardo era
fisso in
quello dell’uomo.
“Allora, Granger, vedo che
abbiamo messo su famiglia!”
La sua voce la ridestò.
Scosse ancora il capo stringendo la
bambina a sé.
“Malfoy, cosa ci fai
qui?”
“Mamma, lo
conosci?”
“Sì, tesoro. Lo
conosco.”
“E come si chiama? Ha
un’aria antipatica.”
La donna lo fissava. Sembrava che il
suo sguardo potesse
leggerlo dentro.
“Si chiama Draco,
tesoro.”
“Draco? Che nome buffo.
Ciao Draco! Sei un amico della mia
mamma?”
La donna strabuzzò gli
occhi alla domanda della figlia.
Malfoy invece fece il suo solito
ghigno. E si avvicinò alla
bambina,
“Oh sì! La mamma
non ti ha raccontato di me? Andavamo a
scuola assieme!”
“Davvero?! Mamma, allora
è come te! –sussurrò la bambina
all’orecchio della mamma, evidentemente la Granger aveva
condiviso la sua
identità con la figlia e le aveva detto che sarebbe stato un
segreto tra loro.
“Sì, Jane. Draco
è come me.”
“Uau!
–gridò la bambina svincolandosi
dall’abbraccio della
madre a buttandosi tra le braccia del biondo.
Hermione si coprì la bocca
con una mano alla vista di quella
scena.
Mentre Draco stupito si
lasciò stringere dalla bambina e
dopo qualche attimo ricambiò l’abbraccio.
Come era possibile? Stava
abbracciando una bambina. Una
bambina, figlia della Granger, per giunta!
Era impazzito. Non c’era
altra spiegazione.
“Jane –disse
Hermione ripresasi- forse è meglio se andiamo.
O farai tardi all’asilo.”
“Ci accompagni,
Draco?” la bambina ormai aveva occhi solo
per il bel biondino.
Senza dar tempo all’uomo di
rispondere la donna intervenne
“Oh, tesoro, di sicuro
Draco avrà altri impegni.”
“Hai altri
impegni?” domandò Jane a Draco arricciando le
labbra.
“Da che parte
andate?” chiese il biondo.
“Il mio asilo è
vicino al Ministero dove lavora la mamma!”
enunciò la piccola.
“Devo fare quella
strada..se volete la facciamo assieme.”
Dichiarò atono.
“Sì! Draco ci
accompagna, Draco ci accompagna!” iniziò ad
urlare Jane per strada.
“Bene, andiamo.”
Sussurrò sconfortata Hermione prendendo per
mano la bambina.
Avviatisi, per strada, solo la
bambina parlava
continuamente, facendo domande al biondo e proclamandosi un angioletto
ogni
volta che la mamma la rimproverava per qualche domanda indiscreta.
“Hai una
fidanzata?” le chiese la bambina ad un certo punto.
Draco la guardò silenzioso.
“Jane –intervenne
Hermione- sono cose private, non si fanno
queste domande!”
“Perché? Tu e
Draco siete amici! Tu e zio Harry vi dite i
segreti!”
“Granger, questa bambina
è tutta sua madre.” Proclamò il
biondo.
Hermione sorrise. Non ci poteva
credere, stava sorridendo ad
una battuta di Malfoy?
“Beh, Jane tesoro, siamo
arrivati. Saluta Draco e corri
dentro, su!”
“Ciao Draco! Mamma stasera
viene a cena da noi vero?”
“Cosa?” quasi
gridarono entrambi
“No, tesoro credo che
Malfoy, Draco..abbia già impegni,
vero?” enunciò la donna, lanciando uno sguardo
torvo al biondo.
“Oh, sì. Sono
molto impegnato..” si scusò Draco.
“Bugiardo! Hai fatto lo
sguardo di quando si dice una
bugia.” Sentenziò la bambina ponendo le braccia
incrociate sotto il petto.
“E tu cosa ne sai dello
sguardo di quando si dice una bugia,
signorina?” le domandò il biondo avvicinandosi.
“Tranquilla, non lo dico
alla mamma.” Le sorrise ammiccando.
La bambina sorrise di rimando
mostrando tutti i suoi denti.
“Allora, deduco che stasera
sarò tuo ospite Granger.”
“Per mia sfortuna
si.” Dichiarò sconfitta la donna.
“Ora, Jane Granger fila
dentro. Muoviti, marciare!” disse
Hermione ridendo.
La bambina si voltò per
mandare un bacio volante a
Draco e poi ne
schioccò uno sulla
guancia della madre e corse via.
“Jane Granger?”
chiese Draco non appena rimasero soli.
“Sì.”
Rispose la donna, abbassando lo sguardo, per poi
rialzarlo fiera.
“Mi dispiace
Granger.”
“Per cosa?”
“Per il fatto che tua
figlia sembra essersi innamorata di
me.” Gighnò soddisfatto.
“Mia figlia non si
è innamorata di te, Malfoy. Certo,
all’apparenza potrebbe anche esserlo. Alla fine sei quello
che sei..ma..”
“Sono quello che sono? Cosa
vuoi dire Granger?”
“Intendo dire che non sei
di certo orrendo. Anzi..” dichiarò
divenendo paonazzo.
Draco ghignò. Era
bellissima. Quel suo modo di mordersi il
labbro, poi. Doveva smetterla di fare pensieri sconci su quella donna.
Era
Hermione Granger!
“Smettila di sbavare
Malfoy.” Lo
riprese la donna, con un sorriso
compiaciuto sulle labbra.
“Malfoy, io ora devo
scappare in ufficio. Ti mando un gufo
con l’indirizzo. Ok?”
Il biondo annuì.
“A questa sera,
Granger.” Le disse prima che la donna e il
suo profumo scomparissero tra la folla londinese.
Aveva fatto pensieri poco consoni sul
furetto. Non era
possibile.
Continua a ripetersi di lasciar
perdere quel furetto, mentre
entrava a passo spedito nel Ministero della Magia.
Arrivata nel suo ufficio, dopo aver
fatto volare la borsa
sulla poltroncina, si lasciò cadere dietro la sua scrivania.
Pose le dita ai lati della fronte e
iniziò a massaggiarsi le
tempie.
“Ehi Hermione!”
“Ginny! Cosa ci fai
qui?”
“Vengo a salutare la mia
migliore amica, cos’altro
altrimenti!” sentenziò la rossa accomodandosi
dinanzi all’amica.
“Dov’è
Harry?” le domandò.
“E’ nel suo
ufficio. Sta ordinando dei fascicoli. È qui
dall’alba.”
“E tu sei venuta a
trovarlo, vero?” chiese ammiccando la
donna.
“Ehm..beh…il
fatto è che stare a casa, o alla Tana è di una
noia mortale.”
“Lo so. La gravidanza
è così.” Annuì Hermione in
direzione
dell’amica.
“Hai lasciato Jane
all’asilo? Vuoi che la vada a prendere
io?” si propose l’amica.
“Sì,
l’ho lasciata poco fa. Purtroppo andrò
direttamente io
a prenderla. Abbiamo un impegno questa sera e le ho detto che mi
avrebbe
aiutata a preparare la cena per un suo ospite.”
“Un suo ospite?”
chiese la rossa confusa
“Ha invitato di nuovo
Michael?” sorrise
“No. Magari si trattasse di
Micheal. Preferirei la cucina
distrutta, rispetto a quello che mi aspetta.”
La rossa strabuzzò gli
occhi.
“Cosa ti aspetta?”
“Questa mattina mia figlia
mi ha lasciato la mano,
perdendosi momentaneamente tra la folla babbana. E ha fatto un
bellissimo
incontro. Guarda, fortuna allo stato puro.”
La rossa la incitò a
continuare
“Ha incontrato Malfoy. E se
ne è perdutamente innamorata. Ci
ha accompagnate all’asilo e come se non bastasse
l’ha anche invitato a cena.”
“E lui ha
accettato?” domandò sbigottita Ginny.
“Sì! Sembrano
due amici per la pelle!”
Hermione tornò a
massaggiarsi le tempie, sprofondando nella
sua comoda poltrona.
“Però ha buon
gusto tua figlia.” Dichiarò Ginny beccandosi
uno sguardo truce dalla donna che le sedeva dinanzi.
“Suvvia Hermione,
ammettilo. L’ho intravisto qualche sera fa
quando ero a cena con Harry. È diventato davvero
carino.”
“Smettila Ginny!”
“Oh oh, vedo che ha colpito
già!”
“Non ha colpito un bel
niente, invece. È semplicemente una
brutta serpe. Ha anche detto a mia figlia di essere un mio grande
amico!”
Ginny rise.
“Mia cara Hermione.
Sarà anche una serpe, ma tua figlia ne è
ormai innamorata. Forse la vede come una figura paterna, quella che le
è sempre
mancata. Devi comprendere anche questo. In questo momento lei vede
Draco come
una figura su cui fare affidamento. E poi, che gran figo di padre!
Tutte
morirebbero per averne uno identico.”
“Ginny. Mia figlia non ha
bisogno di soffrire ancora.”
Un velo di tristezza si era posato
sul volto della donna. Il
ricordo di un amore mai nato che aveva generato la sua splendida,
bellissima
Jane. Il ricordo di quello che era successo dopo e che ancora succedeva.
Aveva il cuore straziato. Ma si
faceva forza. Non avrebbe
permesso che sua figlia lottasse anche per avere un padre, un padre
irresponsabile come Malfoy, poi!
No, avrebbe badato a sua figlia da
sola. L’avrebbe aiutata a
superare tutto da sola.
“Dico solo che in questo
momento, sia tu che soprattutto
Jane avete bisogno di qualcuno accanto a voi. Certo ci siamo io e
Harry. Ron. I
miei. Ma sei sicura che tutto questo basti? Jane sta lottando. Tu stai
lottando. Avete bisogno di qualcuno che si prenda cura di
voi.”
Lacrime iniziarono a scendere sul
viso di Hermione Granger.
Che venne subito stretta e coccolata dall’amica.
“Ho paura Ginny. Ho paura
di perdere mia figlia. Non posso
perderla.”
“Sh..non la perderai. Non
la perderai.”
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