I
know you will come back
Ricordate
Holmes, quel giorno in cui decisi che avrei voluto suonare io il
violino per voi? A ripensarci mi viene da ridere, il mio impaccio
prendendolo e non sapendo nemmeno come tenerlo. E il suono stridulo che
voi paragonaste con ilarità al miagolio agonizzante di un
gatto non appena l‘archetto sfregò sulle corde. La
vostra risata in quel momento mi scaldò il cuore. Come mi
finsi offeso in quel momento, consapevole della mia
incapacità di suonarlo. Eppure desideravo farlo per
ringraziarvi. Cercai nuovamente di far uscire un suono armonioso,
almeno migliore del precedente ma tutto ciò che di armonioso
riempì la stanza era la vostra risata. Abbassai il violino e
posai l’archetto sulla sedia davanti a me con un sospiro
arreso. Avrei dovuto trovare un altro modo per ringraziarvi.
Lo
ricordate Holmes? Quello che accadde dopo intendo. Oh, non ho mai
dimenticato la dolcezza con cui mi avete sempre trattato, i vostri modi
di fare, le parole. Non l’ho mai dimenticato ma non vi ho mai
ringraziato abbastanza.
Watson smise per un
attimo di far scorrere la penna sul foglio, aveva iniziato a scrivere a
Holmes dopo il loro ultimo viaggio, dopo che era morto. Aveva iniziato
a scrivere per soffocare quel senso di solitudine, di abbandono che
provava ora.
Aveva continuato a
leggere quella lettera, quel foglio che Sherlock Holmes gli aveva
lasciato.
“Tuo
affezionatissimo”
Quelle parole gli
rimbombavano nella mente, non gli davano pace.
Ultimamente in quello
che scriveva nel silenzio della notte parlava solo del passato, gli
ricordava aneddoti che magari Holmes aveva dimenticato.
Così, almeno scritti su carta, gli sarebbero rimasti
impressi.
Stavo
per posare anche il violino che una vostra mano mi fermò.
Non mi ero accorto che vi foste alzato e nemmeno che aveste smesso di
ridere. Posaste la mano sulla mia alzandola.
“Riprova.”
Sotto
la vostra guida posai il violino sulla spalla e presi un respiro
profondo.
“Stai
stringendo troppo. E sei più teso di queste corde, cerca di
rilassarti un poco Watson.”
A
quelle parole mi irrigidii ancora di più mentre
l’altra mano stringeva l’archetto. Non appena
questo sfiorò le corde il suono che ne uscì mi
fece accapponare la pelle.
Con
un gesto gentile allentaste la mia presa sulle corde e inclinaste
leggermente l’archetto.
“Rilassati
e lascialo scorrere delicatamente.”
Annuii
mentre una sensazione di calore mi avvolgeva, era la vostra vicinanza?
Probabile visto il freddo che provo ora.
Il
suono non era ancora limpido ma decisamente migliore rispetto a prima.
Stavo per voltarmi, con un’espressione che probabilmente
avreste definito infantile, o comunque di un bambino, che sentii il
vostro mento appoggiarsi sulla mia spalla con leggerezza. Credo che le
mie guance in quel momento stessero avvampando eppure non mi ritrassi,
non volevo ritrarmi da quel tocco così gentile e caldo. la
vostra mano libera, quella non impegnata a sorreggere il violino sopra
la mia, si posò sul mio fianco scivolando poi sul ventre. E
i brividi non smettevano.
Voltai
gli occhi verso di voi, stavate fissando la parete, chissà
quali pensieri vi passavano per la mente. A pensarci bene quello
è stato l’inizio di tutto, o almeno,
l’inizio di molte cose future. In quel momento comunque ho
capito che vi sarebbe stato un metodo più semplice per
ringraziarvi, ma non sapevo come avreste reagito.
Voltai
leggermente il viso e posai le mie labbra sulle vostre chiudendo gli
occhi. L’ultima cosa che volevo era vedere il vostro sguardo
inquisitore su di me. Sentii dopo pochi secondi le vostre labbra
muoversi impercettibilmente formando un sorriso. Era andata meglio del
previsto forse.
La
mano mi attirò contro di voi completamente costringendomi ad
aprire gli occhi trovandovi a pochissimi centimetri da me.
“Non
era così difficile, non trovi Watson?”
Fui
io a sorridere ora, forse arrossendo come una ragazzina.
Lasciò la
penna e il foglio sullo scrittoio e si alzò dirigendosi
nella sua stanza a dormire.
Si chiuse la porta
alle spalle, si distese a letto e dopo poco si addormentò
cullato da quel dolce ricordo. Dolce come le note del violino quando
Holmes suonava per lui.
Note che nel sonno gli
pareva di sentire così chiare e vicine, come se lui stesse
suonando in quel momento, nel suo studio dove era stato fino a qualche
minuto prima.
“Lo ricordo,
mio caro Watson. Credevo di aver detto che la mia mente è
fatta per ricordare solo le cose veramente importanti.”
Angolo autrice:
Mi son decisa alla fine a pubblicare anche questa. Non sapendo dove
inserirla di preciso ho optato per la sezione del libro.
Come si sarà capito dall'immagine (Ci tengo a precisare che
quello sgorbietto sopra l'ho fatto io apposta per la fanfiction...
prima che qualcuno venga a dire qualcosa... E, tra l'altro... mi
è uscito pure male! xD) è basata sulla serie
russa e, in particolare, ispirata al momento, nell'episodio
"l'avventura della casa vuota" in cui il caro Watson suona il violino
di Holmes. Recensioni e critiche sono sempre le bevenute.
Bye Bye~
Aki
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