Caro
diario,
ti ricordi di me? Sono Miyu. È da un bel
po’ che non ti scrivo, ma mi stanno accadendo cose che devo assolutamente
raccontarti. Era una normale una calda giornata di giugno..
sono tornata in italia. Si, il paese della mia
infanzia. Ora faccio la giornalista. Sono qui per un congresso che si tiene una
volta all’anno sempre in posti diversi. È un congresso
elitario. E si. Sono
diventata una persona importante. Hihi… scherzi a
parte, devo raccontarmi che cosa sta succedendo. Era appena finita una sessione
del congresso. Sono appena uscita dalla sala e davanti a me si presentano due
bambine, credo due gemelle, bionde. Mi chiamano per nome e mi dicono che hanno
bisogno di me. Che mi devono parlare. Chiedo scusa alle persone con cui stavo
parlando e mi allontano con le due bambine.
<<
signorina Miyu noi siamo angela e sara>>
mi dice una delle due.
<<
dovremmo parlarle di una cosa
importante>> conclude l’altra. Ho sempre
invidiato le gemelle. Hanno quest’incredibile capacità di completarsi a vicenda
che rabbia. Ma ora passiamo oltre. Io ovviamente
inizio a chiedere che cosa potessi fare per loro, ma mi aspettavo che mi
chiedessero qualcosa sul mio lavoro o come facessi a
essere così perfetta…si la modestia non è proprio il mio forte… hi hi…ma le due bimbe si fecero serie. Misero su una di quelle
facce che ti aspetti da un momento all’altro che si
mettano a piangere. << signorina Miyu, il nostro papà non sta bene… non è
più lo stesso… aveva un sogno… ma ora per colpa di una catastrofe e per colpa
nostra non può più realizzarlo…>> mi dice quella che credo si chiami angela. Inizio a chiedere
informazioni, vorrei sapere cos’ha il loro papà, e
cosa posso fare io per loro e per lui. Niente. Ermetiche. Non riesco a cavergli fuori una parola. Poi all’improvviso dopo mie
insistenti domande su cosa potessi mai fare io per
loro mi dicono che dato che ormai per il loro papà non c’èpiù
niente da fare, l’unica cosa che lo renderebbe felice e che forse gli farebbe
vedere in maniera diversa le cose, sarebbe se io passassi con loro un po’ di
giorni. Ricordo che feci una di quelle facce che si vedono
solo nei cartoni. Una di quelle facce che credo mi
stesse per cadere. Ricordo che dissi una cosa del tipo << ok,
vorrà dire che dopo il congresso verròda voi e
staremo un po’ insieme. Contente?>> le facec
delle due bambine si erano finalmente illuminate, anche se non erano
completamente felici; ma non volli fare altre domande, anche per non cacciarmi
in altrii guai. Mi alzo e dico << ragazze volete un gelato?>> la rispossta
che te la dico a fare… ovviamente è un siiiiiiiiii.
Ci avviamo verso la gelateria…la vecchia gelateria dove aandavo
da piccola…. Lo faccio quasi senza accorgermene…semplicemente mi alzo e mi
dirigo verso il my way…la gelateria dove ci era stato proibito di andare da piccoli, perché
frequentato dai “grandi” come li chiamavan i nostri
genitori, ma dove noi andavamo puntualmente… noi…già noi… io e Kanata… ti
ricordi di lui? Te ne avrò parlato per anni…lui era
quel maledetto brunetto insopportabile con il quale
ho vissuto i momenti più belli di tutta la mia vita…tutta la mia infanzia e la
mia adolescenza… si proprio lui… quando mi resi conto di dove stavo andando
improvvisamente il suo volto mi si materializzò davanti agli occhi. Era da
tanto che non pensavo a lui…mi ero autoimposta di non
pensare più a lui…avevo deciso di andare avanti e uttarmi
a capofitto nel mio lavoro… cosa che devo dire mi è riuscita benissimo…almeno
fino ad ora. Quelle due piccole pesti che fino ad un momento
prima mi balzonellavano davanti agli ochhi si erano improvvisamente calmate e mi guardavano con
una faccia che era tutta un punto interrogativo. Certo che anche quando
facevano quelle facce buffe erano davvero bellissime…chissà i genitori… vuoi vvedere che hanno un cugino della mia età da presentarmi??
Improvvisamente le due piccole pesti indietreggiano e mentre sono ancora
immersa nei miei pensieri mi prendono per mano… piccole furbe..credo avessero gà capit che tipo di persone
sono…credo che avessero già immaginato che mi sarei sciolta all’istante e sarei
andata anche su marte se me lo avessero chiesto… fu così che quelle piccole
furbette iniziarono il loro interrogatorio…
<<
signorina Miyu, ma lei è fidanzata?>>
io improvvisamente arrosii…incrdibile come ancora oggi a 28 anni arroscisco
quando mi fanno domande personali…eppure dovrei esserci abituata…
<<
innanzitutto chiamatemi Miyu, che è questo signorina Miyu, mi fate sentire una
vecchietta… poi no…non sono fidanzata… e voi invece?>> cercai
di sviare altre possibili domande… del tutto inutile ovviamente… &_&
<<
bene, Miyu, e sei innamorata?>> dire che ero rossa è veramente dire un
eufemismo…
<<
no…o meglio si… ma… insomma che domande sono?? Non siete troppo piccole per parlare già di amori e fidanzamenti?>>
<<
no… papà ce ne ha sempre parlato… fin da piccole… ha detto che è una cosa
bellissima essere innamorati…ma che è anche una cosa che fa soffrire… questa
cosa non l’ho mai capita… se è bellissimo, perché fa soffrire?>>
<<
beh il vostro papà è molto saggio…l’amore è una cosa coosì
forte che a volte può fare anche soffrire… soprattutto quando non è
corrisposto… la vostra mamma deve essere molto fortunata a stare con la persona
che la ama tanto da soffrire…>> dissi io con una nota di tristezza… so
che non devo, ma parlare di amore mi fa pensare a lui…
al mio grande unico amore… ehi diario non mi fraintendere… ho avuto altre
storie… si alcune importanti… ma secondo te perché sono finite così
bruscamente, e comunque sempre finite? Beh perché come al
solito la sua faccia, il suo profumo, il suo ricordo… il ricordo di tutte le
nostre parole, di tutti i momenti vissuti insieme, sornavano
a farsi sentire…tornavano a galla… e io finivo come al solito per paragonare
tutti gli altri a lui… e soprattutto al ricordo di come stavo io con lui… ma
mentre di nuovo stavo per perdermi nei miei pensieri e nei miei ricordi…
<< no ma la nostra mamma non c’è più>> una frase che ti spezza in
mille pezzi… che avevo detto….gli avevo fatto
ricordare che la loro mamma era morta?? La mia espressione evidentemente lasciava
trapelare tutti i miei pensieri, dato che una delle
due prontamente mi disse << no non ti preoccupare, la mamma non è
morta…se ne è solo andata… ci ha lasciate a papà poco dopo che siamo nate…noi
neanche ce la ricordiamo…>>
ero sollevata… << a vabbè scusate
comunque… ma allora papà si è risposato? Ha trovato finalmente chi lo ama come
lui ama lei?>> non l’avessi mai detto ecco che
il secondo problema era venuto a galla….ecco in cosa
mi stavo cacciando veramente…
<<
ecco il vero problema>> disse angela… <>
<<
ma apparte che non è vero…abiamo
vissuto tutta la via senza di lei, possiamo continuare
a farlo…ma poi quella strega no…>> ricordavano molto me quando mia madre
decise di risposarsi dopo, che papà si era trasferito alle hawai
lasciandoci sole… in quel momento io avevo Kanata a tirarmi su di morale…avevo
lui come punto di riferimento… chissà che quello che cercavano queste due
piccole non fosse la stessa cosa… ma perché io? Non le conoscevo neanche, né
loro conoscevano me… forse mi stavo solo frusciando troppo… provvidenzialmente
ad interrompere quella che poteva diventare una conversazione troppo impeganativa da fare con delle bambine di 10 anni,
all’orizzonte si materializzò il my way… neanche mi
avvicinai che ecco spuntare da dietro al bancone dei gelati zio mike, come lo chiamavo io… in realtà non ho mai saputo il
suo vero nome…
<<
o mio dio… Miyu… non ci posso credere dopo tanto tempo…
sei tornata… concetta! Concetta! Vieni qui! Guarda chi è tornato! O Miyu
tesoro, quando sei arrivata?? Perché non ce l’hai
detto??, ma hai già visto?>> sono sicura che stesse per dire qualcosa, ma
improvvisamente si bloccò e strizzò l’occhio alle due piccoline che mi
accompagnavano. Ma non ho avuto più tempo per pensarci perché zio mike e concetta mi stavano stritolando in una morsa da wrestler,
cosa che fece molto divertire le due ragazze… poi ci prendemmo un grande cono
alla crema… la mia solita fissa… e ci incamminammo per la piazzetta… volevo
sedermi sulla panchina della rotonda… ma non ne ebbi il tempo…le due pesti mi
trascinarono… << ora andiamo…papà si starà preoccupando…è ora di pranzo…e
poi è meglio che ti veda prima che sia troppo tardi>> ovviamenteci
incamminammo anche se io continuavo a non capire che avessi io di speciale da
poter alleviare quest’uomo… piano piano ci
incamminammo verso una stradina che scendeva giù a capofitto… lì…proprio nel
mio posto preferito… lì dove mi sedevo a fantasticare… lì dove guardavo quel
magnifico sole che affondava in quell’immenso mare al tramonto… o come avevo
amato quel posto… ora avevo un po’ paura a tornarci…erano passati 10 anni…
sicuramente ci avrebbero costruito dei caseggiati… la popolazione era cresciuta
e quelle due bambine ne erano la prova vivente. I miei dubbi, e le mie paure
crescevano mano a mano che mi avvicinavo, e il mio cuore non ce la fece più
quando al posto del mio grande albero… un grandissimo albero che tutti si sono sempre ciesti come facesse a
resistere lì tra tanto cemento…. L’albero della mia infanzia… l’albero del mio
primo bacio, l’albero dove mi rannicchiavo nascosta ad
ascoltare il vento e a pensare…si insomma il MIO albero, al suo posto ora c’era
una casa molto carina, ma pur sempre una casa… due lacrime mi rigarono il viso…
quello era l’unico appiglio tangibile alla mia infanzia e ora anche quello era
scomparso… << Miyu ma perché piangi?>> mi asciugai le lacrime e
<>
non mi facero neanche finire di parlare…quelle due
andavano a duracell << vuoi dire un grande
albero, con il tronco di una quercia, e con il profumo di un pesco? Con delle
radici enormi dove rannicchiarsi?>> mi colsero alla sprovvista quella casa sembrava avere più di 10 anni… come facevano a
conoscerlo? <> <> <> iniziai a
correre con il gelato in mano che si scioglieva e iniziava a gocciolare…
correvo… e più correvo più prendevo velocità dato che
era in discesa, le due gemelline iniziarono a correre
anche loro… e per poco non mi superavano… correvamo e urlavamo di gioia… era
troppo bello per essere vero, mi sembrava di essere tornata bambina… poi
all’improvviso l’uscio di quella casetta che copriva il mio,o forse il nostro
albero, si aprì all’improvviso. E da lì ne uscì una figura di
uomo che, nascosto nell’ombra, chiamò le due gemelline
<< angela! Sara! Non correte che poi cadete lo
sapete!>> dopo due calcoli brevi che anche io avrei potuto fare realizzai che quell’uomo nell’ombra doveva essere il
misterioso padre. Io come se fossi stata richiamata in prima persona mi fermai,
o meglio iniziai a rallentare. E così fecero le due
pesti. Le aspettai dato che ero più avanti di loro e
mi accorsi che avevano tutte le mani sporche di gelato alla crema; prontamente
presi due tovagliolini che avevo nella borsa e ci asciugammo le mani prima di
avviarci verso la casa. È una mossa che ho imparato con lou, il mio fratellastrino, quello che mia madre ha avuto con fransuà (non so come si scrive) una volta trasferiteci in francia. Comunque ci avvicinammo
verso la casa, io al centro e le due bimbe che mi tenevano la mano, <<
certo che dovranno usare l’acetone per separarci, dato che ci stiamo
appiccicando con questa specie di gelato che abbiamo sulle mani>> dissi
io, stranamente in tensione all’idea di incontrare questo misterioso papà. Poi
le due piccole si staccarono e corsero dl padre che le abbracciò e le prese in
braccio. Ricordo che mentre mi avvicinavo, pensai a come deve
essere bello avere a fianco un uomo che ti aspetta a casa e che prende in
braccio i tuoi figli. Poi all’improvviso le due piccole “scesero” dal
padre e dissero << papà abbiamo una persona da
farti conoscere>> io allora mi avvicinai e tesi la mano all’uomo
misterioso che stava facendo lo stesso. << piacere sono…>>
non riuscii a finire quella frase. Davanti a me con la mano tesa, c’era la persona
che ha regnato indiscussa nei miei pensieri per 10 anni. Davanti ai miei ochhi increduli c’era Kanata. Anche lui devo
ammettere era alquanto sconvolto. Il sorriso che si era stampato in faccia per salutare era scomparso. Ora stava a
bocca aperta come un pesce lesso. Hi hi…
quella faccia… credo che d’ora in poi lo ricorderò così. Finalmente mi
sbloccai. Non sapevo benne che fare. Poi però fu più forte di me… feci un passo
e gli saltai letteralmente al collo. Ero in un misto di tristezza, malinconia,
e immensa gioia… dopo 10 anni lo rivedevo… non ci potevo credere. E veramente tutt’ora
non riesco a crederci. Eppure era lì. Sotto le mie
mani. Lo strinsi così forte che credo di avergli fatto
anche male. La mia più grande paura era che lui non
ricambiasse il mio abbraccio, che non fosse così felice di rivedermi. Ma per fortuna i miei dubbi erano infondati. Anche lui ricambiò il mio abbraccio credo di poter affermare
che anche lui era felice di rivedermi…quasi quanto lo ero io. Poi ci staccammo.
Ci guardammo per uun istante e poi ci riabbracciammo.
Poi ci ristaccammo. Eravamo increduli. O almeno io lo ero. E così cominciai con una sfilza di
parole… una sfilza di domande…non mi ricordo che cosa
di preciso gli dissi, ma ero troppo emozionata. Fu così che finalmente Kanata
parlò << su ora calmati, entriamo, qui passano
la macchine, anche se voi tre piccole incoscienti non ci avete fatto
caso>> disse rivolgendosi a me e alle due gemelline
che intanto se la ridacchiavano davanti all’uscio. Com’era cambiato in questi
anni, prima era così freddo, cioè non freddo, come
dire serioso, non ci avrebbe mai rimproverato con questo tono dolce e
scherzoso, sarebbe stato molto più sentenzioso…
continua….
Note
dell’autrice
Allora
so che ho ancora una marea di ff incompiute….
E so anche questa magari sarà una
schifezza, per esempio so che ci sono degli erroracci terribili…o almeno
credo….
Ma questa ff, se così si può chiamare, l’ho
scritta quest’estate….
Ricordo
che una mattina mi alzai…avevo fatto uno strano
sogno….
Il
sogno era questa ff…
Beh
l’ho trovata e ho pensato…perché non pubblicarla??
Spero
l’apprezziate…
Fatemi
sapere…
Un bacione
Amy
p.s.recensite mi
raccomando