Titolo:
Nei nostri luoghi
Summary:
Non
riesco a fare altro che non sia scrivere il tuo nome su un pezzo di
carta. Come se potesse servire.
Pairing:
Sherlock/John
Words:
969 (cazzo di numero è?)
Rating:
PG
Desclaimers:
Not mine, gnè.
Notes:
Partecipa alla Sherlothon dello SFI, col prompt #12 (Telegramma):
Team Canon!
Nei
nostri luoghi
“To
look life in the face.
Always
to look life in the face.
And
to know it for what it is.
At
last, to know it, to love it, for what it is.
And
then, to put it away.”
(The
Hours)
Sherlock.
Sherlock.
Non riesco a fare altro
che non sia scrivere il tuo nome su un pezzo di carta. Come se
potesse servire.
Perché ti sto
scrivendo questa specie di lettera? Non è che posso
mandartela, o qualcosa del genere. Dubito che riceviate posta da
quelle parti. In ogni caso, tu neanche la leggeresti. Magari le
daresti giusto un'occhiata, proprio perché riconosceresti la
mia grafia.
Anche quando eri vivo
leggevi a malapena le mie note. Dicevi che sono prolisso.
Tu invece preferivi i
messaggi. Post-it. Telegrammi.
“Abbiamo finito
il latte STOP”
Eri conciso, tu. Che
figlio di puttana che eri.
Anche quando sei morto
mi hai lasciato un telegramma.
“Sono un falso
STOP Sto per morire STOP Addio John STOP”
No, non era una nota.
Era un fottutissimo telegramma.
Uno si aspetta
quantomeno un ultimo “ti amo” o stronzate del genere.
Non me ne sarebbe
fregato niente se fosse stato uguale a qualche stupida scena di
qualche stupido film spacciato per romantico ma alla fine solo trash,
e non me ne sarebbe fregato niente se mi avessi detto cose scontate,
trite e ritrite, smielate. Non me ne sarebbe fregato niente se
invece, al contrario, fossi stato brutale e mi avessi detto che mi
amavi, che io ero tuo, punto e basta. Non me ne sarebbe fregato
niente. Sapevo allora e so anche adesso che certe cose si vedono solo
nei film, e che nella realtà le cose non funzionano in questo
modo. Non mi importava. Io volevo sentirtelo dire un'ultima volta. Ma
no! Il grande Sherlock Holmes non poteva abbassarsi a siffatte
scenette da romanzetto rosa. Lui era alta letteratura. Non poteva
certo mettersi allo stesso livello di certi dialoghi scritti da un
cervello con quoziente intellettivo pari a meno venticinque! Lui
doveva fare cose impossibili, lui!
Eri davvero un figlio
di puttana.
Un grandissimo
figlio di puttana. Il peggiore che io abbia mai conosciuto, se
proprio lo vuoi sapere.
Ma io ti amavo lo
stesso. Ed eri mio.
Il problema vero,
Sherlock, è che io ti amo ancora. E forse è questo che
non mi fa dormire la notte. Questo e un altro paio di cosette, come
la guerra che no, non è andata via – manco per il cazzo!
- unita a una piacevole immagine di te spiaccicato al suolo.
La verità è
che io spero ancora di vederti tornare. Per meglio dire, è una
parte di me che non riesce a smettere di sperare. Da qualche altra
parte invece, dentro di me, la realtà dei fatti – i
fatti, i fatti, mi perseguitano ancora, perfino adesso che non
ci sei! - ha un suo bizzarro e sarcastico modo di sgusciare fuori e
darmi un suo personalizzatissimo calcio in culo.
Sto inseguendo sogni
che oggi non bastano più.
Immagino che tu sappia
cosa è successo l'altra notte. Meglio, così evito i
particolari. Tanto c'era il tuo amatissimo teschio a guardarmi, e da
lui potrai estorcere tutti i dettagli che vuoi. Mi guarda sempre. Lo
chiamo Barry, ultimamente, sai? E' evidente che non sono riuscito nel
mio intento, in ogni caso, altrimenti non sarei qui due giorni dopo a
scriverti questa stupida lettera. Dovresti ringraziare Harry e Mrs
Hudson. Io, dal canto mio, non sono sicuro di doverle ringraziare.
Era quello il calcio in culo che intendevo.
Sherlock.
Io continuo a cercarti.
In questa casa che non riesco a lasciare ogni fottutissimo angolo mi
parla di te. Per ogni centimetro ho un ricordo che non posso –
non voglio – scollarmi di dosso. Più vorrei
dimenticarti, e più mi attacco a te. Un po' come succedeva
quando eri vivo, e quando lo ero anch'io.
Respiravo più
forte, quando eri con me.
Adesso. Adesso viviamo
un giorno da grandi, noi. Adesso mi è tornato l'asma, lo
sapevi?
Sto guardando un
baratro dall'alto adesso. Vedo un vuoto abissale tra quello che sono
ora e quello che ero prima, insieme a te.
Vorrei che mi prendessi
per mano. Il salto lo farei senza pensarci due volte, o anche una
sola, se ti fa piacere. Non avrei paura, perché con te, in
fondo, non ne avevo mai.
A pensarci, io e te
facevamo un gioco da grandi, non è vero, Sherlock?
Giocavamo a prendere il vento, noi, e forse lo sapevamo
fare.
Facevamo un gioco da
grandi, noi, Sherlock. Solo che sei caduto, inciampando su
qualche anima mediocre. Forse la mia. Probabilmente la mia. E il
gioco è finito.
Mi odieresti per
quest'affermazione, lo so.
Era un gioco da grandi,
e non era adatto a noi.
Tu mi davi un po' di
te – la parte più dolce – e ti prendevi un po' di
me. Io respiravo più forte.
Forse non lo sai che
quei giorni non tornano più. O forse non lo so io.
Perdonami, sono
prolisso ancora una volta. Forse avresti preferito un più
veloce:
“Mi manchi STOP
Ti prego torna STOP La mia anima si sta accartocciando sta andando a
male guardala mentre sparisce e diventa un puntino piccolo piccolo
poi lontano lontano lontano STOP”
Invece no. Sono
prolisso. Sono mediocre. E probabilmente anche sdolcinato e melenso,
con questa stupida, stupida, stupida lettera. Non posso farci
niente.
L'unica cosa che posso
fare mentre ti aspetto – mentre incollo quelle immagini,
mentre cerco sogni che oggi non nascono più - è
cercarti.
Ti cercherò
nella cucina dove, coi tuoi esperimenti fuori dal mondo, distruggevi
più che creare, e, se vuoi saperlo, lo facevi anche con le
persone. Ti cercherò sulla tua poltrona, accanto al tuo
violino, al tuo teschio. Ti cercherò nei buchi di proiettile
sul muro. Ti cercherò nei fondi del tè. Ti cercherò
nei laboratori della Bart's, dove ti ho visto la prima volta. Ti
cercherò fuori, sul marciapiede della Bart's, dove ti ho visto
l'ultima volta. Ti cercherò in ogni strada di Londra. Ti
cercherò dove mi facevi più male. Ti cercherò
nelle mie cavità polmonari, ti cercherò alla bocca
dello stomaco, ti cercherò attraverso le mie arterie.
Tornerò a
cercarti ancora lì.
Nei nostri luoghi. E
nei ricordi.
John
Notes, again:
Sadneeeeess. A
cominciare dalla canzone omonima dei Subsonica il cui testo ha
ispirato molte righe, quelle in corsivo. In ogni caso la trovate qui:
http://www.youtube.com/watch?v=6SfSef8Oyss&ob=av2e
♥
Dedicata senza ombra di
dubbio a Luisella, Barbarella e tutta la combriccola Comiconara (sì,
uso i nomi in codice vrenzolo XD) per queste giornate passate
insieme! Non vi merito, davvero. ♥
Il solito doveroso ma
mai sofferto ringraziamento a Sonia ♥
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