CAPITOLO 50
Il fervore dei giochi era
ricominciato, all’interno: i pezzi più consistenti dell’asta erano stati
assegnati e i croupier cominciavano a tirare le somme ai tavoli.
L’etichetta esemplare dei
presenti permise a Lisa e James di rientrare nella discrezione più totale; solo
l’amico Will si avvicinò alla ragazza, col sorriso raggiante che lo
caratterizzava.
“Direi che la tua micetta ha
riscosso successo” scherzò indicando i capannelli di persone che si
affrettavano alle ultime scommesse.
James rimase a qualche passo di
distanza, per poi assentarsi diretto alla toilette, lasciando così a Lisa i
suoi spazi.
La giovanissima attrice finse
indifferenza e continuò il discorso con Will Smith.
“Ti vedo tranquilla” osservò
l’afro-americano.
“A cosa alludi?” lo punzecchiò
l’italiana.
“Io, alludere?- l’altro si mise
sulla difensiva- Dico solo che...quel David, il tuo collega- ignorò la faccia
interrogativa di Lisa- Beh, lui deve essere un diplomatico, sarà molto bravo
nelle ramanzine...Ma se il riccioli d’oro qui presente dovesse fare
qualcosa di storto...David probabilmente lo sgriderebbe...però nel frattempo io
gli spezzerei le gambe”.
L’aria serafica dell’amico fu il
colmo; Lisa abbandonò ogni titubanza ed esplose in una fragorosa risata.
Cercò di calmarsi sventolando una
mano a mò di ventaglio ma fu inutile: “E io che da brava figlia unica mi
credevo al sicuro da queste gelosie da fratelli maggiori- con fare materno
diede una pacca alla spalla di Will- Ti ringrazio Superman, la città dormirà
sonni più tranquilli”.
“Smettila di scherzare prima che
ti chiuda in camera e butti via la chiave”
Il simpatico botta e risposta dei
due fu interrotto dal ritorno di James; stettero ancora poco a scambiarsi
alcune impressioni sulla serata e quando i primi signoroni ingessati si
recarono dal trio per congedarli, Lisa ne approfittò per levare le tende.
“Credo che sia meglio che io
vada. Domani ho qualche ora di volo e mio padre mi aspetta sul set...Will,
ricorda di salutare Sharon per me”.
Come alla fine di un bel sogno,
la ragazza sospirò e con un lungo abbraccio congedò l’attore; lo strinse con
tuta la forza che aveva, a trasmettergli la muta gratitudine per l’enorme dono
dell’amico. Non l’avrebbe mai ringraziato abbastanza.
James si unì al saluto con una
calda stretta di mano: “Fantastica serata”.
Will contraccambiò il gesto: “E’
stata una bella sorpresa averti qui...Vado a chiamare lo steward, vi faccio
portare le giacche”.
L’attimo successivo Lisa e James
furono di nuovo da soli: le emozioni della serata sfrigolavano ancora
nell’aria, sovrapponendosi in un caos che li zittì entrambi.
Nessuno dei due sapeva cosa fare.
Quale sarebbe stato il primo passo?
Contro ogni pronostico fu Lisa a
esporsi: “Avrei voglia di un te, prima di dormire. Mi accompagni al bar?”.
Il sorriso di James gli brillò
negli occhi: “Certo, ne approfitto per un caffè”.
La ragazza assentì col capo; così
era nata la loro storia, tra un te e un caffè notturni, a riscaldare le serate
di lavoro insieme. E così sembrava voler rinascere, anche se a scaldarli ora
era qualcosa di diverso.
Decisero di comune accordo di
fare una passeggiata verso il basso, lungo i piani di scale che li dividevano
dal piano terra, così da evitare inutili resse agli ascensori.
Dopo poche rampe immersi nel silenzio
dei loro passi sulla moquette, Lisa si fermò, aggrappata alla ringhiera: “Ok,
so che non è per nulla elegante, ma non credo che ti formalizzerai per così
poco” e senza attendere risposta, si liberò dei sandali con tacco a spillo,
sollevando con la mano libera lo strascico da terra.
Il tintinnio del gioiello attorno
al suo collo inebriò James, quasi fosse il suono melodioso della risata di
Lisa; dopo i primi imbarazzi ora i due parlavano del più e del meno.
“Brittany vorrebbe studiare
recitazione e Sull fare una scuola di musica. Sarà dura per loro scegliere un
liceo!” raccontò l’uomo tra un gradino e l’altro.
Lisa lo scrutò a lungo, dopo tale
affermazione: “Sarebbe bello se scegliessero di stare a Losa Angeles. Non
agevolerebbe l’affidamento a te, anzichè alla tua ex moglie?”.
Lui le prese la mano per aiutarla
a indossare nuovamente le scarpe, alla fine dell’ultima rampa:”Sarebbe proprio
un bel sogno”
La conversazione continuò al bar
della reception, mentre il cameriere preparava le ordinazioni nel silenzio più
totale dell’hotel, ormai immerso nel sonno.
“Lasciami la tazza- suggerì Lisa
al barista- La finirò in camera”.
L’attimo successivo si accinse a
salire in ascensore, seguita da James: “Decimo piano” pensò ad alta voce la
ragazza.
“Pure io”.
Lisa aggrottò la fronte: “Dormi
qui?”.
“Certo! Credevi che avrei fatto
il pendolare?” la schernì James appoggiandosi alla parete con aria pacifica.
La ragazza mescolò il te col
cucchiaino, con imbarazzo malcelato: “Direi che dopo i colpi di scena di
stasera meriti una bella dormita- vedendolo silenzioso calcò il tono su
quell’affermazione- Sul serio, mi ha fatto davvero piacere averti qui”.
L’ascensore toccò il piano
annunciandosi con un sonoro tlin e James lasciò che Lisa lo precedesse
fuori dall’abitacolo: “Sono felice di sentirtelo dire. Non sapevo se mi avresti
accolto con un abbraccio o con un morso, visti gli ultimi giorni...insieme...sul
set”.
Lisa alzò gli occhi al cielo:
“Stai per caso parlando della versione di James-collega saccente e irritante?
Non era rimasto a Los Angeles?”.
L’uomo smise di passeggiare e si
appoggiò al muro: “Touchè” ammise sorridendo verso la giovane attrice.
Lei dal canto suo procedette di
qualche passo prima di accorgersi che James si era fermato: “Che fai?” domandò
tra un sorso e l’altro di tisana.
Il platinato attore rimase un
istante a esaminarla: il kimono intarsiato di ricami dorati sembrava cucito
attorno alle sue forme, la chioma raccolta lasciava in vista l’esile collo e la
tazza che teneva fra le mani era il coronamento perfetto. Pareva essersi
tramutata in una moderna geisha d’oltreoceano; se non fosse stato per il rosa
pallido sulle gote gli sarebbe parsa un’immagine in bianco e nero.
Con fare rassegnato l’uomo
estrasse la chiave della camera e indicò la porta alla sua sinistra: “Questa è
la mia fermata”.
“Oh...” la ragazza posò la
bevanda su un tavolinetto poco più in là, prima di tornare sui propri passi;
teneva lo sguardo basso, sul piccolo ciondolo che James le aveva donato: “Beh,
riguardo a questo...Non so come ringraziarti- giocherellò con la sferetta
facendola tintinnare- Sai lasciare una donna senza parole”.
Lui la esaminò silenzioso: “Tu,
senza parole? Potrei gridare al miracolo- capì subito quanto potesse suonare
ambiguo- Cioè...intendevo...non che mi faccia piacere quando tu resti
zitta...”.
“Ok, ok ho capito. Non ti
preoccupare. Mi hai lasciata piacevolmente senza parole” lo interruppe
Lisa con fare divertito, a tacere l’attimo di imbarazzo.
Il sorriso che ricevette in
risposta celò malamente un velo di tristezza e la ragazza ne fu subito
contagiata. L’istante successivo James stava già armeggiando con la serratura.
Un’improvvisa e inspiegabile
paura riempì il cuore di Lisa di angoscia e solo all’ultimo riuscì a
sconfiggere la paralisi tendendo un braccio tra l’uomo e la porta ormai aperta.
“James...Io non capisco?”.
Delicata e flebile come un
fiocco di neve, allo stesso tempo potente come una valanga, Lisa richiamò
immediatamente l’attenzione di lui.
“A cosa ti riferisci?” domandò
con un sospiro paziente l’uomo.
La ragazza spalancò le braccia,
ormai rovente: “A ogni cosa! Insomma...la tua comparsata, il regalo...-la
faccia doveva essere paonazza, se lo sentiva- E ora dopo aver giocato il tutto
per tutto...scappi. Di cosa hai paura?”.
La sghemba smorfia del platinato
attore la colpì come una sferzata: “Esattamente di tutto quanto- le iridi blu
la bruciarono, come azoto liquido- Dannazione, Lisa...Davvero non capisci e non
ricordi? Sono mesi che cerchiamo di demolirci a vicenda. Una battaglia contro i
mulini a vento in cui tu ci hai quasi rimesso un braccio- con un accenno di
calma ritrovata si spiegò meglio- Ho pregato che tornasse come prima...ma ogni
volta che ci pensavo, mi sentivo solo uno sporco egoista, che non voleva altro
che un suo capriccioso castello in aria stesse in piedi...quando ero stato io
stesso a distruggerlo- la fine di quella frase mosì in un sussurro- Ero
innamorato di un sogno...e ho perso di vista la realtà”.
Lisa non poteva credere alle
proprie orecchie: “James...ti prego, guardami- lo afferrò per un polso, ormai
esasperata- Hai praticamente venduto la tua anima perchè io mi fidassi di
te...e ora posso dirlo: sì, mi fido di te”.
Con una scossa, la ragazza sentì
i muscoli dell’altro rilassarsi, la mano si spostò dalla maniglia: “Dici
davvero?”.
Lisa sospirò, voleva trovare le
parole perfette per convincerlo della propria risposta: “Hai ragione, siamo
stati due stupidi- intrecciò le dita con quelle di lui- Ma più me ne rendevo
conto, più ci sentivo irrimediabilmente distanti- si avvicinò di un passo,
accostandosi a James- ora quel bacio...credo che ce lo meritiamo entrambi”.
Non lo lasciò riflettere, con un
gesto condusse la mano di lui ad abbracciarle la vita e portò le proprie sui
suoi fianchi, da sotto la giacca.
Trattenendosi a un palmo dal naso
sottile di Lisa, James la avvertì: “Non tentarmi” non sapeva come toccarla, non
sapeva come guardarla...
Lei in risposta rinsaldò la
presa, stringendo di più il proprio abbraccio: “Non ti sto tentando,
James...te lo sto chiedendo”.
Sospirò l’ultima parola fra le
labbra di lui; James inspirò il suo profumo e quando ormai poteva sentirlo giù
per la gola la trasse a sè, strappandole un bacio profondo, somma di tutti
quelli di cui si era privato.
Lisa non oppose resistenza, anzi,
diede inizio a un gioco di carezze con la propria lingua contro quella di lui,
sul palato, lungo il profilo delle labbra sottili, mentre le mani inseguivano
da sopra la camicia il disegno dei muscoli della schiena, per continuare sul
petto teso e sui bicipiti.
L’uomo dischiuse gli occhi, perso
nei movimenti ipnotici della ragazza: “Dio...non farmi questo” una supplica che
parve più un incitamento a continuare. E così fece Lisa, chiudendogli la bocca
in un nuovo bacio.
Con le mani strette attorno alla
vita esile, James la sollevò da terra, in un abbraccio soffocante che li fece
barcollare all’indietro, oltre la soglia della suite.
L’uomo la posò delicatamente a
sedere sul tavolo che li divideva dal letto, l’aria titubante di chi si trova
in un luogo senza sapere come vi è arrivato; passò il pollice sulle labbra di
Lisa, un unico piccolo ostacolo a frapporsi fra loro e l’ennesimo bacio.
Lisa imitò il gesto, le dita
affusolate che si insinuavano sotto il colletto ingessato, troppo stretto per
concedere di più; così un bottone dopo l’altro la camicia di James si aprì a
rivelare la linea tesa dei pettorali, fino allo sterno.
L’uomo fremette per il desiderio
e con un rapido gesto fermò le mani di lei: “Questo è troppo”. Cercò di
mantenere un tono rilassato, ma la voce rauca tradì il sorriso dimostrando per
l’ennesima volta che intendeva l’esatto opposto.
Gli occhi verdi della ragazza
rimasero rapiti sul lembo di pelle che si nascondeva sotto la camicia aperta;
noncurante delle parole di James lasciò un caldo bacio nella fossetta tra le
clavicole, alla base del collo.
“No, non lo è” Rispose in un
sussurro che gli fece venire la pelle doca, per poi attirarlo a sè con uno
strattone alla camicia.
James, ormai sopraffatto, perse
ogni indugio e si lasciò trasportare contro il corpo di Lisa, che gli cinse i
fianchi con le gambe, coperte dal lungo abito.
L’uomo la baciò di nuovo, sul
viso, sulle labbra roventi, sul collo, con morsi delicati fino all’orecchio,
strappandole un ansito roco.
La seta dello strascico scivolò
via dalla gamba di Lisa, scoprendola fino quasi all’anca, mentre la camicia
bianca cadeva definitivamente a terra, senza che nessuno dei due sapesse dire
con certezza come vi era finita.
Le dita di James si allungarono a
solleticare sapientemente l’incavo del ginocchio risalendo piano lungo la
coscia, assaporando ogni centimetro di pelle col palmo aperto, finchè col
pollice non arrivò a stringere nell’incavo dell’inguine, a un soffio
dall’elastico della mutandina.
“JamesJamesJames” ripetè
più volte Lisa, irrigidendosi a quel tocco, con le mani premute sui pettorali
di lui per riprendere fiato dalla stretta soffocante.
L’uomo lesse tale gesto come un
rifiuto e si ritrasse con fare colpevole: “Lo so, dobbiamo fermarci...-deglutì
a fatica e ad ogni parola le sue labbra carezzarono quelle di lei- E’ solo
che...Dannazione non riesco a ragionare” strizzò gli occhi, annaspando in cerca
di lucidità.
Contro ogni previsione, Lisa
sorrise dolcemente: “No, non intendevo questo. E’ che...- prese fiato, mentre
le mani vagavano sui pettorali e le spalle-...ho indosso un abito da ventimila
dollari e se lo rovinassi penso che Alexander McQueen uscirebbe dalla tomba per
uccidermi”.
James si aprì in una magnifica
risata, con cui le solleticò una guancia: “Mi sei mancata”.
La ragazza annuì: “Da morire...”
mormorò languidamente, schiudendo le labbra in attesa di un nuovo bacio.
“Volevo...farti una domanda-
sussurrò lui carezzandole la linea del collo- Tu e...Stephan...Cosa...cioè...avete
mai...”.
“No, mai” lo interruppe decisa
Lisa.
Alla mente del platinato attore
giunse il ricordo di parecchi mesi prima: loro due, in Italia, su un
letto...l’imbarazzo gli dipinse il viso di un rosso vermiglio.
Deglutendo a fatica chiese:
“Quindi tu...ancora...non hai mai...sei...”.
“Vergine? Sì...” ancora una
volta la dolcezza dell’Italiana sopraggiunse a sollevarlo da quell’incombenza.
Il fiato gli si spezzò in gola
dinnanzi alla scoperta e nascose un fremito dietro la risata rauca: “Wow...Ora
sei tu a...lasciarmi senza parole”.
“Piacevolmente senza
parole?” domandò maliziosa la giovane attrice, mentre con le dita esili
ripercorreva ogni singolo lineamento di quel volto.
James chiuse gli occhi,
assaporando il suo tocco: “Sì, decisamente sì- Con le labbra esitanti premute
sul suo orecchi, sussurrò- Vuoi che sia io...la tua prima volta?”.
Lisa protese gli occhi luccicanti
verso lui, con voce rotta rispose: “Sì...Ti prego...” e soffocò un singulto
nell’ennesimo bacio, avvolta dall’aroma del dopobarba di James.
Con delicatezza l’uomo si
allontanò da lei, invitandola ad alzarsi in piedi; Lisa ebbe solo qualche
istante per intravedere il suo busto nudo, le luci soffuse scolpivano il
profilo dei muscoli e a stento si trattenne dal protendere una mano verso la
pelle liscia e bollente degli addominali.
James le sorrise con malizia
prima di condurla con una lenta piroetta a girare su se stessa, portandola con
la schiena contro il petto di lui; con tocco vellutato l’uomo percorse la
colonna vertebrale da sotto lo chignon, un bacio dopo l’altro fino alla
cerniera dell’abito.
Lisa lo sentì, appoggiato con
decisa leggerezza alle natiche, mentre la stretta del corpetto a fascia si
allentava.
Pian piano l’alto bavero del
kimono scivolò sulle spalle; prima una manica poi l’altra cadero dalle braccia,
stese lungo i fianchi.
James si trovò dinnanzi alla
schiena nuda della ragazza, il tatuaggio della pantera spiccava sulla
carnagione chiara e solo dopo parecchi secondi l’uomo si accorse che l’unico
indumento intimo di lei era solo una culotte di pizzo nero che si rivelò da
sotto la cascata di seta.
L’attore raccolse con un gesto
rapido il vestito per adagiarlo su una poltrona, poi tornò a concentrarsi su
Lisa, immobile e ancora girata di spalle: “Sei più tranquilla, ora?” le mormorò
all’orecchio, le mani castamente appoggiate sugli avambracci.
La ragazza non rispose ma James
percepì il suo sorriso, pur non vedendola in viso; le labbra si posarono sul
collo e le mani scesero fino alla vita, per poi risalire lungo i fianchi fino
alla curva dei seni.
Lisa non trattenne un gemito
quando le mani di lui sfiorarono i suoi capezzoli, inturgiditi dal freddo e
dall’eccitazione, mentre la bocca di James percorreva tutta la schiena con
incessanti baci; il tocco si fece man mano più deciso, fino a tramutarsi in una
stretta decisa sui seni tondi della ragazza.
Lei dal canto suo si liberò con
un gesto fulmineo delle mollette che le fissavano i capelli in cima al capo e
una cascata di profumo di pesca inondò l’uomo alle sue spalle, che sorbì a
pieni polmoni l’aroma, col volto tuffato nella chioma leonina.
Con lentezza quasi impercettibile
la mano destra di James scese lungo il fianco di Lisa, passando sull’ombelico,
verso il basso, lasciando la ragazza stordita dal vortice di emozioni che si
confondeva tra i baci, le carezze e la mano che le scendeva lungo il ventre.
La carezza impalpabile di James
si insinuò sotto il pizzo della mutandina, riempiendo Lisa di un fuoco rovente
e umido che la sconvolse; l’uomo passò due dita sulla pelle serica del pube
esitando a continuare.
Rimase per un tempo indefinito in
quella posizione, le dita che si muovevano in piccoli cerchi appena sotto la
stoffa. Poi si spinse oltre, in mezzo alle gambe di lei, inducendola ad
allargarle.
Con un languido bacio alla tempia
James sussurrò: “Se vuoi che smetta, devi solo chiedere”.
Una voce arrochita
dall’eccitazione giunse a rispondergli con una risata: “Non credo che lo farò”.
Lisa gli cinse il collo con un braccio, incitandolo a continuare.
L’uomo chiuse gli occhi,
assaporando ogni centimetro del suo intimo, prima dal’esterno sulle labbra, poi
sulla fessura calda e bagnata, fino atrovare la punta del suo piacere,
strappando un gemito a Lisa; con tocco esperto prese ad accarezzarla, senza
smettere un istante di baciarla, la mano libera fermamente salda sul suo seno.
Gli ansiti della ragazza crebbero
di intensità e le ginocchia presero a tremarle.
“Dio...James...Non
riesco...Io...” poche parole, confuse e inarticolate, ma l’uomo colse al volo
l’occasione per allentare la sua morsa di carezze e prenderla in braccio.
La condusse oltre il tavolo, gli
occhi infissi in quelli di lei, e la adagiò con cura fra i cuscini del letto.
Lisa tese le braccia, ad
accogliere il petto nudo di James contro la propria pelle rovente; i baci di
lui si spinsero fino ai capezzoli e fu solo l’ennesimo delirio per la ragazza.
L’uomo la fissò negli occhi con
sguardo malizioso, mentre le mordeva un seno.
Contraccambiando l’occhiata
lasciva Lisa sussurrò: “Non è giusto- strattonò leggermente i pantaloni di lui-
Via questi”.
Il sorriso di James dimostrò che
non aspettava altro; con rapidi gesti si liberò dello scomodo indumento, scarpe
e calze, rimanendo in boxer.
Nella semi-oscurità Lisa potè
notare il vistoso rigonfiamento da sotto il tessuto blu, prima che lui si
adagiasse di nuovo fra le sue braccia, premendo col bacino contro l’intimo di
lei.
Lisa gli cinse i fianchi e sentì
ancora più fermamente l’eccitazione di lui premerle sulla mutandina; con una
carezza la sua mano percorse la schiena, fino a insinuarsi sotto i boxer, sulle
natiche tese di James, che accompagnò il gesto liberandosi di quell’ultimo
lembo di stoffa.
Lisa inarcò il bacino per
sottoporsi allo stesso trattamento e quando fu libera dello slip, bagnato dei
propri umori, fissò per la prima volta lo sguardo su un uomo nudo; sfiorò
rapita la pelle setosa della sua erezione, strappandogli un ansito che morì fra
le labbra di James quando si chinò a lasciarle un dolce bacio.
Contemporaneamente lui si
avvicinò al ventre col bacino, sfiorandone l’apertura; a quel primo contatto
Lisa si ritrasse, colta di sorpresa.
“Ehi...Non avere paura. Non ti
farò male, lo giuro- James le carezzò il volto con la punta del naso e le prese
il mento fra l’indice e il pollice- Solo...guardami negli occhi”.
James passò un ultima volta la
mano ad accarezzare le forme di Lisa, per appoggiarla sull’anca; le strinse il
fianco e nello stesso momento cominciò a farsi strada dentro di lei.
Si ritrasse un momento per
lasciare a Lisa il tempo di rilassarsi, poi di nuovo spinse, con più forza.
La ragazza gemette lievemente e
premette il palmo della mano contro l’inguine di lui, pronta a fermarlo; James
la trapassò con un’occhiata magnetica, lasciandole a fior di labbra il
solletico di due semplici parole.
“Ti amo”.
Detto ciò si insinuò dentro di
lei in un unico deciso movimento.
Una morsa di dolore strinse il
ventre di Lisa e dalle sue labbra uscì solo un lamento silenzioso, di cui James
si riempì i polmoni, sorbendolo come ossigeno puro.
Ora era sua, gli apparteneva e il
solo pensiero che, in certo senso, le sarebbe rimasta dentro per sempre
lo indusse ad affondare le unghie nel fianco di lei.
Una scossa, questa volta di
piacere, percorse il vente della ragazza, stringendolo nell’intimo e strappandogli
un brivido.
L’uomo cominciò la sua lenta
danza, aprendosi la strada dentro e fuori da lei, in un crescendo da cui Lisa
rimase sopraffatta.
James accompagnava ogni nuovo
affondo con un bacio, sulle guance, sulla fronte, sugli occhi e Lisa faceva lo
stesso, con le mani ferme sui glutei dell’uomo, a seguirne i movimenti.
Continuarono a lungo, finchè i
gemiti di Lisa non crebbero, andando a culminare in un unico, violento spasmo.
James con movenze sapienti spinse
ancora un ultima volta, in profondità, stringendo i denti per trattenersi, ed
esplodere infine unendo il proprio orgasmo a quello di lei.
Stettero qualche istante coi
corpi in tensione, il verde prato di Lisa perso nel ghiaccio degli occhi di
James; poi col fiato corto l’uomo si accasciò su di lei.
Come la risacca giunsero le
ultime scosse di piacere, a cui si abbandonarono entrambi, col volto illuminato
da un sorriso sognante.
James la ricoprì di baci, non
voleva averne abbastanza, non dopo il troppo tempo trascorso a privarsene.
Continuò a baciarla, finchè al
gusto dolce di pesca non si sostituì quello salino delle lacrime.
Le sue? Quelle di Lisa? O
entrambe...non importava.
Si addormentarono così, pregando
di non svegliarsi dal loro sogno ad occhi aperti.
Avevamo detto “Basta
ritardi epici?”.
Ehm...ebbene sì! Oops
I did it again… ma cosa posso farci, a parte chiedere scusa?
Perdonatemi, il
capitolo rating rosso è stato sufficente no?
Aspetto numerosi
commenti, anche perchè questo è un esperimento!
Grazie a tutti!
Al prossimo capitolo!!