“Pensavo che noi saremmo più.. più insieme qui, senz'altri
testimoni che il mare e la luna. Più insieme che in mezzo alla folla, o anche a
casa mia. Non capite questo?”
(A. Huxley, “Il mondo nuovo”)
La notte che avvolge la città non fa poi così paura dall'alto
di quel grattacielo. La luna, come una figurina fosforescente attaccata su uno
sfondo blu, sembra fatta apposta per essere osservata. Le sue valli e il suo
finto chiarore, uniti nella sua finta incorruttibilità. Non c'è nulla che renda
quella notte diversa da tutte le altre migliaia di notti che si sono succedute
una dopo l'altra. Notti che hanno nascosto segreti, protetto fuggiaschi,
incorniciato momenti magici. Notti che ti regalano qualcosa in più, solo per il
fatto di essere tali.
All'apparenza, non c'è nulla di diverso in quella
notte. Ma a ben guardare c'è una piccola figurina bianca in piedi su quell'alto
grattacielo. Sembra quasi un puntino, così piccolo rispetto a quella luna
argentea.
Kaito Kid osserva la città illuminata dai lampioni, dai
neon, dalle insegne dei negozi. E poi alza lo sguardo, e vede la luna, così
chiara, così bella, così vera nonostante la sua luce non abbia niente di più
reale rispetto a quella artificiale della città. Dall'alto Kaito Kid osserva il
suo teatro, il palcoscenico su cui presto si calerà per stupire il pubblico con
un nuovo numero. La città sembra una scacchiera, e gli uomini sono le sue
pedine. E' tutto così strano. E' tutto accaduto così in fretta.
Kaito Kid è un grande ladro. E' un gentiluomo. E' un
grande mago. E' solo un ragazzo.
Osserva la luna, sua compagna di avventure e fedele
sfondo di ogni sua esibizione. La luna, regina di ogni suo numero. Il vento
scuote il suo mantello bianco, sembra volerlo spingere, come a ricordargli che
presto dovrà entrare in scena. Ma Kid questo lo sa. Un mago non dimentica mai
il momento della sua apparizione. E lui è famoso per la puntualità. Vuole solo
prendersi qualche minuto, restare lì fermo ad osservare quella notte di inizio
estate.
Dall'alto di quel grattacielo si possono vedere le
stelle. Chi fa ormai più attenzione alle stelle? L'uomo non riesce più a
guardarle, intrappolato dai fumi dello smog e seppellito da torri di cemento.
Ma loro sono sempre lì, così lontane, irraggiungibili, eppure davanti ai nostri
occhi. Nessuno riesce più a stupirsi del banale. Si cerca l'inarrivabile, e non
si considera quello che è accanto a noi. Quelle stelle, incomprensibili nella
loro apparente semplicità, rapiscono gli occhi di Kaito Kid. Che cosa sono? Che
cos'è lui rispetto a loro?
Forse tutto è solo un sogno, un'illusione, una realtà
che non gli appartiene.
Forse è solo il desiderio di smettere di pensare al
futuro e di concentrarsi nel presente.
Forse è la voglia di mollare tutto, quella voglia che
certe volte ti assale e che respingi facendo ricorso alla più radicale
razionalità.
Forse è chiedersi se è giusto scrivere la propria vita
così presto, diventare il ladro più famoso del mondo invece che un normalissimo
ragazzo.
Forse è la smania di essere uno come tanti, di avere dei
sogni per l'avvenire. Lui non ha tutto questo, lui il suo futuro l'ha già
scritto. E sta in quel mantello, in quel monocolo, in quel cappello da
prestigiatore.
Eppure certe volte ci pensa, pensa a come sarebbe
comportarsi da normale diciassettenne. Le serate al bar con gli amici, poi in
discoteca fino all'alba, la prima sigaretta che ti scuote dentro, quando credi
di fumarti il mondo e invece stai solo cominciato a fumarti il cervello. Le
feste di compleanno, i compiti fino a tarda notte, le telefonate chiuso in
camera, per non far sentire ai tuoi quello che stai dicendo. Le sgridate, le
lavate di capo, la soddisfazione di copiare durante un compito e di non essere
scoperto, la prima sbronza, la prima ragazza, il primo bacio.
E' la normalità quella che lui non può avere. Ed è la
normalità che lui vuole.
Perché vogliamo sempre ciò che non abbiamo? Perché non
siamo in grado di accontentarci? Sarebbe tutto più facile. Vivere non
desiderando altro che ciò che possediamo. Senza sogni irrealizzabili per il
futuro, senza delusioni, lacrime, e rare soddisfazioni. Vivere così, senza un
reale motivo. Vivere alla giornata. Sarebbe bello, forse. Ma non sarebbe vivere
da uomini.
Scocca la mezzanotte. E' ora.
Kaito Kid aggiusta il suo cappello. Si rivolge
un'ultima volta alla luna e alle stelle. Le saluta con un sorriso. E poi salta
giù. Vuole provare la sensazione di caduta libera, gettarsi nel vuoto prima di
aprire il suo deltaplano. E' l'unica sensazione che lo fa davvero sentire
libero.
Ora sta volando. Il cielo lo accoglie e lo protegge. E'
il suo più fidato amico.
Hai mai provato ad alzare lo sguardo alla luna?
Camminando per le vie del centro, oppure sdraiato su un prato, o ancora di
sera, su una spiaggia deserta. Osservala bene. Magari potrai vedere un puntino
piccolissimo attraversala lentamente. Non spaventarti. E' solo Kaito Kid che
saluta la sua regina, mentre vola verso un destino che non ha potuto fare a
meno di scegliere.
Angolino autrice:
Salve a tutti!
Era da un bel po' che non pubblicavo qualcosa.. in
realtà per ora mi sto dedicando alla stesura di una long-fic, ma l'altra sera
mi è venuta l'ispirazione per questa one-shot un po' riflessiva. Pensavo a come
spesso si sorvola sulle cose belle solo perché esse ci sembrano “normali”, dato
che le vediamo sempre. Ma cosa c'è di più bello di una luna piena? Da qui ho
pensato a Kaito Kid, ed è venuta l'ispirazione per questa piccola storia
Ho acceso il computer e ho iniziato a scrivere.
Spero che possiate apprezzarla! :)
Prima di salutare, vorrei solo ringraziare coloro
che mi hanno sempre sostenuto in questo fandom! Grazie di cuore!
Alla prossima,
_ Flami _
PS: Consiglio vivamente il libro da cui è tratta
la citazione iniziale.. è un'utopia (o forse una distopia, dipende dai punti di
vista) sul futuro della nostra società. Aiuta davvero a riflettere.. io l'ho
trovato estremamente interessante!