Diabolus
et Virgo
(titolo
provvisorio)
Salve♥!
Sono una ragazza che si è appassionata- come chiunque o quasi
nella sezione Ao no Exorcist immagino- alle vicende dei giovani
Okumura e dei loro amici/compagni -ed anche nemici va'- leggendo le
pagine del manga edito dalla Panini.
Questo
è un esperimento, diciamo, che ho deciso di pubblicare appena
dopo aver completato le presenti pagine senza nemmeno aver accennato
a scrivere quelle successive perché vorrei vedere se in
qualche modo può interessare a qualcuno o se è stata
solo una perdita di tempo♥.
Spero
vivamente che sarà di vostro gradimento e che esprimiate il
vostro giudizio in merito con una recensione, anche perché
saranno proprio queste a decretare se la storia merita di andare
avanti o se il tentativo si esaurisce qui.
Disclaimer.
La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli
che hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono
al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka
Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non
a
me.
Ah,
nel caso (possibile e temo probabile) in cui vi imbattiate in errori
di grammatica, nella costruzione del periodo, passaggi oscuri, frasi
troppo lunghe o criptiche, per favore segnalatemele tramite
recensione così che provvederò a rendere più
leggibile il testo.
Detto
questo...
Vi
auguro una buona lettura, ma non aspettatevi troppo. ^^”
Uno.
Principium
Historiae
Era una limpida mattina
di giugno, nell'aria si levava un alito leggero che andava a
scompigliare le folte chiome degli alberi nel quartiere. Un venerdì
quieto e pacifico come al solito.
Alcuni pensionati si
aggiravano per le stradine della zona residenziale, molto tranquilla
perché prevalentemente abitata da anziani.
Nel parchetto
dell'isolato uno scoiattolo prese coraggio e si decise a scendere dal
suo albero per agguantare una gustosa bacca caduta proprio al centro
della strada, lontano dal rifugio sicuro offerto dai rami.
Stava quasi per
afferrare il succoso frutto con le zampine tese al massimo, già
assaporandone il dolce sapore, quando una scarpa urtò
pesantemente l'asfalto davanti a lui, spappolando il chicco lì
ad un millimetro dalle sue braccine. Più forte della ventata
provocata dal gesto, la colonna vertebrale dell'animaletto fu
percorsa all'istante da un brivido, ed il momento successivo il
roditore si trovava già accucciato fra i rami, al sicuro dal
pericolo appena scampato ma non ancora tranquillo.
Nel mentre una voce si
levò al di sotto delle chiome degli alberi. -Yeeech! Che
schifo! Che cavolo ho calpestato? Ohccaspio sono in ritardo! Presto
presto, devo arrivare prima che si chiuda il cancello! Bleaaaaah
detesto correre! Uffa perché non riesco a svegliarmi mai in
tempo?-
Era la voce di una
ragazza dall'aspetto piuttosto bizzarro, anche se la definizione più
corretta era trasandato e sciatto, ed oltremodo disordinato.
Indossava l'uniforme di
una delle scuole superiori più importanti del paese,
l'Accademia della Vera Croce, ma le scarpe erano infilate a metà
come ciabatte, le calze malamente arrotolate sulle caviglie, la gonna
storta a tre quarti, la camicia abbottonata solo per metà ed
un bottone saltato, il fiocco che l'avrebbe dovuta adornare era stato
fatto male, ed in più era a sghimbescio. Sul muso la fanciulla
aveva ancora le briciole della fetta di toast trangugiato in fretta
per colazione e la sua chioma bruna con riflessi ramati era sparata
in tutte le direzioni, ancora aggrovigliata per non essere stata
spazzolata a dovere e con, ciliegina sulla torta, il pettine
penzolante da una delle ciocche, incastrato in un complicato intrico
di capelli.
Senza curarsi di
ripulire la suola della scarpa, la studentessa si lanciò
nuovamente in una forsennata corsa contro il tempo. Tralasciando il
fatto che le dispiaceva moltissimo arrivare in ritardo perché
sapeva bene come era tedioso aspettare qualcuno, erano cose come
quella a fare la differenza nella carriera scolastica, se un allievo
si presenta sempre in orario per le lezioni viene considerato
affidabile e l'affidabilità è un punto in più
sul curriculum, un punto di partenza per qualsiasi lavoro. E, sul
piano pratico, se non fosse stata sufficientemente ligia al dovere le
avrebbero revocato seduta stante la borsa di studio e bye bye
speranze per il futuro.
Dopo dieci minuti di
galoppata indemoniata la ragazza frenò all'improvviso,
rischiando di schiantarsi a terra, e si nascose in un vicoletto per
approfittare dell'occasione rendendo almeno decente il proprio
aspetto. Difatti uscendo dalla viuzza ed attraversando la strada si
arrivava al cancello della scuola, la sua meta, e grazie agli sforzi
compiuti era riuscita a giungere lì un paio di minuti prima
del suono della campanella. Con una manciata di secondi si rassettò
la gonna, infilò correttamente le scarpe, tirò su le
calze, aggiustò il fiocco, riabbottonò correttamente la
camicetta, scrollò via le briciole dal viso e cominciò
a pettinare i capelli, districando quanti più nodi possibili
con le dita. Ad un certo punto le sue mani incontrarono il pettine e
afferratolo lo guardò, incredula per il fatto che fosse
rimasto impigliato fra le sue chiome, quando la campanella squillò
e ciò la fece sobbalzare al punto che il pettine le volò
via di mano verso il fondo del vicolo, mentre la ragazza ricominciava
ad affannarsi per arrivare in orario.
L'adolescente non aveva
tempo di tornare indietro a recuperare l'utensile, e continuò
dritta per la propria strada.
Paff!
Fece l'oggettino
d'avorio.
-Ahio.-
Non le
importava il fatto che accanto a lei i compagni di scuola
ridacchiassero della sua corsa da maratoneta, anzi in realtà
sì e le bruciava parecchio, ma aveva imparato a mettere
l'orgoglio sotto le scarpe -ora ripulite dal vischioso succo della
bacca- ed ignorare quanto più possibile quei commenti per
concentrarsi sulle cose più importanti.
E una di
queste era arrivare sempre in orario.
Doveva
riuscirci anche stavolta.
Con una
scivolata che le alzò la gonna di parecchi centimetri percorse
l'ultima metà del corridoio fino alla propria aula, afferrando
al volo uno stipite della porta scorrevole aperta e usandolo come
perno per cambiare direzione e scaraventarsi nella stanza.
In due tre
saltelli riuscì a bloccarsi completamente e, gemendo dalla
fatica, si schiantò al proprio posto. Lanciò una fugace
occhiata alla cattedra, l'insegnante non era ancora entrato in aula.
Salva!
Ma il
sollievo durò pochi istanti, perché già mentre
stava cercando l'astuccio nella cartella udì chiaramente
alcune compagne della bancata sinistra commentare malignamente la sua
entrata nella stanza.
-Guardala
lì, com'è soddisfatta, ha fatto il record mondiale..
hihihi-
-Mamma mia
com'è goffa, l'ultima volta che sono andata allo zoo ho visto
un orangutan più aggraziato di lei!-
-Ahahaha!
Hai ragione! Tra l'altro non credi che si somiglino?-
-Ma cosa
dici! Povera bestia, paragonata ad un impiastro simile. Ahahahah-
-Secondo
me ha ragione, si assomigliano: hanno le stesse sopracciglia!
Huhuhu!-
-Vorrai
dire cespugli! Sono così spesse… quasi non riuscivo a
crederci la prima volta che l'ho vista, ma non ce l'ha un po' di amor
proprio quella? Un po' di orgoglio femminile? ihihi-
-Chi, lei?
hahahahaha Ma hai visto che ha fatto per il corridoio? Una
scivolata!!! E
le si sono viste chiaramente le mutande!!! Che, tra l'altro, sono
ridicole. Chi si metterebbe degli slip con i broccoli
sopra????-
-Lei
senz'altro!!! eheheh!-
La
ragazza affondò il viso fra le pagine del libro che aveva
appena tirato fuori dalla cartella, tentando inutilmente di
nascondere il proprio rossore, cercando di concentrarsi sulle
tangenti e le cotangenti e serrando a tal punto i pugni chiusi da
imbiancare le nocche.
Cavoli,
che era goffa era vero, ma non le sembrava una cosa così
grave…
Poi
non era vero che le sue sopracciglia erano troppo spesse. Erano solo
diverse dalle loro, non è che dappertutto la gente ha le
stesse sopracciglia…!
E
sui broccoli… non è che proprio le piacessero quelle
mutande, ma erano uscite in regalo con una confezione di carote in
offerta… Una specie di assurda pubblicità, quegli
intimi facevano parte di una serie di slip con fantasie di ortaggi,
c'erano sette possibili decorazioni e a lei erano capitati i
broccoli, tutto qui.
Cioè…
lei cercava sempre di economizzare, e delle mutande gratis sono
sempre ben accette no?
Le
compagne continuavano imperterrite a fare battutine sul suo aspetto e
i suoi gesti, mentre la ragazza tentava di concentrarsi su quelle
maledette tangenti e di non perdere le staffe.
Se
fosse dipeso da lei sarebbe saltata su all'istante e le avrebbe
rimesse in riga quelle.. quelle… quelle oche.
Ma qui
le cose funzionavano in
modo diverso rispetto a lì,
ed una effrazione del regolamento scolastico le sarebbe costata cara,
senza contare che avrebbe minato alla sua già precaria
reputazione.
Mentre
rileggeva per l'ennesima volta la stessa riga del libro di matematica
la studentessa aguzzò l'udito notando la mancanza del mormorio
che stava tentando di evitare. Bene, questo silenzio voleva dire che
le compagne avevano smesso di blaterare contro di lei, quindi il
professore doveva essere entrato in classe. Aveva appena riportato la
propria attenzione al mondo reale che sentì -...Santa Maria!-
L'insegnante
doveva essere entrato e stava facendo l'appello!
-Presente!-
rispose automaticamente, alzando la mano, e nel frattempo arrossendo
di vergogna. Il suo cognome era una fonte continua di imbarazzi, e
sua madre che aveva avuto la bella idea di darle il nome della
madonna aveva contribuito a renderle ancora più inviso
presentarsi a chicchessia.
Ma,
grazie al cielo, quell'assurdo binomio che si ritrovava per nome e
cognome non faceva alcun effetto lì in Giappone, in quanto
nessuno era in grado di riconoscere il patetico gioco di parole.
Una
dozzina di facce si voltarono verso di lei e la guardarono confusi.
Le
guance dell'adolescente imporporarono fino a darle il colorito di
un'aragosta. Ecco, l'aveva fatto di
nuovo. Erano
già tre anni che si era trasferita in Giappone decisa a
terminare lì il proprio corso di studi, ed ancora faceva di
queste gaffe. Alzare la mano durante l'appello non era la norma nelle
scuole superiori del Sol Levante, ma ciò che aveva fatto
voltare le teste dei suoi compagni erano state le parole di Maria:
ancora sovrappensiero, aveva parlato in Italiano! E nessuno conosceva
una parola della sua lingua, quindi era normale che fossero rimasti
tutti perplessi.
-Santa-san,
potrebbe spiegare cosa voleva intendere un momento fa? Non siamo
nell'ora d'Inglese né è il mio compleanno, perciò
parlare di regali è completamente fuori luogo.-
Quando
il professore di matematica faceva il simpaticone convinto di essere
estremamente divertente alcuni alunni provavano l'impulso
irresistibile di alzare gli occhi al cielo. Maria fra questi.
Evitando
però di compiere il gesto, si decise a mettere insieme qualche
parola per rispondere all'insegnante e non risultare scortese.
-Erhmmm...
Sì ha ragione sensei, volevo dire... eccomi qui, ci sono...
sono presente ecco... insomma...- Biascicò la ragazzina
chinando nuovamente la testa verso il banco, umiliata dalle
frecciatine che ricominciavano a volare nei suoi confronti. Possibile
che ogni cosa che lei facesse, ogni errore che le scappasse, non
potesse passare inosservato almeno una volta?No, Loro
dovevano fargliele
scontare tutte,
una per una.
Ma non avrebbe dovuto sopportarle ancora per molto.
Mancava soltanto un anno... nemmeno... due trimestri ed un mesetto
scarso di quello che stava trascorrendo ora... poi avrebbe affrontato
a testa alta gli esami d'ammissione all'Università della Vera
Croce e si sarebbe finalmente levata dai piedi quel nugolo di
sciacquette.
Dio,
ti ringrazio per avermi sostenuta fino ad ora, aiutami ancora ad
arrivare alla fine di questo supplizio, te ne prego.
E, tenendo stretto fra le dita un vecchio rosario che
teneva sotto la camicia a mo' di collana, rivolse qualche preghiera
al Padreterno ed alla vergine come segno tangibile di gratitudine,
mentre l'insegnante riprendeva la lezione e dopo aver terminato
l'appello si dilungava a rispiegare gli argomenti della volta
precedente a coloro che erano stati assenti.
Da quel momento in poi la giornata scolastica si svolse
senza ulteriori intoppi, a parte qualche altra diceria maligna messa
in giro dalle compagne di classe di Maria, fino all'ultima lezione
della giornata, quella che la Santa preferiva in assoluto.
Canticchiando tra sé e sé si avviò
velocemente verso l'aula-cucina di Cucina Pratica.
Non che la ragazza fosse particolarmente brava a
cucinare solo che... l'idea stessa di una materia scolastica dove non
si dovessero studiare pagine e pagine di noiosi mattoni e non si
dovesse correre a perdifiato intorno ad un campo eseguendo stupidi
esercizi ginnici la rallegrava profondamente. Inoltre c'era il non
indifferente vantaggio di potersi portare a casa ciò che si
cucinava senza pagare uno yen, anche perché gli ingredienti
usati per le ricette erano pagati dalla scuola sotto la voce
materiali didattici, ed elettricità acqua e gas facevano parte
delle normali spese scolastiche.
Questo
per Maria significava che almeno tre giorni a settimana -tante erano
le volte in cui c'era la lezione di CP- poteva cenare decentemente e
gratis,
e la ragazza ne approfittava così da poter scialacquare i
soldi che risparmiava per i pasti in manga e gadgets vari, nonché
per pagare la bolletta di internet, senza il quale affermava di non
poter vivere.
Mentre
con i compagni percorreva i corridoi e le scale per arrivare fino
all'aula CP numero 3, Maria stava già vagheggiando su cosa
avrebbe potuto preparare quel giorno, sperando che le avrebbero
permesso di fare un pasto completo e non solo primo o
secondo.
Magari sarebbe riuscita a convincere l'insegnante a preparare anche
un dolce… inoltre si augurava che qualcuno tentasse di
cucinare una torta di frutta, perché così avrebbe
potuto mangiucchiare gli avanzi di mele o pere... o magari qualche
fragola. Una delle differenze che l'Italiana soffriva maggiormente
del Giappone rispetto al suo paese era il costo salatissimo della
frutta. Per rendersi conto, nei supermercati ogni
singola
mela
era
avvolta in una veletta ed esposta al bancone come i dolci in
pasticceria. E lei, da sempre vorace consumatrice di frutta, soffriva
all'idea di potersi permettere solo una o due mele a settimana,
un'arancia ogni tanto ed il melone neanche a parlarne. Aveva sentito
dire che era considerato il regalo perfetto per chi avesse avuto una
promozione... Le ciliegie poi, le parevano quasi dei rubini a
guardarle da lontano, ed ogni volta si costringeva a voltare la testa
dall'altra parte per non perdersi in fantasticherie proibite su quel
frutto che secondo Maria era il preferito anche degli angeli del
paradiso.
Il gruppo era appena arrivato all'uscio dell'aula CP 3
quando una voce baldanzosa interruppe il chiacchiericcio degli
alunni.
-Minami-sensei,
finalmente l'ho trovata!☼-
L'insegnante, la mano sulla maniglia della porta, si
voltò ed esclamò sorpreso -Kocho-sama, lei qui? Si è
disturbato personalmente a cercarmi? Sono spiacente per averle
causato questo fastidio.-
E fece un inchino profondo invitando gli alunni a fare
lo stesso.
-Via
via, non c'è bisogno di tutta questa formalità
Minami-sensei ♥!
Sono solo venuto ad avvertirla che sfortunatamente a causa di un
piccolo incidente l'aula-cucina 3 è temporaneamente inagibile,
e che fino a quando non saranno completati i lavori di riparazione
tutte le classi che la utilizzavano per l'ora di CP dovranno unirsi
alle altre che fanno uso dell'aula 1 e 2.♪-
Rispose l'uomo, facendo un gesto con la mano come a dire che si
trattava di inezie trascurabili.
Nel frattempo tutti quanti gli allievi si erano
inchinati seguendo il consiglio del docente, tranne Maria che ancora
stava con la testa tra le nuvole e non si era accorta di niente.
-Ma...Faust-sama... inagibile... Perché? L'ultima
volta che ci siamo andati è stato l'altro ieri ed era tutto a
posto, è per caso successo qualcosa di grave?- Domandò
perplesso l'insegnante, drizzandosi quel tanto che gli consentiva di
osservare il suo principale da sotto in su. Non aveva ricevuto
nessuna notizia di un incidente avvenuto nell'aula 3 il giorno prima,
o di un litigio fra studenti (o anche fra professori) o di una
bravata di qualche bullo, di un qualcosa insomma che avrebbe potuto
danneggiare la stanza rendendola impraticabile. Inoltre non riusciva
a capacitarsi del fatto il preside della scuola si fosse scomodato a
venire comunicargli personalmente l'inaccessibilità della
stanza, aveva certamente cose ben più importanti da fare,
affari maggiori da gestire… perché mai perdere tempo
per comunicare direttamente al professore cose trascurabili come
questa, quando avrebbe potuto incaricare qualcun altro di farlo?
Il preside sembrò intuire i pensieri del docente,
perché sogghignò e rispose -Carissimo Minami-san, le
assicuro che l'aula è attualmente inservibile per una
sciocchezza, niente di importante e che sarà nuovamente
agibile al più presto ^o^. Ci tenevo a comunicarglielo
personalmente perché lei è uno dei docenti più
validi che abbiamo in questa scuola ;-9, so che da quando è
stato assunto ha sempre mantenuto una condotta integerrima e volevo
venire a complimentarmi :D. Inoltre… nella sua classe dovrebbe
esserci una studentessa straniera con borsa di studio, no? U.U Non ho
mai avuto l'occasione di fare la sua conoscenza ed ero curioso di
vedere chi era, quindi ho pensato di prendere due piccioni con una
fava. ;-P-
Le sue parole erano permeate da ingenuità
disarmante, che mal si accostava con l'idea che Minami si era fatto
del preside sentendone parlare dai colleghi.
Quindi o il preside lo stava prendendo per i fondelli
oppure lo scherzo proveniva dagli altri insegnanti.
Il docente modulò un secondo inchino e, mentre
stava per aprir bocca e rispondere qualcosa a sua volta fu anticipato
dal signor Faust V.
-Oh, ragazzi, non c'è bisogno di restare così
scomodi, suvvia alzatevi, fate come la vostra compagna.- Esclamò
il direttore con un sorriso smagliante, additando con l'indice la
ragazza ancora persa nelle sue fantasie.
-eh...
vorrei la porzione più grande di ciliegie, grazie buon natale
e felice ferragosto.- Farfugliò
lei rendendosi conto di essere osservata da tutti e svegliandosi così
dal proprio sogno fruttoso.
Un istante dopo aver biascicato queste parole si rese
conto di aver a) pronunciato una frase senza capo né coda, e
b) nuovamente parlato in italiano.
Ed eccoli infatti i bisbigli e le risatine delle
compagne che riemergevano dal gruppo.
Solo in un secondo momento si accorse di essere
osservata non solo dai compagni e dal professore, ma anche da
un'altra presenza che per giunta le si era avvicinata oltre il limite
della decenza.
Difatti scorse a pochi centimetri dal proprio volto due
occhi di un verde foresta acceso che non aveva mai visto in vita sua,
un ghigno furbo formato da una chiostra di denti bianchi come la neve
illuminata dal sole ed altrettanto accecanti, un pizzetto delle
sopracciglia ed alcune ciocche di capelli di un viola scuro molto
intenso, colori che non credeva possibili in un essere umano. Dopo
qualche secondo di silenzio innaturale la fanciulla si rese conto di
quanto effettivamente le fosse prossimo quel volto non familiare, ed
istintivamente mosse un passo indietro andando a sbattere contro il
muro e franando così a terra, mentre per l'ennesima volta in
quella giornata le si coloravano sanguignamente le guance. In Italia,
ma anche lì in Giappone nei momenti in cui non veniva presa in
giro dalle compagne, era sempre stata una persona molto socievole che
non si faceva problemi ad accorciare le distanze con la gente, ma da
lì a non sconvolgersi se uno sconosciuto le si appiccicava a
due millimetri dal naso c'era parecchia strada.
Il professore e gli alunni erano rimasti zitti ed
attoniti dal comportamento del loro preside, che non appena aveva
sentito la ragazza blaterare in italiano le si era avvicinato con un
sorriso entusiasta, rimirandola come se stesse studiando un nuovo
giocattolo da tanto tempo desiderato e ricevuto inaspettatamente in
regalo.
Quasi tutti nella scuola erano a conoscenza delle
stranezze del preside, come la sua abitudine di vestire solo capi
estremamente eccentrici o quella di collezionare qualsiasi cosa fosse
attinente al mondo dei manga/anime e dei videogiochi, ma solo in
pochi avevano visto in azione la modalità Otaku del
principale, nella quale sembrava essere appena entrato.
La giovane Santa, dopo il primo momento di imbarazzo era
passata all'irritazione, passaggio favorito anche dal fatto che nello
sbattere la testa contro il muro si era ferita ed ora la nuca le
pulsava dolorosamente. Normalmente invece, avrebbe probabilmente
reagito in modo diverso, entusiasmandosi di fronte al camuffamento
della persona che aveva davanti.
Ma
chi cavolo è questo clown con i capelli tinti???E perché
nessuno gli dice niente, cos'è, un altro dei loro scherzi?
Scommetto che c'è lo zampino di Takahashi, anzi ne sono certa.
Sakurako Takahashi era il “boss” delle
ragazze che si divertivano alle spalle di Maria, e sembrava
apprezzare immensamente ogni evento negativo che accadesse alla
compagna, per cui l'Italiana tendeva a ricollegare alla compagna la
maggior parte dei fatti bizzarri ed imbarazzanti che le succedevano a
scuola e non fossero strettamente dipendenti dalla sua stessa
goffaggine.
Stavolta però la “collega” era
innocente, in quanto nemmeno lei avrebbe potuto coinvolgere
addirittura il preside della scuola per prendere in giro Santa-kun.
Ciononostante l'adolescente, seminascosta dalle amiche in mezzo al
gruppo, sorrise soddisfatta. Ancora una volta gli dei avevano deciso
di non farla annoiare, ed una scenetta come quella che le si
prospettava andava oltre ogni sua rosea previsione. Da quell'evento
avrebbe certamente racimolato materiale a sufficienza per mettere in
ridicolo quella fastidiosa Santa Maria-kun almeno fino a Natale, se
non fino a San Valentino. Per cui si predispose a gustare la
deliziosa e colossale figura di merda che la compagna stava per
collezionare.
Mephisto offrì un sorriso abbagliante alla
giovane mediterranea, porgendole contemporaneamente la mano destra
guantata di seta lilla.
In un istante il suo volto era passato da un'espressione
che tradiva la sua diabolicità alla più amabile e
confortevole delle sue mille facce.
-Povera
piccola, ti sei fatta male vero? Perdona il mio eccesso di curiosità,
ero troppo impaziente di sapere com'eri, Santa Maria-chan♥-
Mentre
il demone pronunciava il cognome della ragazza le sue labbra si
contorsero per un istante, così breve da non poter essere
percepito da occhi umani, in una smorfia che aveva in sé
elementi di disgusto dolore e appena appena una punta di
divertimento.
-Io…
lei come fa a sapere il mio nome signore?- Borbottò la
ragazzina sconcertata, anche se già mentre parlava si diede
una manata mentale alla fronte: se quello era uno scherzo di
Sakurako, e di certo lo era, era naturale che lui sapesse chi fosse
lei, anzi con tutta probabilità quella domanda sorta
spontaneamente dalle labbra dell'occidentale era parte integrante del
nuovo piano della compagna per prenderla in giro.
Così,
dopo aver terminato la frase, Maria serrò le labbra, tentando
malamente di dissimulare la rabbia che le cresceva dentro.
-Oh,
cara piccola Maria-chan -posso chiamarti così, vero? ^o^-,
sono tante le cose che so di te…♥♥♥Nemmeno
immagini quante…-
La
ragazza si sentì percorrere la schiena da un brivido gelido.
Di solito evitava di fidarsi del proprio istinto, che la portava
spesso e volentieri a sbagliare, ed anche questa volta forzò
la propria parte razionale ad ignorare la sensazione opprimente che
le accelerava precipitosamente i battiti, avvertendola(giustamente in
questo caso,) di un pericolo incombente.
Sperando
che questo esperimento non sia stato troppo inconcludente io adesso
mi congedo. Buonanotte a tutti (adesso che scrivo è l'una meno
un quarto XD) e, spero, a presto! <3
|