Mi
girai indietro per l’ennesima volta, e per
l’ennesima volta mi dissi di stare calma.
Il vento tagliente e l’ululare dei cani però non
contribuirono a rassicurarmi. Affrettai il passo, dovevo arrivare a
St.James street prima che scoccasse la mezzanotte. Mentre avanzavo
ormai quasi correndo, mi ritrovai a pensare a quella lettera.
Una busta rossa come il sangue sigillata con della cera; e quel marchio
strano, un corvo, quasi reale, che sembrava fissarmi seppur fosse solo
un disegno impresso sulla carta. Poi c’erano loro, quelle
parole dure come l’acciaio che mi penetrarono come mille
coltelli.
Non poteva essere vero, era passato tanto, troppo tempo.
Improvvisamente sentii un brivido, ero arrivata.
Di fronte a me si stagliava un edifico antico, dall’aria
gotica, ormai abbandonato da chi sa quanto tempo. Ci girai intorno.
La lettera parlava di un piccolo ingresso nel retro, ma non trovai
niente.
Provai a ripetere la filastrocca sulla lettera : se vuoi entrar, dietro
dovrai andar, ma per l’ingresso aprir,sciagure dovrai spedir.
Ci pensai su per un po’ e poi mi venne
l’illuminazione. Certo!
Avrei dovuto lanciare un semplice malocchio, ma non lo facevo da
tantissimo tempo, ricordavo a stento la formula.
Guardai l’orologio, mancava un quarto d’ora a
mezzanotte. Dovevo sbrigarmi.
Tornai all’ingresso principale del palazzo in cerca di
qualche povera anima a cui lanciare il sortilegio. Nessuno in vista.
Poi sentii un rumore provenire da alcune vecchie lamiere usate a mo di
capanna, forse lì c’era qualcuno. Mi avvicinai
furtiva e scrutai attenta l’oscurità
dell’abitacolo.
Qualcosa si mosse, o meglio, qualcuno.
Un barbone in posizione fetale sotto un cumulo di stracci dormiva
beatamente, e forse faceva proprio al caso mio.
No, non potevo maledire un uomo con una vita già
così difficile, dovevo cercare qualcun altro.
Passò il tempo ma non arrivarono altre persone, e a
mezzanotte mancavano solo 3 minuti. Mi sentivo terribilmente in colpa,
ma dovevo sbrigarmi ed essendo il barbone l’unico essere
vivente presente gli lanciai il malocchio.
Tornai svelta sul retro dell’edificio, era spuntata una
porticina. La aprii cauta e mi trovai di fronte ad un lunghissimo
corridoio, completamente buio se non per qualche sporadica torcia.
Mi feci coraggio e varcai la soglia dell’ingresso,la porta si
chiuse dietro di me, o meglio, scomparve del tutto.
Non mi restava che attraversare il corridoio e vedere dove portava.
Dopo un tempo che sembrò interminabile, anche se in
realtà erano passati solo pochi minuti, mi
ritrovai in un grande androne completamente illuminato. Ci volle un
po’ per abituare gli occhi a quella luce così
forte, ma una volta riuscitaci mi accorsi di non essere sola.
Su due delle quattro poltrone presenti in sala sedevano delle donne;
una rossa con la carnagione pallidissima, quasi cadaverica e una bionda
in carne; le due non parlavano, ma si lanciavano occhiatacce a non
finire. Mi avvicinai per sedermi su una delle due poltrone rimaste,
quando la rossa esclamò con tono aspro: – Anche tu
qui Christine?-
- Sai che non potevo mancare, Lilian-
- Vedo che non sei cambiata, e nemmeno i tuoi vestiti- quella sua
arroganza mi dava su i nervi da quando ci eravamo conosciute, ma con il
tempo ci avevo fatto l’abitudine.
–si, lo sai che ho sempre amato il vintage- rimase
senza parole e poi sorrise, tornando a fissare il vuoto a braccia
conserte.
Mi abbandonai su una poltrona; che ci facevano Lily Lewis e
Miranda Evans qui? Già conoscevo la risposta ma preferii far
finta di non saperla, lasciando defluire i pensieri dalla mia testa.
Improvvisamente sentii una voce alle mie spalle: -Vedo che ci siete
tutte, ne sono estasiata. –
Non mi girai, sapevo già chi aveva parlato, una voce del
genere è difficile da dimenticare, così come quel
profumo di Selenicereus Grandiflorus, il fiore della notte.
Jaha Norman era arrivata, eravamo al completo.
Dopo che ci fummo tutte accomodate cademmo in un silenzio imbarazzante,
insomma non ci vedevamo da 15 anni, e per un motivo più che
valido; nessuna aveva voglia di riallacciare l’amicizia, se
così si poteva chiamare il rapporto che avevamo da
adolescenti.
Mentre pensavo, Lily e Miranda continuavano a guardarsi
facendo smorfie, che più che sorrisi sembravano ghigni,
malvagi, proprio come loro. Improvvisamente Jaha iniziò a
parlare: - Sapete perché vi ho convocato, non
c’è bisogno che ve lo spieghi, ho bisogno di voi,
purtroppo.-
- Jaha Norman pensi davvero che ti aiuteremo? Non dimenticare che cosa
ci hai fatto. – a parlare era Miranda, che a quanto pare in
questi anni aveva vinto la timidezza.
– Ah Miranda, sei stata sempre così vittimista! Se
vi è successo, è per colpa vostra, non mi avete
dato ascolto e ne avete subito le conseguenze, è la vita,
c’è chi vince e c’è chi
perde. -
-Brutta strega dei miei stivali, tu ci hai tolto tutti i
poteri! A Castlewood non si erano mai viste streghe senza poteri! Hai
dimenticato come ci guardavano? Tutti gli scherzi che ci facevano?
Tutto per colpa tua, solo per non aver voluto rovinare il
ballo…eri immatura ed egocentrica, una pazza!-
Conoscendola, la Jaha quindicenne avrebbe lanciato immediatamente un
sortilegio a Miranda, ma non lo fece, si limitò solo a dire
con tono calmo:
– Scusate, non volevo.-
Improvvisamente Lily scoppiò a ridere –
Ahahahahah, Jaha Norman che si scusa, ti rendi conto di che fine hai
fatto? La ragazza più popolare della scuola che chiede scusa
rispettivamente alla sfigata, alla dark e alla secchiona, che bello il
sapore della vittoria! –
- si, hai vinto, se ti soddisfa tanto Lily, ora
però dovete ascoltarmi, sulla lettera che vi ho scritto
dicevo che LUI stava per essere risvegliato da una congrega di streghe
nere, beh c’è un problema, un grosso problema-
-Quale?- chiese Miranda con aria stizzita-
-Lo hanno risvegliato.-
- Mi scappò un urlo: - Cosa???-
- Ah vedo che non hai perso la lingua Chris, ebbene si,
è stato risvegliato, e sapete che verrà a
prenderci, dobbiamo fare qualcosa, e il più presto
possibile.-
- Io non intendo fare nulla, che venga pure a prendermi- disse
Lily pigramente.
– Lily ma sei pazza? Non immagini nemmeno che destino ti
riserverà quel mostro!-
-Si che lo so Jaha, non dimenticare che ho perso tutti a causa sua.-
Jaha era sconvolta, non l’avevo mai vista così, ai
tempi del liceo era sempre così perfetta, con una soluzione
pronta per ogni problema.
Evidentemente non era più così
perché dalle labbra gli uscì solo un suono
strozzato, poi dopo minuti e minuti di silenzio si decise a parlare:
- Ragazze, per favore, non possiamo arrenderci, dobbiamo
combattere-
- Jaha non siamo più quelle di una volta, lo vuoi
capire o no? Io ho fatto fatica anche a lanciare un malocchio, pensa a
combattere contro un demone della notte di 300 anni, che tra
l’altro ce l’ha a morte con noi ed è
aiutato da streghe nere. Ci ucciderà tutte, comprendi?-
- Dannazione Lily, ha ucciso la tua famiglia e tutto quello
che sai dire è “ci ucciderà tutte,
comprendi? “, 15 anni fa la ragazza che conosco io non
avrebbe esitato un secondo a combattere. La stessa cosa vale per voi,
Chris, Miranda non arrendetevi così, ve lo chiedo in
ginocchio.-
- Io sono con te Jaha.- lo dissi di getto, non me ne accorsi nemmeno,
ma l’idea di ritornare la strega di una volta mi piaceva, e
poi ci tenevo alla mia vita, per quanto squallida fosse, e non
l’avrei data a un demone schifoso. A ruota mi
seguì Miranda, e dopo qualche minuto anche Lily cedette.
Jaha ci guardò con uno sguardo misto tra gratitudine e
soddisfazione:
– Grazie ragazze.-
Restammo a parlare per tutta la notte. Ci mettemmo d’accordo
per cominciare l’allenamento 48 ore dopo. Dopo la riunione ci
salutammo con un cenno della mano e ognuna di noi prese strade diverse.
Mentre tornavo a casa iniziai a pensare su dove avessi gettato la
bacchetta, quando sentii un respiro rancido sul collo.
– Da quanto tempo Chris.-
Mi voltai di scatto, un enorme mostro mi si stagliava davanti in tutti
i suoi 2 metri d’altezza.
L’unica cosa che riuscii a pensare fu: - Dannazione, e ora
che faccio?- e poi mi si scagliò contro.
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