Soffri il solletico
Soffri il
solletico, ‘Mione?
“Oggi
è proprio una bella giornata” commentò un ragazzo alto con i capelli rossi.
I suoi
occhi azzurri fissarono la ragazza minuta con i capelli ricci che gli stava
davanti, china su uno scatolone.
Quest’ultima alzò lo sguardo, fissandolo con un po’ di rabbia. “Sì, è vero,
signor Ronald Weasley” sillabò secca, riabbassando lo sguardo sullo scatolone e
estraendo un soprammobile di cristallo, delicatissimo, impolverato. “Ma è
altrettanto vero che siamo qui dentro mentre fuori il sole splende e il tempo è
magnifico solamente per colpa tua!”
Ron
abbassò di colpo lo sguardo, mentre le sue guance e le sue orecchie diventavano
purpuree. “Ti ho spiegato, ‘Mione, il perché…”
“Non
chiamarmi ‘Mione!” gridò lei improvvisamente, lasciando andare il soprammobile,
che cadde a terra frantumandosi. Ron si alzò in piedi, e così fece lei.
Fissarono
con occhi sgranati il mucchietto di frammenti sparsi per terra, e lei,
soffocando un gemito di rabbia, si chinò a raccoglierli.
Ron
estrasse la bacchetta. Lei, reggendo i frammenti di cristallo in una sola mano,
indietreggiò di parecchi passi. “No, Ronald, non lo fare neanche per scherzo!”
“Ma
Hermione” rise lui stupito “quanti modi conosci per ripararla?”
“Conosco
la colla!” gridò lei.
“La…
che?” chiese lui, stupito, abbassando la bacchetta e fissandola
interrogativo.
Lei
abbassò lo sguardo e mormorò, rossa in viso: “Lascia perdere, comunque”
riprese, calcando l’ultima parola “dobbiamo mettere in ordine e aggiustare
questo soprammobile, se non vuoi che tua madre ci faccia a fettine!”
“Bene”
mormorò lui “Reparo.” E il cigno di cristallo tornò integro, come nuovo.
Hermione
lo fissò come se lo vedesse per la prima volta. Una luce le brillò negli occhi
mentre un largo sorriso le si allargava sul volto. “Ron, lo hai aggiustato!
Bravo!” sorrise.
“Eh, lo
so” rispose lui, stranito. Era la prima volta che Hermione si comportava così.
“Ma tua
madre aveva detto di non usare la magia” mormorò lei, riponendolo sullo
scaffale.
“Lo so”
rispose lui, chinandosi sullo scatolone “però se usassimo la magia faremmo più
in fretta, dopotutto… non lo verrà mai a sapere, no?”
Le loro
mani si sfiorarono e Ron sorrise, mentre Hermione arrossì lievemente. Si
raddrizzò, dandogli le spalle, e mormorò: “No, Ron, meglio di no. Forse è meglio
pulire e sistemare tutto in fretta e bene… ok?”
Ron annuì,
anche se non pareva molto convinto.
Però, si
misero d’impegno e riuscirono a sbrigarsela in meno di un’ora.
**
Ron ed
Hermione giacevano stravaccati e sudati sul divanetto nel piccolo salotto che
era perfettamente pulito, con tutti i soprammobili al loro posto.
“Mhm,
ottimo risultato, vero?” osservò lei, giocherellando con un ricciolo color
cioccolato.
“Sì”
ammise lui, osservandola.
Quel
giorno era particolarmente carina, anche se sudata emanava un profumo
particolare.
Giacevano
così, con gli occhi chiusi, in un momento di rilassamento totale, quando Ron,
strofinandosi gli occhi, domandò: “’Mione, posso farti una domanda?”
Lei fece
un mormorìo d’assenso.
Ron si
schiarì la voce e mormorò: “Soffri il solletico, ‘Mione?”
Lei sgranò
gli occhi, stupita. Si girò lentamente verso di lui. “Perché me lo chiedi?”
“Mah, pura
curiosità.” Rispose lui. “Allora?”
Lei
arrossì violentemente. “Ecco…” rispose con voce flebile, guardandosi le
ginocchia “ecco… mi piace molto, il solletico… però lo soffro, sì, da morire.”
Alzò lo sguardo sorridendo, anche un po’ imbarazzata.
Ron
scoppiò a ridere, intenerito. L’aveva in pugno.
“Quindi
potrei usarlo per ricattarti…” non aveva nemmeno terminato la frase che lei era
scattata in piedi, con le mani sui fianchi. “Tu dici?” mormorò con aria di
sfida. “Avanti, grand’uomo, prova a ricattarmi prendendomi” gli fece una
linguaccia e schizzò via.
Ron scosse
la testa, incredulo e divertito. “Ah sì?” gridò, nella stanza ormai vuota “sai
che corro molto velocemente? Quindi sta attenta a quello che fai…”
La voce di
Hermione gli giunse, flebile, da fuori casa, in giardino: “Sono attentissima.
Allora, vieni a farmi il solletico sì o no?”
Neanche in
cinque secondi, Ron si ritrovò fuori, in giardino, a rincorrere Hermione, che
rideva come una matta. Avevano il fiatone ed erano talmente stanchi che si
afflosciarono nell’erba, trovando ancora la forza per ridere.
Hermione
chiuse gli occhi, sorridendo lievemente.
Ron
sorrise. Era il momento.
Strisciò
piano verso di lei, cercando di fare il meno rumore possibile, poi, con
delicatezza cominciò a farle il solletico. Hermione aprì gli occhi di scatto e
gridò forte, poi cominciò a ridere, tentando di spostare le mani di Ron dai suoi
fianchi.
“No,
basta, basta” gemette con voce strozzata, a metà tra il ridere e lo strozzarsi.
Ron alzò
subito le mani. “Tranquilla, ‘Mione, ho finito.”
Lei rise:
“Oddio, Ronald Weasley, non farlo mai più, davvero. E acqua in bocca…”
Lui
sorrise. “Contaci.”
La aiutò a
rialzarsi e ad un tratto si ritrovarono molto vicini l’uno all’altra, con le
labbra che si sfioravano. Poi, quasi tornando in sé stessi, si separarono e si
diressero verso la Tana sorridendo, sfiorandosi le braccia.
Chissà
perché, a tutti e due quel giorno pareva carico di promesse.
Bene,
ho finito xD
Dio, che sonno che tengo, però in attesa dell’ispirazione
per “I belong to you” è venuta fuori ‘sta schifezza…
Uno
‘scusa’ gigante va a flyingstar16 per averlo scambiato per una ragazza T.T la
vodka fa male, e io non voglio capirlo! XD
Fatemi
sapere :D
Un bacio
:*
Primavera |