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Seduta
sulla sedia girevole fissavo lo schermo, rapita da quella guerra tanto
entusiasmante. Finalmente Ace era stato liberato, e stava fuggendo da
Marineford, lasciandosi alle spalle il suo unico vero padre,
Barbabianca, che stava donando la vita per salvare quella dei suoi
figli.
Ma Akainu lo provoca, stuzzicando i punti giusti, per far saltare i
nervi a pugno di fuoco. Il titolo dell’episodio mi ronza
nella
testa, ma lo scaccio via, non esiste nulla in grado di bruciare il
fuoco, non esiste nulla del genere.
Ace avanza verso l’ammiraglio, negli occhi solo la cieca
rabbia di un figlio che vuole vendicare l’onore del padre.
I suoi compagni lo chiamano, ma nessun suono oltre la voce
dell’ammiraglio raggiunge il comandante della seconda flotta,
nessun grido può coprire quegli affronti, nessun richiamo
potrebbe fermare la sua avanzata.
Un pugno, un ustione, come è possibile?
No, Ace è fuoco… Akainu è magma, ma
non può bruciarlo.
Rufy crolla, esausto dalla battaglia, allunga un braccio per recuperare
la vivre card del fratello, che gli è sfuggita dagli abiti
logori, ormai priva di angoli bruciacchiati. Ma Akainu si scaglia verso
di lui, intimando ad Ace di guardare, dicendo a pugno di fuoco di
assistere alla morte di Cappello di paglia.
È un momento: magma, perle rosse, silenzio.
Trattengo il respiro, non può essere vero.
Gli sguardi attoniti, tutti posati su quel braccio, fuori posto,
sbagliato, che ha trafitto Ace in pieno petto.
La vivre card brucia rapida, riducendosi sempre di più.
Ancora e ancora.
Non mi serve un flashback per capire cosa significa, non mi serve la
voce di una grassona dai capelli rosa, per ricordarmi cosa vuol dire
quell’usura improvvisa e repentina.
Non mi serve ricordare quando Rufy l’ha ottenuta, lo ricordo
benissimo.
Non mi serve.
Il foglietto si riduce sempre di più. Sangue, e stupore sul
volto del fratello minore.
Ormai rimane solo un frammento della vivre card, un angolino braccato
dalle fiamme, accanto alla sfera cremisi.
Non può essere, non può essere vero.
To be Continued…
Rapida muovo il cursore sullo schermo, apro l’episodio
successivo, saltando la sigla, non mi serve la sigla, non mi serve il
riepilogo.
Perle rosse, magma, fuoco e sangue. Ace.
Leggere il titolo dell’episodio è uno schiaffo in
faccia.
Non è vero. Mentono.
Ace non può morire, non è possibile. Dopo tutto
quello che aveva affrontato Rufy per salvarlo? No, non era vero.
Akainu ritira il pugno.
Sangue, sgomento, urla.
Tutto si ferma, poi tutto si muove.
La gola si stringe, incapace di parlare o altro. Gli occhi bruciano.
Non vedo nemmeno la fenice che vuole liberarsi. Ignoro i compagni di
Ace che sparano a raffica sull’ammiraglio.
M’interessa solo
vederlo, sapere che sta bene, che non è ferito.
Akainu, maledetto, stai lontano, non avvicinarti.
Il mostro di lava invece avanza imperterrito, infastidito appena dagli
attacchi avversari.
Ace non cade, è ancora in piedi, è ancora vivo.
Un altro pugno alzato, un altro attacco. Fermatelo. Ace non
resisterà a un altro colpo. Ma c’è
Barbabianca, lo
fermerà lui.
Maledetto Kizaru, che frena Barbabianca. Maledetto.
Il pugno di lava ormai è partito, inarrestabile.
No, non inarrestabile.
Jinbee, l’ha fermato, ce l’ha fatta.
Garp, solo ora ti accorgi che avresti potuto fare qualcosa?
Cos’è quello sguardo sorpreso? Solo ora ti accorgi
che tuo
nipote era in pericolo?
No, ma solo ora ti accorgi del pericolo di perderlo. Come farai a
convivere con te stesso? Come affronterai il resto della tua vita,
sapendo di aver contribuito all’assassinio di tuo nipote?
Marco, Vista, chi poteva immaginare cosa sarebbe successo? Avevate i
vostri scontri a cui pensare, non potevate essere ovunque. Non potevate
fare nulla per evitare che Ace si mettesse di mezzo.
Ma non è troppo tardi, Akainu mente, mente sempre, ha
ingannato anche Squardo. Non è troppo tardi per salvarlo!
Un tonfo, un corpo che si accascia tra le braccia di Rufy. Ace.
Silenzio, esplosioni, silenzio.
Incredulità, sangue.
Sta accadendo davvero?
Il pizzicore agli occhi si fa insopportabile, rendendo le immagini
quasi sfuocate, opache, offuscate dal velo di lacrime che vuole
inondarmi il volto.
Non scusarti Ace, ti prego, ti salveranno. Ci sono i medici, gli ormoni
di Ivankov, si salverà! La vivre card non è
ancora
bruciata del tutto! C’è ancora speranza.
No, il dottore non può far nulla.
Il pugno gli ha bruciato gli organi interni? È la fine? No,
non può essere.
La prima lacrima fugge dalla rete delle mie ciglia.
Ace è fuoco, nulla brucia il fuoco. Non si è mai
sentito
che il fuoco venga bruciato da qualcosa! Si riprenderà. Ci
sono
ancora gli ormoni!
No, nemmeno Ivankov lo può aiutare. Lo capisco dalla sua
espressione. L’affanno nella voce di Rufy mi strappa un
singhiozzo, mal celato dalla mia mano, che trema sulle mie labbra,
piegate in una smorfia di dolore ed incredulità.
Ace, infrangerai quella promessa? Lo farai davvero? No, non puoi farlo,
tu mantieni la parola data! Ma che parola hai dato al tuo fratellino?
Lui ci si aggrappa con tutta l’anima a quella promessa, non
la
puoi infrangere, anche se non so cos’è.
Urla e silenzio.
Urla ed esplosioni.
Di nuovo silenzio.
I singhiozzi ormai mi scuotono il corpo, incontrollabili. Sbattere le
palpebre non rischiara la mia vista. Ormai le gocce salate inondano le
mie guance.
Metto a fuoco, vedo lo sguardo di Ace.
Una fiamma nell’oscurità, debole, piccola,
flebile. Però c’è!
I ricordi di Ace, il disprezzo che ha sempre ricevuto, il fardello di
un nome troppo grande per un bambino.
Il peso di un odio troppo immenso per essere sopportato.
Tutto questo genera rabbia. Dubbi. E ancora rabbia.
Non avresti voluto vivere dici, ma come puoi credere alle tue parole?
Tutti ti hanno amato, anche coloro che ti hanno conosciuto poco!
Persino io sto piangendo per il tuo dolore, io, che sono solo una
sciocca ragazza che osserva le vostre avventure da uno schermo.
Guardami, guarda il mio volto rigato dalle lacrime, guarda i miei occhi
arrossati ed il mio corpo scosso dai singhiozzi. E come me molti altri
stanno piangendo in questo momento, piangono per te, chi
vedrà
questa scena piangerà sempre per te!
Io, sciocca ragazza che singhiozza disperata per un cartone animato,
piango per te.
Non dire Addio, non chiedere saluti, non chiedere di riferire nulla. Lo
dirai tu stesso, appena ti sarai ripreso. So che lo farai, non puoi
morire qui.
Devi vedere il sogno di Rufy realizzarsi, non puoi avere questo
rimpianto, e non lo avrai. Vedrai il tuo fratellino diventare il re dei
pirati! Sicuramente ce la farà, e tu sarai al suo fianco
quando
potrà finalmente gridare al mondo “sono il re dei
pirati”! È il tuo fratellino, non puoi
abbandonarlo
ora…
Come puoi non avere rimpianti? Morire a vent'anni è
già
un rimpianto, ascolta la voce di tuo fratello, non mentire! Anche se
non volevi fama e gloria le hai ottenute! E l’amore dei tuoi
compagni è la risposta alla domanda che tanto ti ha logorato
l’animo. Ma se questo era il tuo scopo, il tuo sogno, se
trovare
questa risposta era il tuo obbiettivo, allora è fantastico,
ce
l’hai fatta! Ora devi crearti un nuovo sogno da inseguire,
perché è così che si fa! Si vive
così, un
sogno dopo l’altro!
Non puoi morire, non dopo tutto quello che hanno affrontato per
salvarti, non puoi morire… non tu, non qui, non ora!
Silenzio, polvere e lame che cozzano tra di loro. La tua voce
è
un sussurro in questa guerra, ma è un sussurro che spacca i
timpani.
Le lacrime di Rufy si aggiungono alle mie, facendo strada alla
consapevolezza. Sta succedendo davvero. È tutto vero, non si
sarebbe salvato. Non era lo sguardo di Rufy quello, non era il suo
solito sguardo determinato. Era lo sguardo di un ragazzo che si rifiuta
di credere a ciò che sta accadendo al suo mondo, alla sua
vita,
a suo fratello.
La mia gola fa male, protesta al mio tentativo di trattenere le
convulsioni del pianto che mi stanno sconvolgendo. Sto piangendo? No,
non sto solo piangendo, sto soffrendo, vorrei urlare, vorrei
prendere a pugni la scrivania e gettare all’aria
tutti i
fogli che vi sono riposti. Sto piangendo? Si lo ammetto, sto piangendo.
I sussurri di Ace mi giungono ovattati, come può dire di
essere
un buono a nulla? Come può anche solo pensare che il sangue
che
gli scorre nelle vene sia quello di un demonio? Il sangue che sta
perdendo non è quello di suo padre, è il suo,
solamente
il suo! I figli non portano le colpe dei genitori, i bambini nascono
innocenti, non nascono con le colpe dei padri.
Una perla rossa, lacrime, un grazie gridato al vento con le ultime
forze, lacrime.
Ancora lacrime, e poi un sorriso. No, non lo voglio vedere quel
sorriso, non puoi sorridere. Ti hanno amato tutti, ti amano tutti, non
puoi sorridere, non puoi morire! Ace!
Le palpebre iniziano a cedere, il peso delle ferite è sempre
più difficile da sostenere, gravato anche dalle stille
salate
che ti bagnano le gote.
Un braccio che si lascia cadere inerte, sfiorando un’ultima
volta il buffo cappello di paglia del fratellino.
Il tuo corpo che si piega alla stanchezza, sfuggendo dalle braccia
tremanti di Rufy.
Il tempo si ferma.
Una mano raccoglie una perla scarlatta. Una lacrima bagna la grande
mano che la coglie, come fosse un chicco d’uva, con
delicatezza,
quasi a non volerla rompere.
Occhi di giada vendono inondati dalle lacrime di un uomo, che ha appena
visto morire il proprio figlio.
Non vivrai ancora per continuare a scoprire il tuo ruolo in questo
mondo, non vivrai più per avere la certezza di essere dovuto
nascere.
La vivre card brucia, si disintegra, si consuma. Diventa solo un
angolo, poi solo frammenti, minuscole scintille spazzate vie da un
alito di vento crudele.
Un tonfo. Sangue. Il tuo corpo è caduto. Senza vita, davanti
a Rufy.
L’impatto al suolo del tuo corpo è insostenibile,
quel
suono sordo mi rimbomba nella testa, accompagnato
dall’immagine
del tuo corpo, ornato di schizzi vermigli.
Silenzio.
Dolore.
Il tuo nome appena sussurrato.
E poi il tuo viso.
Il viso di un angelo: sereno, sorridente.
Come puoi sorridere mentre tutti si disperano? Come puoi sorridere
mentre io dalla mia seggiola singhiozzo e mi mordo le labbra, per non
fare troppo baccano? Come possono i tuoi capelli ornare il tuo viso
così perfettamente, come se fossero pizzo nero, anche nella
morte? Perché sorridi, Ace?
Ace, solo il rumore del vento accompagna i sussurri del tuo nome.
Il tuo sorriso macchiato di sangue, sconvolge chi guarda il tuo viso.
Se fossi una persona qualsiasi, potresti essere solamente addormentato;
si esatto, solo un ragazzo che dorme, facendo sogni tranquilli. Ma no
non tu, tu non dormi così. Tu dormi scomposto, russi,
respiri a
bocca aperta e sprizzi vitalità, persino nel sonno.
No, non stai dormendo, lo so bene.
Mani tremanti e sangue.
Dolore, dolore incontenibile sul viso del tuo fratellino, che fa come
me. Stringe i denti per non urlare, tende i muscoli del viso per non
lasciare andare la mascella, chiude la gola per non farne uscire i
singhiozzi.
Ma il dolore è troppo forte, e vince sulla sua
volontà.
Urla. Singhiozzi.
Come può essere finita così?
Tremo, ma mi sforzo di calmarmi. Non può essere, ci
sarà
qualche colpo di scena, apro la puntata successiva, nuovamente salto la
sigla, nuovamente salto il riepilogo.
Perle rosse, urla, lacrime.
Garp, l’hai salvato da neonato, perché ora non
l’hai
fatto? Ti odio, mai ti perdonerò per non essere intervenuto
quando potevi!
Le tue lacrime non mi fanno male, meriti di piangere per un nipote che
non hai saputo proteggere!
Le immagini scorrono, la guerra finisce, il mondo va avanti.
Chiedono se tu sia veramente morto. Gioiscono della morte di tuo padre,
un’altra volta.
Il mondo intero continua il suo abituale andirivieni, a nessuno importa
veramente di cosa sia accaduto a Marineford, a nessuno, tranne a quelli
che c’erano.
Il rosso ha portato via i vostri corpi, ora sto guardando con nuove
lacrime il tuo funerale. Non posso e non voglio credere alla tua morte.
Io, una sciocca ragazza che piange guardando un cartone animato.
Io, una stupida bambina che singhiozza al pensiero della tua morte.
Tu, il mio personaggio più caro, che non apparirai
più.
Io, che spengo lo schermo e vado a sdraiarmi sul letto, per piangere
ancora un po’.
Io, che non guarderò più One Piece,
perché senza di te ha perso senso.
Io, fanciulla incoerente, che continuerò a guardarlo
comunque,
sperando di rivedere il tuo sorriso, anche solamente in un frammento di
sigla, in un vago ricordo, in un accenno che nessun’altro
nota.
Tu, che mi hai rubato talmente tante lacrime che ho smesso di contare
le volte in cui ho pianto, ripensando alla tua scomparsa.
Io, ragazzina pazza, che scrivo per sfogare il mio stupido ed inutile
dolore.
Tu, che sei solo un maledetto cartone animato, ma mi hai rubato
più emozioni di molte persone reali.
A te, comandante della seconda flotta dei pirati di Barbabianca.
A te, pugno di fuoco.
A te, Portuguese D. Ace, figlio del re dei pirati prima, figlio
dell’uomo più forte del mondo poi.
A te, fiammifero, che farò sempre rivivere nelle mie storie
e nelle mie fantasie.
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Non
so come mai, ero malinconica oggi e mi sono riguardata le puntate
maledette... ed è uscita questa cosa.. non so nemmeno io
spiegarvi il perchè, spero non sia un'oscenità
totale
xD
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