Capitolo Decimo -Di solito le disgrazie sono accompagnate dalle donne A tutti voi, che avete avuto pazienza e che continuate a seguirci. Scusateci! :) -Si può sapere perché siamo qua?- domandò Klaus guardandosi
intorno, -Forse vorrai dire: perché siamo qua con loro- lo corresse O’Donnell guardando i cinque ladri e
soffermandosi per un istante sulla giovane dai capelli vermigli.
-E’ quello che ci stiamo chiedendo anche noi- disse Robin
inarcando le sopracciglia, come faceva sempre quando era leggermente confuso o
irritato o … entrambi, come in questo caso. –Faresti meglio ad essere un po’
più gentile con loro- lo riprese Thomas. Era qualcosa che andava oltre la sua
volontà, doveva sempre correggere e portare sulla retta via i suoi bambini,
pardon, i suoi amici e “colleghi” come fa un fratello maggiore o un giovane
padre o una madre. Mettetela come vi piace di più.
-Ma se per poco non ci uccidevano- ribatté l’altro
-Sì- ammise Thomas, -Ma poi ci hanno aiutato- precisò, -E
senza di loro non ce l’avremmo mai fatta-.
Vivian gli fece dietro il verso e Irene trattenne a stento
un sorriso, -Lei ti ha fatto il verso- disse Michael tirando per una manica il
giovane Caferri, -Non è vero!- si discolpò subito la rossa e poi lanciò subito
uno sguardo che diceva “tu-non-la-passi-liscia” al piccolo bimbo che in tutta
risposta le fece una linguaccia.
Violet fissò per un
istante Robin e rispose alla domanda posta inizialmente da Klaus Craig dicendo:
-Per colpa loro, ovvio- affermò alludendo a Jack, Hector e Roger Ever –E perché
hanno lo stesso obiettivo-
-Sarà ….- commentò Irene, guardando Gibbs che era seduto ad
un tavolo assieme al resto della ciurma, stanca, affamata e assetata di rum.
Non era affatto messo bene, il povero Joshamee
-Scusami tanto, biondo- disse Vivian, -Ho un nome- ribatté quello
appoggiandosi allo schienale e
incrociando le braccia al petto. –Non mi interessa- rispose la giovane rossa,
-Non darle ascolto- disse Irene, -Alexander. O’Donnell.- rispose sorridendo
alla ragazza bionda. –Si, quello che è- Vivian riprese il discorso corrucciando
la fronte e muovendo una mano, -Come facevi a sapere il mio nome?-
Alexander sorrise divertito e spiegò: -Sapete, c’è una
quantità enorme di manifesti con le vostre belle facce per tutta Dublino. Non è
mica difficile riconoscevi-.
A Thomas andò di traverso il rum che stava bevendo, Robin
strinse il suo boccale, Irene smise di giocare con Michael (che mise su
un’espressione imbronciata), Vivian sgranò gli occhi. Invece Klaus era l’unico
a non sembrare scosso, toccato o altro, stava tranquillamente sorseggiando
l’acqua, mentre Violet stava fissando con aria truce i tre capitani che stavano
progettando chissà cosa.
-Comunque sia, tranquilli, non lo dirò a nessuno.- li
tranquillizzò O’Donnell protendendosi in avanti.
Violet guardò scettica i tre capitani (o meglio, i due
capitani e quel farabutto ladro di suo cugino) brindare e alzò un sopracciglio:
che avevano in mente, adesso?
Scacciò un pensiero, un brutto, bruttissimo pensiero … Non potevano di certo unire le navi loro
tre!
Qualcuno le sventolò una mano davanti agli occhi, lei li
socchiuse accigliata e poi li spalancò. -Non ci posso credere, dopo un solo
bicchiere di rum sei già in uno stato confusionale!- constatò Robin stravaccato sulla sedia,
sembrava leggermente deluso dalla sua constatazione, ma sembrava, appunto.
Thomas diede una gomitata al suo vicino che aveva appena
fatto quell’affermazione, mentre O’Donnell e Klaus sghignazzavano divertiti,
Violet li fulminò con un’occhiata e quelli smisero di botto, anche se, quando
la ragazza si girò verso Robin, ricominciarono più sommessamente.
-Punto primo; non sono arrivata nemmeno a metà del bicchiere.
Punto secondo: stavo cercando di capire cosa stanno farfugliando quei tre. Non
mi fido di loro da soli, figurasi insieme!-
rispose lei acida. Proprio in quell’istante arrivò Jack Sparrow e disse
loro: -Ragazzi, sorridete!-, barcollò avanti e indietro, -Facciamo vela tutti
insieme per Cork!-
-Dopo aver fatto rifornimento- disse Barbossa
-Dopo aver fatto rifornimento- ripeté Jack
-E dopo esserci riposati un po’- aggiunse Roger
-E dopo esserci riposati un po’- ripeté Sparrow
-E dopo …- iniziò a dire Michael, Jack lo guardò truce e,
stanco di ripetere tutto come un pappagallo, disse: - dopo aver fatto tutto
quello che vi pare!-, poi mise su un broncio e andò al bancone a chiedere
un'altra po’ d’”acqua della sua vita” (ma dopo averlo presentato così, l’oste,
al posto del rum, gli diede del whiskey)
-Ecco.- commentò Violet alzando gli occhi al cielo.
La pioggia batteva forte a Limerick. Era del tutto deserta:
non si vedeva anima viva, tranne una donna.
La figura femminile in questione camminava a passo deciso, sollevando
una parte del lungo vestito per non cadere, cosa che aveva sperimentato poco
prima. Il volto imbronciato era incorniciato da ricci capelli mori raccolti in
un’acconciatura a dir poco bizzarra, sul capo risiedeva un enorme cappello
grigio in tinta con l’abito, imponente e vistoso, degno di una signora ricca e
importante. Il tutto sotto un parasole ormai bucato del tutto.
-Ma perché qua il tempo varia così velocemente?- mormorò
ricordando “il sole” di cinque minuti prima e stringendo ancora di più la
lucida valigia, che era già sottoposta ad una rigorosa stretta.
Le mani erano ricoperte da un paio di eleganti guanti
bianchi , la postura rigida e composta era solo un buco nell’acqua. Cioè, non
in quel senso, nel senso che la donna sprofondò in una pozzanghera, di nuovo.
Il suo scopo, prima di tutto, era quello di raggiungere un
posto asciutto, pardon, di riuscire ad alzarsi. Ma a parte questo, la suddetta
donna voleva salire su una nave. Avete presente quelle navi da villeggiatura
che vi portano presto presto nel posto prestabilito in precedenza e che vi offrono vitto e alloggio? Ecco,
quelle.
La donna sfilò davanti ad una moltitudine di navi attraccate
al porto, tutte curatissime, ma lei scelse quella in fondo, che era un po’ più
manomessa. Sinceramente non ho idea di cosa avesse in mente, ma fatto sta che
vi salì a bordo. Era piuttosto piccola in confronto alle altre, ma comunque sia
molto carina. O almeno era quello che pensava.
Decisa salì gli scalini che erano stati aggiunti e si recò
all’interno del vascello, sorridendo per non essere più sotto l’acqua.
Jack, Roger, Barbossa e tutto il resto della ciurma avevano
recuperato quello che dovevano recuperare, e avevano concluso tutti i loro
“affari” con successo, così riuscirono a partire prima del previsto.
Naturalmente tutti insieme (inevitabilmente) sulla nave della leggenda Roger
Ever. Quella sarebbe stata la prima volta che tre nemici mortali, accomunati da
uno stesso obiettivo, avessero condiviso anche la nave, oltre che la rotta.
Sulla Steel Diamond regnava semplicemente il caos più
incredibile. Michael che correva a destra e manca con in mano la bottiglia di
Jack, che naturalmente gli correva dietro cercando di acciuffarlo, Barbossa che
dava ordini su ordini che non venivano rispettati (dato che la ciurma di Roger
Ever rispondeva solo a Roger Ever) e così andava su tutte le furie, Roger che si
sorbiva le sfuriate di Hector senza batter ciglio, Klaus che appoggiava suo zio
qualsiasi cosa facesse, Vivian che litigava con Alexander, Robin che ridacchiava
divertito, Thomas che cercava di trattenere la rossa dal dire cattiverie, Irene
che se ne stava assieme a Gibbs tentando di fare qualcosa di concreto per far
partire la nave da Limerick.
E come se non bastasse una donna se ne andava in giro
combinando guai uno dietro l’altro, inciampando sulle cime, buttando in mare
delle bottiglie piene di rum, o lamentandosi di questo o quello.
Aspettate.
Una donna. Sulla Steel Diamond. Non è possibile, giusto? (almeno non un'altra...)
-Perdonatemi elegante gentiluomo- disse la donna, -Posso sapere
dove trovare il capitano di questa deliziosa nave?- continuò rivolta a Jack.
No. Non era possibile. Sparrow sbatté le palpebre un paio di volte e poi il suo
orgoglio di capitano prevalse, come sempre. –Sono io.- rispose lui, ma nel
frattempo era arrivato Barbossa, che si era inchinato e porgeva la mano alla
mora, -Ditemi tutto, signorina- disse sorridendo, però ecco Roger che, dando
uno spintone ad Hector, prese il suo posto. –Il capitano è al vostro
servizio!-.
La donna sorrise, -Chiunque sia il capitano dovrà prendersi
cura di me- disse. I tre rimasero spiazzati un istante, poi iniziarono ad indicarsi a vicenda. La donna
ridacchiava divertita prendendolo come un complimento, ma in realtà tutti e tre
non vedevano l’ora di scaricare a qualcun altro quella donna. Si bloccarono
all’improvviso quando Barbossa tuonò irritato: -Ma che stiamo facendo?-
Jack rimase con la
bocca aperta, Roger si mise dritto ed Hector, l’unico che sembrava aver un po’
di senno, esplicitò il pensiero che solo in quel momento era passato nella loro
mente: -E … gentilmente, lei cosa ci farebbe, qui?-
-Come “cosa ci faccio qui?” !- disse la donna con un risolino, -Questa è o
non è una nave da villeggiatura?- domandò, evidentemente era una domanda
retorica, almeno per lei.
Barbossa rimase
paralizzato, Roger spalancò la bocca, Jack la guardò con due occhi che
sembravano uscirgli dalle orbite.
-No?- ripetè con un sorriso la graziosa donna lisciandosi
una piega comparsa sul suo vestito.
-Non è possibile! Un’altra donna su questa nave! Così ci
stiamo attirando tutte le sfortune di questo mondo! – sbraitò Barbossa entrando
come una furia nella cabina del, emh, dei capitani, seguito a ruota dagli altri
due.
-Io dico di buttarla giù in acqua con la valigia e tutto,
sarà poi Calypso a decidere per lei- propose Jack
-Che ne dite di farle fare tutti i lavori fino a farla
sfinire? Così si ricorderà bene com’è fatta una nave pirata!- disse Roger
arrabbiatissimo e ferito nel suo orgoglio di pirata.
Qualcuno tossì, -Io sarei qui, se non vi dispiace MyLords-
disse la giovane donna, Jack mosse una mano come per zittirla e poi ritornò
assieme ai due capitani a confabulare per una punizione abbastanza adeguata per
l’affronto fatto alla loro dignità di pirati.
-Ma potrebbe tornarci utile- disse Gibbs (che con il suo
buonsenso e istinto aveva seguito quei tre) sempre meno convinto dalla
parlantina della donna.
-Oh! Pirati, avete detto? E’ così eccitante! Se solo Lady
Mohr sapesse! Sarebbe fiera di me!-
-Riesce a rimanere in silenzio un attimo? Solo un attimo!-
-Che ne dite della baia delle sirene?-
-Baia delle sirene? Quella vicino Cork, dite? Perché è
proprio lì che devo andare!- squillò la donna –Sapete, lì ci sarà un ballo e
devo cantare al palazzo dei Cooper, quello vicino al fiume Lee, avete presente?
E’ meraviglioso, dicono, appena ristrutturato …-
-Insomma! Le avevo chiesto di …. Cork, avete detto?-
-Palazzo?-
-Fiume Lee?-
-Oh, sì! Allora lo conoscete anche voi!-, sul viso dei tre
capitani si dipinse uno strano sorriso.
-Visto? Ve l’avevo detto che sarebbe potuta tornarci utile!-
disse soddisfatto Gibbs.
Il giorno prima, in un posto differente...
Tutto era tranquillo sulla nave dei Waldorf, dopo quella
lunga e stancante battaglia, tutti riposavano.
O almeno quasi tutti.
Una figura si mosse veloce e silenziosa nonostante non ce ne
fosse bisogno. Schivò orripilata una bottiglia di rum mezza vuota che era
caduta dalla mano di un marinaio che stava dormendo, ubriaco, appoggiato alla
parete.
L’ombra scosse la testa e oltrepassò l’uomo scavalcandolo.
Ora, il suo unico pensiero, era quello di mettersi al
sicuro, lontano da tutti e da tutto per riposarsi un po’, in fin dei conti se
lo meritava dopo tutta quella tensione.
Attraversò il corridoio e svoltò a sinistra, dunque si ritrovò
davanti ad una decina di porte.
Certo che quella nave era ben fornita nonostante le piccole
dimensioni.
Arrivò in fondo al corridoio e aprì la porta di uno
spiraglio, dopo aver constatato che non c’era nessuno, entrò dentro.
Si guardò meglio
intorno, osservando con attenzione la catasta di mobili, non riuscì a
trattenere una smorfia … insomma: chi poteva mai avere tanto spazio su una nave
per poter occupare un’intera cabina con solo cianfrusaglie?
Abbandonò questi pensieri ed ispezionò meglio la stanza,
scegliendo un divanetto.
Gallagher si abbassò la parte del mantello che gli copriva
la bocca, poi passò alle armi: tirò fuori dallo stivale un pugnale, posò sul
tavolo la sciabola che gli scendeva al fianco, tolse le quattro pistole e altri
due pugnali, si slacciò la cintura che era stretta sul suo addome contenente
acqua e veleni di ogni sorta. Sistemò il tutto sul tavolo vicino al divanetto
rivestito di rosso.
Dunque si sfilò i guanti, un dito alla volta, poi abbassò il
cappuccio che gli copriva la testa, e una cascata di capelli dorati, trattenuti
da una disordinata treccia, cadde sulla schiena di Gallagher. Si passò una mano
sugli occhi verde smeraldo e si lasciò cadere sul divanetto.
Per Arya Gallagher era più difficile di quanto pensasse.
Ma, finalmente, un momento di pace.
Damian Finnigan era semplicemente furioso: non era mai
successo che qualcuno gli fosse sfuggito come fumo tra le dita! Ma ciò che in
realtà lo aveva scosso, turbato nel profondo dell’animo, era quella testa
bionda, eppure non lo avrebbe mai ammesso.
I ricordi sembravano volerlo assalire, tuttavia non voleva
perdersi nel passato, ora doveva capire quale era la loro destinazione. Prese
una cartina e iniziò a studiarla, fumando la sua inseparabile pipa.
-Diaspro, posso entrare?- domandò Adrian bussando alla sua
cabina dove poi lei si era sistemata lontano da occhi indiscreti. Non ottenne
risposta così si appoggiò allo stipite della porta con una mano e gli sfuggì
uno sbadiglio a causa della stanchezza, bussò di nuovo e finalmente la ragazzina
spalancò la porta.
-Insomma, Adrian! Stavo riposando!- disse lei infastidita,
era chiaro di come stesse facendo di tutto tranne che riposare. Sul viso del
capitano Blanchett comparve un sorriso divertito e stanco.
-Se mi permettete, vorrei prendere le mie cose e lasciarvi
la stanza.- disse lui entrando, -e dato che al momento non ho la forza di
affrontare il discorso che vi spetta, lo posticiperei a domani, se siete
d’accordo.- le dava le spalle, così Diaspro potè alzare gli occhi al cielo e
fargli il verso senza essere vista.
-Se permettete- aggiunse il giovane girando solamente il
volto verso di lei, -Le sarei grato se non mi prendesse per i fondelli-.
Diaspro avvampò a quelle parole, -Ma io …- annaspò in
imbarazzo
-Io mi congedo, MyLady- disse infine Adrian. Agli occhi di
Lady Waldorf apparve come un semplice soldato sporco di sangue che era riuscito
a sopravvivere solo per fortuna , stanco e affaticato.
-Buona notte, MyLady-
-Buona notte, Adrian.-
Il giovane dai capelli neri e gli occhi azzurri non vedeva
l’ora di abbandonarsi su un letto caldo, era l’ideale, e magari darsi anche una
pulita.
Attraversò il corridoio, svoltò a sinistra e si ritrovò
davanti ad una decina di porte. Arrivò in fondo, presso
l’ultima porta, appoggiò la mano sul pomello …. Angolino scarpette: Dunque ... che dire? E' da un sacco che non ci sentiamo, gente! Noi ultimamente abbiamo avuto qualche problemino legato al tempo: la scuola è davvero stressante, ma adesso è finita! Così abbiamo voluto regalarvi il decimo capitolo (già al decimo?!?!?!) che è un po' (tanto) più lungo del normale ... a breve arriveranno anche i prossimi ... scusateci per la nostra prolungata assenza! Ma promettiamo che d'ora in poi saremo mooooolto più presenti ^^
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