fan fiction Goten
Era
forte
"Hai visto, Goten? Te lo avevo detto di lasciar perdere! Io sono
molto più forte di te!". Il piccolo Trunks pronunciò queste parole sogghignando,
rivolto all'amico piuttosto malconcio dinanzi a lui. Come spesso accadeva, i due
bambini avevano trascorso il pomeriggio "giocando" nel modo che era per loro più
congeniale, e cioè combattendo. E, come sempre, il piccolo Goten aveva
ricevuto una sonora batosta. Il piccolo Son fissava adesso Trunks con aria
imbronciata: "Uffa, non è giusto! Tu vinci soltanto perchè sei più grande di
me!". Punto nell'orgoglio, l'altro ragazzino rispose: "Ma non dire sciocchezze,
Goten! Tra noi c'è soltanto un anno di differenza! Io vinco semplicemente perchè
sono molto più forte di te, rassegnati!". Ma Goten non aveva nessuna intenzione
di darsi per vinto. Diede le spalle all'amico e si sedette per terra a gambe
incrociate, con il volto ancora più imbronciato di prima. Trunks lo fissò per
qualche secondo per poi rincarare la dose: "E poi tu non sei nemmeno capace di
volare!". A quelle parole, Goten balzò in piedi, rosso di collera, e con gli
occhi lucidi si voltò verso Trunks: "Non è colpa mia se nessuno mi insegna!".
"Umpf, io ho imparato da solo! Lo sai che ti dico? -Trunks incrociò le braccia
al petto e lo fissò con la sprezzante espressione paterna- sei proprio un buono
a nulla!". Goten, singhiozzando, cercò di mollargli un pugno, che l'altro
piccolo mezzosaiyan scansò senza difficoltà. "E non piagnucolare come un
moccioso!" gli disse Trunks, riciclando una frase che così tante volte il padre
aveva rivolto a lui. Goten si portò le mani davanti al volto, ma non riuscì a
smettere di piangere: "Sei cattivo, Trunks!". L'altro bambino incominciò ad
addolcirsi, poichè l'amichetto in quelle situazioni gli faceva sempre tenerezza,
ma prima che potesse avvicinarsi a lui e cercare di consolarlo, sussultò
sentendo aprire di scatto, violentemente, la porta della propria cameretta,
nella quale si trovavano i due bambini. La voce di Vegeta bloccò qualsiasi
movimento dei due piccoli, e persino Goten smise immediatamente di piangere.
"Trunks, nella Gravity Room! Adesso!". Quello era un ordine perentorio, al quale
Trunks non si sarebbe mai sognato di opporsi. Meccanicamente si avviò verso la
soglia della propria camera, dalla quale il padre era già scomparso, ma
all'ultimo momento si ricordò di Goten e si voltò verso di lui. Il bambino
tirava sù col naso e raccoglieva le proprie cose per tornarsene a casa, conscio
del fatto che il pomeriggio di gioco si era ormai concluso. Trunks,
ingenuamente, gli diede quella che secondo lui era la spiegazione più plausibile
per la differenza di livello combattivo che c'era tra loro, sperando in questo
modo di rincuorare l'amico: "Per forza che io sono più forte di te, Goten. Non è
colpa tua. Io sono il figlio del principe dei saiyan". Detto questo, Trunks si
voltò e lasciò definitivamente la stanza, correndo a capofitto verso la Gravity
Room in cui il padre lo attendeva. Goten, grattandosi il capo con una mano,
rimase fermo per qualche secondo a riflettere sulle parole dell'amico, fino a
rendersi conto di ... non aver capito assolutamente nulla di
quello che gli aveva detto! Gli capitava spesso di non comprendere
il significato dei discorsi degli adulti, ma non ci faceva troppo caso, poichè
non gliene importava poi così tanto ed anzi gli apparivano tutti piuttosto
noiosi. Ma non gli era mai successo di non capire Trunks, ed erano ben due le
parole della sua frase di cui non conosceva il significato: "principe" e "saiyan".
In verità, di principi ogni tanto aveva sentito parlare, soprattutto quella
parola veniva spesso pronunciata da sua madre quando gli raccontava le favole per
farlo addormentare, ma non riusciva a capire cosa c'entrassero con un tipo
come Vegeta. Mentre era tutto intento a cercare di capirci qualcosa, sulla
soglia della camera di Trunks comparve Bulma, che era stata richiamata lì dalla
voce minacciosa del compagno e, avendo compreso che il piccolo Goten era rimasto da
solo, aveva deciso di raggiungerlo. "Tesoro, mentre aspetti che Gohan ti venga a
prendere perchè non vieni con me giù in cucina? Ti darò dei biscotti". Gli occhi
del bambino si illuminarono e la sua mente si riempì completamente della parola
"biscotti", mentre invece "principe" e "saiyan" scomparvero totalmente dai suoi
pensieri.
Dopo una buona mezz'ora, il campanello della Capsule
Corporation squillò e Bulma andò ad aprire, trovandosi davanti il volto sorridente di
Gohan: "Ciao Bulma, Goten è pronto? Dobbiamo sbrigarci ad andare a casa, presto ci
sarà un temporale, e poi chi la sente la mamma se riporto Goten a casa
bagnato fradicio!". Bulma sorrise comprensiva: "Tuo fratello è pronto da un
pezzo, Vegeta ha pensato bene di portarsi Trunks nella Gravity Room e così è rimasto
da solo". "Capisco" rispose Gohan. Il suo sguardo si incupì leggermente, nel
sentir pronunciare il nome di Vegeta. Il principe dei saiyan non era mai stato un
tipo cordiale, ma a Gohan dava parecchio fastidio l'atteggiamento di Vegeta
nei confronti del fratellino. Goten trascorreva molto tempo alla
Capsule Corporation, visto il forte legame che aveva con Trunks, e Vegeta certo non
lo aveva mai maltrattato...semplicemente, lo ignorava. Ogniqualvolta gli capitasse
di entrare in una stanza in cui si trovava anche Goten, fingeva di non accorgersi
minimamante della sua presenza. A Gohan, di tanto in tanto, rivolgeva un
fugace gesto di saluto, e a volte gli aveva persino chiesto di combattere con lui
nella Gravity Room, ma al piccolo Goten rivolgeva la stessa attenzione che avrebbe
riservato a un qualunque sconosciuto che passasse davanti ai suoi occhi per
caso. Gohan era un ragazzo molto intelligente e sensibile, e intuiva quale fosse
il motivo di questo comportamento, anche se non avrebbe mai osato dirlo al diretto
interessato, che probabilmente sarebbe andato su tutte le furie per questo.
L'incredibile somiglianza che inevitabilmente portava ad associare e a sovrapporre
il volto di Goten con quello del padre metteva chiaramente a disagio
Vegeta. Il ricordo di Kakaroth e il risentimento verso di lui non si erano
di certo affievoliti durante quegli anni, Gohan era assolutamente certo di questo.
Seguendo Bulma raggiunse la cucina, dove trovò Goten con la testa praticamente
infilata dentro un enorme barattolo di biscotti poggiato sul tavolo.
Gohan, imbarazzato, lo afferrò per le spalle e lo tirò fuori, constatando
che il barattolo era ormai irrimediabilmente vuoto. "Ma insomma Goten,
ti sembra questo il modo di comportarti? Non sei mica a casa tua!" disse con
un tono pericolosamente simile a quello materno. Il piccolo gli sorrise e
si portò una mano dietro la testa, imitando inconsapevolmente un gesto paterno
che in realtà non aveva mai visto: "Beh io...avevo una fame!" disse per giustificarsi.
Gohan lo osservò con rimprovero, ma intervenne Bulma a scongiurare
per Goten il pericolo di una sonora ramanzina. "Non fa niente Gohan,
stai tranquillo, tengo quei biscotti in casa apposta per lui, ne ho una bella
scorta!". Gohan rispose continuando a fissare Goten accigliato: "Capisco, ma
questo non gli permette di comportarsi come un piccolo maleducato". Bulma scoppiò
a ridere: "Quando fai così, mi sembri proprio tua madre!". Anche il volto
di Gohan si rilassò in un sorriso, e il giovane si chinò sul fratello ripulendolo
dalle briciole. La risata di Bulma fu interrotta da un fortissimo
tuono che rimbombò sulla città, seguito dall'inconfondibile ticchettio
della pioggia sui vetri. La donna si precipitò a chiudere le finestre,
mentre il temporale preannunciato solo qualche istante prima da Gohan scoppiava
in tutta la sua violenza. Dopo essersi assicurata di aver ben chiuso ogni
cosa, Bulma ritornò in cucina e si rivolse ai figli del suo migliore amico:
"Ragazzi, sarà meglio che aspettiate che smetta di piovere prima di
ritornare a casa, o andrà a finire che Chichi se la prenderà con me. Siete
ufficialmente invitati a cena!". Goten sorrise contento alla prospettiva di
trascorrere ancora qualche ora in compagnia dell'amico Trunks, dato che
l'arrabbiatura per la lite precedente gli era ormai completamente passata.
Gohan invece era un tantino preoccupato: l'idea di mangiare alla stessa tavola
di Vegeta lo inquietava, ma non certo più di affrontare la furia materna,
così accettò l'invito.
Ricoperto di graffi ed
escoriazioni, Trunks fece il suo ingresso in cucina, felice di ritrovare lì il
suo amico. Bulma non gli diede però il tempo di pronunciare una sola parola, lo
afferrò per un braccio e lo portò in bagno per medicarlo, ripromettendosi,
quella notte, di fare una bella ramanzina al compagno per come aveva ridotto il
bambino. Gohan e Goten rimasero da soli, finchè nella stanza non irruppe Vegeta, con
la tuta da combattimento stracciata ma in condizioni notevolmente migliori rispetto al figlio. Stanco e
affamato, il saiyan non aveva fatto caso alle aure dei due ragazzi, e così si
stupì di trovarli lì. A braccia conserte, si fermò sulla soglia della
cucina e fissò Goten per pochi secondi con un'espressione indecifrabile dipinta sul volto, quindi
portò lo sguardo su Gohan: "Che cosa ci fai qui?" chiese brusco.
Gohan rispose con voce leggermente tremante: "Ecco, ero passato per prendere Goten,
ma dato che ha iniziato a piovere Bulma ci ha chiesto di fermarci per cena".
Vegeta alzò le sopracciglia, e senza aggiungere altro si voltò e si diresse
verso il piano superiore per cambiarsi. Imprecò tra sè all'idea
di cenare con i due mocciosi, soprattutto col più giovane dei due, che durante
gli ultimi cinque anni, cioè fin dalla sua nascita, aveva accuratamente evitato.
Anche se la mente orgogliosa e testarda del principe dei saiyan si rifiutava di accettarlo,
la vista di quella copia identica in tutto e per tutto all'antico rivale lo
metteva profondamente a disagio.
Bulma, con la forchetta sospesa a mezz'aria e la bocca
spalancata, osservava silenziosamente lo spettacolo che aveva davanti. Ormai era
abituata al modo di fare dei saiyan a tavola, ma averne davanti ben quattro
tutti in una sola volta non era certo una cosa che capitava spesso! I due
giovani Son non erano da meno del padre, e in poco tempo ripulirono
completamente i loro piatti. Sazi e soddisfatti, si allungarono sulle sedie
sospirando contenti per la bella mangiata. E pensare che fino a poco prima Gohan
aveva richiamato Goten per i suoi modi! Vegeta era invece ancora chino sul suo
piatto. Una volta terminato di concentrarsi sul cibo, il piccolo Goten portò
distrattamente lo sguardo su di lui, che gli sedeva di fronte, e un pensiero
improvviso balenò nella sua mente, al ricordo della discussione che c'era stata
tra lui e Trunks quel pomeriggio. Goten balzò in piedi e tutti i presenti,
stupiti, portarono lo sguardo su di lui. Il bambino fissava Vegeta: "Che cosa
significa...principe dei saiyan?". Per qualche istante ci fu assoluto silenzio.
Gohan fissava il fratellino a bocca aperta, rendendosi conto che quella era la
prima volta che Goten si rivolgeva a Vegeta, mentre Bulma e Trunks, preoccupati,
fissavano alternativamente Vegeta e Goten. Il principe chiamato in causa rimase
per qualche secondo senza parole, mentre un tumulto di emozioni represse
sgomitava nel suo cuore. Diversi pensieri si affollavano nella sua mente. Come
osava quel moccioso rivolgersi a lui in quel modo? Come osava palesare in questo
modo la sua ignoranza? E soprattutto, come osava far vivere dentro di lui così
tanti ricordi da mozzargli il respiro? Ricordi carichi di rabbia, di desiderio
di vendetta, di rancore...di gratitudine. Vegeta guardava Goten e
vedeva Kakaroth. L'aspetto, l'ingenuità, la semplicità e la schiettezza del
bambino, il suo sorriso e il suo sguardo, tutto in lui rievocava l'immagine di
quella terza classe tanto odiata e, al tempo stesso, tanto rimpianta. La
scomparsa di Goku aveva lasciato in Vegeta un vuoto profondo, carico di rabbia,
quella stessa rabbia che dopo un pò di tempo avrebbe portato il principe a farsi
possedere da un perfido mago, pur di compiere la propria vendetta. Dopo
l'esitazione iniziale, Vegeta si alzò e lasciò la stanza senza voltarsi, senza
fare un minimo cenno al bambino che attendeva la sua risposta. E il
bambino, com'era prevedibile, ci rimase molto male. Si mise nuovamente seduto
e si voltò verso Gohan, con gli occhi già carichi di pianto: "Ho detto
qualcosa di sbagliato?". Gohan sorrise scompigliandogli i capelli, e con tono
pacato iniziò a rispondere alla sua domanda al posto di Vegeta. Il ragazzo gli
aveva raccontato spesso del padre, e gli aveva anche detto che Goku non era un
essere umano, ma non gli aveva mai spiegato la storia del popolo saiyan. Lo
fece quella sera, dicendogli anche come Vegeta fosse il principe di quel popolo
di guerrieri, e Goten lo ascoltò rapito, come pure Trunks, che aveva già udito
più volte quella storia. Quando Gohan ebbe finito di raccontare, Goten disse:
"Fratellone, ma allora nostro padre e Vegeta erano come fratelli, vero? Un pò
come noi?". Gohan sorrise imbarazzato: "Ecco, non proprio...". Ma Goten era così
felice per la storia eccitante che il fratello gli aveva raccontato, che ormai
non lo ascoltava più. Si alzò da tavola e corse con Trunks in salotto, dove i
due bambini, eccitati, continuarono a parlare di quella storia ai loro occhi
fantastica, facendo congetture a non finire sul popolo dei saiyan. Bulma e
Gohan rimasero in cucina, e la donna iniziò a chiedere al giovane dei suoi
studi.
"Trunks, svegliati!" Goten scuoteva leggermente l'amico per
risvegliarlo, ma invano. Trunks, esausto per l'allenamento fuori programma a cui
il padre lo aveva sottoposto, si era addormentato sul divano, e Goten era
rimasto nuovamente da solo. Il piccolo, non sapendo che cosa fare e notando che
Bulma e Gohan erano impegnati in uno di quei discorsi che lui considerava
noiosi, decise di recarsi nella cameretta di Trunks a prendere qualcuno dei suoi
giocattoli. Così trotterellò di sopra, ma giunto in cima alle scale si imbattè
in Vegeta che, di nuovo in tuta da combattimento, aveva deciso di impegnarsi in
un allenamento extra per scaricare la tensione che in lui si era accumulata
quella sera. Ma a quanto pareva, per quella sera avrebbe dovuto rinunciare alla
propria tranquillità. Goten, incurante della reazione che il principe aveva
avuto a tavola, gli andò incontro e si fermò a pochi passi da
lui, sorridendo. Quindi iniziò a parlare con tono eccitato: "Gohan mi ha
spiegato tutto! Quando Trunks ha detto che tu sei un principe, io non ci ho
creduto, ma adesso so che è vero. E poi Gohan mi ha detto che anche il mio papà
era un saiyan come te! Per te com'era il mio papà?". Vegeta grugnì, e riflettè
per qualche istante, pensando alle innumerevoli risposte che avrebbe potuto
dare a quella domanda. Era un terza classe, era uno smidollato, era un
ipocrita, era un traditore. Prima che potesse pronunciarne una però,
Goten aggiunse: "Sai, io non ho mai conosciuto il mio papà, ma se
lui era come te sono sicuro che mi sarebbe piaciuto molto!". Vegeta
deglutì, e con un fremito impercettibile nello sguardo, si rivolse a
Goten, stupendosi poi delle sue stesse parole. Gli rispose in un modo che
lui stesso non avrebbe mai immaginato : "Tuo padre...era forte". Goten
sorrise e, tutto contento, andò a giocare nella cameretta del suo migliore
amico.
FINE
Nota dell'autrice: spero vi sia piaciuta questa piccola
one-shot. Diciamo che è un pò una sorta di risarcimento nei confronti del
personaggio di Goten, che in Blood and Tears ho brutalmente ucciso. Dato che ne
avevo già scritta una per Chichi, altra mia vittima, ho deciso di dedicare una
one-shot anche a lui. Aspetto i vostri commenti e, per chi non l'avesse ancora
fatto, andate a leggere il quindicesimo cap. di Blood and Tears!
Sonsimo.
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