And
the games you'd play, you would
always win, always win.
[Adele
- Set Fire to the Rain]
Capitolo 1
5
luglio 1980.
La notte
incombeva su Villa Lestrange; una notte oscura e silenziosa in cui
nemmeno un
filo di vento scuoteva le fronde degli alberi, in cui nemmeno un
leggero chiarore
proveniente dalla luna illuminava l'ampia strada che conduceva ai
cancelli in
ferro battuto dall'aria imponente.
L'intero
edificio era immerso nel buio, tranne che per un vago bagliore
proveniente da
una finestra al pian terreno. Proprio in quella stanza, il salotto di
casa
Lestrange, un'importante riunione stava avendo luogo.
Lord
Voldemort sedeva con classe su un divano damascato, giocherellando con
la
bacchetta. Bellatrix Lestrange e suo marito Rodolphus stavano seduti di
fronte
a lui: l'uno tentava di nascondere un'espressione irritata che gli
faceva
corrugare la fronte, l'altra non staccava gli occhi di dosso all'Oscuro
Signore, come in adorazione.
Lucius
Malfoy, perfetto nel suo vestito scuro, camminava avanti e indietro per
la sala
con la coda bionda svolazzante.
«Pazienza,
Lucius, pazienza», lo ammonì Voldemort con voce
melliflua.
Malfoy si
fermò nel mezzo della stanza, irrigidendosi come una statua.
Si girò lentamente
verso chi aveva parlato, abbozzando un falso sorriso.
«Sì, mio Signore»,
mormorò.
«Severus è
in ritardo questa sera, ma sono sicuro che avrà ottime
notizie riguardo
l'Ordine».
«Certamente».
«Lo spero
per lui», ringhiò Bellatrix, sprezzante.
«Come sta il
piccolo Draco, Lucius?», gli domandò l'uomo,
mentre giocherellava con una
ciocca di capelli scuri.
«Più che
bene», rispose l'interpellato. «Narcissa lo sta
allattando in questo periodo e
il bambino cresce sano e forte».
«Speriamo
non come il padre», borbottò la cognata tra i
denti, mentre Rodolphus le dava
una gomitata facendole segno di tacere.
«Porgi i
miei saluti alla tua signora, allora», commentò
Voldemort con uno strano
sorriso.
Malfoy chinò
il capo, «Sarà fatto».
In quel
momento le quattro persone presenti nella stanza percepirono un rumore
di passi
provenire dall'ingresso e avvicinarsi rapidamente al luogo in cui si
trovavano.
Una smorfia
quasi compiaciuta comparve sul volto dell'Oscuro Signore quando Severus
Piton
fece la sua entrata. «Buonasera, Severus. Ti stavamo
aspettando».
«Mi scuso
per il ritardo, mio Signore, ma purtroppo non potevo arrischiarmi a
venire
prima».
Riddle fece
un cenno con la mano. «Ti capiamo», rispose a nome
di tutti, «Sei perdonato».
Piton
s'inchinò lievemente.
«Dimmi, che
notizie ci porti?», domandò curioso.
«Alcuni
membri dell'Ordine hanno intenzione di uscire a far provviste tra
qualche
giorno. Me l'hanno accennato quest'oggi. Non hanno specificato il
momento
preciso, ma so per certo che saranno in tre».
«Molto
bene», replicò Voldemort. «Come avete
sentito, miei fedeli amici, tra qualche
giorno avrete la possibilità di eliminare altri membri
dell'Ordine. Tre è un
numero niente male», ridacchiò. «Credo
vi divertirete», commentò notando il
sorriso malvagio che aveva illuminato il volto di Bellatrix.
«Voglio massimo
cinque uomini ad occuparsi della faccenda», diede ordini poi,
«E che siano tra
i migliori, Silente non lascerà uscire di certo i
più sprovveduti. Occupatene
tu, mia cara», fece cenno alla donna di fronte a lui.
Bellatrix
annuì con fervore. «Certo, mio Signore»,
rispose soave.
*
Quella sera,
gran parte dell'Ordine della Fenice era riunito attorno al tavolo della
cucina del
Quartier Generale.
«Necessitiamo
di un abbondante numero di provviste», cominciò
Molly Weasley. «Ho controllato
la dispensa con Mary e mancano diversi alimenti».
Albus
Silente annuì. «Dobbiamo organizzare una squadra
per andare a recuperare i
principali generi di sussistenza».
«Quanto
possiamo tirare avanti ancora?», domandò Alastor.
«Non più di
due giorni», rispose Molly con un'espressione preoccupata.
«In tal
caso, sarà meglio organizzare tutto per domani
sera», cominciò Albus. «La
prassi è la solita: le tre persone scelte si
Materializzeranno a Londra e
faranno compere molto velocemente, per poi tornare qui il prima
possibile. In
questo modo eviteremo molti rischi».
I suoi
interlocutori annuirono.
«Non ci
resta che scegliere chi andrà», concluse Silente.
«Eliminiamo
in partenza i Potter», cominciò Sirius.
«James e Lily sono segregati in casa
loro e chissà per quanto tempo dovranno starci»,
commentò.
«La
gravidanza di Lily dovrebbe essere a termine in questi
giorni», s'illuminò
Molly. «Qual è il giorno stabilito?».
«Il ventotto
di questo mese», rispose prontamente Sirius.
«Potrei
andare io», saltò su Arthur, dopo una silenziosa
riflessione. «Molly riuscirà a
cavarsela da sola con i bambini per qualche oretta».
«Assolutamente
no», proferì Black. «Non mi pare il caso
di affidarti una missione così
pericolosa. Insomma, hai moglie e sei figli, Arthur, di cui uno di
pochi mesi»,
disse accennando al piccolo Ronald che dormiva tra le braccia della
madre,
succhiandosi un pollice. «E' escluso che tu vada».
Molly mimò
un "grazie" con le labbra, non vista dal marito.
Sirius
rifletté ancora un poco. «Non mi pare il caso di
coinvolgere Alice e Frank
Paciock, proprio quando la gravidanza di Alice è quasi a
termine. Inoltre Remus
è malato in questo periodo», aggiunse, pensando
all'amico che stava affrontando
il suo "piccolo problema peloso", «E Peter dice di essere
molto
impegnato. Senza escludere che Albus e Alastor lavorano costantemente
al
Ministero... rimane poca gente».
Alzò una
mano subito dopo. «Io mi offro volontario per
l'operazione», annunciò.
Anche la
mano di Mary scattò in aria, mentre la proprietaria cercava
di nascondere la
sua preoccupazione, «Io pure», proferì.
«Stai
scherzando, spero», abbaiò Sirius. «Non
puoi venire con me, non ho intenzione
di metterti in pericolo!».
Mary
MacDonald lo fulminò con lo sguardo. «Ehi Black,
forse non ti hanno insegnato
che non si può sempre giocare a fare l'eroe»,
sbottò. «Stiamo insieme o
no? Se tu ridi, io rido, se piangi, io piango, se vivi, io vivo, se
muori,
muoio anch'io».
Sirius
sbuffò, «Quando smetterai di preoccuparti per me,
donna?», domandò alla ragazza
di fianco a lui, che gli rispose mostrandogli la lingua in modo
scherzoso.
Lui le
sorrise, baciandole dolcemente la guancia e stringendole la mano sotto
il
tavolo.
«Molto
bene», annuì Albus. «Ne manca
uno».
Guardò Mundungus Fletcher che sedeva di fianco
a Moody, come per incoraggiarlo, ma quello non diede l'impressione di
volersi
offrire come candidato.
«Potrei
andare io», rispose qualcuno dal fondo della stanza.
La voce
apparteneva a una donna alta e magra, gli occhi facevano pendant con la
tunica
verde smeraldo, i capelli neri avvolti in una stretta crocchia le
conferivano
un aspetto austero.
Gli occhi di
Silente incontrarono quelli di Minerva McGranitt, che in tutto quel
tempo era
stata di fronte alla finestra a guardar fuori, con la stessa attenzione
e lo
stesso sguardo fisso di un felino.
Il suo cuore
saltò un battito. No, lei no. Non era
la missione adatta a Minerva.
Peccato che nessuna delle missioni sia
adatta a lei, nonostante sia una strega brillante e capace,
sussurrò una
voce nella sua testa.
«Minerva»,
cominciò cauto, «So che può sembrare
una cosa da nulla, ma ti assicuro che
questo compito è assai delicato e difficile».
Ti prego, desisti.
«Non c'è
problema», rispose. «Del resto non sono
più una bambina, da tanto tempo anche».
Gli occhi
verdi e penetranti della donna brillavano, dandole un'espressione fiera
e
temibile.
Albus scosse
la testa impercettibilmente. Dannata
testardaggine. Una Grifondoro fino in fondo.
«Ottimo»,
tagliò corto Sirius. «Io, Mary e Minerva. Il
magico trio».
Le due donne
gli sorrisero, annuendo.
*
Le lancette
dell'orologio segnavano quasi mezzanotte. Tutti i membri dell'Ordine
erano
andati a dormire ai piani superiori, solo Albus era ancora sveglio e
percorreva
a grandi passi la cucina, avanti e indietro, come se si stesse
preparando per
una maratona.
«Albus? Che
ci fai ancora sveglio?», domandò qualcuno.
Silente si
girò e fissò la professoressa McGranitt, che era
appena entrata in cucina.
«Anche tu
sei sveglia», ribatté. «Ed è
quasi mezzanotte».
«Appunto»,
rispose l'altra, «Hai un'espressione stanca, forse
è davvero il caso che tu
vada a letto», gli disse accingendosi ad uscire.
«Sei sicura
di quello che stai facendo, Minerva?», le domandò
a bruciapelo, non riuscendo a
impedire alle parole di uscirgli di bocca.
La donna
ritornò nella stanza, accigliata. «Sicura riguardo
a cosa?».
Respirò
profondamente, ormai era fatta. «Riguardo a
domani».
Lei alzò gli
occhi al cielo, aprendo la bocca per parlare, ma Albus la interruppe
alzando
una mano. Minerva richiuse la bocca con disappunto, stringendo le
labbra fino a
farle divenire livide.
«Non è un
compito così semplice; ci sono centinaia di pericoli
là fuori, i Mangiamorte
danno la caccia ad ognuno di noi. Lily e James sono già
segregati in casa loro
da giugno e praticamente tutti i membri dell'Ordine vivono qui
stabilmente. Chi
esce per andare al lavoro si sposta sempre in gruppo e nonostante
questo
abbiamo già perso molti amici e compagni per colpa dei
seguaci di Voldemort.
Questa missione non è uno scherzo, anche se non ti sembra
così».
Un discorso davvero persuasivo, complimenti.
Minerva
allargò le narici. «Non capisco perché,
facendo parte dell'Ordine a tutti gli
effetti, sono sempre esclusa da qualsiasi incarico. Non fraintendermi,
le mie
non sono manie di protagonismo, semplicemente non comprendo
perché non vai a
fare la paternale a Sirius o a Mary, che sono molto più
giovani di me: per loro
sì che questa missione sarebbe pericolosa».
Per una
delle poche volte nella sua vita, Albus era rimasto senza parole.
Sapeva che se
le avesse rivelato ciò che lo turbava sarebbe stato tutto
più facile, ma non
poteva dirle la verità, oh no.
«Io ci andrò
comunque, domani. Mi dispiace, Albus, ma Mary e Sirius hanno bisogno di
qualcuno più esperto di loro a guidarli».
Lui annuì,
sconfitto. Era una battaglia ad armi impari: aveva vinto,
avrebbe sempre vinto contro di lui.
Minerva gli
sorrise. «Buonanotte», mormorò uscendo
dalla cucina.
«Buonanotte»,
salutò lui, un sussurro appena percettibile.
Si sedette su
una sedia, poggiando i gomiti sulle ginocchia e massaggiandosi le
tempie.
Sarebbe andata comunque, domani.
Buonsalve.
Questa idea folle
è nata dalla canzone di Adele, Set Fire to the Rain.
Spero vivamente
che la fic inizi a piacervi, o almeno che questo capitolo vi abbia
attirato un poco.
Un
ringraziamento a tutti quelli che sono arrivati anche solo fin qui.
Sperando di avere qualche
lettore che mi seguirà anche al prossimo capitolo... *ditina
incrociate*
Buona serata a tutti
Jo
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