15.
Ragni e
Pancakes
Avvertimento: in questo
capitolo si accenna lievemente a un incesto. Non ci sono scene
erotiche, così come previsto dal regolamento di EFP, ma dato
che la tematica potrebbe infastidire qualcuno preferisco avvisarvi fin
da subito.
Poi: sono pessima, nevvero? (Sono pessima anche a dire nevvero, ma chiudiamo un occhio, mi
piace. XD)
Non ho risposto a diverse recensioni e a mia discolpa posso dire di non
averne avuto davvero il tempo. Se vi siete offesi o mi volete infamare
per la mia scortesia, la prossima recensione potrete infarcirla di
tutti gli improperi che volete, non mi offendo. E' che preferisco
aggiornare in fretta, dato che gli esami (e la laurea?) si avvicinano
inesorabilmente e sto riducendo i passatempi al minimo, per vedere di
tirarne fuori qualcosa di buono. Se poi esigete una risposta,
minacciatemi di morte nella maniera che preferite, mi
adeguerò. :P
Capitolo molto frammentato: dovevo raccontare un sacco di eventi
avvenuti in contemporanea e non sapevo come altro fare. Spero di aver
almeno creato un ritmo piacevole.
Mi cheto, che come al solito chiacchiero troppo. Buona lettura!
- Hermione.
Stava piovendo, doveva completare un tema di Aritmanzia. Non c'era
nient'altro.
- Hermione.
La colazione le era rimasta un po' sullo stomaco, forse quei pancakes
erano un po' troppo pesanti... la prossima volta li avrebbe evitati.
- Hermione.
All'ora successiva avrebbe avuto Difesa Contro le Arti Oscure: si era
esercitata così tanto negli Incantesimi Paralizzanti che in
tutta Hogwarts non volava più una mosca.
- Hai scritto Luna invece di Runa.
E allora la ascoltò. - Oh, dove ho la testa! Grazie Ginny.
- Vorrei saperlo anch'io - borbottò la rossa, mentre
radunava i suoi libri e pergamene senza troppa cura.
E fu allora che Hermione capì che un comportamento di quel
genere era inammissibile. Punto primo: Draco Malfoy l'aveva baciata
senza chiederle il permesso. Punto secondo: Draco Malfoy non era
più importante del suo tema di Aritmanzia. Punto terzo:
Draco Malfoy era Draco
Malfoy, e non poteva perdere tempo con pensieri che lo
riguardassero. A priori.
- Ginny, hai finito il tuo tema?
- Diciamo di sì.
- Vuoi che te lo riguardi nei prossimi giorni?
Per poco l'amica non spalancò la bocca. - C...certo.
- Perfetto... allora possiamo andare.
Appellò tutta la sua roba, creando una pila ordinata e
riponendola nel baule.
Ginevra la seguì, giurando di non toccare mai più
un pancake in tutta la sua vita. Non poteva permettersi effetti
allucinogeni indesiderati: quei maledetti di Beauxbatons e Durmstrang
volevano sicuramente farli squalificare tutti per Magidoping e, poteva
giurarci, le colazioni le avevano avvelenate loro. Aggiunse una voce
all'elenco delle cose da fare dopo pranzo: stanare gli Elfi Domestici
infiltrati in Cucina. Possibili obiettivi: Elfe svenevoli dalle ciglia
lunghe, Elfi robusti e borbottanti.
- Ginny, a cosa stai pensando? - Hermione la stava guardando di
traverso, mentre usciva dalla Sala Comune.
- Al Qu...
La Caposcuola alzò un sopracciglio.
- ...Quadrato delle Ipotesi di Merlino.
- Oh... Trasfigurazione. Dovrò ripassarla, più
tardi.
Ginevra annuì, ridacchiando sotto i baffi. Lei doveva ancora
aprirlo, quel capitolo.
- A-ehm, Caposcuola Granger.
Hermione si voltò verso la Signora Grassa. C'era anche
l'immancabile Violet, ed ebbe subito l'impressione che la stesse
guardando in modo strano.
- Sì? - chiese, un po' sulle spine.
- Tutto bene?
Hermione annuì, mentre Ginny la fissava, sempre
più stranita (e Violet la guardava invece con talmente tanto
interesse che non riusciva più a inzuppare i pasticcini nel
tè). - Ha cambiato idea, Signora?
L'inquilina del quadro si tirò meglio lo scialle sulle
spalle. - Idea su cosa?
- Sull'aver visto.
Violet cambiò espressione. - Te l'avevo detto
che se ne sarebbe accorta subito! Oooooh, non dovevi dirmelo! -
bisbigliò un po' troppo forte perchè due paia di
orecchie potessero non sentirla.
- Qualcuno può dirmi cosa sta succedendo qui?! -
sbraitò Ginevra. - Visto cosa?!
- Faremo tardi per la lezione - concluse freddamente Hermione. -
Andiamo, Ginny.
- Noi non andiamo da nessuna parte, io...!
- Ho chiesto alla Signora Grassa di tener d'occhio la situazione nel
Castello. Sai... per via del Quidditch. - L'espressione di Ginny si
rischiarò immediatamente. - Non vorrei che qualche nostro
avversario si comportasse in modo... strano, ecco. - Hermione si fece
mentalmente un fragoroso applauso. Ginny anticipò
l'ispezione in Cucina di un'ora. - Che so, trappole, scherzi...
Ginny si fermò, mettendo una mano sul braccio di Hermione e
parlando solennemente. - Hermione Jean Granger, sei la migliore
Caposcuola che Hogwarts abbia mai avuto. Il mondo sportivo te ne
è infinitamente grato. - Detto questo, si offrì
di portarle i libri fino in aula.
Quando Draco Malfoy la vide entrare con quel sorriso sibillino sulla
faccia, si chiese se per caso fosse sul punto di essere ucciso. Invece,
Hermione Granger si sedette al suo solito posto, mentre Ginevra le
disponeva in ordine geometricamente maniacale penne, calamaio e
pergamene su tutta la superficie del tavolo. Quando la lezione
cominciò, cadde il silenzio.
Era un giorno come tanti altri, si ripeté lui. Stava
piovendo, doveva finire un tema, doveva trovare sua madre.
- Signor Malfoy...
Quel giorno aveva mangiato pancakes - non li mangiava mai, i pancakes -
ma decise che sarebbe stato meglio evitarli, aveva già
abbastanza pesi sullo stomaco senza che ci dovesse aggiungere anche
quelli.
- Malfoy...
Gli Incantesimi Paralizzanti. Era discretamente sicuro che gli
sarebbero riusciti, nonostante si fosse completamente dimenticato di
esercitarsi.
- Insomma, Draco Lucius Malfoy, vuoi ascoltarmi? Dieci punti in meno a
Serpeverde!
Sentir tintinnare quegli smeraldi ormai evaporati risvegliò
prima la sua coscienza e poi lui. - Sì, Professore? Mi
dispiace, ero sovrappensiero.
- Devi scendere in Sala Grande, gli Auror hanno bisogno di parlarti. -
Lui annuì, alzandosi in silenzio e promettendo di tornare
appena possibile. - Bene, possiamo cominciare...
Forse l'ossessione atavica del fratello per i ragni doveva averle dato
alla testa, pensò Ginny: non era possibile che ogni volta le
sembrasse che ci fossero fili invisibili galleggianti nelle stanze
più disparate. Fatto sta che la penna di Hermione Granger
rischiò di arare
il foglio, mentre prendeva appunti. E che quei pancakes
avevano dato alla testa a un po' troppa gente, dato che già
in due quella mattina erano stati un po' troppo sovrappensiero rispetto
al normale. Le
sembrò di vedere un filo invisibile che teneva in tensione i
muscoli del collo di Hermione: era come se volesse girarsi, con tutte
le sue forze, e non ci riuscisse - o non volesse. Era come se quel filo
la tirasse fuori da quell'aula, e lei non volesse cedere a quegli
strattoni sempre più indelicati.
Due ore dopo, quando il Professore assegnò loro una ricerca
sull'uso degli Incantesimi Trappola nel corso della storia, Draco
Malfoy non era ancora rientrato.
Due ore dopo, le stesse
due ore dopo, all'altro capo della ragnatela, Hermione
Granger si lasciò trascinare dal filo.
Ginevra la vide Appellare la sua roba in mezzo secondo e uscire
dall'aula ad una velocità quasi inappropriata.
I ragni dovevano essere allergici ai pancakes, pensò, mentre
due più due cominciava a fare quattro.
Ginny Weasley lasciò immediatamente perdere gli Elfi
infiltrati e si concentrò sulle dodici zampe che le erano
improvvisamente apparse nella mente. Sei di Hermione e sei di...
Non poteva essere.
Violet, avrebbe fatto parlare Violet. Per un giorno, il Quidditch
poteva aspettare.
***
Vasiliy e Kalisa erano identici: nel taglio degli occhi, nelle labbra,
nel naso. Si distinguevano per i capelli, per il seno di lei, per un
neo che lui aveva sulla punta del dito mignolo. Vasiliy e Kalisa erano
alti, androgini, bellissimi.
Rachmaninov li aveva trovati quasi per caso venti anni prima,
abbandonati, semi-assiderati, senza neanche la forza di piangere. Li
avrebbe lasciati morire senza alcun rimpianto, se solo non fosse
scivolato non una, ma ben due volte, sul ghiaccio siberiano. Si era
voltato subito verso quell'ammasso informe di lana, e aveva scorto due
paia di occhi che lo guardavano con quello che sembrava... disgusto.
Aveva provato a rialzarsi, lui, il più grande Mago di tutto
il continente, e non c'era riuscito - di nuovo. Quello che poi
battezzò Vasiliy pareva divertirsi, anche se le sue smorfie
erano congelate.
Decise che sarebbero stati dei grandi Maghi - non potevano essere
altrimenti -, e che se si fossero rilevati una delusione sarebbero
stati lo stesso ottima carne da macello. Per ora non avevano dimostrato
di essere nè l'una nè l'altra cosa. Di certo,
erano degli ottimi fanatici: in vent'anni di vita, non avevano sentito
altra voce che non fosse la sua.
I due erano determinati a portare a termine la loro missione. Dovevano
prelevarla - senza torcerle un capello, o almeno causandole danni
più che riparabili - e consegnarla nelle mani dell'unica
persona che erano disposti a chiamare padre.
- Io li trovo carini - osservò Kalisa, mentre un rivolo di
capelli neri le sfuggiva dalla coda.
Vasiliy osservò il suo ritratto, storcendo il naso. - Non mi
dire che ti inteneriscono...
Lei rise, e ad un passante venne la pelle d'oca. - Sciocco fratello, il
fatto che siano carini non salverà loro la vita.
- Ti ricordo che non dobbiamo farle del male...
- A lei. Ma sai da quant'è che non uccido qualcuno, Vasjura?
E tu, tu che mi dici? - gli sfiorò il polso, guardandolo
maliziosa. Con la lingua gli solleticò un orecchio. - Non ti
eccita sentir scorrere un po' di sangue?
- Kalisa, piantala.
- Cosa c'è, fratellino? - Gli accarezzò il petto
con un dito. - Fai finta di niente?
- Kalisa, sei...
- Dammi un bacio, Vasjura. Un bacio solo, per la vittoria.
Vasiliy capitolò. Amava sua sorella. La amava più
di qualsiasi altra cosa.
***
Barnabus Cuffe cominciò a ricevere Gufi e Strillettere
già da metà mattina.
Tutta quella posta era perfino riuscita a scovarlo dall'altra parte di
Londra, tanto che diverse missive portavano sulla busta l'indirizzo Divano di Candida Flor Paciencia
Dulcinea Fermina de Torres, e tutto quel caos non
accennava a diminuire.
Candida decise di risolvere il problema alla radice, e Barnabus si
ritrovò in breve tempo fuori dalla sua porta, in maglietta e
boxer.
Decisamente, quella trovata
non era piaciuta ai suoi lettori, che lo accusavano di averli fatti
stare in pensiero, di essere solo un avido sfruttatore di bufale e gli
auguravano diversi mali, più o meno letali. Barnabus si
strinse nelle spalle. Il suo giornale non sarebbe certo entrato in
crisi, ora che un'altra tragedia era alle porte, e che la gente aveva
voglia di documentarsi un po'.
- Lei è disgustoso - sentenziò Candida,
fissandolo.
Lui, che neanche si era accorto che la donna aveva riaperto la porta,
tanto era felice e sguazzante in Galeoni immaginari,
sbiancò. - Come, signorina Candida?
- Ho detto che lei è repugnante,
Cuffe. Come può solo pensare...?
- Suvvia Candiduccia - tentò di giustificarsi,
spelacchiandosi un baffo. - I nostri Auror risolveranno tutto, io mi
limiterò a ricamarci un po' su...
- Vergonzoso.
Le piacciono le tragedie!
Lui cominciò a sudare freddo. - Non ho detto questo, io,
io...
- Conosco la Legilimanzia, signor Cuffe, non provi nemmeno a mentirmi.
Divenne rosso come un pomodoro. Per la prima volta, Barnabus Cuffe si
stava vergognando. Scosse velocemente la testa, sussiegoso. - Mi
impegnerò a cambiare, signorina Candida. Per lei.
Lei, fissandolo come fosse un Vermicello particolarmente viscido, gli
sbatté la porta in faccia.
***
- Audrey Hollande, enchantée.
Calderoni,
pensò Percy Weasley, mentre l'Auror si presentava e
introduceva alla commissione inglese tutti i colleghi che la Divisione
Internazionale aveva messo a disposizione per l'affare Malfoy.
- Merci - continuò lei, mentre Kingsley
Shacklebolt le stringeva la mano.
Calderoni,
continuò a pensare Percy, mentre Harry gli sventolava la sua, di mano, di
fronte agli occhi.
- Noi della Divisione Internazionale siamo stati informati su tutto,
signor Malfoy. Li troveremo, ne stia pur certo. Suo padre è
a Diagon Alley, ed è già stato informato riguardo
al nostro interessamento nella questione.
Draco era lì da un paio d'ore e non ne poteva
più. Prima c'era stato quell'idiota di Harry Potter a
garantirgli che il Ministero stava facendo tutto il possibile. Poi era
arrivato quell'idiota ancora più idiota di Percy Weasley, a
tagliargli qualche ciocca di capelli e qualche unghia per creare
chissà quale Pozione Rintracciante, e sperare
così di trovare i suoi geni in qualche punto preciso della
mappa che aveva di fronte. Infine era arrivato Kingsley, a rassicurarlo
perchè prima o poi, Pozione o non Pozione, avrebbero trovato
lo stesso sua madre. In seguito c'erano stati tutti gli Auror inglesi,
e ora ci si metteva anche quell'accozzaglia di nazionalità
diverse, vestita più o meno decentemente, a ripetere per la
settecentesima volta che sì, tutti avrebbero fatto il
possibile. E
perchè cazzo pensavano di farlo lì, tutto il possibile?
- Se non ci sono altre cose, Ministro, noi preferiremmo
andare e metterci al lavoro.
Era ora,
pensò Draco.
Calderoni,
pensò Percy.
- Grazie infinite, signorina Hollande.
- MERCI! - urlò qualcuno dal fondo della Sala Grande.
Hermione, che stava entrando giusto in quel momento, squadrò
Percy dubitando della sua sanità mentale. Sanità
di cui dubitò ancora di più quando una giovane
minuta ma determinata gli si avvicinò sorridendo. - Persì!
Lui aveva uno sguardo così imbambolato che
Hermione provò a disincantarlo, nel caso qualcuno gli avesse
fatto un Incantesimo Rammollente per scherzo. E invece Percy continuava
ad avere ancora la stessa faccia.
- Calderoni
- disse all'Auror francese, cercando di darsi un contegno e ottenendo
l'effetto opposto.
Ad Audrey Hollande si congelò il sorriso. Doveva avere una
calamita per i matti, Santa Cleopatra.
Scambiò uno sguardo di intesa con la ragazza dai capelli
cespugliosi che si era trovata di fronte: poi, da come la vide guardare
quel Draco che aveva appena conosciuto, capì una semplice,
linearissima cosa. Quella studentessa aveva una calamita più
grossa.
- Pos-so of-frir-le il pran-zo? - sillabò lentamente Percy,
respirando tra una parola e l'altra. Ce l'aveva fatta. Le aveva parlato.
Audrey lo guardò con dolcezza. - Dobbiamo reperire del
materiale in Diagon Alley... ci vediamo lì?
Percy annuì freneticamente, prima di seguirla fuori,
mescolandosi nella folla della Divisione Internazione.
- PERCY VIENI SUBITO QUI! - sbraitò Harry, tanto che Ginny,
appena arrivata, guardò prima il fratello poi il fidanzato
con aria sempre più interrogativa. No, decise, avrebbe
smesso di cercare di capirci qualcosa. Anche perchè quel
giorno la priorità andava a...
- Alle quattro in biblioteca, Granger - sputò, freddo, Draco
Malfoy. - E non fare tardi.
Le sinapsi di Ginny si strinsero le mani, orgogliose di se stesse.
Doveva fare un discorsino con suo fratello - l'altro, quello sano di
mente... no, impossibile, neanche Ron era sano di mente -: i ragni
erano delle gran belle bestiole, intelligenti e ordinate. E lineari. Linearissime.
***
Vasiliy
espirò una boccata di fumo. Era difficile, era tremendamente
difficile.
Kalisa giocherellava con una punta dei suoi capelli, sembrava
spensierata. Del resto, lei l'aveva già chiarita la sua
linea d'azione. Uccidere tutti quelli che si fossero posti sulla strada
tra loro e lei. Se Rachmaninov la voleva, non avrebbe badato ai costi
dell'operazione, neanche a quelli in vite umane.
Vasiliy, invece, voleva fare le cose più pulite, minimizzare
i rischi. Non potevano attirare troppo l'attenzione, dovevano prenderla
e sperare che nessuno se ne accorgesse per qualche minuto, giusto il
tempo di fuggire.
- Vasjura... Guardala, è là.
Circondata da gente d'ogni tipo, come si aspettava. Troppa gente,
veramente troppa.
Kalisa impugnò la bacchetta e fece per alzarsi. A lui
tornò in mente la prima volta in cui l'aveva fatto: aveva
poco più di un anno e si era alzata in piedi prima di lui.
Quando si era accorta che lui non era ancora in grado di seguirla, non
ci aveva più riprovato, riprendendo a gattonare e
dimenticando quell'episodio. Piccola, dolce, Kalisa...
- No - le disse seccamente, prendendola per un polso e riportandola a
sedere vicino a lui, in quel punto dove nessuno poteva vederli. - Non
ancora.
Lei sbuffò. - Non le faccio niente, lo prometto...
La zittì con un bacio tra i capelli. - Arriverà
il momento in cui sarà da sola, vedrai.
- E' con un altro traditore del Signore Oscuro... - strinse i pugni,
furibonda. Vasiliy dovette trattenerla in un abbraccio quasi
soffocante, per non lasciarla andare.
- Baju Bajushki Baju...
Ne lascisja na craiu...
Kalisa spalancò gli occhi, calmandosi immediatamente. Era
caldo Vasiliy, lo era sempre stato. Forse se non fosse stato per lui
non sarebbe neanche sopravvissuta a quella notte.
- Prijdiot serenkij
volciok...
Vasiliy era tutto, avrebbe fatto qualsiasi cosa lui avesse desiderato.
- I ukusit za bociok...
Kalisa capitolò e chiuse gli occhi. Amava suo
fratello. Lo amava più di qualsiasi altra cosa.
***
Hermione si affidava raramente ai presentimenti. Trovava
irrimediabilmente stupido preoccuparsi di qualcosa che non era ancora
successo, e che neanche doveva succedere per forza. Come se non
bastasse, un suo presentimento era già stato smontato da
Draco Malfoy. Avrebbe scommesso qualsiasi cosa sul fatto che quel
giorno avrebbe disertato l'incontro in Biblioteca, e invece...
Aveva ricontrollato il tema di Ginny impiegando trenta secondi netti,
fingendo di non notare le occhiate che Ginny lanciava a lei, Violet
lanciava a Ginny, la Signora Grassa lanciava a Violet. Poi si era in
qualche modo convinta che Romilda Vane stesse fissando Ginny, che
Lavanda Brown stesse fissando Romilda, e che le gemelle Patil -
sì, tutte e due, all'ora di pranzo - stessero fissando
Lavanda, imitate da Neville, Euan, una Corvonero del quinto anno,
metà tavolo dei Serpeverde e cinque o sei Tassorosso.
Aveva una sorta di prurito alla base della nuca, come se tutti quegli
occhi le facessero il solletico, ed era scappata dal tema prima di
morire dal ridere. E proprio in quel momento Ginny aveva avuto la
conferma che due più due faceva proprio quattro, e proprio
le quattro spaccate, dato che a quell'ora aveva fatto in modo di essere
in Biblioteca dietro a una pila di tomi impolverati. Avrebbe segnato
quel giorno nel calendario: lei, appostata dietro a strani libri sulla
coltivazione del Pomodoro Farfallino nel corso dei secoli, a spiare
Hermione Granger, che aspettava Draco Malfoy. Se fosse sopravvissuta
agli scherzi di quei Quidditchari da strapazzo di Beauxbatons e
Durmstrang (perchè sì, ne era convinta, sotto
sotto qualcosa stavano tramando davvero), ci avrebbe scritto un libro.
Alle tre e cinquanta, Hermione aveva già sparso una serie di
tomi su uno dei tavoli, cominciando a sfogliarne qualcuno. In
realtà non riusciva a concentrarsi, aveva ancora addosso
quello strano odore di pericolo che non riusciva a togliersi dal naso.
E beh, continuava a sentirsi almeno un paio di pupille puntate addosso,
ma quella era di certo solo
suggestione.
Alle quattro spaccate, Draco Malfoy le si sedette accanto, afferrando
bruscamente un tomo dalla copertina porpora e chiedendole cosa diavolo stiamo cercando -
Ginny prese appunti, sarebbe stato un incipit niente male per il suo
romanzo.
Hermione lo fissò, togliendogli il libro di mano e aprendolo
all'indice.
- Sai leggere, Malfoy? Influenza
della Magia Oscura in Europa.
- E allora?
- E allora stiamo cercando tutto.
Datti da fare - concluse, ributtandosi sul suo tomo.
Draco la guardò per un attimo, indeciso sul da farsi. Doveva
ucciderla subito? O aspettare che gli ritrovasse sua madre? Certo, se
l'alternativa al fidarsi di lei era mettersi nelle mani di Harry
Potter...
Ginny, dietro lo scaffale, era più che delusa. Tutto quel
polverone e poi quei due semplicemente collaboravano?
Stava sprecando una giornata di studio per niente - macchè
di studio, si corresse poi, di Quidditch.
Si alzò di scatto, senza neanche premurarsi di fare piano.
Esattamente cinque secondi dopo la sua uscita definitiva di scena, il
dorso della mano di Draco urtò
un dito di Hermione. Per sbaglio, ovviamente.
***
Barnabus Cuffe aveva uno strano presentimento - anche lui - mentre
bussava ininterrottamente alla porta di Candida, supplicandola di
rendergli almeno i pantaloni. Non sapeva che si era già
Smaterializzata più o meno un'ora prima, e che
già correva per mezzo Ministero, sbrigando le sue
commissioni abituali e tutte quelle extra dovute alla massiccia
quantità di posta che era arrivata quel giorno. Oh, e
Candida odiava la posta già di suo... quel giorno, con tutte
quelle lamentele, avrebbe volentieri dato fuoco a tutto.
Kingsley Shacklebolt era ancora fuori, lei era da sola con Lucius
Malfoy - e neanche poteva tallonarlo continuamente, dato che era
indaffarata come non mai e viveva più in ascensore che nei
corridoi. Odiava quella mezza giornata libera che le era stata
concessa, odiava non essere arrivata in Ufficio alle otto in punto,
odiava non aver già finito il suo lavoro con ore d'anticipo,
come le capitava ogni volta, e odiava anche quei maledetti rapitori di
Narcissa Malfoy, che la facevano sentire in colpa anche solo a
guardarlo, Lucius.
Alle cinque e mezzo si accasciò sulla sua scrivania,
esausta. Forse le avanzavano cinque minuti per sistemarsi le unghie...
La vista di quelle di Lucius Malfoy, completamente rose dall'angoscia,
le fece passare la voglia.
- Posso portarle qualcosa, signor Malfoy? - esitò, mentre si
alzava in piedi non senza un minimo di fatica.
Gli occhi grigi di Lucius la fissarono per un secondo interminabile. -
Penso di volermi riposare anch'io, signorina De Torres. Se vuole,
potremmo uscire dal Ministero, offro io.
- Oh no, questo mai!
- Non sia mai che un Malfoy sia in debito di un tè,
signorina. Usciamo?
Candida, armeggiando con la bacchetta dietro alla schiena per
risistemarsi le unghie a tempo di record, annuì. Ah, se solo
fosse successo vent'anni prima... Si concesse di fantasticare un
attimo, un attimo solo.
A qualche decina di km di distanza, il brutto presentimento di Barnabus
si fece talmente pesante che decise di lasciar perdere i pantaloni.
***
Hermione Granger aveva imparato a dare un nome al suo presentimento.
Il suo presentimento era, innanzitutto, una schiappa nella
consultazione dei libri: non indovinava mai le parole chiave da
Appellare, arricciava le pagine ed era lentissimo a leggere. Aveva
provato a spiegarglielo, intorno alle cinque, che era inutile che
massacrasse i tomi, se non obbedivano al suo volere: era lui a non
saperli usare, non loro a nascondergli le cose.
Draco, per tutta risposta, aveva scagliato Influenza della Magia Oscura in
Europa dall'altra parte del tavolo, con un colpo di
bacchetta. - Inutile. Passamene un altro, Granger.
Lei si appuntò di ricontrollarlo più tardi, da
sola. Non si era mai fidata dei presentimenti, e non le sembrava il
giorno più adatto per cominciare a farlo.
Gli passò Gruppi
Oscuri da Oriente a Occidente, e tentò di
concentrarsi di nuovo sul libro che aveva scelto per sè.
Eppure era come se qualcuno la fissasse ancora, con uno sguardo ancora
più penetrante.
***
- Vasiliy, mi annoio.
Lui, che non sapeva davvero come replicare, annuì. - Sono da
soli, potrebbe essere il momento buono.
Lei non aspettò neanche per un istante le sue direttive.
Vasiliy si voltò e lei era già scomparsa.
***
- Ha sentito per caso il Ministro, signorina?
Candida scosse la testa, dispiaciuta. - Ormai credo che si
Materializzerà in Ufficio a fine giornata, signor Malfoy.
Immagino che sia stato tutto il giorno a coordinare le
attività con la Divisione Internazionale.
- Possiamo fidarci? - chiese lui, attraversandola con un solo sguardo.
Lei tremò un attimo. Non sapeva cosa rispondergli, davvero.
La porta tintinnò, mentre Harry Potter e Percy Weasley
facevano il loro ingresso nella piccola caffetteria, e Lucius Malfoy
cambiò subito espressione. - Pensavo che foste occupati con
gli Auror Internazionali, voi due. E invece vedo che la voglia di
lavorare non è un optional solo per noi aristocratici...
Percy guardò timidamente Harry: era rigido dalla testa ai
piedi, sembrava non riuscisse ancora a spiccicar parola. Che c'era di
più strano, è che anche Potter non sembrava aver
molta voglia di chiacchierare. Alla fine i due decisero di ignorare sia
Lucius che Candida, e si avvicinarono al bancone.
Lei, per tutta risposta, cominciò a far scroccare le dita. -
Mi perdoni, signor Malfoy, ma quel Potter non mi è mai stato
simpatico. Vado e torno.
E Lucius la guardò alzarsi, divertito. Almeno fin quando un
altro avvenimento non lo fece divertire di più: Barnabus
Cuffe era appena piombato nel locale. In mutande.
***
- E' lei, no? - sussurrò piano Kalisa, per non far udire la
propria voce.
***
Hermione cominciava a sentirsi davvero troppo strana.
Impugnò la bacchetta, facendo segno a Draco Malfoy di
restare in silenzio.
I libri avevano imparato a parlare? Aveva controllato mille volte: la
Biblioteca si era totalmente svuotata, eccezion fatta per loro due. E
allora, perchè sentiva bisbigliare da dietro ogni scaffale?
Forse doveva semplicemente arrendersi: stava diventando paranoica. Ma
lei non era mai in ansia - agitata sì, quando c'era in ballo
l'esito di un esame, ma non in
ansia, come se ad ogni passo ne andasse della sua vita -,
eppure quel giorno era su di giri, isterica, senza fiato.
E ora che strisciava con le spalle contro la libreria medica si sentiva
ridicola come non mai. Ma
che diamine stava facen...
***
- Non è carino da parte sua non
salutare, signor Potter. Capisco che la sua permalosità
tocchi vette inarrivabili, ma...
Lucius Malfoy si accasciò a terra.
- Barnabus, non è il momento di fare l'eroe tragico! Capisco
che sia geloso, ma...
I boxer a pois ondeggiarono per un attimo, prima di cadere
trascinandosi dietro tutto il loro contenuto. L'Editore giaceva prono
sul pavimento, come morto.
E fu allora che Candida capì perché Harry Potter
non l'aveva salutata, e perchè Percy Weasley aveva per la
prima volta un'espressione sveglia, seppur timida.
***
...do.
Non doveva fidarsi dei presentimenti, lo sapeva, ma come
poteva non lasciarsi andare, se le davano quei baci che sapevano di tutto?
- Adesso puoi smettere di stare in ansia, Granger - le
sussurrò sulle labbra, mentre lei lasciava cadere la
bacchetta, e le sue gambe lasciavano cadere lei.
Da qualche parte dietro al reparto culinario, l'urlo di Violet e della
Signora Grassa riecheggiò di cornice in cornice. Le voci... Hermione
si dette mentalmente della stupida.
***
Kalisa smise di sussurrare all'orecchio di Vasiliy: Candida le stava
puntando contro una bacchetta, e parava senza difficoltà gli
Incantesimi dei due fratelli.
Il suo ghigno si allargò in un paio di labbra carnose, il
suo naso divenne più appuntito, i suoi occhi riacquistarono
ciglia più lunghe.
- Metamorfomagus... - balbettò Candida, incredula.
- Perché non la smetti di combattere, linda, e ci segui
senza fare domande? Potremmo fare grandi cose con te...
- Mai - sputò, risentita. - Stupeficium!
Vasiliy parò l'Incantesimo, scagliandole contro
una Cruciatus. - Cos'è, Gaunt,
proprio tu non riesci a usare queste Maledizioni? Non possiamo portare
una fregatura a Rachmaninov...
- Potete portargli il mio disprezzo! - sibilò Candida,
mentre riusciva a ferire Kalisa a un braccio.
E fu allora che Vasiliy cambiò completamente espressione. -
Se non vuoi seguirci con le buone...
Un fascio di luce azzurra le sfiorò una gamba. - Non sai
fare niente di meglio? - afferrò Kalisa per il braccio
sanguinante, strappandole un gemito di dolore.
- Lasciala stare o io ti...
A Vasiliy morirono le ultime parole in bocca: qualcuno aveva colpito
Candida al posto suo. Non gli aveva permesso di prendersi cura della
piccola Kalisa... era riuscito solo a starsene lì, inerme,
senza poterla aiutare... Kalisa singhiozzava fissando il proprio
vestito, completamente macchiato. Lui corse ad abbracciarla,
scavalcando il corpo immobile steso sul pavimento. - Ti
proteggerò, nessuno potrà più farti
del male...
- Non c'è tempo per le vostre moine.
La bacchetta di Rachmaninov fumava ancora, mentre si copriva la testa
col mantello. - Prendete il corpo. Andiamocene.
***
Mentre Ginny segnava un gol, con addosso uno strano presentimento, uno
strano presentimento continuava a stare addosso a Hermione.
Gli aveva dato un nome, a quel presentimento, ma c'era qualcos'altro...
- Oh p-per M-merlino - disse, tra un bacio e l'altro.
Draco Malfoy la guardò, senza nascondere una certa
soddisfazione. - Addirittura, Granger...
- Oh, taci per una buona volta! - lo zittì lei, lanciandosi
di nuovo sul libro che aveva lasciato aperto a metà. - Lo
sapevo, lo sapevo! Malfoy, dobbiamo chiamare il Ministro!
Se a Draco avessero schiacciato un piede di proposito, sarebbe stato
più contento. - Granger, non so se hai notato il momento...
Lei lo lasciò lì, correndo verso la Guferia. E
lui le corse dietro, senza evitare di sentirsi ancora più
stupido.
- I F-fedeli - ansimò lei, correndo. - Hanno b-bisogno di un
surrogato, d-dell'ultimo segno della presenza di Voldemort sulla
Terra...
- Ma non li hai distrutti tu gli Horcrux, coi tuoi amichetti del cazzo?
Hermione ignorò il suo linguaggio scurrile (ma non
ignorò il regolamento di Hogwarts, che prevedeva di togliere
cinque punti a Serpeverde: cinque smeraldi evaporarono all'istante). -
Non è sparito il suo sangue, Malfoy, e grazie a Harry hanno
scoperto esattamente dove cercarlo, se non lo sapevano già
da prima.
Malfoy si fermò di scatto. - Quell'imbecille di Potter ha
urlato ai quattro venti l'identità della segretaria di
Shacklebolt...
Hermione lo guardò con aria grave, mentre scriveva
freneticamente su una pergamena sgualcita.
E poi capì, quale fosse il vero nome del presentimento che
l'aveva assillata per tutto il giorno.
Hanno preso Candida
- recitava uno scarabocchio appeso alla zampa di un Gufo appena
rientrato.
Hermione lo porse a Malfoy, incredula.
Il suo presentimento si chiamava troppo
tardi.
NOTE:
- Vasjura è il diminutivo di Vasiliy.
- Tutta quella sequela di parole russe è una ninna nanna (io
non so un'acca di russo, Google sì). :P
Effebì
Mi trovate... qui.
Grazie,
grazie davvero.
♥
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