Era ancora buio, quando si svegliò
di colpo. Tentò invano di riaddormentarsi.
La stanza era illuminata solo dalla luna piena
che c’era fuori. Cominciò a pensare, come gli capitava spesso negli ultimi
tempi.
Vedeva ancora i suoi occhi vuoti e
bianchi e la sua bocca che faceva una smorfia che assomigliava ad un sorriso.
Perchè dopo tutti quegli anni gli
riveniva sempre in mente quel giorno?
Per una volta non aveva una
risposta certa. Forse si sentiva in colpa per non aver capito prima cose che
oggi riteneva importanti.
L’aveva odiato e chiamato codardo
quando non se lo meritava. Aveva fatto la scelta giusta,
adesso lo sapeva. Ma all’epoca era solo un
ragazzino egoista e viziato. Si ricordava perfettamente ogni attimo.
Il cielo si stava schiarendo.
Tra poco sarebbe stata l’alba. Alle
8 aveva un appuntamento con i suoi allievi.
Non gli interessava. Voleva
lasciarsi trasportare dai ricordi, anche se gli facevano male.
Quella mattina era contento. Aveva
appena saputo che la settimana dopo avrebbe ripreso gli allenamenti con dei
nuovi compagni. Il suo maestro era Yondaime, un grande amico di suo padre.
Decise di andarsi ad allenare in un
boschetto appena fuori dal villaggio. Lì incontrò suo
padre. Era più serio del solito e gli
sembrava triste.
“Kakashi!
Che ci fai qui?”
“Ero venuto ad allenarmi.”.
Il padre gli
sorrise dolcemente. Ultimamente sorrideva di rado.
“Sono contento che t’impegni tanto!
Ormai stai crescendo, sono sicuro che diventerai un ottimo ninja!”.
Il ragazzo annuì. L’uomo gli mise
una mano sopra la testa e lo guardò dritto negli occhi.
“Nella vita si devono fare delle scelte e non
sempre la cosa giusta è la più ovvia. A volte la gente non capisce perchè ti
sei comportato in un certo modo, ma tu devi fare le tue scelte per stare bene
con te stesso e non per fare piacere agli altri. Ricordati che non sempre
quello che t’insegnano o in cui credi è giusto.”. Poi s’inginocchiò
e con le mani strinse le spalle del figlio.
“Spero che un giorno capirai le mie scelte e
mi perdonerai. Mi raccomando, non deludermi!”. Detto questo si alzò e se ne andò.
Ormai il sole era sorto. Diede uno
sguardo all’orologio. Erano le sette e mezza. Si alzò e si mise seduto vicino
alla finestra.
Il suo sguardo era perso nel vuoto.
Guardava le foglie d’autunno che lentamente cadevano in terra. I suoi pensieri ritornarono subito a quel
giorno.
Non riusciva a capire le parole del
padre. Cosa doveva perdonargli?
Il fatto di aver ritenuto i suoi
compagni più importanti della missione?
Da quando era successo tutto era
cambiato. La gente iniziò a chiamarlo codardo e cominciò ad odiarlo. Altri lo
continuavano a chiamare eroe e lo ammiravano ancora di più. Ma
questi erano solo la minoranza.
Quando suo
padre camminava per strada non aveva più il suo sguardo fiero, ma guardava in
basso come se si vergognasse di farsi vedere. Tutti lo insultavano e suo padre
non faceva niente. Si era chiuso in se stesso e soffriva in
silenzio.
Il rapporto che aveva con lui era
cambiato. Non sapeva cosa dirgli. Non sapeva cosa pensare.
Gli avevano sempre insegnato che la
cosa più importante per un ninja era di portare a
termine la missione. Ma suo padre aveva messo in primo
piano la vita dei suoi compagni.
Lo conosceva bene e sapeva che non
era un codardo.
Che quello che gli avevano sempre insegnato era sbagliato? O
era il padre che aveva sbagliato? Non lo
sapeva. Quante volte aveva voluto chiedergli perchè aveva fatto quella scelta,
ma non ne aveva avuto il coraggio!
Questa volta però era deciso!
Tornato a casa si sarebbe fatto forza e gli avrebbe finalmente posto quella
domanda.
Le otto erano passate da un pezzo.
Non aveva ancora voglia di andare all’appuntamento. Si vestì e si diresse verso
la tomba di Obito.
Quel posto lo aiutava spesso a
trovare risposte alle sue domande.
Ma aveva
imparato che a non tutte le domande c’è una risposta.
Per strada iniziò a leggere il suo
libro preferito. Era così che faceva svagare la mente dai suoi pensieri.
Finalmente era arrivato davanti alla tomba dell’amico e riprese a ricordare
quel giorno. Il sole
stava per tramontare e decise di tornare a casa. Arrivato aprì la porta.
“Papà!”, cominciò ad urlare.
“Papà? Ci sei”. Nessuno gli rispose.
Strano! A quell’ora
suo padre era sempre in casa! Forse stava dormendo e non l’aveva sentito!
Camminò piano cercando di non fare rumore. Il suo cuore batteva forte da quando era arrivato a casa.
Non sapeva perchè, era come se
avesse una brutta sensazione.
Tirò giù la maniglia. Aprì la porta
cercando di non fare rumore. Entrò nella stanza e vide la figura di suo padre
sdraiata per terra.
Subito corse verso di lui.
Il suo corpo era ricoperto dal
sangue. In mezzo al suo petto c’era una spada.
I suoi occhi erano vuoti e bianchi.
Sulla sua bocca c’era una smorfia che sembrava un sorriso. Perchè suo padre
rideva? Lui era già da un pò che aveva iniziato a
piangere.
Un ninja
non deve mai mostrare quello che prova. Come poteva nascondere il suo dolore in
un momento come questo? Forse suo padre non aveva torto.
Ma allora
perchè si era ucciso? Non ce la faceva più a restare in quella stanza a
guardare il padre ormai morto.
Corse via. Non sapeva dove andare.
La testa gli scoppiava. Non pensava a niente.
Voleva andarsene da lì. Senza farci caso arrivò al bosco dove si era allenato tutto il
giorno.
Era quello l’ultimo posto dove aveva visto suo
padre ancora vivo.
Si mise a sedere sotto un albero.
Aveva lo sguardo spento e perso nel vuoto.
Adesso capiva le sue parole. Era
stato egoista! Non doveva andarsene per sempre in quel modo. Lui era un eroe e gli eroi
non muoiono così. Era stato un vigliacco. Doveva affrontare la gente come gli
aveva sempre insegnato. E invece... si è lasciato
andare dalle dicerie.
Ormai era buio pesto. Se ne stava
là, seduto sotto quell’albero con i suoi pensieri. “Kakashi,
finalmente ti ho trovato!”.
Yondaime
si avvicinò lentamente al ragazzo. Anche lui era
triste.
“Cosa vuoi?”
disse bruscamente il ragazzo.
“Ero preoccupato per te! Va tutto bene?”.
Che
domanda stupida! Come poteva andare tutto bene in un momento come quello?
Kakashi
non rispose e si limitò soltanto a fissare il suo maestro. I suoi occhi erano
pieni di lacrime. Non riusciva a parlare dal dolore. Il suo maestro lo abbracciò
e iniziò ad accarezzargli i capelli. “Perchè? Perchè l’ha fatto?”. Furono le
uniche parole che riuscì a pronunciare.
“Non devi pensare che tuo padre era un debole. Ti ha voluto bene. Se lo ha fatto un motivo ci sarà, ma forse solamente con il tempo riuscirai a
capirlo”.
Kakashi
si strinse forte al petto di Yondaime e si addormentò.
Quando la
mattina seguente si svegliò si ritrovò nel suo letto. Doveva essere stato il suo
maestro. Si alzò e andò in bagno. Il
suo sguardo si posò sullo specchio.
Nuove lacrime ricoprirono il suo
volto. Non si era mai accorto di quanto assomigliasse in maniera impressionante
a suo padre. Una volta ne sarebbe stato fiero, ma adesso non più.
Come poteva guardare tutti i giorni
la sua faccia senza pensare a suo padre? Come poteva
assomigliare ad un uomo che l’aveva abbandonato e che si era dimostrato un
codardo?
Decise così di portare una maschera
per coprire il suo volto. Così la gente non avrebbe potuto identificarlo come
il figlio di un codardo.
Si era promesso che sarebbe andato
per sempre in giro con quella maschera.
Quante cose erano cambiate da
allora! Ma quella promessa l’aveva sempre mantenuta.
"Fra i ninja,
quelli che infrangono le regole sono considerati feccia. Ma
chi non si occupa dei propri compagni, è feccia della peggior specie.".
Queste furono le parole di Obito. Le aveva impresse bene nella
mente e se le ripeteva sempre, ad ogni missione.
All’epoca era veramente la feccia
della peggior specie.
La morte di Obito
gli fece capire la scelta del padre. Era stato coraggioso e si sentiva in colpa
per averlo odiato.
Ormai si erano fatte le dieci e mezza e decise di andare all’appuntamento.
“Kakashi-sensei sei
in ritardo!”, lo rimproverarono i suoi allievi.
“Scusate! Sapete è successo che ho dovuto
aiutare una vecchietta ad attraversare la strada...”. Le sue solite scuse! Proprio come
quelle di Obito!
I tre ragazzi erano felici perchè una nuova
missione li attendeva, mentre il loro maestro li seguiva nascondendo il dolore
che aveva dentro.
Questa è la mia prima fan fiction. L’ho voluta fare su Kakashi perchè è il mio personaggio preferito. È un pò malinconica, visto che in
questi giorni sono un pò triste. Mi raccomando ditemi
come vi sembra e dove posso migliorare! Ps:ho lasciato gli spazi visto che era troppo attaccata.Ciaoooooooo ^__^!!!!!!