Patience
Capitolo 1- Venti anni
“Cameron dove vai? Mi servi per delle analisi”
“Si...e io sono una stupida! House, sai che il mio turno è
finito”
“Sono io il capo e decido io quando
finisce il tuo turno...”la risposta di House era piuttosto sarcastica, tuttavia
Cameron rispose a tono: “D'accordo, sei tu il mio capo...allora licenziami!”,
negli occhi della dottoressa balenò un lampo di aperta sfida, le labbra
leggermente in un sorrisetto ironico. “Da quando in qua ti permetti di
sfidarmi?”, il diagnosta strabuzzo gli occhi provocando la risata di Cameron,
“E da quando ti faccio ridere tanto?”, House più che alla sua assistente
sembrava rivolgersi a se stesso. “Ciao...capo!”, Cameron se ne
andò, non prima di aver lanciato al suo capo uno sguardo trionfante da
sotto la sua frangetta sbarazzina.
“Cameron sei licenziata!”, provò ad
urlarle dietro House, ma la ragazza lo ignorò completamente.
Nonostante questo piccolo smacco House sorrise tra sè: negli
ultimi mesi Cameron l'aveva piacevolmente sorpreso con il suo modo di fare più
sicuro, più ironico e disincantato nei confronti della realtà. Rimaneva sempre
la dolce Cameron che si preoccupava di tutti e di come dovessero andare le
cose, ma era diventata una donna sicura della sua bellezza e della sua
intelligenza. Stava maturando davvero, e sotto i suoi occhi.
House si sentiva persino orgoglioso. Tuttavia lo punse un
dubbio: che questo cambiamento, specialmente nei suoi confronti, fosse dovuto al fatto che...non era più interessata a lui?
L'orgoglio sparì, lasciando spazio ad una punta di amarezza.
***
“Ahi! Mi hai fatto male signore!”, una bimbetta dai lunghi
capelli neri fissava un giovanotto alto che le aveva appena
pestato un piede. Doveva essere un giovanotto di pessimo umore per risponderle:
“Ehi mocciosa, fila a largo! Non vedi che sto passando prima di te? Cosa mi fai adesso, chiami la mammina?”. Negli occhi della piccola
si formarono grandi lacrimoni. “Aglia! Adesso piangi pure! Senti io vado eh...” - “Ma mi hai fatto la bua! Guarda!”, la bambina lo aveva
chiamato con un gridolino disperato. In effetti il suo
sandalo era tutto sporco e cominciava ad imbrattarsi di sangue. Il giovanotto
tornò sui suoi passi e le studiò il piede con i suoi occhi color cielo: “Povera
piccola, ti ho fatto la bua? Ma non vedi che è solo un graffietto?” - “Mi fa
male!” - “No piccolina! - si era fatto quasi intenerire da quegli occhi verdi
che lo guardavano di traverso – Guarda ora zio Greg come ti fa sparire la
bua...”, prese dalla tasca un fazzoletto e dalla borsa una bottiglietta d'acqua
e cominciò a lavarle delicatamente il piedino mentre
la bimba lo osservava attenta. Pochi minuti e Greg asciugò il piedino, ormai
solo un po' arrossato: “Ti fa male ora?” - “No! Come hai fatto?”, la bambina lo
guardò con i due occhioni sgranati per l'ammirazione: “Semplice, io sono un
medico...cioè vado a scuola di medicina e quando uscirò guarirò tutte le bue
del mondo?” - “Me...medoco?” - “Ficcatelo bene in
quella zucca: me-di-co! Ma ci andate a scuola voi bambine alla vostra età?” -
“Io faccio la prima! - disse tutta orgogliosa lei - E da grande voglio essere
come te!” - “Cioè un genio? Naaa! Non hai la faccia da medico, ti ci vedo più a
fare la pubblicità per le bamboline piccole e carine come te...” - “No! Io guarirò tutte le bue del mondo!” – la bambina lo
guardò offesa, come faceva a non crederle? – “Se lo
dici tu piccolina...Ehi ora vado, veramente sono in un
ritardo mostruoso per la lezione. Per colpa tua...”, le lanciò uno sguardo di
rimprovero, seguito subito da un sorriso e da un occhiolino.
“Allora ciao, piccola...” - “Mi chiamo Allis-on! Non mi
chiamo piccola!” - “Ciao piccola Allison!”, il giovanotto si allontanò di
corsa.
“Ciao med..oco”, ripetè tra sé la
bimba “Mee...Medico!”
***
“Nooo! Non mi dire che eri tu?!”,
Cameron tornò improvvisamente sui suoi passi, turbata da un lontano ricordo.
“Si, ero io quello che è venuto in casa tua stanotte e ha fatto sesso con te,
fantastico vero?” - “No, scemo! Mi sono ricordata di un gran bastardo che incontrai da bambina e mi pestò un piede...” - “E che centro
io?” - “Ma si, devi essere tu quel ragazzo!”, si avvicinò pericolosamente ad House fissandolo intensamente negli occhi “Non ho più
dubbi!” - House la guardò stupito - “Cara ti ho sempre detto che la droga fa
male, guarda un po' me! Stai a sentire lo zio Greg...zio Greg?!”,
al diagnosta tornò in mente un ricordo: una bimba piagnucolona con due occhi
verdi spalancati quasi fuori dalle orbite: “Ora ricordo! Sei tu la mocciosa che
mi ha fatto fare tardi alla lezione...” - “Ah beh,
niente in confronto ad un piedino pestato...” - “Non
mi sembra che tu sia rimasta zoppa, piccola Allison! – sottolineò le ultime
parole – E poi per colpa di quel ritardo stavo venendo a cazzotti con il mio
professore...” - “E' colpa mia se sei sempre stato un
attaccabrighe?” - “...e lui mi espulse dal corso. Per colpa tua ho dovuto
cambiare università e ho perso la possibilità di andare alla Hopkins!”
- “Adesso il piagnucolone mi sembri tu, House!” - “C'è poco da scherzare!”,
House le fece la linguaccia e la guardò male. “Non ci posso credere...sei tu
quel pazzo che mi ha dato l'ispirazione per diventare medico!” - “Perchè sei un
medico? Toh, chi lo immaginava che tu fossi medico, pensavo fossi
un semplice soprammobile!” - “E io che pensavo che tu da giovane fossi più
umano...Mi sbagliavo!” - “Ah si? E chi te l'ha curato il piede? Sei sempre la
stessa mocciosetta di vent'anni fa!” - “Sei sempre lo stesso bastardo di
vent'anni fa!”
House e Cameron si guardarono in cagnesco, ma durarono poco,
visto che scoppiarono subito in una risata travolgente!
Chase e Foreman entrarono nello studio giusto in tempo per
vedere loro due che duellavano con due preziosissime cartelle cliniche. “Ehi!
Che state facendo?” - “Non lo vedi? Stiamo facendo sesso piccolo Chase, si fa
così, impara!”, House diede una forte cartellata sul
sedere di Cameron che aveva fatto l'errore di voltarsi verso i colleghi:
“Ahi!!! Questa me la paghi!”, senza pensarci la dottoressa prese il bastone di
House e lo tirò a sè, facendogli perdere l'equilibrio.“Dottoressa Cameron, non
la facevo così cattiva verso i disabili indifesi come me!” - “Indifeso un
corno!” Cameron ansimava per il duello che pareva ormai concluso. “Uao!
Dovremmo farlo più spesso... - House si alzò facendo perno sulla gamba sana e le si avvicinò fin quasi a sfiorare il naso dell'assistente
con il suo, ignorando completamente il fatto che erano presenti Foreman e Chase
– E' davvero eccitante vederti ansimare così dopo aver preso il bastone del tuo
capo...”
Cameron arrossì come un peperone, i suoi colleghi
soffocarono a stento una risatina maliziosa, mentre House le lanciò un ultimo,
fulmineo, sguardo d'intesa, prima di voltarsi verso i suoi assistenti. “Ok, per
oggi basta con il sesso. Chase fammi queste analisi, Foreman vai a casa del
paziente...”. Una volta usciti i due dottori Cameron
cominciò a sistemarsi i capelli un po' scompigliati. “House...” - “Si...” -
“Sei un gran bastardo!”, House le dava le spalle e rise: “Per oggi hai vinto tu
Cameron, ma la prossima volta il mio bastone non te lo faccio
toccare...” - “Vedremo...Ohh...ma cosa cavolo ti
rispondo?! Ora vado, ciao!” - “Ciao mocciosa!”
“Incredibile, ma tu li hai mai visti giocare così?” - il
biondo internista era ancora divertito da quel siparietto - “Perchè, tu hai mai
visto qualcuno della loro età giocare così?”, Foreman non era da meno del
collega. “Bella la battuta del bastone, hai visto la faccia di Cameron?Uno
spettacolo!” - “Ehi, cosa sono quelle facce sorridenti?Non avete un caso tra le
mani?”, Wilson li sorprese a ridere nel corridoio, ma quando i due medici gli
raccontarono tutta la scena a cui avevano assistito
poco mancò che l'oncologo cadesse a terra per le risate: “House? House che
gioca?! House che gioca con Cameron?!
Cameron che afferra il suo bastone?! Ahahah!”
Wilson aveva le lacrime agli occhi: “Perchè mi sono perso
quella scena?! Perchè?!”-
“Forse sei ancora in tempo per vedere House con quell'espressione maliziosa, fa
morire te lo assicuro! Vai, Cameron se ne sarà andata a quest'ora.”, suggerì
Foreman. “Volo...Buon lavoro ragazzi.”
Intanto la Cuddy nel suo ufficio stava esaminando dei
documenti, quando bussarono alla sua porta: “Avanti!”. Una donna sulla quarantina,
elegantemente vestita, entrò timidamente nel ufficio.
“Ah, prego dottoressa Sorrentino, la stavo aspettando!” - “Buongiorno
dottoressa Cuddy.” - si scambiarono una stretta di
mano - “Come è andato il viaggio, tutto bene?” - “Si, anche se sono ancora
sotto effetto del jet lag.” - “Poteva riposarsi e
venire qui in tutta tranquillità, non c'era fretta..”
- “Ho preferito venire subito.” - “Bene, sono felice che abbia accettato il mio
invito di lavorare qui.” - “Dottoressa per me è un grandissimo onore poter
lavorare a fianco dei migliori specialisti del mondo, specie del dottor House,
la cui fama è giunta fino in Italia.” - “So benissimo che è quello che
desiderava. Del resto il nostro ospedale ha ogni interesse ad ospitare una
specialista del suo calibro, c'è sempre da imparare.”
- “La ringrazio dottoressa Cuddy. Sarà una grande opportunità.”
Le due donne si scambiarono un sorriso. Elly Sorrentino non
vedeva l'ora di conoscere finalmente di persona il famoso dottor House.
Wilson si precipitò nello studio di House, non voleva
perdersi la sua faccia allegra.
Lo trovò affacciato alla finestra. Gli si affiancò per
prenderlo un po' in giro, ma le battute gli morirono in gola: House aveva
un'espressione sul volto davvero gelida, la bocca distorta in una smorfia di
pura rabbia e gli occhi puntati verso il parcheggio dell'ospedale. Wilson seguì
la linea del suo sguardo e vide Cameron...