Il brusio della gente che camminava di fretta lungo i
marciapiedi di New York era sempre lo stesso ogni mattina. In genere
era stressante e rumoroso, ma, dopo un anno passato ad ascoltarlo
ininterrottamente, ormai era diventato un sottofondo abituale a quello
che era il mio lavoro.
Ebbene si, lavoravo su un marciapiede, esattamente come una prostituta
con l’unica differenza che non era il mio corpo ad essere venduto, ma
la mia mente e la mia arte.
Giorno dopo giorno la mia vita aveva preso le sembianze di uno strano
rituale che era destinato a ripetersi inesorabilmente. Mi svegliavo
presto, facevo una doccia e uscivo dal mio appartamento per raggiungere
una delle vie principali che portavano ai vari teatri di Broadway.
Lungo la strada mi fermavo ad un chioschetto tenuto da un ragazzo
abbastanza stravagante eppure abbastanza gentile, il quale aveva ormai
imparato in che modo amavo prendere il caffè. Il suo nome era Noah, ma
si faceva chiamare da tutti Puck e aveva una simpatica cresta da gallo
che troneggiava sulla sua testa e di cui andava anche abbastanza fiero.
“Buongiorno Quinn, cappuccino con doppio zucchero pronto per te, come
ogni mattina.” Sorrisi gentilmente mentre Puck mi porgeva il bicchiere
e gli lascia i soldi in una mano.
“Grazie Puck, buona giornata anche a te”. Salutavo il giovane e
continuavo lungo la mia strada, sorseggiando di tanto in tanto la
bevanda dal bicchiere.
Arrivavo a destinazione puntuale alle 8 del mattino e mi mettevo subito
a lavoro. Lasciavo lo zainetto a terra e prendevo il mio strumento,
posando poi la custodia aperta di fronte ai miei piedi. Alle 8 e dieci
minuti iniziavo a suonare.
Ebbene si, ero un’artista di strada e mi guadagnavo da vivere suonando
il violino sui marciapiedi di Broadway.
In quella zona non c’erano molti altri miei colleghi perché preferivano
tutti dividersi i parchi o i luoghi turistici, in modo da guadagnare di
più. Fare un lavoro del genere a Broadway era considerato un suicidio,
perchè suonare in mezzo a gente che viveva di musica e teatro, in
genere, non rendeva molto. Infatti, tra le migliaia di persone che mi
passavano davanti ogni giorno, in pochi si fermavano veramente ad
ascoltarmi, mentre gli altri mi lasciavano qualcosa per pura pietà,
probabilmente immaginandosi al mio posto in caso avessero fallito con
la loro carriera. Non mi lamentavo però, quel posto era tranquillo e
guadagnavo abbastanza da potermi permettere una vita senza stenti.
Suonavo tutte le melodie che mi venivano in mente e spesso improvvisavo
anche qualcosa che avevo scritto io, dando libero sfogo a tutto ciò che
mi passava per la mente. Alle 9, puntuale come ogni mattina, arrivava
il motivo per cui avevo iniziato seriamente ad amare quel lavoro e quel
posto. Passava molta gente interessante per le strade di Broadway, ma
una in particolare mi aveva folgorata.
Avevo visto i suoi occhi per la prima volta qualche mese fa e, da
allora, si era fermata ad ascoltarmi tutti i giorni alla stessa ora.
Si trattava di una ragazza, quasi sicuramente un’attrice o una cantante
che lavorava in uno dei teatri e ogni giorno si fermava ad ascoltarmi
per qualche minuto, prima di lasciarmi una banconota da dieci dollari
nella custodia e proseguire per la sua strada. Era una persona un po’
stravagante, ma a Broadway era difficile non incontrare gente così. Era
piccolina, ma aveva delle gambe incredibili che spesso lasciava
scoperte indossando degli strani vestitini che la facevano sembrare una
bambina e, allo stesso tempo, una seduttrice. Quando si fermava davanti
a me, mi osservava rapita e ascoltava con attenzione le parole del mio
violino, regalandomi poi un sorriso meraviglioso prima di allontanarmi
e raggiungere il suo teatro.
Dopo quell’incontro, ogni giorno, suonavo pensando ai suoi occhi color
nocciola.
All’ora di pranzo raccattai i soldi sparsi nella custodia e misi il
violino a posto, iniziando a camminare verso il chioschetto di Puck per
mangiare qualcosa prima di rimettermi al lavoro, anche se, in genere,
nel primo pomeriggio non passava quasi nessuno, quindi mi prendevo un
paio d’ore per fare un pisolino veloce al parco.
“Sto scaldando il tuo hot dog, Quinn, fra un paio di minuti è pronto..”
Sorrisi ancora al ragazzo con la cresta e mi accomodai su una panchina,
accanto al chioschetto. Mentre Noah preparava il mio hot dog, arrivò un
ragazzo, vestito in modo stravagante (ok, smetto di ripeterlo, visto
che sono circondata da tipi stravaganti!) e si avvicinò al giovane.
“Kurt! Che ci fai qui? Hai scordato il pranzo oggi?” Il ragazzo era
uscito da uno dei teatri, indossava dei pantaloni veramente molto molto
stretti, una camicia in seta, gilet e cravatta e aveva un quintale di
lacca sui capelli, tanto che stavano totalmente immobili sulla sua
testa.
“Lascia stare Puck, Rachel stamattina era così petulante che sono
letteralmente scappato di casa mezz’ora prima di lei.. E mi sono
scordato il pranzo, si.”
Noah ridacchiò e prese dal frigo una cola light, porgendola al giovane
attore.
“Cosa ti preparo?”
“Un panino con qualcosa che sia dietetico per favore..”
“Roast-beef va bene?”
“Posso accontentarmi..” Sospirò il giovane, venendo nella mia
direzione, per poi sedersi accanto a me sulla panchina, degnandomi a
malapena di uno sguardo.
Restò qualche secondo in totale silenzio, prima di parlare.
“Oh ma io lo so chi sei!” Disse, osservandomi curioso.
“Uhm..?” Alzai un sopracciglio, osservandolo a mia volta.
“Ma si, sei la ragazza che suona il violino! Oh mamma, Rachel ti adora,
sta sempre a dire che sei bravissima, che hai delle dita magiche e bla
bla bla…”
Restai spiazzata per un momento e spalancai la bocca a causa di tutti
quei complimenti. Era strano, era da tanto tempo che qualcuno non
diceva cose così belle sulla mia musica..
“Emh.. grazie mille..?”
“Kurt Hummel, piacere di conoscerti, interpreto Peter Allen in “The boy
from Oz”, ruolo ricoperto prima dal grande Hugh Jackman!” Gli
brillavano gli occhi mentre parlava del suo ruolo a Broadway.
“Quinn Fabray, suono il violino sul marciapiede..” Ridacchiai
leggermente, mentre gli stringevo la mano “Piacere di
conoscerti.” Kurt sorrise leggermente e si voltò verso Puck,
il quale si stava avvicinando per portarci i nostri panini..
“Puck sai chi è lei?” Il ragazzo con la cresta lo osservò curioso.
“Certo che lo so, lei è Quinn-cappuccino-doppio-zucchero!” Ridacchiai
leggermente e presi il mio hot dog, dandogli un morso. Stavo proprio
morendo di fame!
“Ma no! Lei è la violinista di cui parla sempre Rachel!”
“Di cui parla sempre Rachel quando non c’è Finn..” I due risero,
lasciandomi abbastanza confusa.
“Emh.. scusate, ma.. chi è questa Rachel?” Kurt e Puck si scambiarono
uno sguardo di intesa, prima di rivolgersi a me.
“E’ la mia coinquilina, nonché protagonista del remake di “Funny Girl”
nel teatro accanto al mio..”
“Ah capisco..” Diedi un altro morso all’hot dog e osservai i due.
“Ora la capisco.. Devo ammettere che Rachel ha buon gusto!” Alzai un
sopracciglio e osservai Puck “Non c’è dubbio, Finn non può reggere il
confronto!” Parlottavano tra loro come se io non fossi presente,
spettegolando come due adolescenti riguardo al fatto che questa loro
amica, che era fidanzata, si era presa una cotta per me ascoltandomi
suonare. Dopo una decina di minuti, il giovane si alzò e si voltò verso
di me.
“Non per essere scortese, ma dovrei proprio andare… E’ stato un piacere
averti conosciuto Quinn, grazie a te stasera potrò torturare Rachel per
benino!” Sorrisi al giovane attore e sorrise anche lui.
“Anche per me Kurt.” Prese il suo panino e lasciò qualche soldo tra le
mani di Noah, prima di iniziare a saltellare tutto allegro verso il suo
teatro.. Lo osservai sbalordita, prima di voltarmi verso il ragazzo del
chioschetto..
“Davvero siete amici?” Puck rise di gusto e annuì.
“Eravamo insieme al liceo, il suo fratellastro è il mio migliore amico
e gestisce con me l’impresa “Puckzilla-Hudson” di pulizia piscine
attiva in tutta la contea..”
“Wow.. è un’impresa importante, ne ho sentito parlare.. Come mai lavori
anche qui?”
“Il chioschetto è il modo in cui ho iniziato a guadagnare soldi qui a
New York e mi è dispiaciuto separarmene.. Così, quando posso, torno a
lavorare qui..” Sorrise e mi offrì una bibita presa dal frigo.
“Grazie.. Beh, io ora devo proprio andare.. Ci vediamo domani Puck..”
Mi salutò con un cenno.
“Ciao Quinn cappuccino-doppio-zucchero..”
Camminai verso il parco e mi accomodai su una delle panchine, di fronte
al lago. Presi poi dallo zainetto la mia macchina fotografica e iniziai
ad osservare il parco attraverso l’obiettivo, cercando qualche
dettaglio che mi colpisse, tuttavia ero sovrappensiero, tanto che feci
qualche scatto distratto dei primi fiori della stagione che iniziavano
a sbocciare, per poi perdere interesse e concentrarmi sulla mattinata
appena trascorsa. Pensai alla ragazza dagli occhi nocciola, pensai alla
musica che mi suonava in testa e pensai a questa Rachel, provando ad
immaginare come fosse, cosa le piacesse di me e del mio violino..
Sospirai leggermente e chiusi gli occhi, rilassandomi completamente
sulla panchina, in attesa che arrivasse l’orario per ricominciare a
suonare..
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Angolino di Crim:
Saaaaalve a tutti xD Ok, non so cos'è questa cosa, ma dopo aver letto
il tweet di Jane Lynch in cui diceva di aver girato la sua ultima scena
con Dianna.. beh ho avuto bisogno di scrivere qualcosa che riguardasse
Quinn >____< (giusto per smettere un pochettino di
piangere dopo le ultime spettacolari puntate...)
In ogni caso, so benissimo di aver l'altra fiction in sospeso e state
tranquilli perchè non è assolutamente abbandonata in quanto ho delle
idee in progetto, ma l'ho accantonata per un attimo in quanto ho
sentito il bisogno di scrivere questa cosa xD Beh.. fatemi sapere cosa
ne pensate e grazie mille a chiunque leggerà e commenterà :) Bacioni..
-Crim.
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